lunedì 23 giugno 2025

BUONA ESTATE... CON DUE TASCABILI SELLERIO

 Una raccolta di racconti ed un romanzo "true crime"




Cari lettori,

archiviato il “Summer countdown”, non si arrestano però i consigli di “Letture… a tema” per l’estate ormai iniziata e le imminenti vacanze per (spero) buona parte di noi!


Oggi vorrei presentarvi due libri di dimensione “tascabile” della Sellerio che mi hanno accompagnata nel corso delle vacanze di Pasqua e che secondo me sono un’ottima soluzione “da ombrellone”, anche se il primo dei due soddisfa più palati – letteralmente, come vedrete – ed il secondo forse è più riservato a chi apprezza determinati generi. Penso che siano due letture che potete mettere in valigia senza problemi e portare dovunque vogliate!



Cucina in giallo, autori vari


Viaggiare in giallo, Mare in giallo, Estate in giallo… quante raccolte di racconti della Sellerio ci hanno già messo in mood estivo?


In parte ci riesce anche questa, Cucina in giallo. Cucinare, che un tempo era una forma d’artigianato neanche considerata troppo elevata, è ormai a tutti gli effetti – da un certo punto di vista giustamente, secondo me – un’arte raffinata, dalla quale tantissimi di noi si sentono attratti, sia semplicemente per gustare, sia addirittura nell’emulare.


Il racconto di Alicia Giménez-Bartlett non ha per protagonista la sua eroina, Pedra Delicado, bensì due sorelle poliziotte, Marta e Berta Miralles. Le due sono alle prese con delle ore di formazione da svolgere obbligatoriamente e, se una delle due sorelle decide di restare sul classico e di migliorare il suo inglese, l’altra sceglie di farsi tentare da una delle opzioni più insolite tra quelle proposte: la cucina orientale. All’inizio sembra andare tutto bene: i piatti thailandesi le riescono a meraviglia, il cuoco che gestisce il corso sembra un bel tipo, solo una volta c’è un litigio con un’iscritta che sembra essere incontentabile e ad un certo punto se ne va. Qualche giorno dopo, però, la poliziotta nota, fuori dalla cucina, un ragazzino che ha tutta l’aria di aspettare lei, e che gli confessa di essere il figlio della corsista scontenta, che la madre ha avuto una relazione con il cuoco e che da qualche giorno è sparita nel nulla…


Francesco Recami ci porta nella sua “Casa di Ringhiera”, anche se non è più quella di una volta: il buon Luis ci ha salutato per sempre, mentre il tappezziere Consonni e la compagna Angela si godono una nuova vita in riva al mare. In un condominio, si sa, basta poco per accendere la miccia: in questo caso si scatena un litigio su quale sia la ricetta migliore per fare la zuppa di pesce. Brodetto anconetano o cacciucco toscano? Ricetta ligure, siciliana o cinese? Mentre viene indetta una gara proprio nel cortile del palazzo, si verifica uno strano rapimento.


Saverio Lamanna, personaggio nato dalla penna di Gaetano Savatteri, prima giornalista disoccupato ed ora novello scrittore, ma sempre vagamente somigliante al Misantropo di Molière (bella fidanzata compresa), viene, come suo solito, trascinato fuori di casa dall’amata Suleima e dal compare Peppe Piccionello. Direzione: un ristorante stellato, non proprio il terreno abituale dei tre, anche se per ragioni diverse.

Un alterco ed una strana telefonata portano al ritrovamento del cadavere del vice chef. Che cosa è successo davvero?


Ghezzi e Carella, la coppia di poliziotti che si trova continuamente in mezzo il Monterossi (autore televisivo “inventato” da Alessandro Robecchi), questa volta si trova in solitaria, ed in un luogo dove forse l’amico della “Milano bene” sarebbe stato d’aiuto: un lussuosissimo ristorante del centro di Milano. Un posto dove si servono “gamberi abbracciati nel caviale” e dove i due si sentono irrimediabilmente pesci fuor d’acqua. Ma un violento omicidio li ha portati lì, e non hanno altra scelta che entrare in quel mondo…


Simona Tanzini immagina Viola, una giornalista affetta da una curiosa forma di neurodivergenza (ella vede “i colori” delle persone), che si iscrive ad un corso per fare un timballo di pasta alla palermitana, insieme ad un amico di vecchia data (non ho capito quanto sia intimo questo amico, forse dovrei leggere i romanzi). Il corso è gestito da due anziane sorelle che sembrano sapere il fatto loro, ma all’improvviso il nipote, nonché giovane co-organizzatore, beve una bottiglietta di latte di mandorla e si accascia, improvvisamente senza vita. Shock anafilattico o omicidio?


I vecchietti del BarLume, le spassose creature di Marco Malvaldi, si ritrovano ad accompagnare Tavolone, lo chef del ristorante di Aldo, che è stato chiamato a testimoniare in un processo del tutto culinario. Due cuochi si litigano la paternità di una ricetta, il “maiale con gli occhi a mandorla”. Una sorta di mini legal thriller in cui si dimostra, soprattutto, che la cucina non è solo arte, ma anche scienza (chimica, soprattutto), e come tale va brevettata.


Lorenzo La Marca, il professore universitario di Santo Piazzese, una mattina arriva fin troppo presto in facoltà. Lo stupore nel trovare posto nel parcheggio sotterraneo lascia posto ben presto allo spavento: in uno dei due laboratori, egli trova svenuti Virginia, la decana, ed un collega che non gli è mai andato troppo a genio. Egli sospetta che lo svenimento per via del cloroformio sia opera di un tizio che ha visto uscire poco prima con una motocicletta. La chiave per risolvere il mistero sembra risiedere in un piatto di spaghetti cucinati con un solo ingrediente: l’aglio cinese.


Il Rocco Schiavone di Antonio Manzini, infine, si trova ad indagare sulla morte di una donna che lavorava in un catering ed avrebbe dovuto preparare la cena per una delle solite feste per ricchi. La vittima ha una storia matrimoniale complessa ed i sospetti cadono sull’ex marito spiantato, ma il vicequestore avverte che il malanimo umano si annida da un’altra parte… e cerca di risolvere il caso con quell’amarezza che mai lo abbandona.



Ho ritrovato con piacere tutti i personaggi della Sellerio di cui ho letto almeno un romanzo, più qualcuno nuovo. È stata una lettura molto piacevole, che personalmente ho abbastanza concentrato perché scorrevole, ma che si può benissimo fare a poco a poco, un racconto alla volta.



Giallo d’Avola, di Paolo di Stefano


Avola, anni ‘50.


Per la maggior parte degli italiani il secondo dopoguerra inizia ad essere soltanto un ricordo ed il benessere è esploso un po’ ovunque.


Nelle zone più rurali ed arretrate dell’entroterra siciliano, invece, è come se il tempo si fosse fermato. Nelle campagne di Avola una delle proprietà più importanti è gestita da due mezzadri che sono anche fratelli, Salvatore e Paolo d’Avola.


Il primo è rimasto vedovo troppo presto ed ha due figli maschi: il secondo è ancora piuttosto piccolo, il primo, Sebastiano, sta già seguendo le orme del padre. Dopo tanto tempo, Salvatore ha intenzione di risposarsi con una ragazza di trent’anni che per i tempi era considerata “zitella”; la serenità familiare sembrerebbe essere ritrovata dopo il periodo difficile, ma c’è un problema.


Il problema è Paolo d’Avola, il fratello, che, insieme alla moglie Cristina (da cui ha avuto due bambine) gli rende la vita impossibile con continui litigi quotidiani. E Salvatore non è da meno.


I dispetti tra fratelli, seguiti da terribili ingiurie reciproche, sono all’ordine del giorno. Finché, il 6 ottobre del 1954, Paolo non sparisce completamente. Di lui resta solo una coppola sporca di sangue, e nessuna notizia. Si presume un omicidio e vengono subito arrestati sia Salvatore che Sebastiano, i quali, però, anche dopo ripetute torture in carcere, continuano a dichiararsi innocenti, ed ammettono soltanto di aver avuto l’ennesimo litigio.


È la storia del “morto-vivo” di Avola, un caso storico che fece scalpore, tra principi del foro che vedono nella probabile innocenza di fratello e nipote un caso per fare carriera, carabinieri che vogliono solo che la situazione si risolva nel modo più semplice (e pazienza se un minorenne viene fatto confessare con una minaccia di annegamento) e un’intera famiglia che tira fuori i suoi odi atavici accusando tutti… e il contrario di tutti.



Mi sono accostata a Giallo d’Avola pensando ad un classico giallo Sellerio e devo dire che mi sono trovata di fronte qualcosa di diverso, con i suoi pro ed i suoi contro.


Il pro è che questa storia, pur essendo a tutti gli effetti una rielaborazione di un “true crime”, non assomiglia agli altri romanzi di questo genere. Io personalmente non sono proprio fan di tutti quegli approfondimenti libreschi/filmici/televisivi sui casi di cronaca più celebri, che sembrano voler trasformare la loro utenza in scienziati/poliziotti/so-tutto-io, e che credo causino anche ulteriori problemi a chi questa tragedia la sta effettivamente vivendo.


Quello di Avola è invece un caso chiuso e lontano nel tempo, perciò l’effetto è quello di un romanzo realista che descrive la difficile realtà di quei luoghi e di quei tempi, dove ignoranza e sopraffazione la facevano da padroni.



Il contro è che effettivamente lo stile… è impegnativo. Pur essendo un libro “piccolo e tascabile” che, esattamente come l’altro, si può portare ovunque, non aspettatevi di divorarlo. Ci vogliono un po’ di tempo e di pazienza per capire tutte le sfumature di questa storia, e forse, se non si proviene da quei luoghi e non si conoscono certe dinamiche, non si comprenderà nemmeno tutto al 100%.


Io comunque ve lo consiglio, specie se volete qualcosa che richieda più impegno dei racconti di cui sopra. Poi fatemi sapere che ne pensate!




Ecco i miei consigli targati Sellerio per questa stagione!

Che ne pensate? Li avete già letti? Quale potrebbe ispirarvi di più?

Fatemi sapere che ne pensate!

Grazie per la lettura, al prossimo post :-)


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