L'artista milanese a Palazzo Reale
Cari
lettori,
primo post dopo le vacanze natalizie!
Per la nostra rubrica “Consigli artistici”, oggi vi presento una nuova mostra in esposizione a Palazzo Reale, dedicata ad un artista per il quale Milano è sempre stata una casa: Carlo Carrà.
primo post dopo le vacanze natalizie!
Per la nostra rubrica “Consigli artistici”, oggi vi presento una nuova mostra in esposizione a Palazzo Reale, dedicata ad un artista per il quale Milano è sempre stata una casa: Carlo Carrà.
Nato
nel 1881 e morto nel 1966, egli è stato professore all’Accademia
di Brera ed ha partecipato ad alcune delle correnti artistiche più
importanti del suo tempo, fino a raggiungere una maturità personale
che gli ha permesso di essere “semplicemente se stesso”, come lui amava definirsi.
È proprio la sua capacità di reinventarsi
che rende l’esposizione così interessante e sorprendente!
Gli
esordi con Segantini ed il divisionismo
La
prima, piccola sezione della mostra comprende alcune tele di
dimensione ridotta, come La strada di casa, che Carrà ha
dipinto all’inizio della sua carriera.
Osservandole,
appare evidente al visitatore che i modelli dell’artista, in questo
primo periodo, sono i divisionisti. In particolare, egli sente una certa connessione con Segantini: ammira, infatti, la semplicità
ed il senso di quotidianità di alcuni suoi paesaggi.
Dopo
i primissimi anni, però, le sue opere iniziano ad assumere dei
tratti differenti: le figure umane si fanno più indefinite, la
scelta dei colori è più essenziale.
Egli, infatti, inizia ad essere
attratto da altre correnti artistiche.
Il
futurismo
All’inizio
del XX secolo, Carlo Carrà, insieme a Marinetti e ad altri artisti
di spicco del periodo, è tra i firmatari del manifesto futurista.
Una
sezione della mostra è dedicata all’importante influsso che questo
movimento ha avuto sull’artista. Moltissimi sono i disegni e gli
schizzi nei quali egli gioca con la parola, sia con la forma scritta
che con il suo significato.
In
altre tele egli sintetizza la sua riflessione sul cubismo, e ritrae
ora una donna di fronte all’assenzio, ora degli oggetti domestici,
ora un tram pieno di persone, scomponendo ogni volta gli elementi
fondamentali della composizione.
Il
periodo metafisico
Una
sala della mostra è dedicata alle opere più famose di Carrà:
quelle tra gli anni ‘10 e gli anni ‘20, incluse nel suo
cosiddetto “periodo metafisico”.
Conclusa
la sua esperienza con i futuristi, infatti, egli sente l’esigenza
di creare opere che siano più comprensibili agli occhi del suo
pubblico, ma che, allo stesso tempo, evochino una sensazione di
stupore e di mistero.
In
una piccola tela, per esempio, egli ritrae una carrozza con cocchiere
e cavallo che passa di fronte ad una casupola sui toni del rosa. I
tratti quasi infantili ed il fondo bianco danno al visitatore
l’impressione che si tratti quasi di una scena tratta da una
favola.
Non
mancano, ovviamente, le sue opere più famose, come La musa
metafisica e Penelope, dipinti nei quali oggetti che
normalmente sarebbero parte di nature morte vengono composti con
maestria, in modo da creare figure femminili di sorprendente
raffinatezza.
Qualche
natura morta vera e propria è comunque presente, e richiama quelle
di Morandi.
Gli
anni ‘20 e l’amore per i paesaggi
Gli
anni ‘20 sono un importante punto di svolta per il pittore, che non
si sente più a suo agio né all’interno dei movimenti artistici né
come parte integrante dei circoli filosofici.
Egli,
infatti, si ritiene abbastanza maturo per poter essere soltanto se
stesso, e decide così di tornare al suo primo amore, ovvero l’arte
figurativa e, in particolare, il paesaggio.
Uno
dei suoi soggetti prediletti è il mare Egli, infatti, ha modo di
trascorrere molto tempo a Moneglia, in Liguria, ed a Forte dei Marmi,
dove trascorrerà tutte le estati della sua maturità, ad eccezione
degli anni della Seconda Guerra Mondiale. Anche la laguna di Venezia
viene ritratta più volte con occhi incantati.
Anche
il lago è protagonista di alcuni dipinti di straordinaria poesia,
così come la campagna, con le sue cascine dall’aria abbandonata.
In
questi dipinti, la figura umana è quasi sempre assente, talvolta
lasciata intuire dalla presenza di qualche panno steso, e solo
raramente esplicitata, magari insieme ad un animale, come nel caso
del dipinto L’attesa.
Non
nego di aver particolarmente amato questa sezione della mostra, che
secondo me contiene autentici capolavori.
Gli
ultimi anni e la figura umana
Dopo
molti anni trascorsi a dipingere paesaggi di vario genere, Carrà
inizia a ritrarre con frequenza sempre maggiore la figura umana.
In un post precedente avevo parlato di Picasso e di alcune sue opere che
ritraevano dei bagnanti. Questo soggetto, forse per via della casa a
Forte dei Marmi, sembra interessare molto anche Carrà. Uno dei suoi
dipinti, che ritrae alcuni uomini che nuotano e vanno in barca, è
stato paragonato a La grande Jatte di Seurat per l’uso della
luce e la sensazione di relax che trasmette.
Una
sala della mostra è dedicata agli schizzi che Carlo Carrà ha fatto
per alcuni affreschi nel Palazzo di Giustizia di Milano. Il tema
scelto è quello del Giudizio Universale, e si tratta dell’unica
opera con degli effettivi riferimenti religiosi tra quelle
dell’artista.
Le
opere degli ultimi anni presentano una singolare mescolanza tra
nature morte, figure femminili, autoritratti, come se Carrà avesse
voluto, in qualche modo, riassumere la sua produzione.
Prima del suo
ricovero e della morte per malattia, egli si congeda con delle parole
che mi hanno colpito e che condivido:
Insomma,
la mia pittura non vuole essere né naturalista né solo mentale, pur
affermando l’esistenza di valori di realtà e di quegli altri che
ci vengono dall’immaginazione. Se poi le mie parole a qualcuno
sembrassero poco singolari, dirò che mai mi sono proposto di fare il
singolare.
Di
gente singolare è pieno il mondo.
Avete
tempo fino al 3 febbraio per visitare questa esposizione!
Personalmente
l’ho trovata emozionante ed anche istruttiva, dal momento che non
conoscevo affatto il Carrà posteriore al futurismo ed al periodo
metafisico.
Voi
l’avete vista? Vi è piaciuta? Ci andrete?
Sapete
che sono curiosa!
Grazie
per la lettura, al prossimo post :-)
Cara Silvia, inizia l'anno nuovo e pure le mostre, peccato che io abito l'ontano.
RispondiEliminaCiao e buon inizio della settimana con un forte abbraccio e un sorriso:-)
Tomaso
Ciao Tomaso! Spero con il mio post di averti fatto visitare la mostra "virtualmente"! Buona settimana e soprattutto...tanti auguri di buon anno!
EliminaSempre all'insegna della cultura i tuoi poi post, Silvia, Grazie per quello che ci fai imparare. Un abbraccio.
RispondiEliminasinforosa
Ciao Sinforosa! Sono super contenta che ti piacciano i miei post artistici e che ti siano utili! Ricambio l'abbraccio :-)
EliminaNon conoscevo questo artista, grazie per avermi portata con te, almeno virtualmente, a sbirciare alcune sue opere!
RispondiEliminaBuona serata :))
Ciao Angela! Contenta di esserti stata utile! Buona serata anche a te :-)
Eliminadavvero bella ed interessantissima retrospettiva!!
RispondiEliminaCiao!! Anche a me è piaciuta molto :-)
EliminaCiao Silvia! Auguri di Buon Anno con un po' di ritardo! :)
RispondiEliminaGrazie per la condivisione, la mostra dev'essere davvero bella. Purtroppo sono troppo lontana per raggiungerla! In ogni caso i dipinti che hai illustrato mi trasmettono un senso particolare di inquietudine, quasi freddezza in concomitanza con la stagione. Chissà!
A presto! :)
Ciao Diana, buon anno!
EliminaSono contenta che tu abbia potuto visitare un po' la mostra "virtualmente" tramite il mio post.
A me queste opere hanno ispirato una certa serenità, invece… la presa di coscienza di una persona che prima ha aderito a vari movimenti artistici, poi ha preferito essere soltanto se stesso.
A presto!