lunedì 7 gennaio 2019

LA STORIA DI CARLO CARRA'

L'artista milanese a Palazzo Reale




Cari lettori,
primo post dopo le vacanze natalizie! 

Per la nostra rubrica “Consigli artistici”, oggi vi presento una nuova mostra in esposizione a Palazzo Reale, dedicata ad un artista per il quale Milano è sempre stata una casa: Carlo Carrà.


Nato nel 1881 e morto nel 1966, egli è stato professore all’Accademia di Brera ed ha partecipato ad alcune delle correnti artistiche più importanti del suo tempo, fino a raggiungere una maturità personale che gli ha permesso di essere “semplicemente se stesso”, come lui amava definirsi.

È proprio la sua capacità di reinventarsi che rende l’esposizione così interessante e sorprendente!



Gli esordi con Segantini ed il divisionismo



La prima, piccola sezione della mostra comprende alcune tele di dimensione ridotta, come La strada di casa, che Carrà ha dipinto all’inizio della sua carriera.

Osservandole, appare evidente al visitatore che i modelli dell’artista, in questo primo periodo, sono i divisionisti. In particolare, egli sente una certa connessione con Segantini: ammira, infatti, la semplicità ed il senso di quotidianità di alcuni suoi paesaggi.


Dopo i primissimi anni, però, le sue opere iniziano ad assumere dei tratti differenti: le figure umane si fanno più indefinite, la scelta dei colori è più essenziale. 
Egli, infatti, inizia ad essere attratto da altre correnti artistiche.



Il futurismo



All’inizio del XX secolo, Carlo Carrà, insieme a Marinetti e ad altri artisti di spicco del periodo, è tra i firmatari del manifesto futurista.

Una sezione della mostra è dedicata all’importante influsso che questo movimento ha avuto sull’artista. Moltissimi sono i disegni e gli schizzi nei quali egli gioca con la parola, sia con la forma scritta che con il suo significato.

In altre tele egli sintetizza la sua riflessione sul cubismo, e ritrae ora una donna di fronte all’assenzio, ora degli oggetti domestici, ora un tram pieno di persone, scomponendo ogni volta gli elementi fondamentali della composizione.



Il periodo metafisico



Una sala della mostra è dedicata alle opere più famose di Carrà: quelle tra gli anni ‘10 e gli anni ‘20, incluse nel suo cosiddetto “periodo metafisico”.

Conclusa la sua esperienza con i futuristi, infatti, egli sente l’esigenza di creare opere che siano più comprensibili agli occhi del suo pubblico, ma che, allo stesso tempo, evochino una sensazione di stupore e di mistero.




In una piccola tela, per esempio, egli ritrae una carrozza con cocchiere e cavallo che passa di fronte ad una casupola sui toni del rosa. I tratti quasi infantili ed il fondo bianco danno al visitatore l’impressione che si tratti quasi di una scena tratta da una favola.


Non mancano, ovviamente, le sue opere più famose, come La musa metafisica e Penelope, dipinti nei quali oggetti che normalmente sarebbero parte di nature morte vengono composti con maestria, in modo da creare figure femminili di sorprendente raffinatezza.

Qualche natura morta vera e propria è comunque presente, e richiama quelle di Morandi.



Gli anni ‘20 e l’amore per i paesaggi



Gli anni ‘20 sono un importante punto di svolta per il pittore, che non si sente più a suo agio né all’interno dei movimenti artistici né come parte integrante dei circoli filosofici.

Egli, infatti, si ritiene abbastanza maturo per poter essere soltanto se stesso, e decide così di tornare al suo primo amore, ovvero l’arte figurativa e, in particolare, il paesaggio.

Uno dei suoi soggetti prediletti è il mare Egli, infatti, ha modo di trascorrere molto tempo a Moneglia, in Liguria, ed a Forte dei Marmi, dove trascorrerà tutte le estati della sua maturità, ad eccezione degli anni della Seconda Guerra Mondiale. Anche la laguna di Venezia viene ritratta più volte con occhi incantati.

Anche il lago è protagonista di alcuni dipinti di straordinaria poesia, così come la campagna, con le sue cascine dall’aria abbandonata.




In questi dipinti, la figura umana è quasi sempre assente, talvolta lasciata intuire dalla presenza di qualche panno steso, e solo raramente esplicitata, magari insieme ad un animale, come nel caso del dipinto L’attesa.


Non nego di aver particolarmente amato questa sezione della mostra, che secondo me contiene autentici capolavori.



Gli ultimi anni e la figura umana



Dopo molti anni trascorsi a dipingere paesaggi di vario genere, Carrà inizia a ritrarre con frequenza sempre maggiore la figura umana.

In un post precedente avevo parlato di Picasso e di alcune sue opere che ritraevano dei bagnanti. Questo soggetto, forse per via della casa a Forte dei Marmi, sembra interessare molto anche Carrà. Uno dei suoi dipinti, che ritrae alcuni uomini che nuotano e vanno in barca, è stato paragonato a La grande Jatte di Seurat per l’uso della luce e la sensazione di relax che trasmette.

Una sala della mostra è dedicata agli schizzi che Carlo Carrà ha fatto per alcuni affreschi nel Palazzo di Giustizia di Milano. Il tema scelto è quello del Giudizio Universale, e si tratta dell’unica opera con degli effettivi riferimenti religiosi tra quelle dell’artista.




Le opere degli ultimi anni presentano una singolare mescolanza tra nature morte, figure femminili, autoritratti, come se Carrà avesse voluto, in qualche modo, riassumere la sua produzione. 

Prima del suo ricovero e della morte per malattia, egli si congeda con delle parole che mi hanno colpito e che condivido:

Insomma, la mia pittura non vuole essere né naturalista né solo mentale, pur affermando l’esistenza di valori di realtà e di quegli altri che ci vengono dall’immaginazione. Se poi le mie parole a qualcuno sembrassero poco singolari, dirò che mai mi sono proposto di fare il singolare.
Di gente singolare è pieno il mondo.




Avete tempo fino al 3 febbraio per visitare questa esposizione!
Personalmente l’ho trovata emozionante ed anche istruttiva, dal momento che non conoscevo affatto il Carrà posteriore al futurismo ed al periodo metafisico.
Voi l’avete vista? Vi è piaciuta? Ci andrete?
Sapete che sono curiosa!
Grazie per la lettura, al prossimo post :-)

10 commenti :

  1. Cara Silvia, inizia l'anno nuovo e pure le mostre, peccato che io abito l'ontano.
    Ciao e buon inizio della settimana con un forte abbraccio e un sorriso:-)
    Tomaso

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ciao Tomaso! Spero con il mio post di averti fatto visitare la mostra "virtualmente"! Buona settimana e soprattutto...tanti auguri di buon anno!

      Elimina
  2. Sempre all'insegna della cultura i tuoi poi post, Silvia, Grazie per quello che ci fai imparare. Un abbraccio.
    sinforosa

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ciao Sinforosa! Sono super contenta che ti piacciano i miei post artistici e che ti siano utili! Ricambio l'abbraccio :-)

      Elimina
  3. Non conoscevo questo artista, grazie per avermi portata con te, almeno virtualmente, a sbirciare alcune sue opere!
    Buona serata :))

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ciao Angela! Contenta di esserti stata utile! Buona serata anche a te :-)

      Elimina
  4. Ciao Silvia! Auguri di Buon Anno con un po' di ritardo! :)
    Grazie per la condivisione, la mostra dev'essere davvero bella. Purtroppo sono troppo lontana per raggiungerla! In ogni caso i dipinti che hai illustrato mi trasmettono un senso particolare di inquietudine, quasi freddezza in concomitanza con la stagione. Chissà!
    A presto! :)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ciao Diana, buon anno!
      Sono contenta che tu abbia potuto visitare un po' la mostra "virtualmente" tramite il mio post.
      A me queste opere hanno ispirato una certa serenità, invece… la presa di coscienza di una persona che prima ha aderito a vari movimenti artistici, poi ha preferito essere soltanto se stesso.
      A presto!

      Elimina