Due romanzi di Chicca Maralfa e Massimo Carlotto
Cari lettori,
per la nostra rubrica "Letture... a tema", oggi vi racconto due gialli/thriller che ho sul comodino da troppo: li ho letti quando ancora faceva caldo e, tra una rubrica e l’altra, non ho potuto ancora recensirli.
Entrambi sono ambientati nel Nord-Est e pongono al centro dell’attenzione – e in un caso delle indagini degli inquirenti, nell’altro di un intrigo nazionale – alcuni fatti molto inquietanti. Nel primo caso ci immergiamo completamente nelle atmosfere dell’altopiano vicentino ed assaporiamo le prime nevi. Nell’altro, invece, anche se il motore dell’azione resta comunque nei dintorni del Veneto, ci spostiamo per un’estate a Cesenatico… purtroppo poco divertente.
Vediamo meglio insieme i due romanzi!
Il delitto della montagna, di Chicca Maralfa
Il carabiniere barese Gaetano Ravidà, luogotenente dell’Arma da ormai un buon numero di anni, è un uomo che da poco ha dovuto ricominciare. Il divorzio è arrivato ad un età in cui ormai sperava non accadesse più, e la vita in Puglia ha iniziato ad essere insopportabile.
Così, nel giro di poco tempo, egli si è trasferito ad Asiago, un luogo che ha scelto per due motivi strettamente personali. Il primo è che, su quelle montagne che già in autunno si riempiono di neve, riesce a sentirsi ben lontano dal sole e dal mare della terra natía. Il secondo è che l’altopiano vicentino è stato teatro di una delle battaglie più sanguinose della Grande Guerra, e Ravidà è piuttosto sicuro che vi abbia preso parte un suo nonno. Egli, quindi, approfitta dell’insolita occasione che gli ha riservato la vita per cercare delle informazioni su quel parente di cui ha sempre saputo poco, se non che, ad un certo punto, si è perso nella neve e nella guerra.
È una zona dove non si è mai smesso di combattere: un tempo le due guerre mondiali, ora delle battaglie ambientali. La referente del gruppo di ecologisti locali si chiama Angelica, è una giovane arrivata da Milano – e quindi, come Ravidà, arriva da fuori ma si sta affezionando sempre di più a quei luoghi – ed ha già contattato le autorità per denunciare un reato ambientale: alcune cave di marmo dismesse da tempo vengono utilizzate come deposito illegale di armi e chissà cos’altro.
Mentre Ravidà ed i suoi perlustrano la zona, però, fanno una scoperta agghiacciante: il cadavere ormai mummificato di un uomo. L’autopsia rivela che si tratta di un individuo di sesso maschile, di mezza età, ucciso da un colpo di pistola alla tempia che sembra tanto un’esecuzione. Il primo pensiero degli inquirenti è che si sia trattato di un omicidio legato alla Mala del Brenta, che in passato ha terrorizzato gli abitanti della zona e non si è mai estinta nel tutto. Tanto più che l’uomo viene presto identificato come un uomo d’affari di città misteriosamente scomparso anni prima: per quale altro motivo avrebbe dovuto arrivare lì senza famiglia, se non per trattative, forse losche?
Poco dopo, altre due morti violente sconvolgono la comunità di Asiago, dove tutti si conoscono e persino Ravidà, arrivato dall’altra parte dell’Italia, non ha problemi ad inserirsi. La prima è quella di un uomo del gruppo degli ecologisti, considerato una “testa calda” per aver messo più volte i bastoni tra le ruote alle aziende ed agli imprenditori in modo anche violento: egli abitava nella stessa zona del nostro protagonista ed è venuto a mancare nel corso di un incendio a casa sua che potrebbe sembrare accidentale, ma risulta molto sospetto. La seconda, con grande costernazione di Ravidà, è la stessa Angelica, che è stata buttata giù da un cavalcavia su una strada di campagna ed è finita su una gru. Una morte orribile, che getta nello sconforto il paese e spinge il protagonista ad indagare sul passato delle tre vittime.
Il delitto della montagna è un romanzo che mi è stato prestato ed ammetto un po’ vergognosamente che leggendolo ho superato un mio piccolo pregiudizio. L’edizione che mi è stata prestata è una versione della Mondadori successiva all’originale: la precedente è della Newton Compton. Ecco, non so bene perché, ma per me questa CE è sempre stata legata ai romance (dai tempi della nascita della collana “Anagramma”, i cui volumi spopolavano quando ho aperto il blog) e non credo di aver mai letto niente di giallo edito da loro. Un po’ perché sono autori meno conosciuti, un po’ perché provando a leggere le trame mi pareva che ci fossero più gialli d’azione e thriller che indagini classiche – che di solito preferisco -, fatto sta non avevo ancora letto niente (non che ricordi almeno).
È stata una bella sorpresa: un giallo convincente, una catena di delitti l’uno dietro l’altro che sorprende il lettore, un protagonista che secondo me ha ancora molto da raccontare. In questo volume Gaetano Ravidà fa poco più che presentarsi, ma tra passato in Puglia e indagini sul passato del nonno ad Asiago c’è di che riempire una serie, anche se a quanto ho visto c’è solo un altro volume oltre a questo (per ora).
Il posto è davvero affascinante: conosco persone che frequentano quelle montagne ed ho già visto un po’ di foto del luogo, ma l’autrice ci porta proprio alla scoperta dei luoghi più reconditi e ci fa immergere nell’atmosfera dei giorni della Merla, i più freddi dell’anno. È stato piuttosto strano leggere questo romanzo mentre faceva caldo, ma si sa che a volte capita!
Non mi dispiacerebbe leggere anche l’altro volume della serie, vi farò sapere…
Trudy, di Massimo Carlotto
Il romanzo ha inizio con un terribile fatto di sangue: due guardie giurate uccise, uno scontro a fuoco, la fuga di alcuni criminali. Una delle tante notti orrende di un qualunque commissario del Nord-Est. Per sua fortuna, però, una delle ultime prima di cambiare vita.
Il commissario è ambizioso e così è stato contattato da alcuni loschi personaggi, che sono affiliati ai Servizi e ad altre società segrete. All’uomo viene proposto di occuparsi della sicurezza di imprenditori, politici ed esponenti delle forze dell’ordine che hanno ben altri interessi oltre a quelli dichiarati. Così ben presto egli diventa “Il dottore”, il capo di un’agenzia di security che non si limita ad eseguire gli ordini, ma decide in prima persona chi tenere sotto osservazione e perché.
Una delle “osservate speciali” dell’ultimo periodo è una giovane donna che è stata ribattezzata Trudy, come la moglie di Pietro Gambadilegno. Un tempo ella era una ragazza di provincia che lavorava tra parrucchiere ed estetiste ed era fidanzata con un ragazzo di umili origini come lei; poi ha vinto una sorta di terno al lotto sposando un ricco uomo d’affari. In teoria; perché dopo qualche anno di matrimonio “felice” - almeno secondo le apparenze – l’uomo è sparito nel nulla, e lei è stata spedita sulla riviera romagnola dalla famiglia in attesa che si calmino le acque.
Trudy passa le giornate tra casa, spiaggia e gelateria, e sembra la ragazza più innocente del mondo, ma Il Dottore ed i suoi sospettano che ella sappia che fine ha fatto il marito, e che l’uomo, prima o poi, la contatterà. Ovviamente il marito non si limitava agli affari leciti, ma maneggiava in maniera, diciamo, fantasiosa il denaro di alcuni importanti clienti del Dottore, quindi è fondamentale ritrovarlo.
Oltre
ai collaboratori di cui egli si avvale regolarmente, il Dottore
individua Alex Semeraro, un giovane toscano che ha già avuto
precedenti per rissa e vive di lavoretti che durano il tempo di
arrabbiarsi e mollare. Salva il ragazzo dal pestaggio in una
trattoria frequentata solo da operai dalle simpatie politiche opposte
alle sue e lo convince a lavorare per lui, pedinando Trudy. Il
ragazzo però ha il
cervello di un sasso spaccato
si ritiene un “uomo vero e irresistibile” e cerca un modo di
entrare pian piano in contatto con la donna che sta pedinando,
sperando
in un’alleanza e anche in qualcos’altro (e
te pareva).
Trudy non fa parte della categoria dei gialli tradizionali, con un delitto e delle indagini, ma appartiene decisamente a quella dei thriller, un po’ d’azione ed un po’ anche di strategia e meditazione.
Il Dottore di sicuro non è un commissario tradizionale, anzi, possiamo pure dire che la sua esistenza è un discreto insulto a tutti i poliziotti che lavorano onestamente, ma sappiamo che la corruzione delle forze dell’ordine è un problema grave e Massimo Carlotto è tra i pochi autori di gialli che conosco che non solo ne parla, ma rende personaggi simili i protagonisti dei propri romanzi. E, d’altra parte, Il Dottore ha accettato un incarico molto particolare e lì sì che ci vuole pelo sullo stomaco, ma il problema di poliziotti niente affatto corrotti ma del tutto in burnout che scappano dallo Stato per entrare in servizi di security privati è reale (e, come direbbe qualcuno, se si arriva a mollare il “posto fisso statale”… ci devono essere dei motivi gravi, ed è veramente un segno che l’Italia sta cambiando, non in meglio, direi).
Per comprendere meglio di che genere di storia stiamo parlando: la quarta di copertina del romanzo recita: “Dopo aver letto Trudy, camminando per strada ti verrà voglia di guardarti le spalle”. Ecco, sinceramente, no.
Capisco la necessità di attrarre il pubblico dei thriller, ma così si fanno immaginare al lettore delle sfumature inquietanti che, in tutta onestà, io ho avvertito poco. Questa non è la storia di persone oneste e comuni – magari un tranquillo padre di famiglia o una ragazza molto giovane e bella, che sono un po’ i classici del genere – che vengono tormentate da un misterioso stalker o accoltellate in un vicolo buio da qualche serial killer.
Questa è una storia di persone corrotte, marce fino al midollo, cattive ed interessate solo al profitto e ad affari che noi “very normal people” non possiamo nemmeno immaginarci. E pazienza se ad un certo punto una di loro viene controllata da altri due (perché con Semeraro c’è un’altra ex poliziotta): non solo qui nessuno è innocente, ma potremmo dire che qui nessuno è nemmeno un colpevole da compatire. Scordatevi i rubagalline disperati e piangenti sulla spalla dell’ispettore di turno che li copre in qualche modo con i superiori, o gli omicidi accidentali che suscitano la pietà di qualche sensibile commissario.
Insomma, non direi che alla fine di questa lettura vi guarderete le spalle, perché banalmente non vi sarete identificati nei personaggi. Però vi posso garantire che, come diceva Pieraccioni in un film di qualche anno fa, vi sentirete al 200% dei “poveri bischeri che pagano le tasse e stanno in coda alle poste”, mentre gente disonesta mette le mani in pasta in questioni di cui ignoravate persino l’esistenza e fa la bella vita alla faccia vostra. Almeno noi bischeri, però, abbiamo una probabilità molto minore di finire ammazzati male. Amici, consoliamoci così, che vi devo dire?
Ho già letto un buon numero di romanzi di Carlotto e nonostante questo in qualche modo resto sempre sorpresa, quest’uomo dovrebbe aprire un programma di giornalismo o inchiesta tutto suo. Anche se fa già un ottimo lavoro con i suoi romanzi e direi che va bene così. Magari prima o poi tornerà anche l’Alligatore, il suo personaggio più famoso…
Oggi due letture non proprio per pavidi, eh? Spero che vi piacciano! Anche perché se sono piaciute a me, la fifona, potete stare tranquilli...
Fatemi sapere se conoscete questi autori e che ne pensate.
Grazie per la lettura, al prossimo post :-)
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