giovedì 8 aprile 2021

DESIDERIO DI...CONTATTO CON L'ANIMA

 I mondi di Antonia Pozzi #7




Cari lettori, 

bentrovati dopo la piccola pausa pasquale! Spero che la ripresa dopo questo weekend lungo non sia stata troppo traumatica :-) 

Noi oggi torniamo al nostro tradizionale appuntamento con "L'angolo della poesia" e con i tanti mondi di Antonia Pozzi. Quello odierno è il più intimo degli incontri con la poetessa lombarda: ho scelto di proporvi, infatti, alcuni suoi componimenti in cui ella si autoanalizza con grande lucidità, cercando un contatto profondo con la sua anima. Da queste poesie emergono una certa malinconia, un flusso incessante di pensieri, una grande nostalgia per l'infanzia e per tempi più felici, un rapporto difficile con la propria autostima, un costante senso di solitudine, ma anche il desiderio di costruire un amore solido, alcuni momenti di pura gioia, un filo di speranza a cui non rinunciare mai, la capacità di autoconfortarsi e di superare un momento difficile. Dopo aver letto questi componimenti, è ancora più doloroso pensare al triste epilogo che Antonia Pozzi ha scelto di dare alla propria vita, ma resta almeno la consapevolezza che ella abbia cercato in tutti i modi di vincere i suoi demoni. 

Vi lascio alle poesie, sperando che vi piacciano!



Cencio


(Dipinto: “La persistenza della memoria”, di Salvador Dalì)


C’era uno straccetto celestino

sopra il muro

tutto sgualcito di ditate rosa

tenuto su da due borchie di stelle

ed io lì sotto

come un cencio cinerino

in cui la gente incespica

ma che non val la pena di raccogliere

- lo si stiracchia un po’ di qua e di là coi piedi

e poi

a calci

lo si butta via -


Milano, 8 aprile 1929



Ripresa


(Dipinto: “In bianco”, di Wassily Kandinsky)


Un cespuglietto di fiamme

lambisce a linguate scottanti

la bruna mucosa molliccia delle mie viscere

e sfrigge,

solcando la bava viscida che le ricopre;

sferza, rovente,

la putrida vigliaccheria brulicante nel nero;

avvince, con fili tenacissimi di spasimo,

la volontà rannicchiata

e la trascina,

a stratte turbinose di purezza,

verso l’alto.


Milano, 10 aprile 1929



Meriggio


(Dipinto: “Meriggio”, di Carlo Carrà)


(a L.B.)


In questa doratura di sole

io sono

una gemma pelosa

legata crudelmente con un filo di refe

perché non possa sbocciare

a bagnarsi di luce.

Accanto a me tu sei

una freschezza riposante d’erba

in cui vorrei affondare

perdutamente

per sfrangiarmi anch’io

in un ebbro ciuffo di verde -

per gettare in radici sottili

il mio più acuto spasimo

ed immedesimarmi con la terra.


Milano, 19 aprile 1929



Solitudine


(Dipinto: “Donna nella toilette”, di Henri De Toulouse - Lautrec)


(ad A.M.C.)


Ho le braccia dolenti e illanguidite

per un’insulsa brama di avvinghiare

qualchecosa di vivo, che io senta

più piccolo di me. Vorrei rapire

d’un balzo e portarmi via, correndo,

un mio fardello, quando si fa sera;

avventarmi nel buio, per difenderlo,

dove si lancia il mare sugli scogli;

lottar per lui, finché mi rimanesse

un brivido di vita; poi, cadere

nella più fonda notte, sulla strada,

sotto un tumido cielo inargentato

di luna e di betulle; ripiegarmi

su quella vita che mi stringo al petto -

e addormentarla – e anch’io dormire, infine…

No: sono sola. Sola, mi rannicchio

sopra il mio magro corpo. Non m’accorgo

che, invece di una fronte indolenzita,

io sto baciando come una demente

la pelle tesa delle mie ginocchia.


Milano, 4 giugno 1929



Vicenda d’acque


(Dipinto: “Malcesine, lago di Garda” di Gustav Klimt)


La mia vita era come una cascata

inarcata nel vuoto;

la mia vita era tutta incoronata

di schiumate e di spruzzi.

Gridava la follia d’inabissarsi

in profondità cieca;

rombava la tortura di donarsi,

in veemente canto,

in offerta ruggente,

al vorace mistero del silenzio.


Ed ora la mia vita è come un lago

scavato nella roccia;

l’urlo della caduta è solo un vago

mormorio, dal profondo.

Oh, lascia ch’io m’allarghi in blandi cerchi

di glauca dolcezza;

lascia ch’io mi riposi dei soverchi

balzi e ch’io taccia, infine:

poi che una culla e un’eco

ho trovate nel vuoto e nel silenzio.


Milano, 28 novembre 1929



In riva alla vita


(Dipinto: “Il Carnevale di Arlecchino”, di Joan Mirò)


Ritorno per la strada consueta,

alla solita ora,

sotto un cielo invernale senza rondini,

un cielo d’oro ancora senza stelle.

Grava sopra le palpebre l’ombra

come una lunga mano velata

e i passi in lento abbandono s’attardano,

tanto nota è la via

e deserta

e silente.

Scattano due bambini

da un buio andito

agitando le braccia:

l’ombra sobbalza

striata da un tremulo volo

di chiare stelle filanti.

Gridano le campane,

gridano tutte

per improvviso risveglio,

gridano per arcana meraviglia,

come a un annuncio divino:

l’anima si spalanca

con le pupille

in un balzo di vita.

Sostano i bimbi

con le mani unite

ed io sosto

per non calpestare

le pallide stelle filanti

abbandonate in mezzo alla via.

Sostano i bimbi cantando

con la gracile voce

il canto alto delle campane: ed io sosto

pensandomi ferma stasera

in riva alla vita

come un cespo di giunchi

che tremi

presso un’acqua in cammino.


Milano, 12 febbraio 1931



Prati


(Dipinto: “Limitare del bosco, in primavera” di Georges Seurat)


Forse non è nemmeno vero

quel che a volte ti senti urlare in cuore:

che questa vita è,

dentro il tuo essere,

un nulla

e che ciò che chiamavi la luce

è un abbaglio,

l’abbaglio estremo

dei tuoi occhi malati -

e che ciò che fingevi la meta

è un sogno,

il sogno infame

della tua debolezza.


Forse la vita è davvero

quale la scopri nei giorni giovani:

un soffio eterno che cerca

di cielo in cielo

chissà che altezza.


Ma noi siamo come l’erba dei prati

che sente sopra sé passare il vento

e tutta canta nel vento

e sempre vive nel vento,

eppure non sa così crescere

da fermare quel volo supremo

né balzare su dalla terra

per annegarsi in lui.


Milano, 31 dicembre 1931



Gioia


(Dipinto: “Il sole”, di Edvard Munch)


Lo splendore del sole

ti abbacinava ieri

dolendo

come la piaga

nelle pupille del cieco.

Ma oggi

lo splendore del sole

non è abbastanza lucente

per la lucentezza tua:

nell’infinito mondo non c’è

che questo tuo splendore

vero.


6 marzo 1932



Il volto nuovo


(Dipinto: “Ragazza con l’orecchino di perla”, di Johannes Vermeer)


Che un giorno io avessi

un riso

di primavera – è certo;

e non soltanto lo vedevi tu, lo specchiavi

nella tua gioia:

anch’io, senza vederlo, sentivo

quel riso mio

come un lume caldo

sul volto.


Poi fu la notte

e mi toccò esser fuori

nella bufera:

il lume del mio riso

morì.


Mi trovò l’alba

come una lampada spenta:

stupirono le cose

scoprendo

in mezzo a loro

il mio volto freddato.


Mi vollero donare

un volto nuovo.


Come davanti a un quadro di chiesa

che è stato mutato

nessuna vecchia più vuole

inginocchiarsi a pregare

perché non ravvisa le care

sembianze della Madonna

e questa le pare

quasi una donna

perduta -


così oggi il mio cuore

davanti alla mia maschera

sconosciuta.


20 agosto 1933



Cose


(Statua di urna greca)


Questo pugno di terra

che raccolse

per me – sul Palatino

la tua mano pura


io verserò nell’urna

di smorta argilla

che sul rosso lido di Selinunte

un pescatore mi donò, sporgendo

il braccio fra i cespugli di lentischio.

E tu non dire

ch’io perdo il senso e il tempo

della mia vita -

se cerco nella sabbia

il sole e il pianto

dei mondi -

se getto nelle cose la mia anima

più grande – e credo

ad immense magie…


10 dicembre 1933



Pensiero


(Dipinto: “Angeli laudantes”, di Edward Burne - Jones)


Avere due lunghe ali

d’ombra

e piegarle su questo tuo male;

essere ombra, pace

serale

intorno al tuo spento

sorriso.


Maggio 1934



Pausa


(Dipinto: “L’onda”, di Paul Gauguin)


Mi pareva che questa giornata

senza te

dovesse essere inquieta,

oscura. Invece è colma

di una strana dolcezza, che s’allarga

attraverso le ore -

forse com’è la terra

dopo uno scroscio,

che resta sola nel silenzio a bersi

l’acqua caduta

e a poco a poco

nelle più fonde vene se ne sente

penetrata.


La gioia che ieri fu angoscia,

tempesta -

ora ritorna a brevi

tonfi sul cuore,

come un mare placato:

al mite sole riapparso brillano,

candidi doni,

le conchiglie che l’onda

lasciò sul lido.


7 dicembre 1934



Sgorgo


(Dipinto: “Colomba della pace”, di Pablo Picasso)


Per troppa vita che ho nel sangue

tremo

nel vasto inverno.


E all’improvviso,

come per una fonte che si scioglie

nella steppa,

una ferita che nel sonno

si riapre,


perdutamente nascono pensieri

nel deserto castello della notte.


Creatura di fiaba, per le mute

stanze, dove si struggono le lampade

dimenticate,

lieve trascorre una parola bianca:

si levano colombe sull’altana

come alla vista del mare.


Bontà, tu mi ritorni:

si stempera l’inverno nello sgorgo

del mio più puro sangue,

ancora il pianto ha dolcemente nome

perdono.


12 gennaio 1935



Brezza


(Dipinto: “Camminata sulla scogliera a Pourville”, di Claude Monet)


Mi ritrovo

nell’aria che si leva

puntuale al meriggio

e volge foglie e rami

alla montagna.


Potessero così

sollevarsi

i miei pensieri un poco ogni giorno:

non credessi mai

spenti gli aneliti

nel mio cuore.


8 giugno 1935



Siamo giunti alla fine di questo penultimo appuntamento con Antonia Pozzi! Vi aspetto il mese prossimo per la chiusura di un percorso che abbiamo iniziato ormai lo scorso settembre. 

Sono stata molto felice di aiutarvi a farvi conoscere meglio questa poetessa e sono stata molto contenta nel sapere che anche per alcuni di voi è stata una bella scoperta. Fatemi sapere, come al solito, quali tra le poesie di oggi vi hanno colpito di più!  

Settimana prossima gli aggiornamenti saranno un po' particolari: invece dei consueti lunedì e giovedì, pubblicherò di mercoledì e di sabato, perché il 17 è il giorno dedicato all'"Angolo Vintage", mentre il 14... è un giorno speciale e vedrete il perché!

Grazie per la lettura, al prossimo post :-)


6 commenti :

  1. Ho preferito "Solitudine", sebbene anche le altre siano molto toccanti.

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    1. Ciao Claudia! "Solitudine" ritrae un momento molto intenso... Buona serata!

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  2. Grande poetessa, non è facile scegliere una delle sue poesie.
    Saluti a presto.

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    1. Ciao! Spero che comunque tu sia riuscito ad individuare le tue preferite :-)

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  3. tutte belle ed intense, Prati è tra le mie preferite.

    Forse la vita è davvero
    quale la scopri nei giorni giovani:
    un soffio eterno che cerca
    di cielo in cielo
    chissà che altezza.

    ciao Silvia :)

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