Tutto quello che mi è piaciuto in questo mese
Cari lettori,
ultimo post del 2025, ultimo appuntamento con i “Preferiti del mese”!
Dicembre è sempre un mese speciale e anche quest’anno non ha fatto eccezione. Prima di raccontarvi, però, una carrellata di bei ricordi e vibes festive, ci tengo a dire che anche io, come tanti, specie in questo periodo dell’anno, tendo a concentrarmi solo sul lato positivo, ed è per questo che nei “preferiti” vedrete solo quello o poco più.
Però, siccome i social spingono sempre più a un confronto malsano, specie sotto le feste, è giusto anche essere onesti.
È stato anche un mese di incombenze lavorative e grande stanchezza, al punto che per la prima volta in anni più di una persona mi ha detto che avevo bisogno di riposarmi (e devo dire che finora ho seguito il consiglio alla grande).
I ponti autunnali sono stati un po’ minimi, non sono riuscita a vedere il mio mare per quattro mesi (ho raggiunto Varazze solo l’altroieri), ci sono stati parecchi imprevisti – belli e brutti – sia lavorativi che privati e sono stata anche selezionata (a mia sorpresa) per un paio di incarichi extra, persino nel weekend. Insomma, quattro mesi percepiti otto.
Ma visto che in queste settimane ci sono state anche tante cose belle con le persone a me care, è di questo che vi parlerò oggi!
Il libro del mese
Gli anni del nostro incanto di Giuseppe Lupo ha inizio l’estate dei Mondiali di Spagna, quella che segnerà la vittoria dell’Italia. Ma i protagonisti di questa storia non lo sanno ancora.
Una donna in là con gli anni è ricoverata in una struttura vicino a via Celoria, tra gli studenti delle facoltà scientifiche che stanno preparando gli esami, tra una partita e una serata di festeggiamenti. Per la signora il tempo si è fermato: ha perso la memoria, affetta da una malattia misteriosa.
La giovane figlia è rimasta l’unica familiare che può occuparsi di lei e, per aiutarla a recuperare il passato, ella non ha altra scelta se non partire da una fotografia che ritrae la sua famiglia vent’anni prima, felice.
Quattro persone, due adulte e due bambini, su una Vespa, in pieno centro Milano, ai tempi in cui c’erano ancora tante zone attraversabili con i mezzi privati. Un papà un po’ troppo sicuro di sé, il Louis (come lo chiamava la moglie), che guidava la famiglia con disinvoltura in mezzo alla giungla urbana; la consorte parrucchiera e con la pettinatura delle feste, Regina (come la chiamava il marito); un bambino di sei anni in piedi, di fronte al manubrio, per tutti Indiano; e infine la ragazza, Vittoria, al tempo una bimba di un anno scarso che “a momenti vola dalle mani” della madre.
Erano altri tempi, quelli. Il Dopoguerra, il boom economico, la voglia di ricominciare a sorridere, il denaro che improvvisamente entrava anche nelle tasche di chi non aveva mai visto un soldo. Un uomo che veniva dal Sud e una donna del Nord-Est, entrambi arrivati a Milano per inseguire quella che l’uomo stesso chiamava la vita sbarluscenta (“luminosa”, in dialetto milanese). Un incontro in balera, dove un tempo nascevano tanti amori. L'inizio di una nuova famiglia.
Regina, che dopo aver visto quella fotografia sembra aver recuperato parzialmente la memoria, racconta alla sua Vittoria la storia di come la sua famiglia ha trovato la sua fortuna.
Di quanto è stata felice, tra un elettrodomestico duramente guadagnato e una casa più grande, tra le notizie sulla corsa nello spazio e una Cinquecento con cui fare i primi, veri periodi di villeggiatura.
Di come poi tutto ha iniziato a perdersi. Malattie, disgrazie, scelte di vita che hanno inesorabilmente diviso quattro persone unitissime. E, sullo sfondo, il Sessantotto e la strage di Piazza Fontana che arrivavano inesorabili per concludere bruscamente quegli “anni alti”.
Giuseppe Lupo è un professore di Letteratura Italiana Contemporanea e, al tempo in cui ho studiato io, collaborava con il mio insegnante e teneva un corso alla sede di Brescia. Già al tempo scriveva i suoi primi romanzi, ma, a quanto ne sapevo, si occupava soprattutto di raccontare storie e leggende del Sud Italia (egli è originario di Atella). È stata perciò una grande sorpresa per me trovare un suo romanzo che invece poneva al centro Milano, anzi, la “gran Milàn”, quella del miracolo economico, del boom, del benessere.
Questo romanzo offre una prospettiva nostalgica nei confronti dell’Italia di una volta, di un sogno di felicità e di benessere che probabilmente è finito troppo presto. Certo, con il senno di poi, c’è stato tanto di illusorio in quell’epoca: mentre le persone si affrettavano a comprare un nuovo televisore ed a guardare le partenze dei primi shuttle spaziali americani, si stavano già piantando i semi della rivoluzione studentesca e del terrorismo. Gli strascichi di due guerre mondiali sono stati lunghissimi per l’Occidente, ed a tante persone (soprattutto quelle che dalla guerra avevano ereditato un retaggio pesante) non è bastato il quieto sogno borghese di lavorare, guadagnare e di godersi ciò che per la generazione precedente era stato un lusso.
A Louis ed a Regina sarebbe bastato per sempre, invece. A loro la “vita sbarluscenta” ha regalato davvero un pezzo di felicità. E insieme a loro, ne sono sicura, ci sono stati molti altri italiani.
In definitiva, una bella favola nostalgica, intrisa però di tanta realtà, anzi, della storia di un’Italia che anche oggi, in tanti discorsi, viene spesso rimpianta.
Il film del mese
Dicembre è stato il mese delle commedie romantiche a tema prenatalizio (ok, un po’ anche novembre, lo ammetto) e così ho pensato di raccontarvi una di quelle che ho preferito, Il Natale che ho dimenticato.
La protagonista di questa storia è Lucy Lovett, una giovane donna che vive in Oregon e pochi giorni prima di Natale sta uscendo da un negozio con un abito da sposa in mano. Ma il vialetto è trafficato, la neve si è trasformata in ghiaccio e Lucy scivola malamente, battendo la testa.
Al risveglio, ella sembra non aver accusato nessun danno: solo non capisce perché si trovi in città e non nella sua cittadina d’origine. Convinta di essere lì solo di passaggio per ritirare l’abito, si precipita nella caffetteria dove lavora il suo fidanzato Zach. Peccato che quest’ultimo la guardi stranito, ricordandole che si sono lasciati e che non la vede da molti mesi.
Lucy sviene, viene portata in ospedale e solo al suo secondo risveglio inizia a mettere insieme tutti i pezzi. Negli ultimi mesi, quelli che continua a non ricordare, sua zia, che per lei era praticamente una madre, è mancata, e le ha lasciato in eredità la sua fondazione. Il suo fidanzato, Brad, è per l’appunto il suo socio nell’attività che era della zia, e con Zach – e con la sua cittadina d’origine – Lucy non ha più rapporti da svariati mesi.
Ad un tratto Lucy si ritrova nel mezzo di una vita che non le appartiene: una casa arredata e decorata per Natale da architetti e organizzatori di eventi, abiti firmati, una nuova amica del cuore che in realtà è la sua assistente e l’incombente matrimonio con un uomo che le sembra buono e premuroso ma un po’ lontano da lei come stile di vita e di pensiero. Inoltre, la fondazione della sua zia, che un tempo puntava molto su progetti socialmente utili (e in particolare su corsi d’arte per bambini e ragazzi, la vera vocazione di Lucy) si è trasformata in un centro di affari piuttosto impersonale.
Ancora molto confusa, Lucy decide di sospendere i preparativi per il matrimonio e di tornare per qualche giorno nel suo paese d’origine, pensando che forse godersi l’atmosfera natalizia la aiuterà a ritrovare anche la vecchia se stessa. E poi c’è Zach, che in realtà, anche se ha una nuova fidanzata bella e di ottima famiglia, non l’ha mai dimenticata…
Una classica rom-com natalizia, dal finale certo abbastanza scontato. Ma come non cedere alla tentazione di una bella serata relax con lieto fine annesso?
Per me, tra le commedie Hallmark (dal catalogo sterminato, peraltro), questa è sicuramente una delle più carine!
La musica del mese
Concludiamo insieme il nostro “viaggio in macchina” accompagnati da musica italiana non proprio recente. Per restare in tema festivo ho pensato ad una canzone un po’ più recente delle altre che vi ho proposto quest’anno, ma comunque di un cantautore longevo: Spirito nel buio di Zucchero. Potete ascoltarla a questo link.
Oltre il Giordano mi vedrai
Danzare spirito nel buio
Brillanti nell’oscurità
Come una festa in Paradiso
Gioia nel mondo e a te dovunque sei
Che accendi spirito nel buio
Senti il tuo cuore adesso è sulle cime
E accende spirito nel buio
[…]
Oh, somebody save me
Non c’è amore intorno a noi
Gioia nel mondo e a te dovunque sei
Che accendi spirito nel buio
Vorrei vedere tutto il mondo in festa
Che accende spirito nel buio
Oh, che accende spirito nel buio!
La poesia del mese
Quando passa il Natale, arriva anche un pochino di malinconia per il tempo che passa e un altro anno che se ne va. Ho pensato allora di proporvi questo componimento di Jorge Luis Borges.
Le monete, il bastone, il portachiavi,
la pronta serratura, i tardi appunti
che non potranno leggere i miei scarsi
giorni, le carte da gioco e la scacchiera,
un libro e tra le pagine appassita
la viola, monumento d’una sera
di certo inobliabile e obliata,
il rosso specchio a occidente in cui arde
illusoria un’aurora. Quante cose,
atlanti, lime, soglie, coppe, chiodi,
ci servono come taciti schiavi,
senza sguardo, stranamente segrete!
Dureranno più in là del nostro oblio;
non sapran mai che ce ne siamo andati.
Le foto del mese
In un post del Christmas Countdown (a questo link) vi ho indicato un po’ di location, tra Milano e provincia, per una passeggiata dalle vibes natalizie. Io ho iniziato il mese con un giro a Monza, dove non andavo da un po’!
Un altro pomeriggio sono stata a Milano, in zona Porta Venezia, e mi sono ritrovata dentro un vero e proprio villaggio di Natale, tra casa di Babbo Natale, pista di pattinaggio, orsi polari e molto altro ancora! Sembrava il set di una delle commedie natalizie di cui vi parlavo prima…
Ho concluso quel pomeriggio con una conferenza alla Fondazione Rovati: una presentazione del nuovo libro di Tommaso Sacchi (16 esperienze tra arte e natura da vivere prima dei 16 anni), con letture di Lino Guanciale, che sono sicura tanti di voi conosceranno!
Sabato 13, giorno di Santa Lucia, siamo riusciti ad organizzarci per fare un pranzo con i parenti di papà. Abbiamo l’abitudine di festeggiare il giorno di Natale con i parenti materni, e così, specie dopo il Covid, non è scontato riuscire a trovare una data prenatalizia, ma quest’anno ce l’abbiamo fatta. In foto, doppie lasagne: le tradizionali con ragù e besciamella e le vegane con i carciofi, per accontentare tutti!
Natale non è arrivato solo a casa mia, ma anche nel mio paese: sarà che mi aiuta a rilassarmi, ma ho camminato tanto per il centro… e con il buio e le luci è ancora meglio!
In questi giorni è tornata a casa la mia amica Luana dall'Inghilterra e la mattina del 23 ho portato a spasso lei e il marito Jordan per una seconda colazione ed un "giro turistico" per le luminarie di Cernusco.
Il cielo lattiginoso non era il top, ma il selfie sotto l'albero non poteva mancare!
Dopo una lunga attesa, ecco arrivato il giorno più bello! La nostra tavola di Natale, tra antipasti, un buon prosecco e l'immancabile tovaglia rossa!
Per quest'anno ho cambiato look rispetto ai miei soliti sui toni del rosso, e ho puntato su bronzo e rosa... con un tocco d'azzurro!
...e questo è stato il mio ricchissimo Dicembre!
Se mi state leggendo in questi giorni di festa e relax, vi ringrazio dal profondo del cuore, il vostro sostegno è davvero importante.
Come vi dicevo, vi scrivo dalla casetta di Varazze, dove passerò il Capodanno e qualche necessario giorno di stacco. Non potrei chiedere di meglio!
Fatemi sapere, se vi va, com’è andato il vostro Dicembre.
Nel frattempo vi auguro un piacevole Capodanno e… un 2026 all’altezza dei vostri sogni!
Silvia
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