lunedì 20 febbraio 2017

LA FIGLIA MAGGIORE DI AGAMENNONE

Storia di Ifigenia e della sua scelta

Le donne della letteratura e la figura paterna #3


Cari lettori,
per la nostra rubrica “Donne straordinarie”, sono felice di portarvi con me in quello che, come molti di voi ormai sapranno, è uno dei miei mondi preferiti: la tragedia greca. Oggi compiamo infatti un viaggio alla scoperta dei famosi re micenei, protagonisti dell’Iliade di Omero, ma anche di tante altre storie che vale la pena raccontare.

Ci concentreremo su uno dei personaggi più importanti: il re dei re Agamennone, comandante della spedizione contro i Troiani, tanto potente in guerra quanto sfortunato dal punto di vista personale e familiare. Una delle sue disgrazie più grandi è stata sicuramente quella che ha riguardato la sua figlia maggiore Ifigenia.

Ifigenia viene infatti presentata, nell’ultima tragedia del drammaturgo Euripide, Ifigenia in Aulide, come un personaggio non solo centrale, ma anche risolutore. Con la sua decisione di immolarsi per la libertà dell’Ellade, infatti, ella pone fine ad una serie di indecisioni, pentimenti, inganni e colpi di scena operati dagli altri personaggi della serie.

Una fermezza, dunque, che fa da contrasto ad un groviglio di emozioni dai contorni sfumati e non chiaramente definiti; pure, da quest’ultimo emerge una tematica costante, destinata a tornare, puntualmente, nel corso di tutta l’opera: quella del sottile legame tra la figlia ed il padre, che nello stesso tempo è anche re e comandante di un esercito. Vediamo meglio quali sono i motivi per cui Ifigenia è un personaggio così importante!



… perché sia lei che il padre si trovano in una situazione drammatica



Il mito di Ifigenia si basa, innanzitutto, su un tabù: era ed è tuttora inconcepibile pensare ad un padre che ordina, lucidamente, l’uccisione della figlia.
Questo sconvolge il senso comune perché si è giustamente portati a credere che i legami familiari siano sacri, inviolabili, una granitica certezza per l’uomo.

Basta però richiamarci a queste opere per comprendere come in realtà, al di sotto di tutta questa sicurezza, persista una serie di impulsi caotici e primordiali, che tendono a sconvolgere l’uomo ed a fargli compiere azioni apparentemente prive di senso. In realtà, queste ultime provengono dal profondo della coscienza umana, probabilmente sin dall’infanzia, e rivestono un ruolo determinante. La tragedia greca è diventata famosa proprio perché scandaglia questi impulsi umani indicibili!


Nel caso di Agamennone ed Ifigenia, entrambi rivelano una natura bivalente, che, inaspettatamente, li accomuna più di quanto si possa credere. Agamennone, infatti, inizialmente acconsente al sacrificio di Ifigenia, lasciandosi trasportare dalla sua natura di re e di uomo autoritario e razionale e provando a ragionare da politico. Questo comportamento, d’altra parte, è presente anche in Ifigenia, seppur con connotazioni diverse. Ella, all’inizio, accoglie la notizia del suo destino come un tradimento, ed invoca il padre con parole ricche di commozione, supplicandolo di risparmiarla. Questi toni sono però improvvisamente allontanati, a favore di una nuova fermezza e decisione e della consapevolezza della propria sorte.


Sono state avanzate molte ipotesi al riguardo di questo improvvisa ed apparentemente inspiegabile cambio d’opinione.
A mio parere, è affascinante notare come, in tutto l’insieme dei cambiamenti che si verificano, si sia comunque creato un parallelismo tra i due personaggi considerati: entrambi sono soggetti a crisi, panico, dolore, ripensamenti; entrambi combattono tra due nature coesistenti in loro, mostrando anche moti d’orgoglio e severità verso se stessi; per entrambi, infine, la ragion di Stato sembra prevalere. 

Tuttavia, l’affetto tra i due persiste, ed è proprio costituito da questa affinità, sempre sopita ma continuamente presente: il sacrificio, dunque, voluto o temuto che sia, è il loro punto d’incontro, che sancisce il tragico epilogo del loro rapporto.



…perché prova sentimenti come la nostalgia e la paura della separazione



Un tema doloroso della tragedia è la separazione che si crea tra padre e figlia, il progressivo allontanamento che questi due personaggi si trovano ad affrontare. Entrambi, infatti, sentono di trovarsi dinnanzi ad un radicale cambiamento, che sconvolgerà quello che precedeva e che, in ogni modo, aprirà delle questioni sul futuro.

L’abbandono che i due si trovano ad affrontare è reso anche difficile dal fatto che Ifigenia è la primogenita e, di conseguenza, forse anche la più amata. Un affetto che ella ricambia pienamente, come fa notare anche Clitennestra, madre di Ifigenia e moglie di Agamennone.


Questi elementi di affetto e di nostalgia raggiungono in seguito il loro climax in un accorato monologo dell’eroina, che si rivolge al genitore pregandolo di ritornare sulle sue posizioni. In esso ella delinea un quadretto di vita quotidiana, ricordando la sua infanzia e le scene più dolci che l’avevano contraddistinta.

Grazie ad Ifigenia noi conosciamo un Agamennone completamente nuovo, che ha abbandonato il suo ruolo di re miceneo ed eroe classico a favore di un atteggiamento semplice, umile, premuroso, proprio perché visto attraverso la prospettiva della figlia.
La nostalgia per il passato, che viene espressa in questi versi come contrasto con la tragicità del presente, è dunque così struggente proprio perché padre e figlia sono consapevoli di trovarsi dinnanzi ad un momento di separazione definitiva.
Agamennone, nel corso della tragedia, non è più l’eroe tutto d’un pezzo dell’epica omerica, ed è completamente diverso anche rispetto ad altre tragedie di epoca precedente; qui l’eroe ha ceduto il passo all’uomo, in preda ai suoi dubbi ed alle sue angosce.



perché si ritrova costretta ad affrontare un inganno



Un aspetto da non sottovalutare all’interno del mito di Ifigenia è il fatto che esso sia basato sostanzialmente sull’inganno. Agamennone, infatti, per far giungere di sua volontà e rapidamente la figlia in Aulide, le invia una lettera in cui afferma che Achille la desidera in sposa.
In realtà l’eroe non solo non l’ha mai chiesta in moglie, ma è anche all’oscuro di tutta la storia.


Per questo motivo Achille, ferito nell’orgoglio e furente poiché è stata fatta 
un’azione che lo riguardava senza aver chiesto il permesso, diventerà poi
un sostenitore di Ifigenia e farà il possibile perché venga impedito il sacrificio.
Questo aiuto viene accolto volentieri dalla madre della fanciulla, Clitennestra, 
profondamente adirata con il marito e tutta tesa a difendere la figlia.
Ifigenia, dal canto suo, sembra preoccuparsi esclusivamente del fatto che Achille rischi di mettersi contro l’esercito con questo suo atteggiamento, e non parla pressoché mai del fatto che le sia stato teso un inganno.


Davanti ad una simile preoccupazione, che nelle sue condizioni sembrerebbe secondaria, viene spontaneo chiedersi se Ifigenia in realtà non stia cercando in qualche modo di eludere una questione che le sta ben più a cuore, cioè il tradimento operato dal padre nei suoi confronti.
Questa ipotesi, a mio parere, non è affatto da escludere, e si potrebbero seguire due differenti piste: o ella è così sconvolta ed incredula che non riesce a parlarne, oppure, in cuor suo, capisce la debolezza paterna, quella di un Agamennone che non ha avuto il coraggio di rivelarle la verità. Probabilmente entrambe le ipotesi hanno la loro ragione di esistere e nessuna interpretazione critica potrebbe definire con chiarezza questo dubbio.


Quello che invece emerge chiaramente è la grande statura morale e la dignità di Ifigenia, che, a differenza della madre, non pensa subito alla difesa, alla furia, alla vendetta; rimane stupita, certo, ma non reagisce a sua volta con l’inganno e la menzogna. Ancora una volta, dunque, Ifigenia si rivela più vicina alla natura paterna che materna: infatti, è come se tutti i tentativi di Agamennone di dare un ordine alla sua morale dalla duplice natura di padre e comandante siano passati in eredità ad Ifigenia ed ella li abbia saputi tradurre in una compostezza ed una visione, seppur negli affanni, comunque equilibrata della vita, che, ancora oggi, le fanno onore.



perché la sua storia ha spinto i grandi autori di epoca classica ad interrogarsi sui doveri religiosi e politici del tempo



La storia di Ifigenia non è stata raccontata solo da Euripide e da altri tragici greci, ma è stata anche inserita dal poeta latino Lucrezio nel suo poema De rerum natura.

Sia l’opera di Euripide che quella di Lucrezio pongono l’accento sull’insanabile dualismo tra famiglia e dovere; quello in cui, però, differiscono è l’elemento con il quale il dovere è identificato. Sono esposte due differenti teorie, dunque, sul principale movente del sacrificio.

Nell’ Ifigenia in Aulide è mossa una grandissima critica ai motivi legati alla politica ed alla guerra, in particolare all’esercito. Quest’ultimo, infatti, è considerato come una forza il più delle volte incontrollabile, ambiziosa e smaniosa di guerre e bottino.
Euripide viveva in un momento in cui le città greche erano in crisi ed Atene e Sparta si preparavano ad entrare in guerra tra loro: sicuramente la sua rabbia nei confronti di chi cerca solo soldi e potere è dovuta anche a questo!


Di tutt’altro tipo è invece l’analisi di Lucrezio.
La sua critica è indirizzata principalmente alla religione tradizionale, ritenuta solo una serie di riti superstiziosi senza alcun fondamento né vera fede. Egli, infatti, sottolinea molto, a differenza di Euripide, il fatto che l’idea del sacrificio sia partito innanzitutto da un ordine ritenuto divino, fatto che, secondo Lucrezio, è da considerarsi un’assoluta follia. La denuncia dell’autore latino è molto pesante: davanti ad un comando di tipo religioso, infatti, tutto diventa secondario, compresa la famiglia.


Alla fine della tragedia, Euripide immagina che Ifigenia sia salvata da Artemide, dea della caccia, che, proprio sull’altare, la rapisce per portarla in un suo santuario e, al suo posto, fa apparire una cerva. Il finale, che sembra quasi lieto rispetto a tante altre tragedie greche, non attenua però la drammaticità della scelta di Ifigenia, che è solo l’inizio di tante sciagure che colpiranno la famiglia di Agamennone.




Giunti alla fine di questo lungo post, voglio ringraziarvi per aver letto fin qui. So che molti degli elementi presentati sono oggetto di studio dei classicisti, ma io ho cercato comunque di rendere questa lettura interessante per tutti. Spero di esserci riuscita.
Fatemi sapere che cosa pensate del personaggio di Ifigenia e di questa rilettura del mondo omerico.
Grazie ancora, al prossimo post! J



6 commenti :

  1. Articolo molto interessante e scorrevole! La tragedia greca è da sempre affascinante e la famiglia di Agamennone è una delle più complicate (si pensi anche a figure quali Elettra e Oreste). Purtroppo, sebbene io abbia un'infarinatura di tutto, non sono esperta (anche se spero di colmare presto questa lacuna), però il rapporto che più di tutti mi ha sempre affascinata (soprattutto per la ripresa magistrale di Hoffmanstall) è quello Elettra/Clitennestra (Hoffmanstall si rifà però alla tragedia di Sofocle). Belli comunque gli spunti, mi hai fatto desiderare di approfondire queste due figure!

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    1. Ciao Virginia! La tragedia greca è sempre stata una mia passione! Probabilmente tra non molto pubblicherò anche un articolo su Elettra, spero che lo apprezzerai!
      Mi fa piacere che il post ti sia piaciuto :-)

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  2. OMG! Io amavo la mitologia greca ma sono anni che non ho più avuto modo di dedicarmici, quindi ti devo assolutamente ringraziare per questa immersione in un mondo affascinantissimo! Non ti devi preoccupare assolutamente perchè la lettura è stata molto interessante e soprattutto ricca di spunti, ora ho mille pagine di Wikipedia aperte! :D

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    1. Ciao Sofia! Sono davvero felice di averti incuriosito! Spero di riuscire a parlare più spesso di mitologia greca sul blog! :-)

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  3. i miei studi classici hanno avuto gli occhi a cuore, nel leggere questo post...
    veramente interessante, ed ispirato!

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    1. Ciao Alice, grazie mille!! Sono contenta che ti sia piaciuto il mio post! Gli studi classici non si scordano mai :-)

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