Don Andrea Gallo e Fabrizio De André raccontati da Michele Riondino
Cari
lettori,
novembre
si sta rivelando un mese ricco di occasioni per assistere a
bellissimi spettacoli. Oggi, per la nostra rubrica “Consigli
teatrali”, vi parlo di una rappresentazione che sta andando in
scena in questi giorni al Teatro Carcano di Milano, dal titolo
Angelicamente anarchici.
Ecco
gli elementi più affascinanti e sorprendenti di questo spettacolo!
La
scenografia
L'unico
attore dello spettacolo, Michele Riondino, appare seduto su uno
sgabello, di fronte ad un telone, sul quale è apparentemente
proiettata la sua ombra. Nel momento in cui egli si alza, però, lo
spettatore nota che quella figura sul telone si muove da sola, si
distorce, cambia e, infine, lascia spazio a nuove immagini.
Il
protagonista della storia dialoga con le ombre che appaiono sul
telone ed utilizza le immagini che vi appaiono per raccontare storie.
Si
lascia molto spazio alla fantasia: una scelta artistica coraggiosa,
che rende l'attore protagonista un vero cantore di storie e fa sì
che lo spettatore sia rapito dalle sue parole.
La
storia di Don Gallo
Il
protagonista della rappresentazione è Don Andrea Gallo, ormai morto
ed arrivato in un ipotetico aldilà. Anche se ormai diventato un
angelo,
egli continua a conservare tratti della sua personalità anarchica
e
ribelle.
Egli
si chiede, innanzitutto, dove siano molti dei ragazzi di strada
prematuramente scomparsi di cui egli si era occupato in vita ed ai
quali aveva dato un appuntamento dopo la morte.
Ricorda,
poi, la sua gioventù come marinaio e partigiano, le sue lotte a
fianco dei più deboli, le persone che ha cercato di aiutare.
Non
manca, infine, di discutere con un immaginario cardinale,
un'ombra sul telone che a volte incombe ed a volte sfugge, chiaro
simbolo della corruzione della Chiesa odierna.
Quello
che più mi è piaciuto di questa interpretazione di Don Gallo è il
fatto che gli autori dello spettacolo non abbiano cercato di fare una
sua apologia o di renderlo una figura mitica.
Esso è invece
presentato come un uomo,
a differenza dei tanti, troppi “santi” incensati dalle masse o
autoproclamatisi tali: una persona che, pur con i suoi errori e
possibili peccati,
ha comunque continuato a camminare in avanti, un passo dopo l'altro,
inseguendo un'utopia.
Le
canzoni di De André
Lo
spettacolo gioca molto sull'amicizia che c'è stata in vita tra il
prete ed il cantautore. Le storie che Don Gallo racconta, infatti,
sono proprio quelle delle più celebri canzoni di Fabrizio De André:
Via del campo, La ballata del Miché, Un giudice, Dormono
sulla collina.
Un
posto d'onore è riservato alla Ballata dell'amore cieco (o
della vanità), raccontata ed interpretata
nei dettagli con grande intensità.
Le
musiche sono proposte, nella maggior parte dei casi, con degli
arrangiamenti del tutto nuovi ed originali, e sono suonate dal vivo
da tre musicisti posti dietro al telone, che appariranno solo
verso la fine della rappresentazione.
Genova
e gli "ultimi”
Una
canzone che non è stata cantata nel corso dello spettacolo, ma che è
continuamente evocata, citata, raccontata, è La città vecchia,
realistico ritratto della Genova più povera e degradata.
Frequentando
regolarmente la riviera ligure ed essendovi molto affezionata, posso
dire di aver conosciuto un po' Genova e (spero) di averne colto lo
spirito. Per questo motivo mi sento di affermare che questa canzone
di De André è ancora molto attuale.
Certo, sono passati dei
decenni, ma Genova continua ad essere un grande porto, un luogo di
speranza, ma anche di fuga; nella stessa via si possono trovare
monumenti bellissimi ed edifici degradati, turisti benestanti e
persone più che povere.
Questo
spettacolo evidenzia molto bene il modo in cui Don Gallo e Fabrizio
De André hanno vissuto la loro Genova: entrambi, a modo loro, sono
stati dalla parte degli ultimi, cioè di coloro che nessuna
cosiddetta “persona perbene” vorrebbe frequentare: le prostitute,
gli ubriaconi, i pazzi, i ragazzi di strada.
L'attore
Il
bravissimo Michele Riondino, in questo particolare monologo, tra
musiche, immagini e racconti, dimostra di avere, secondo me, due
capacità davvero straordinarie.
La
prima è quella di creare interi scenari semplicemente con il potere
delle sue parole: narrando le storie che abbiamo sempre sentito da
Fabrizio De André, egli diventa, a sua volta, una sorta di
cantautore, e ci presenta nuovi dettagli e poetiche riflessioni.
La
seconda è invece quella di fare suo un personaggio, cogliendone
l'essenza più autentica.
L'abbiamo
visto donare un volto giovane, inedito ed un po' ombroso
all'amatissimo commissario Montalbano; l'abbiamo ammirato ne Il
giovane favoloso nella parte di Ranieri, amico di Giacomo
Leopardi tanto diverso dal poeta quanto affezionato a lui; qui,
invece, lo scopriamo nelle vesti di Don Andrea Gallo, avendo non di
rado l'impressione di trovarci davanti proprio il prete scomparso.
Lo
spettacolo resterà in scena al Teatro Carcano ancora per pochi
giorni, fino al 20 novembre!
Nel
caso non abitiate a Milano, tuttavia, vi consiglio comunque di
informarvi su eventuali tappe successive dello spettacolo, perché,
dal momento che sta riscuotendo un grande successo, è possibile che
ben presto venga portato altrove.
Spero
di avervi interessato!
Che
ne pensate di Michele Riondino e dei ruoli che ha interpretato?
Che
opinione avete dei due protagonisti di cui abbiamo parlato oggi?
Grazie
mille per la lettura!
Al
prossimo post :-)
Di Riondino ho visto qualche sua interpretazione in tv, soprattutto serie tv, e lo apprezzo tantissimo come attore; mi piacerebbe molto vederlo a teatro!!
RispondiEliminaCiao Angela! Anche io conoscevo Riondino solo come attore di cinema e tv. Vederlo in teatro è stata una sorpresa graditissima! :-)
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