Un po' di chiarezza sul femminismo e sulla condizione della donna
Le donne della letteratura e la figura paterna #1
Cari lettori,
molti di voi sanno che, in
questo blog, cerco di mantenere quasi sempre un tono pacato ed
obiettivo. Alcune volte, tuttavia, mi è davvero difficile non
arrabbiarmi.
In questi giorni ho scoperto –
con mio grande orrore – una piccola collezione di pagine Internet,
purtroppo gestite da donne (o almeno, così sembrerebbe), le quali si
dichiarano portatrici di “idee controcorrente”. In queste pagine
ho trovato un'esaltazione assurda della società patriarcale e del
maschilismo, una serie di accuse infondate rivolte al femminismo, una
visione distorta della condizione della donna nella storia ed anche
parecchia omofobia.
Agghiacciante, vero?
Non so voi, ma io mi sono
spaventata di più leggendo questa roba che vedendo il mostro che
salta fuori dal cassonetto nel film Mulholland Drive.
Mi ha confortato vedere che
queste pagine sono frequentate anche da tante persone di buonsenso
che intervengono cercando di far ragionare queste… come chiamarle?
Signore convinte di vivere ancora nel Medioevo?
Tuttavia, per quanto gli
adepti (e, ahimé, le adepte) di queste discutibili teorie non siano
tantissimi, per essere l'inizio del XXI secolo non mi sono parsi
nemmeno pochi.
Quindi ho deciso di scrivere
semplicemente la mia opinione, e di farlo un po' come faccio sempre
su questo blog: chiamando in causa i grandi della letteratura e della
cultura. Questa volta la mia scelta è ricaduta sul drammaturgo
norvegese Henrik Ibsen.
Quando, a 17 anni, ho letto
“Casa di bambola” per la scuola, non mi rendevo conto della
portata di quest'opera. Ricordo di aver aperto il libro durante
un'ora buca, per portarmi avanti con i compiti.
Il supplente che
avevamo per quell'ora ha visto il volumetto ed ha detto “Ah! Casa
di bambola! Una lettura importantissima! Assolutamente formativa
per le ragazze della tua età!”
Continuando a far scorrere le
pagine, mi sono resa conto che il professore aveva ragione.
È ancora adesso uno dei miei
testi preferiti. Credo di averlo letto sei, forse sette volte. Ed
adesso vi spiego perché non mi stanca mai.
Nora è una giovane donna,
moglie e madre di tre figli. Le sue giornate scorrono tranquille, tra
un ricamo ed un gioco con i bambini, tra un giro per negozi ed i
dolcetti che ama tanto. Questa, per lei, è la miglior vita
possibile.
Non si accorge del fatto che
il marito non la ami davvero, anzi, la tratti in modo paternalistico,
come una sorta di grazioso soprammobile.
Non si rende nemmeno conto del
fatto che le sue amiche non la stimino, perché la ritengono poco più
che una bambina. L'unico che si preoccupa veramente per lei è un
medico, amico di famiglia, ovviamente innamorato di lei, fatto al
quale lei non pensa nemmeno fino alla confessione di lui.
Quella di Nora, tuttavia, è
una maschera.
Ella, infatti, ha realmente compiuto, almeno una volta,
un gesto coraggioso ed altruista: alla morte del padre, ha
falsificato la firma del marito su una cambiale, in modo da poter
avere più denaro proprio per la salute di quest'ultimo.
Il suo segreto, però, rischia
di essere rivelato da Krogstad, un funzionario della banca, che
minaccia di denunciarla. Nora cerca il più possibile di farlo
tacere, ma, quando suo marito viene a conoscenza della situazione,
invece di ringraziarla per aver pensato alla sua salute la ricopre di
insulti, preoccupato che la reputazione della famiglia venga
infangata.
Una notizia, infine, giunge
inaspettata: Krogstad non sporgerà denuncia, perché persuaso da
Linda, un'amica di Nora con cui ha riallacciato una vecchia
relazione.
Il marito di Nora sembra
disposto a “perdonare” la donna: in fondo, dal suo punto di
vista, tutto è risolto.
Purtroppo (o per fortuna) per
Nora le cose non stanno più così. Questa vicenda, infatti, le ha
fatto aprire gli occhi sulla sua condizione di servile “bambolina”
del marito e sulla sua posizione ingiustamente subalterna rispetto a
tutti gli uomini della sua vita, dal padre allo sposo.
Senza alcun rimpianto, Nora
esce sola dalla porta di casa, sbattendosela dietro, decisa a non
rivedere mai più chi le ha fatto del male ed a costruirsi una nuova
vita.
Sicuramente non basta il mio
breve riassunto per rendere pienamente la complessità di questo
capolavoro.
Tuttavia, penso che sia
evidente come quest'opera ci mostri alcune importanti verità.
Innanzitutto, non c'è amore all'interno di una coppia nella quale
non ci sia parità e stima reciproca. Se l'uomo desidera la donna
“sottomessa” a lui, il suo non è amore, bensì egocentrismo
(unito ad una buona dose di insicurezza patologica).
Poi, la violenza domestica
esiste, eccome, e le statistiche non sono affatto falsate, perché
l'esistenza di tante famiglie felici non fa scomparire dalla faccia
della Terra quelle all'interno delle quali si compiono abusi. Forse,
poi, il tipo di violenza più diffuso non è tanto quello fisico,
bensì quello psicologico (il “lavaggio del cervello”, in parole
povere), del quale, spesso, le vittime non si rendono conto per
molto, molto tempo.
Inoltre, essere femministe (e
femministi, perché esistono anche tanti uomini che lo sono!)
significa semplicemente desiderare pari diritti per l'uomo e per la
donna, e lottare ogni giorno perché non esistano più donne come
Nora, terrorizzate all'idea di fare una semplice firma in banca, né
uomini come suo marito, a loro volta spaventati a morte dall'idea di
avere una cattiva reputazione e di non essere considerati “abbastanza
maschi”.
E sì, se noi donne possiamo
studiare, lavorare, scrivere blog e aprire pagine su Internet è grazie
a tante “Nora” che hanno rischiato tutto in nome dei sacrosanti
diritti della donna. Se fosse stato solo per l'andare della storia e della cultura saremmo ancora tutte analfabete e
chiuse in casa a fare la calza con la convinzione che non ci sia
alternativa.
Infine, qualsiasi tipo di
relazione renda felici le persone in essa coinvolte va capita ed
accettata. In fondo, Linda e Krogstad non sono due personaggi molto
apprezzati, ma è proprio il loro amore apparentemente sconclusionato
a liberare Nora, no?!?
Ecco quello che ha cercato di
insegnarci Henrik Ibsen.
Correva l'anno 1879, e gli
spettatori abbandonavano il teatro, sconvolti dalla modernità di
questa rappresentazione.
Siamo quasi in fondo al 2015.
Forse è il caso di restare in
quel teatro e di ascoltare.
Questi siti di donne che, come hai detto tu, sono rimaste al Medioevo, con le loro idee arretrate e discriminatorie, mi spaventano molto. Non riesco a concepire che nel 2016 esistano ancora persone così.
RispondiEliminaIo sono estremamente grata a quelle donne, quelle "Nora", che hanno combattuto per i diritti e fatto in modo che io vivessi in un mondo diverso e migliore del loro. Ma la battaglia non è ancora conclusa, c'è ancora molta strada da fare per arrivare alla parità. Per questo, nel mio blog, ho deciso di inserire ogni tanto post su libri femministi, o che comunque riguardino il razzismo, l'omofobia e le discriminazioni in generale, per abbattere questi muri che non dovrebbero nemmeno esistere nel nuovo Millennio. Tutti devrebbero fare la loro parte per rendere questo mondo un posto migliore, e io proverò a farlo attraverso i libri (perché la cultura passa anche e soprattutto attraverso di essi).
"Casa di bambole" non l'ho ancora letto, ma l'ho comprato recentemente in libreria e dopo il tuo discorso non vedo l'ora di leggerlo!!
Ciao! Grazie mille per essere passata e per le tue belle parole! Passerò sicuramente dal tuo blog :-)
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