Un giro alla mostra "Mito e natura"
Come avrete capito dal titolo,
il post di oggi riguarda, ancora una volta, una mostra a Palazzo
Reale.
Sarà che spesso di giovedì
ho una lunga pausa prima di consigli di classe/riunioni/colloqui,
sarà che le sale ampie e silenziose del Palazzo mi conquistano ogni
volta, sarà che, in definitiva, le proposte di questi mesi sono
davvero eccezionali… fatto sta che mi sono ritrovata a vedere “Mito
e natura”. Si tratta di una mostra piuttosto agevole da girare, e
non particolarmente lunga, ma ricca di particolari e di spunti
interessanti.
In particolare, mentre mi
aggiravo da una stanza all'altra, ho pensato che…
...dovremmo proprio
imparare dagli antichi come si organizzano le occasioni mondane!
Piatti da pesce, anfore per
l'acqua, crateri per il vino, coppe (sempre per il vino) quando gli
ospiti sono un po' meno, posate, piatti da portata e tutto quello che
ci può suggerire la fantasia: già nel IV- III secolo a.C. i nostri
predecessori non si facevano mancare nulla.
Si
parla spesso di come e quanto gli antichi ci abbiano insegnato ad
apprezzare il valore della parola e della scrittura, l'importanza
di studiare quel che ci circonda ed alcuni valori di base della
civiltà.
Tutto verissimo e indiscutibile; perché, però, non
spendere due parole in più sulla loro straordinaria ospitalità e
sulla loro capacità di allestire banchetti?!?
… gli antichi Greci e
Romani erano così geniali da poter dare a se stessi ed agli altri
l'illusione di un giardino fiorito anche in pieno Dicembre.
Sono
rimasta davvero colpita nel trovarmi di fronte, in una delle sale
della mostra, alcuni resti di muri provenienti sicuramente da ricche
ville. Su di essi era dipinto, con una fantasia ed un realismo
impressionanti, un giardino, completo di foglie, felci, piccoli
uccelli e perfino fili d'erba.
È incredibile che qualcosa
che è stato riprodotto più di due millenni fa possa scaldare il
cuore e far immaginare la primavera anche in pieno Novembre, no?
…una delle più
importanti (e trascurate) lezioni che ci hanno dato gli antichi è
quella di praticare un coraggio quotidiano.
Nell'ormai
lontano mondo dei Greci e dei Romani, moltissimi erano i momenti in
cui si rischiava la vita.
La
si poteva perdere commerciando, per terra e per mare; oppure
ammalandosi mentre si stava tutto il giorno nei campi, con qualsiasi
clima; o, ancora, in guerra,
perché i conflitti erano continui.
La mostra mette in evidenza in
modo impietoso quanto il confronto tra uomo e natura, al tempo, fosse
impari.
Gli
antichi, come dei Giacomo Leopardi ante
litteram, hanno dovuto
davvero dimostrare tutto il loro eroismo per tenere testa ad una
natura crudelmente matrigna.
… tuttavia, non c'è da
preoccuparsi, perché passare dalla vita alla morte è semplice ed
indolore come un tuffo!
Su un
sarcofago di pietra è dipinta l'immagine di un uomo (probabilmente
il defunto) che, staccando i piedi da una costruzione (forse
la porta dell'aldilà) si tuffa con grazia in una piscina.
Questa immagine mi ha colpito
perché, nel momento in cui l'ho vista, non ho pensato alla
simbologia che ho appena descritto, bensì a tutt'altro. Mi è venuta
in mente la posizione sociale altolocata del protagonista della
scena, il mite clima mediterraneo, l'estate ormai lontana… è stata
la didascalia a ricordarmi che, in effetti, la scena rappresentata è
l'omaggio a qualcuno che non c'è più.
Sfido chiunque a rappresentare
un tema simile con tanta leggerezza…!
… tra tutte le
straordinarie donne del mito classico, il vero esempio da seguire è
Arianna!
Chi mi conosce bene sa
che ho dedicato una grossa parte dei miei studi alle donne
dell'antichità greca, a partire dal mito, passando per il poema
epico, fino ad arrivare al teatro. Ho scritto un po' su Medea, un po'
su Ifigenia, molto su Elettra, moltissimo sulla triade
Penelope-Circe-Calipso.
Tuttavia, mentre osservavo
alcune coppe dipinte, mi sono resa conto che potrei aver sbagliato
tutto.
In
questi anni, infatti, ho trascurato una figura di tutto
rispetto: Arianna.
Questa ragazza, dopo aver
aiutato Teseo, l'uomo di cui è innamorata, a sconfiggere il
Minotauro ed a fuggire, si ritrova abbandonata in mezzo al nulla
proprio dal suo (non così) grande amore. Che fa, allora? Piange
tutte le sue lacrime attendendo il suo ritorno? Medita di incendiare
il velo dell'amante del suo ex uomo? Si butta giù da una torre o
sceglie qualunque altro “onorevole” suicidio? Ma quando mai!
Se la cava da sola, ecco
tutto. Finché un giorno non passa di lì l'ultima persona che si
sarebbe aspettata: il dio Dioniso. Completamente diverso dal suo
“solito genere” di uomo (Teseo, in quanto eroe, era sicuramente
un po' più composto e determinato), ma divertente e sempre pronto a
fare festini a base di cibo e vino con lei dalla mattina alla sera.
Ed allora, perché non ricominciare?
Ecco, io potrei sbagliarmi, ma
credo che noi donne, all'occorrenza, dovremmo essere tutte un po'
come Arianna.
… l'epoca classica fa
sempre venire nostalgia. Anche se non la si è vissuta. Conclusione
forse un po' scontata, ma inevitabile. Per fortuna ci sono mostre
come questa a tenere sempre aperte le porte dei sogni.
La mostra è a Milano fino al
10 gennaio. Spero che le mie riflessioni vi abbiano incuriosito ed
interessato.
Altrimenti, spero che la
visita della mostra susciterà in voi altre idee.
Grazie, come sempre, a chi ha
letto fin qui!
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