Un'interpretazione
Letteratura italiana #1
Cari lettori,
stiamo vivendo la giornata in cui ricorre l'anniversario della Liberazione. Quest'anno si tratta di una ricorrenza particolarmente importante, perché sono 70 anni da quella che viene considerata da tutti la data ufficiale della fine della Seconda Guerra Mondiale.
stiamo vivendo la giornata in cui ricorre l'anniversario della Liberazione. Quest'anno si tratta di una ricorrenza particolarmente importante, perché sono 70 anni da quella che viene considerata da tutti la data ufficiale della fine della Seconda Guerra Mondiale.
Ognuno di noi avrà già ricevuto almeno un volantino di
invito per un'occasione di festa o di celebrazione; molti canali
televisivi stanno proponendo da giorni dei film “a tema”; persino
i social network da qualche anno si riempiono di foto e di commenti
in proposito. Credo che, trattandosi di un tema così importante, sia
naturale che tutti noi comunichiamo, in qualche modo, la nostra
partecipazione.
Per quel che mi riguarda, io ho sempre amato una poesia
di Alfonso Gatto, "25 aprile". La condivido sui social network praticamente
ogni anno; tuttavia, non ho mai spiegato perché questa composizione
è per me così significativa, e perché quelle parole mi tornano in
mente ogni volta che celebriamo questa ricorrenza.
La
chiusa angoscia delle notti, il pianto
delle
mamme annerite sulla neve
accanto
ai figli uccisi, l’ululato
nel
vento, nelle tenebre, dei lupi
assediati
con la propria strage,
la
speranza che dentro ci svegliava
oltre
l’orrore le parole udite
dalla
bocca fermissima dei morti
“liberate
l’Italia, Curiel vuole
essere
avvolto nella sua bandiera”:
Come
già detto in un'altra occasione, mi ritengo fortunata, per svariati
motivi. Uno di questi è che né io né altri della mia generazione
abbiamo visto in prima persona gli orrori che qui si raccontano. Per
molti di noi, la guerra è semplicemente il mostro cattivo che
compariva ogni tanto sullo sfondo dei racconti dei nostri nonni,
quando eravamo piccoli. Anzi, persino alcuni di loro erano troppo
giovani per capire fino in fondo che cosa significasse un conflitto
di ideologie.
Quella
che però a me è stato sempre raccontato è proprio quella che il
poeta chiama la
chiusa angoscia delle notti,
soprattutto durante i bombardamenti. Non riesco davvero ad immaginare
come potrebbe essere vivere in allerta costante, con la paura di
quella sirena che annuncia che una bomba sta per cadere o su casa tua
o su quella di un tuo amico. Sono io stessa così preoccupata
quotidianamente – spesso per niente – per i miei beni materiali
da non riuscire a comprendere come si possa vivere ogni minuto con
l'ansia che la tua casa e la tua famiglia potrebbero venire spazzate
via.
Il
poeta si riferisce, in questi primi versi, soprattutto alla lotta
finale tra i partigiani e gli ultimi fascisti che si erano nascosti,
avendo ormai capito la sconfitta.
Io
abito in provincia di Milano, e non ho ereditato molti racconti sui
partigiani, forse semplicemente perché non è questa la zona dove
trovare le storie che cerco. Così, circa un anno e mezzo fa, quando
mi è capitato di fare una vacanza con delle amiche in una casa tra
la Liguria e la Toscana, sono andata a Sant'Anna di Stazzema.
Per
chi non ci fosse mai stato, si tratta di un paesino minuscolo in
bassa montagna, raggiungibile in macchina (a prezzo di grandi
sofferenze per i deboli di stomaco). In passato, i fascisti hanno
ucciso gli abitanti di Sant'Anna perché colpevoli di aver nascosto
ebrei e partigiani. Storie come questa, purtroppo, si sono ripetute
in diverse zone di montagna, proprio perché, con ogni probabilità,
era più facile nascondersi.
Non
rimane più molto, se non una piccola Chiesa, un museo ed una lapide
commemorativa. Basta però leggere le storie dei sopravvissuti per
meravigliarsi di quanto coraggio abbiano avuto queste persone, che
conducevano una vita modestissima, non avevano quasi niente da
condividere, eppure sono riusciti a compiere qualcosa di eroico ed a
pagare per questo.
Credo
che anche i partigiani fossero persone così: uomini comunissimi,
che, ad un certo punto, hanno deciso di difendere quello che era loro
rimasto, come potevano.
tutto
quel giorno ruppe nella vita
con
la piena del sangue, nell’azzurro
il
rosso palpitò come una gola.
Mi
piace molto l'accostamento dei due colori che utilizza il poeta, ed
il fatto che, in qualche modo, essi si contrappongono.
Personalmente,
avrei scelto il nero o il grigio per un contesto di guerra. Il colore
azzurro, almeno ad una prima lettura, può sembrare una tonalità più
allegra e rilassante.
Tuttavia,
l'azzurro del cielo può rimandare anche ad una situazione di
immobilità, di staticità. Non si può decisamente parlare di noia
in questo contesto, ma si può pensare ad una sorta di rassegnazione,
ad un'attesa...forse della liberazione?
È
allora che subentra il rosso, forte ed inequivocabile, perché è il
colore di ogni grande passione, positiva o negativa che sia. Il
riferimento alla gola squarciata è inevitabile, perché tanti anni
di violenza non possono permettere una pace immediata e definitiva.
In
ogni caso, credo che il messaggio di fondo sia quello di non
arrendersi, di non accontentarsi di un quieto ma ingannevole
“azzurro”, ma di cercare sempre quel poco di “rosso” che
rende la vita davvero degna di essere vissuta.
E
fummo vivi, insorti con il taglio
ridente della bocca, pieni gli occhi
piena la mano nel suo pugno: il cuore
d’improvviso ci apparve in mezzo al petto.
ridente della bocca, pieni gli occhi
piena la mano nel suo pugno: il cuore
d’improvviso ci apparve in mezzo al petto.
Non nego di avere un debole per la conclusione di questa
poesia.
Mi sembra un invito a vivere pienamente, con ogni
singola componente del corpo e dello spirito.
Ogni volta che conquistiamo una piccola o grande
libertà, ritorniamo ad essere vivi e, in molti casi, il nostro cuore ricomincia a battere.
Io credo che il messaggio di Alfonso Gatto sia: non
dimentichiamo il 25 aprile!
Questa giornata ci ricorda una delle nostre libertà più
grandi, senza la quale ogni nostra minima e quotidiana scelta
forse non sarebbe stata possibile e di sicuro non sarebbe stata la
stessa.
Non dimentichiamo il coraggio di chi è venuto prima di
noi; nel nostro piccolo, cerchiamo di considerarlo un esempio.
Se qualcuno che ha letto questo post vuole condividere
qualche altra poesia o pensiero sul 25 aprile nello spazio
sottostante...lo faccia senza paura! Io li aspetto!
Nel frattempo... buona festa a tutti!! Al prossimo post :-)
“La libertà è un dovere, prima che un diritto è un dovere”
RispondiEliminaQuesta è la mia citazione preferita perché in due parole riassume il concetto di democrazia, ed è di una grande giornalista, Oriana Fallaci.
Un po'in ritardo con la tempistica..ma per ricordare la liberazione c'è sempre tempo.
Ciao! Grazie per aver letto e commentato. Certo che per parlare di liberazione c'è sempre tempo! Ogni giorno è quello giusto, come sottolinei, per parlare di libertà. Vorrei tanto anche io che noi tutti ci ricordassimo che la libertà è anche un dovere! Se ti interessa Oriana Fallaci, ho parlato di lei in un altro mio post. Grazie ancora
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