L'Ulisse di Valerio Massimo Manfredi in scena al Teatro Carcano
Uno
dei personaggi chiave della stagione teatrale di Milano di
quest'autunno è senza dubbio Ulisse.
Se
nello scorso post vi avevo consigliato di andare a vedere Odyssey
di Bob Wilson, che è
un'interpretazione del tutto contemporanea ed innovativa dell'Odissea
omerica, questa volta vi segnalo uno spettacolo molto più vicino
alla tradizione del personaggio così come lo conosciamo, ma
ugualmente affascinante.
La
storia di Il mio nome
è Nessuno è tratta
dall'omonima trilogia di libri dello scrittore Valerio Massimo
Manfredi, ma la messa in scena del Teatro Carcano ha aggiunto alcuni
elementi assolutamente originali all'intreccio del romanzo.
Non
nascondo che, così come con Odyssey,
anche questa volta
sono completamente di parte: amo il modo di scrivere di Manfredi, il
suo modo di riportare in vita letteratura e storia antica, i suoi
libri che spesso mi lasciano con il fiato in sospeso.
Credo
però di non fare un errore consigliandovi di cuore questa
rappresentazione.
Il
mio nome è Nessuno è
imperdibile perché…
...perché
è un ottimo ripasso dell'epica antica. Come
già immaginavo, non appena sono entrata a teatro ho avuto la
sensazione di non essere ancora uscita dal lavoro.
Ho trovato infatti
altri studenti, altri prof e persino vecchi compagni di scuola
diventati a loro volta insegnanti. Lo spettacolo ripropone, in un
modo tutto suo, i due poemi omerici, l'Iliade
e
l'Odissea,
ed
è per questo che molti miei colleghi hanno pensato di organizzare
un'uscita con i ragazzi.
Personalmente,
tuttavia, credo che Il
mio nome è nessuno possa
essere altrettanto (forse più) utile agli adulti che non hanno per
niente a che fare con il mondo della scuola. Penso soprattutto a chi
svolge dei lavori in un ambito lontano da quello umanistico, a chi
non ha fatto studi classici, a chi li ha fatti ma li considera un
ricordo del liceo ormai chiuso in un cassetto insieme agli anni
dell'adolescenza. Questo spettacolo costituisce un'ottima occasione
per (ri)scoprire il mondo perduto degli dèi e degli eroi.
...perché
è uno spettacolo che sorprende! La
scenografia è essenziale ma curatissima e gli attori si muovono su
un piano inclinato.
I
costumi riprendono in modo evocativo l'epoca classica senza
riprodurre ogni dettaglio in modo cinematografico.
Il
vero elemento originale di questa messa in scena, però, è
l'orchestrina composta da 12 elementi (principalmente sassofonisti,
insieme a qualche clarinettista e percussionista) che compongono la
scena ed accompagnano gli attori.
Ci
si aspetterebbe che la tipologia di musica scelta crei un contrasto
con i restanti elementi che compongono la scena; il risultato,
invece, è armonioso in maniera sorprendente. Quanti di voi si
sarebbero aspettati di sentirsi narrare le avventure della guerra di
Troia ed ascoltare un motivetto jazz nello stesso momento?
...perché
è una prova d'attore davvero straordinaria.
Anche se accompagnato da altri due attori ed un'attrice che
interagiscono con lui durante le parti dialogate, Sebastiano Lo
Monaco, di fatto, regge lo spettacolo, e lo fa con un'energia davvero
inesauribile.
Il suo Ulisse, in un'ora e quarantacinque minuti di
seguito, prova un'infinita gamma di sentimenti ed emozioni, dalla
felicità più pura all'orrore più profondo, senza mai un momento di
stasi.
Si
tratta di un'interpretazione di grande intensità, e per lo
spettatore è davvero difficile distogliere lo sguardo.
…perché
potreste avere la possibilità di incontrare Valerio Massimo Manfredi
in persona! Ammetto
che questo è un motivo molto poco culturale e molto più da “fan”. Tuttavia, sono rimasta davvero colpita, mercoledì sera, nel vedermi
passare di fianco uno dei miei scrittori preferiti mentre
chiacchierava con gli ospiti in sala!
Molti lettori accaniti come me
concorderanno nell'affermare che è sempre un'emozione ritrovarsi
faccia a faccia con uno dei propri autori prediletti.
…perché
la storia di Ulisse viene raccontata da un punto di vista del tutto
nuovo. È nota quasi a tutti
l'origine della guerra di Troia: il rapimento di Elena, la donna più
bella della Grecia, compiuto da Paride, principe troiano.
Un po' meno
noto è l'antefatto. Nel momento in cui Elena è in età da marito,
infatti, tutti i principi greci vorrebbero sposarla, e rischiano di
litigare tra loro.
È proprio Ulisse a proporre un giuramento per
evitare spargimenti di sangue: sarà Elena a scegliere suo marito, e
tutti i principi rifiutati si impegneranno a difendere l'onore di
questa unione.
Il
romanzo di Manfredi e lo spettacolo presentano questa storia da
un'altra prospettiva: si immagina, infatti, che Elena voglia
come marito proprio Ulisse, ma che quest'ultimo, spaventato dal
fascino della donna, che
considera pericoloso,
la rifiuti. In questo senso, la scelta di Menelao, marito di Elena,
costituisce un ripiego e soprattutto la decisione di fuggire con
Paride è una vendetta nei confronti di Ulisse e del giuramento che
ha proposto.
Mi
è molto piaciuta questa interpretazione, perché Ulisse, in questo
modo, diventa il personaggio chiave di entrambi i poemi, e la sua
storia personale finisce per guidarci, dall'inizio alla fine,
attraverso il mondo dell'epica antica.
Ancora
una volta, una storia vecchia di millenni ci offre ulteriori informazioni, dubbi, idee.
Lo
spettacolo resterà al Teatro Carcano fino al 25 ottobre.
Spero
di essere riuscita ad incuriosirvi almeno un po'!
Qualcuno
di voi è già andato a vedere lo spettacolo? Che cosa ne pensate?
Fatemi
sapere!
Grazie,
come sempre, a chi mi legge.
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