Perché leggere i romanzi di Dario Crapanzano
Cari lettori,come già anticipato nel post riguardante il Liebster Award, eccomi con qualche consiglio per alcune letture “da ombrellone”, ovvero piuttosto scorrevoli e gradevoli, vista la stagione in corso e la conseguente speranza di riuscire ad andare al mare.
Non potevo non cominciare da
uno dei generi principi della spiaggia: il giallo.
In questo periodo mi sono
appassionata quasi per caso ai romanzi di Dario Crapanzano,
pubblicati da Fratelli Frilli Editore, nella collana I Tascabili.
Il commissario Mario Arrigoni,
protagonista indiscusso di questa serie, è un uomo sui cinquanta che
vive l'immediato Dopoguerra a Milano.
A quei tempi, alla sua età (a
stragrande differenza nostra) si era già ad un passo dalla pensione,
ma egli ha troppa passione per il suo lavoro e continua a dirigere
con energia ed arguzia il commissariato di Porta Venezia, affiancato
dai simpatici sottoposti Giovine e Di Pasquale e dal molto meno
affabile vice Mastrantonio.
È un uomo che ha avuto tardi
la sua occasione di farsi una famiglia, ma che da diversi anni vive
ormai serenamente con la moglie Lucia, molto più giovane e bella di
lui, e con la figlia Claudia, una ragazzina molto lontana dal
prototipo dell'adolescente ribelle a cui ci hanno abituato i romanzi
contemporanei.
La seconda protagonista di
questa collana è indubbiamente la città di Milano, in ogni suo
angolo e sfumatura. Chi si aspetta però la città della moda, dei
locali notturni e del benessere resterà deluso: la Milano degli anni
'50 è una città in via di ricostruzione, tenacemente attaccata ai
suoi costumi ed alle sue tradizioni, e caratterizzata da una
fisionomia ben diversa da quella attuale.
Vi propongo di seguito un
breve riassunto di trame e tematiche dei primi quattro romanzi della
serie, sperando di incuriosirvi (anche e soprattutto se non siete
milanesi!).
Il giallo di via Tadino
Una traversa poco conosciuta
della zona di Porta Venezia è proprio via Tadino, piccola viuzza
caratterizzata da una serie di case a ringhiera.
È lì che, una sera fredda e
piovosa, gli abitanti di uno dei complessi sentono un urlo, per poi
ritrovare, al di sotto di uno dei balconi, il cadavere di una madre
di famiglia che abitava in quello stabile e che tutti conoscevano.
L'ipotesi del suicidio è la
più ovvia ed immediata.
Solo il commissario capo
Arrigoni non è convinto di questa ipotesi, e prova a condurre le
indagini ipotizzando che si tratti di un omicidio…
Questo primo giallo affronta
il tema di quella che era, nel 1950, la vita nelle case popolari di
Milano.
Forse qualche lettore, come
me, si stupirà di quanti aspetti della vita, anche i più intimi,
fossero invece in comune in tali complessi. Dal bagno condiviso ai
ballatoi pubblici, passando per i corridoi che collegavano un
appartamento ad un altro, gli spazi da dividere erano tanti e tali
che ogni casa “a ringhiera” diventava una sorta di famiglia
allargata, con le sue gioie, ma anche con i suoi segreti.
La Bella del Chiaravalle
Il secondo romanzo della serie
tratta il delicato tema delle case chiuse, popolarissime negli anni
'50 in Italia, ben prima della loro chiusura e molto prima del triste
fenomeno delle minorenni straniere costrette a prostituirsi in
strada.
Frequentare un simile ambiente
era, ai tempi, quasi di routine per i giovani scapoli ed anche per
molti sposati, ma non certo per il commissario Arrigoni, il quale,
suo malgrado, si trova coinvolto in questo mondo.
Viene ritrovato, infatti, il
cadavere di una giovanissima e bella ragazza che esercitava la
professione, orribilmente squarciato sul ventre da una serie di
coltellate.
La ragazza, com'è facile
immaginare, era circondata, in vita, da una serie di personaggi poco
raccomandabili: parenti desiderosi di approfittarsi di lei, un
“fidanzato” che la cercava solo per soldi, alcune colleghe
invidiose della sua avvenenza…
Il commissario capo si sente
un pesce fuor d'acqua in questo contesto, ma, con tenacia e pazienza,
riesce ad arrivare anche alla fine di questo caso.
Il delitto di via Brera
Siamo nell'afoso luglio del
1952 ed il commissario Arrigoni si annoia più che mai. Madre, moglie
e figlia sono in montagna e lui può raggiungerle solo nel weekend.
Durante la settimana, infatti, egli deve restare in commissariato, ma
sembra che a Porta Venezia persino il crimine sia andato in vacanza.
È per questo motivo che i
suoi superiori gli affidano un caso riguardante tutt'altra zona di
Milano: via Brera.
Il morto è, questa volta, un
direttore di una delle prime agenzie pubblicitarie d'Italia,
aspirante artista sull'orlo del fallimento per via delle sue rovinose
passioni: donne e gioco d'azzardo.
Questa volta, l'indagine del
commissario si concentra su quello che nell'immediato Dopoguerra era,
ad ogni effetto, il quartiere degli artisti: egli si addentra in un
mondo ormai perduto, nel quale le pubblicità venivano fatte da
pittori e non da moderni “creativi”, in cui era possibile
millantare una laurea in Architettura senza averla e bastavano un
paio di bar sulla via dei Fiori Chiari per creare circoli artistici.
Il caso di Piazzale Loreto
In questo quarto romanzo, la
grande protagonista è la festività che sta più a cuore ai
milanesi: Sant'Ambrogio.
Tra l'annuale fiera intorno alla Basilica,
il tradizionale acquisto del primo panettone ed il tanto sospirato
ponte, Arrigoni si trova ad avere a che fare con un caso imprevisto:
il ritrovamento, nella sua auto, di una giovane ragazza morta,
proprietaria di un bar tabacchi. L'ipotesi di un malore viene
scartata quasi subito, in seguito alla scoperta di cianuro nel corpo.
Gilda, la ragazza assassinata,
aveva moltissimi conoscenti, ed ognuno di essi racconta al
commissario una verità differente. Il ritratto della ragazza che ne
vien fuori è complesso e tutt'altro che edificante, ed il
commissario sta quasi per rinunciare e chiudere le indagini… quando
sono i suoi sottoposti a venirgli in soccorso ed a condurlo alla
risoluzione del caso.
Molti sono i motivi che mi
hanno spinto a leggere ben quattro romanzi di questa serie (e
sicuramente leggerò anche i successivi), a partire
dall'ambientazione milanese, davvero realistica e ricca di spunti
istruttivi, passando per l'ironia di molte scene, fino alla
semplicità ed alla piacevolezza dello stile.
Ora tocca a voi! Avete letto
questi libri? Cosa ne pensate? Avete qualche altro giallo da
consigliarmi?
Come sempre, grazie ed al
prossimo post :-)
ciao Silvia! non conoscevo nè l'autore nè i suoi libri, quindi grazie per la "dritta"! i gialli costituiscono sempre una lettura piacevolissima, Agatha Christie è una delle mie autrici preferite :)
RispondiEliminatempo lessi un bel giallo sempre ambientato a Milano, UN DELITTO MOLTO MILANESE di Antonio Steffenoni ;)
Ciao! Non conosco il libro che hai citato, ma lo cercherò! Secondo me questi gialli ti piacerebbero molto :-)
EliminaCiao Silvia, non conoscevo quest'autore ma i suoi gialli "milanesi" sembrano molto interessanti!
RispondiEliminaCiao! conoscendoti, ti piacerebbero sicuramente!!
EliminaCiao! Io non prediligo molto i romanzi gialli sotto l'ombrellone ma i tuoi consigli mi ispirano molto! Oltretutto io AMO Milano! Questi sono libri da mettere sicuramente in lista :D
RispondiEliminaCiao!
-G
Mi fa piacere che tu ami Milano... io la considero la mia città, anche se vivo in provincia!
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