Un parere sul libro di Michele Serra
Qualche giorno fa ho letto l'ultimo romanzo di Michele Serra, Gli sdraiati. Non è una nuovissima uscita, e magari molti di voi l'avranno già letto e riletto, ma ho sentito la necessità di condividere con voi alcuni pensieri che mi sono venuti, una pagina dopo l'altra.
Per
chi non lo conoscesse, il libro racconta, in chiave un po' ironica
(come ci si potrebbe aspettare dall'autore), ma anche malinconica,
l'eterno confronto tra vecchi e giovani, tra la generazione dei
“padri” e quella dei “figli”.
Secondo
l'autore, infatti, il nostro tempo presenta uno sconcertante
paradosso: i vecchi lavorano ed i giovani dormono.
Al
di fuori della narrazione, è evidente che Michele Serra stia facendo
riferimento all'attuale situazione lavorativa, ed al fatto che chi
dovrebbe andare in pensione continua ad essere costretto dalle
circostanze ad andare al lavoro, mentre i giovani, che non hanno
trovato nemmeno un misero posto quasi gratuito, salutano i genitori
dalla porta di casa.
Personalmente,
tuttavia, ritengo che il motivo per cui l'autore definisce la nuova
generazione “gli sdraiati” sia di stampo diverso, più
psicologico.
Il
padre protagonista del romanzo, infatti, riscontra nel figlio una
perdita di interesse nei confronti della quasi totalità di quello
che gli è intorno. Al ragazzo in questione non importa nulla non
solo della scuola, dei doveri e delle persone che frequenta, ma
neanche delle ore del giorno o delle stagioni. È indifferente a
tutti ed a se stesso, ed è questo modo di fare che esaspera il
narratore della storia.
“Gli
sdraiati” è un libro che mi ha fatto sentire come se fossi divisa
io stessa in due opposte fazioni.
Da
un lato, infatti, come prevedibile, mi sento di difendere la
generazione dei “giovani”. È vero, spesso lavoriamo
infinitamente meno dei nostri genitori. Ci dividiamo tra fortunati
che hanno un impiego quasi fisso (ma raramente coincidente con quello
che hanno studiato), super precari che lavorano molto di più in
alcuni periodi e molto di meno in altri (e non solo supplenti come la
sottoscritta) e molti sfortunati perennemente alla ricerca di un
lavoro.
Non
lo neghiamo, a volte siamo intolleranti alle critiche della
generazione prima di noi, principalmente perché, riguardo alla
presente situazione, non ci sentiamo di avere colpe.
Purtroppo
la nostra condizione di “sdraiati” spesso è dovuta a cause
indipendenti dalla nostra volontà. Noi vorremmo alzarci,
essere molto più attivi, lasciare una nostra impronta più incisiva
nel mondo. È per questo motivo, infatti, che ho riscontrato tra i
miei coetanei una crescita impressionante di lavoretti per
arrotondare, hobbies che diventano lavori e spazi personali come
questo mio blog. In mancanza di un sostegno adeguato da parte di chi
dovrebbe aiutarci, cerchiamo soltanto di esprimere la nostra
individualità in altri modi.
Quello
su cui mi interessa soffermarmi è però l'altra mia “fazione”.
Alcune volte, infatti, persino io mi sono sentita tra le file dei
“vecchi”. Prima che qualcuno di voi obietti giustamente che la
mia prossima torta di compleanno avrà solo 26 candeline e che è un
po' presto per lamentarmi dei reumatismi, lasciate che vi spieghi.
Quest'anno
ho svolto un mestiere che mi ha consentito di stare a più stretto
contatto con molte persone nate dopo di me. Alcune volte la
differenza d'età è stata più sottile, altre più marcata, ma, in
ogni caso, mi ha permesso di fare caso ad alcune situazioni che non
mi sarei mai aspettata.
Per
esempio, durante una lezione di storia a dei ragazzi di prima media,
ho pensato che, per facilitare loro lo studio sul libro, sarebbe
stato più utile fare uno schema alla lavagna. La tecnica aveva già
funzionato bene con altri ragazzi, anche se un po' più grandi.
Questa la risposta: “Prof, ma dobbiamo scrivere? Siamo
stanchi! Non si potrebbe almeno usare l'Ipad?”
Oppure, insegnando geografia, ho fatto un pensiero sulle
care, vecchie ricerche sulle Regioni d'Italia, ma sono stati i
colleghi a dissuadermi, dicendo: “Guarda, ci abbiamo provato anche
noi più di una volta, ma è inutile. Ormai tutti scaricano in tre
secondi qualcosa di già pronto da Internet e non lo rileggono
neanche.”
Un'altra
volta ancora, di fronte alla scelta di moltissime tracce per il tema,
più di un ragazzo ha dichiarato di “non riuscire a pensare”. Su
mio gentile consiglio,
poi, hanno svolto il
tema. Tuttavia, nel momento in cui ho corretto i lavori, mi sono resa
conto che no, non avevano mentito affatto: leggendo, si faceva fatica
a capire anche solo quale fosse il loro parere personale
sull'argomento.
Leggendo il romanzo di Michele Serra, mi sono tornati in
mente tutti loro. L'atteggiamento del tipo “tanto non cambia
niente”, la tendenza a quello che a me spesso è sembrato
analfabetismo di ritorno, lo sdraiamento (perdonate il
neologismo) che sembra peggiorare man mano che l'anno di nascita è
più recente, la sensazione di non dover esplorare nulla del mondo
che ci circonda perché qualche “mamma elettronica” l'ha già
fatto per noi e ci ha già preparato una pappina riassuntiva.
Cari genitori, non allarmatevi: quello che ho raccontato
non è stata né una regola né una costante. Ho trovato anche tanti
ragazzi svegli, allegri, con voglia di mettersi in gioco. Di
parecchie giornate di lavoro ho un bellissimo ricordo. Ricordo con
molto affetto tutte le scuole che ho “visitato” quest'anno.
La mia forse è solo la confessione di una ragazza un
po' spiazzata che, facendosi forte dei suoi 25 anni, sperava di poter
comprendere meglio la posizione dei ragazzi rispetto a persone
dell'età dei suoi genitori, ed invece, suo malgrado, ha scoperto che
attualmente, anche “tra giovani”, un decennio è una montagna ed
un quindicennio un abisso.
Nel
corso del romanzo, il padre riesce a trovare qualcosa
a cui far appassionare
il figlio, ed il messaggio che Michele Serra trasmette è quello di
una speranza che conforta tutti noi. Anche se le circostanze sono
spesso difficili, credo che tutti noi dobbiamo sforzarci di essere
ottimisti. Arrendersi al pessimismo ritenendo che l'umanità non
abbia più nulla da trasmettere sarebbe la peggior forma di
“sdraiamento” possibile.
Come sempre grazie per le visualizzazioni dei miei post:
i numeri aumentano sempre più ed io ne sono così contenta che quasi
non ci posso credere! Vi ricordo che lo spazio commenti è a vostra
disposizione. Al prossimo post :-)
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