giovedì 1 maggio 2025

1 MAGGIO CON ANTONIO MANZINI

 Due romanzi dell'autore, consigliati per la Festa dei lavoratori




Cari lettori,

è arrivato maggio!

Lo salutiamo con la nostra rubrica “Letture...per autori” e con due romanzi di Antonio Manzini che ho letto recentemente e che, a mio parere, sono super consigliabili per questa ricorrenza.


In entrambe le storie il lavoro dei protagonisti diventa un mezzo di riscatto e di ricerca di una giustizia troppo a lungo attesa e mai arrivata.

Uno dei due romanzi è l’ultimo della serie, ormai credo nota a quasi tutti, che ha per protagonista il vicequestore Rocco Schiavone; l’altro libro, invece, racconta una storia completamente nuova.


Vi lascio alla lettura, sperando di interessarvi!



Tutti i particolari in cronaca


Walter Andretti è un ex giornalista sportivo che per anni ha adorato il suo mestiere. Tra partite e commenti tra gli spalti, articoli scritti subito dopo una vittoria memorabile e interviste a campioni, egli si è sempre sentito nel suo mondo. 

Ma una sua superiore così antipatica da meritare soprannomi ben poco lusinghieri ha pensato bene di “promuoverlo” alla cronaca nera. Peccato che Walter non possa fare a meno di scrivere articoli di nera con il linguaggio sportivo che ormai non lo abbandona più, e soprattutto si senta molto a disagio in quel mondo di criminalità e sopraffazione, considerando che il peggio a cui era abituato era un litigio in campo seguito da un cartellino rosso.


Tutt’altra storia è quella di Carlo Cappai, archivista del tribunale, un uomo non più giovanissimo ma neanche anziano, che però si è chiuso in un ritiro sociale molto marcato. Egli continua a vivere nella casa dei genitori defunti senza spostare nemmeno un soprammobile, occupa la cameretta di quando era ragazzo per lo stretto necessario e, per pulizie e cucina, si fa aiutare da un’affezionata governante.


Gli unici posti davvero importanti per lui sono il suo misterioso studio, dove nemmeno la donna delle pulizie può mettere piede, ed il suo posto di lavoro, dove passa quasi tutta la giornata.


In pochi possono dire di conoscere davvero Carlo, e nessuno conosce il suo più grande segreto: la morte della sua migliore amica, avvenuta nel pieno dei loro vent’anni. La ragazza era stata manganellata a morte durante delle manifestazioni da un violento, figlio di un uomo in grande amicizia con il padre di Carlo. E quest’ultimo, il giudice irreprensibile, non ci aveva pensato due volte a far assolvere il figlio del suo amico (anche se più che di amicizia qui stiamo parlando di rapporti di potere).


Da quel giorno la vita di Carlo si è fermata: egli ha rifiutato di intraprendere la carriera paterna, è stato qualche anno in polizia, infine si è sistemato in archivio, deciso, in un modo o nell’altro, ad avere la sua vendetta. Aspettando il momento, egli sfrutta il suo lavoro per vendicare altri disgraziati come lui, punendo chi è stato lasciato impunito dalla giustizia.


Il suo lavoro di vendicatore solitario, però, si incrocia con il nuovo impiego di Walter, che un giorno, su ordine del suo capo, si ritrova a scrivere di un uomo accoltellato in un vicolo: una persona che era stata rilasciata in seguito ad accuse molto gravi ed un processo piuttosto iniquo.


Le loro strade, però, non si incontrano finché un evento imprevisto non rimescola tutte le carte: il padre dell’assassino che Carlo sta cercando da anni viene a mancare. Così il figlio è costretto a tornare dal Sud America, dove si era rifugiato per ricostruirsi una vita, per prendere parte al funerale.


È l’occasione che Carlo aspettava da una vita… e in effetti pochi giorni dopo l’uomo viene ritrovato morto, in una pozza di sangue, nella SPA di un circolo sportivo. Anche per Walter è l’occasione di mettere mano per la prima volta su uno scoop di cronaca nera che sembra interessarlo. Ma niente è come sembra…



Con Tutti i particolari in cronaca Antonio Manzini saluta, almeno momentaneamente, l’universo dei personaggi che ha creato tra Aosta e Roma, e ci porta in Emilia alla scoperta di una nuova storia.


È un romanzo davvero avvincente, che tiene incollati dalla prima all’ultima pagina. Tra i capitoli si notano tutte le differenze che ci sono tra un disperato che vive come un morto e pensa solo ad una vendetta (Carlo) ed una persona vitale ed ottimista che per lavoro si ritrova a rimestare nel torbido (Walter).


Il paradosso che si verifica è che sorprendentemente il lettore si trova, in qualche modo, a comprendere entrambi (ok, uno più dell’altro, forse). 

È una storia che condanna le macchinazioni dei prepotenti, di quei pochi dotati di “agganci” che coprono a vicenda le loro atrocità, mentre a chi subisce non rimane che il lutto, o una vita che è un guscio vuoto, o passare tutta l’esistenza nell’attesa di una vendetta che forse nemmeno arriverà.


Sono sicura che, com’è successo anche a me, resterete sconvolti da quello che accade negli ultimi capitoli di questo romanzo. Leggere per credere!



Il passato è un morto senza cadavere


Rocco Schiavone ha forse definitivamente chiuso i conti nella sua città natale, Roma, tra ex amici da cercare per un chiarimento fino in Sudamerica e gli ultimi assassini dell’amata moglie che erano rimasti in vita.


Da qualche tempo si è ormai rassegnato – a modo suo – alla vita aostana, con una nuova casa (che non gli ricordi la morte di un’amica assassinata al posto suo), la cagnolina Lupa, alcuni colleghi che ultimamente ha rivalutato, un giro di conoscenze che gli permette di svagarsi con una cena fuori ogni tanto, gli amici Furio e Brizio che ogni tanto gli danno una mano da Roma ed una relazione con la giornalista Sandra Buccellato (ex moglie del suo questore) che purtroppo però non è decollata.


L’animo di Rocco Schiavone continua a restare inquieto, ed è difficile mettere realmente radici se la mente oppone resistenza, per quanto ormai tutto, di un determinato luogo, ti faccia sentire a casa.


Una mattina, tra le montagne, viene ritrovato il cadavere di un ciclista, probabilmente partito per una pedalata mattutina e travolto da qualche pirata della strada. Dopo una prima ricostruzione della dinamica, però, appare evidente che la macchina, per colpire il ciclista, abbia dovuto invadere la corsia opposta: un atto molto pericoloso, dettato o da un estremo stato di ebbrezza (difficile, a quell’ora del mattino) o da una volontà di uccidere.


La vittima, Paolo Sanna, era un cinquantenne molto misterioso: una notevole ricchezza nonostante i continui cambiamenti di carriera, una casa che assomigliava ad uno spoglio showroom, moltissimi trasferimenti, quasi nessun amico a parte quelli d’infanzia (che non avevano notizie di lui da una vita), una relazione tira e molla che sembrava già al capolinea. Una persona che non voleva legarsi, anzi, che forse voleva proprio fuggire.


Insieme ai suoi (più o meno) fidi collaboratori, Rocco cerca di saperne qualcosa di più sulla vittima, ma solo uno strano tatuaggio si rivela determinante. Esso, infatti, è già stato rinvenuto… sulla pelle di altri suoi coetanei morti in circostanze tutte da chiarire.


La morte di Sanna – e degli altri –, così come il suo inutile tentativo di fuga, affonda nel passato, in quegli anni nei quali essi erano un gruppo affiatato, ed è successo qualcosa di terribile. Ma cosa?


Mentre Rocco cerca di fare luce sul mistero, si ritrova ad essere sempre più preoccupato per Sandra, che non è riuscita a dimenticare. La donna si fa vedere un paio di volte ad uno dei ristoranti preferiti di entrambi, ma non è con un nuovo compagno, come Rocco avrebbe immaginato, bensì con un uomo dall’aria molto losca, vicino al quale ella è visibilmente a disagio.


Poi, da un giorno all’altro, Sandra sparisce, e persino gli anziani genitori, che Rocco aveva già conosciuto in circostanze ben più allegre, sembrano terrorizzati, ma si rifiutano di dirgli alcunché. L’uomo dall’aspetto poco rassicurante si rivela essere un ex terrorista uscito di galera da poco, e quel che è peggio è che anche la sorellastra di Sandra ha avuto dei trascorsi in quel brutto ambiente. 

Che Sandra sia insieme a quell’uomo? E in quel caso si tratta di una scelta criminale o di un rapimento? Rocco, suo malgrado, si rende conto che l’unico che potrebbe aiutarlo a condurre un’indagine “non autorizzata” sulla vicenda è proprio l’ex marito di Sandra, il questore…



Sono state scritte tante serie gialle o noir – e tante riscuotono successo ancora oggi – sul sottile confine che c’è tra la lotta contro la criminalità ed una vera e propria ricerca della giustizia, ma io penso che quella di Rocco Schiavone sia una delle più rappresentative per un semplice motivo: il protagonista spesso si identifica nel suo lavoro perché sente di non avere niente da perdere.


Sprofondato in un’incurabile depressione dopo la morte della moglie Marina, avvenuta durante uno scontro a fuoco che aveva lui come vero bersaglio, egli ha accettato di buon grado il trasferimento ad Aosta (un provvedimento disciplinare dopo che egli ha preso a cazzotti uno stupratore di minorenni). Nei primi romanzi della serie Rocco ha davvero solo il suo lavoro, o quasi: non si prende nemmeno cura di sé.


Da Pista nera a Il passato è un morto senza cadavere, però, la strada è stata lunga, e questo romanzo la dimostra tutta. Rocco ha, in effetti, qualcosa da perdere, per la prima volta dopo tanto tempo: i due amici che gli sono rimasti, sconvolti quanto lui dal tradimento di Sebastiano; delle persone che egli all’inizio non stimava affatto e che invece, giorno dopo giorno, rendono la sua vita in questura meno pesante; soprattutto Sandra, che egli ha allontanato in teoria per motivi davvero puerili, in pratica perché sentiva il nascere di un vero affetto tra di loro.


Questa volta è persino lo spirito di Marina – che ormai è da tempo una sorta di coscienza del protagonista – a prendersela con Rocco, ad accusarlo di aver lasciato sola Sandra. Come se fosse la sua stessa moglie a dirgli che il tempo della vedovanza è finito, e che è il momento che ella resti un importante ricordo e che egli vada avanti.


È un romanzo lungo, e gli argomenti trattati sono davvero tanti, eppure si legge in fretta: per me le storie del vicequestore Rocco Schiavone sono sempre avvincenti, ma non solo, vale la pena di leggerle perché c’è davvero tanto su cui riflettere.


Spero che arriveranno presto altre sue (dis)avventure!




Con queste recensioni auguro a tutti voi un bel mese di maggio!

Per me è mediamente un periodo piuttosto impegnativo, ma anche bello, per tanti versi.

Nel frattempo buon 1 maggio a tutti!

Grazie per la lettura, al prossimo post :-)


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