Due romanzi di Paolo Roversi
Cari lettori,
diamo insieme il benvenuto a dicembre!
Come anticipavo settimana scorsa nei preferiti di novembre, oggi e giovedì ci saranno ancora post delle solite rubriche, poi dalla prossima settimana partiremo con il nostro tradizionale “Christmas Countdown”.
Oggi torniamo sulle nostre “Letture...per autori”, e vi racconto due romanzi di un autore milanese che abbiamo già conosciuto: Paolo Roversi. Nel periodo della pandemia avevo letto qualche suo romanzo giallo che aveva per protagonista un insolito personaggio: un hacker, figura che, alle soglie del terzo millennio, assumeva le caratteristiche di un vero e proprio pioniere dell’universo informatico, e che, navigando dove non avrebbe dovuto, faceva delle scoperte fin troppo utili alle forze dell’ordine, ed in particolare ad un suo amico commissario (trovate le mie recensioni a questo link ).
Con il personaggio che vi presento oggi è come se l’autore avesse voluto fare l’esatto opposto: da un uomo che precorreva i tempi ad uno che invece si rifugia nel passato. Vi spiego meglio perché!
Alla vecchia maniera
Per Milano il 2015 non è – e non sarà ricordato come - un anno qualunque. La gigantesca macchina dell’Expo ha condizionato la vita della metropoli per tutti i 12 mesi, ed anche in autunno, quando ormai manca poco alla chiusura, l’argomento continua ad essere sulla bocca di tutti.
In quei giorni gelidi e frenetici al tempo stesso, l’ispettrice di polizia Camilla Farina viene convocata dai suoi superiori per un sopralluogo. In pieno centro è stato ritrovato il cadavere di un avvocato che aveva più volte difeso dei personaggi molto dubbi. Non è però la sola sul luogo del delitto: per un periodo e su istruzione dei piani alti, infatti, egli dovrà aggregarsi alla squadra di un commissario che non ha mai conosciuto.
Quando lo incontra, ella rimane perplessa: Luca Botero, soprannominato “l’Amish”, sembra pronto per una festa in costume, un revival anni ‘70 o giù di lì, e chiede immediatamente a tutti di spegnere le luci e di mettere via i telefoni, come se la tecnologia fosse sua nemica.
Dopo aver preso qualche informazione in più, Camilla scopre che Botero non è sempre stato così. C’è stato un tempo in cui, dedizione totale per il lavoro a parte, egli era il più comune degli uomini. Una sua indagine su un pericoloso criminale dell’Est Europa lo ha però condotto in una trappola: egli è stato vittima di una tempesta elettromagnetica che lo ha quasi ucciso.
Sopravvissuto a quella terribile esperienza, egli si è risvegliato in condizioni che non si sarebbe mai aspettato: tutto ciò che è tecnologico è diventato per lui come la kryptonite per Superman. Quindi niente dispositivi in casa ed ovviamente niente indagini tecnologiche. Con il tempo, vivere nel passato è diventato per lui una sorta di vezzo.
Camilla è sempre più esterrefatta, ma già dopo pochi giorni si rende conto che Botero è bravissimo nell’investigazione “classica”, e che le sue intuizioni sembrano quasi quelle di Sherlock Holmes.
Con il tempo ella prende familiarità con il commissariato di Botero – un capannone abbandonato piuttosto triste ma anche molto pacifico – e con la sua squadra, ad eccezione di una collega che è sempre stata innamorata del capo e la vede come una rivale.
Servirà tutta la collaborazione possibile: il caso dell’avvocato è tutt’altro che semplice, considerato che egli ha fatto uscire di prigione tanti elementi per niente raccomandabili, e lui stesso non era poi così pulito…
Alla vecchia maniera rispecchia, secondo me, lo stile della collana “Giallo Mondadori”: il giusto mix di introspezione ed intrattenimento. È una storia che scorre via in poche serate libere, con uno stile piano ma non scontato che fa girare al lettore una pagina dopo l’altra. Nonostante ciò, non è banale, anzi, ci sono idee originali e colpi di scena inaspettati.
Già da questo romanzo, che è il primo di quella che immagino diventerà una serie – per l’appunto, è già uscito il secondo volume – si comprende che ognuno dei libri è leggibile singolarmente e presenta un diverso caso da risolvere, ma sullo sfondo c’è un nemico che appartiene al passato di Botero e che prima o poi tornerà per la resa dei conti. Sto parlando, ovviamente, del criminale che ha causato lo shock tecnologico al nostro protagonista. Un’ombra malvagia che per il momento rimane sullo sfondo, ma che potrebbe rispuntare da un momento all’altro.
Quanto al commissario Luca Botero, mi spiace dire che la caratterizzazione dei personaggi, come già facevo notare quando vi raccontavo dell’hacker Radeschi, per me è un pochino il punto debole dell’autore, o se non altro il punto “meno forte”.
È decisamente un peccato, perché gli intrecci gialli sono ben congegnati, ci sono informazioni di attualità o discorsi a proposito dell’ “essere nella mente dei criminali” che mi hanno davvero insegnato qualcosa che non sapevo, e pure Milano – la mia città – è presentata bene. Però insomma, non è che il protagonista maschile deve essere sempre “bellissimo bravissimo simpaticissimo” e le donne sono poco più che macchiette tutte innamorate di lui.
Per onestà devo dire che rispetto alla serie dell’hacker Radeschi – dove davvero l’amico commissario era un emerito bastardo e le ragazze che uscivano con lui venivano anche apostrofate in modi pessimi – questo difetto è stato limato parecchio. Se non altro qui stiamo parlando di due donne poliziotte, un po’ sognatrici in amore ma molto toste da tanti altri punti di vista. E Botero ha le sue ragioni per assumere certi atteggiamenti.
Altri, però, sono del tutto gratuiti! Il look da vecchio dandy, la fissazione per la cucina con i manuali della nonna, e mangiare solo una volta al giorno, e non dormire durante le indagini tranne che sul tram guidato da un amico molto paziente… insomma, verrebbe da dire “tiratela di meno”. Ma è un personaggio fatto così, è la sua peculiarità, prendere o lasciare.
Io tutto sommato ho apprezzato la lettura, anche se con alti e bassi, quindi ho letto anche il secondo volume.
Una morte onorevole
La storia ha inizio al Savoy, uno degli hotel più prestigiosi di Milano. In una delle suite più lussuose del complesso cinquanta selezionatissimi invitati stanno partecipando ad un party più che esclusivo.
L’onorevole Vincenzo Greco vuole festeggiare, insieme alla moglie, ai suoi collaboratori e ad altri personaggi del jet set milanese, un doppio traguardo: da una parte la chiusura dell’Expo, che ha visto una sua fruttuosa partecipazione; dall’altro il nuovo progetto, il finanziamento di un progetto stradale.
Qualcosa, però, va storto. All’improvviso c’è un blackout, e quando, dopo pochi minuti di confusione, torna la luce, in piscina c’è un cadavere. Quello dell’onorevole.
Il commissario Botero vorrebbe starsene a casa sua con il suo manuale di cucina, i suoi libri ed il suo cane, ma è costretto ad indossare il suo trench e delle discutibili galosce anni ‘70 per affrontare l’uggioso autunno milanese. Una volta arrivato sul luogo del delitto, però, solo il concierge – un compagno di stadio nerazzurro – è gentile con lui. Il direttore è comprensibilmente in preda al panico, i cari dell’onorevole sono sotto shock, tanti altri degli invitati si sono palesemente pentiti di aver preso parte alla festa.
Grazie alla sua inossidabile squadra Alfa, alla quale ancora una volta si è aggiunta l’ispettrice Camilla Farina, il commissario ricostruisce in poco tempo un quadro piuttosto preoccupante: i tanti progetti dell’onorevole avevano qualcosa di losco, i suoi contatti in politica non erano del tutto puliti, persino dal punto di vista della vita privata c’è qualcosa che non torna.
Le piste potrebbero essere tantissime: politica, soldi, corruzione, contatti con la malavita. Oppure, in alternativa, le amicizie o il delitto passionale. La chiave di tutto sembra essere in un bicchiere che è passato di mano in mano durante il blackout, e che ha finito per avvelenare l’onorevole.
Mentre l’Amish cerca di far luce su questo caso spinoso, l’ombra malvagia che lo tormenta si fa di giorno in giorno più vicina. Ed inizia a mettere in pericolo le vite dei suoi amici e colleghi.
Una morte onorevole riparte da dov’era finito il volume precedente: dalla sensazione di Luca Botero di essere perseguitato dal suo vecchio nemico. Una sensazione che, purtroppo per lui e per chi gli sta accanto, si rivela tutt’altro che errata.
Al nostro protagonista tocca lavorare su due fronti: da un lato un’indagine rognosa, dall’altro una minaccia che si avvicina sempre più. Il suo grande coinvolgimento in questo pericolo contribuisce però a renderlo un po’ meno “Amish” ed un po’ più umano, e lo avvicina molto alle nostre protagoniste femminili (in particolare a Camilla, almeno per il momento).
Sullo sfondo c’è una Milano molto variegata: una città che comprende le vecchie piazze con i suoi tram sferraglianti e le circonvallazioni esterne sulle quali viaggiano persone provenienti da tutta Italia; una metropoli che ospita sia ricchissimi privilegiati che passano le loro serate al Savoy che i criminali al soldo del jet set.
L’intreccio relativo alla morte dell’onorevole è sorprendente, quindi non dico altro.
Nel complesso ho trovato questi due romanzi delle letture piacevoli, quindi non escludo di leggere un terzo volume, se e quando uscirà!
Ecco il mio parere su questi due gialli milanesi!
Fatemi sapere se avete letto qualcosa dell’autore e che cosa ne pensate…
Grazie per la lettura, al prossimo post :-)