Spazio Scrittura Creativa: dicembre 2024
...mancano 13 giorni a Natale!
Cari lettori,
secondo appuntamento con il nostro conteggio prenatalizio, e si tratta del nostro Spazio Scrittura Creativa!
Non sarebbe un mio dicembre sul blog se non scrivessi qualcosa a proposito di Canto di Natale. Il caro vecchio Ebenezer Scrooge è già comparso in veste di personaggio di altro racconto, di recensione del romanzo, di film, di booktag ed altro ancora.
Questa è un’idea che avevo in mente da qualche mese, ascoltando e riascoltando un brano che all’inizio avevo sicuramente un po’ sottovalutato. Non so bene cosa sia venuto fuori, forse oltre all’amore per quest’opera c’è anche un po’ di flusso di coscienza, ma avevo proprio un desiderio di “seguire” quest’idea, e così eccola qua.
Naturalmente, come tutti i miei racconti scritti sia per questa rubrica che per la precedente (Storytelling Chronicles), ed in particolare le fanfiction e gli omaggi letterari, si tratta solo di un “divertissement” senza alcuno scopo di lucro.
Buona lettura, spero che vi piacerà!
Le finestre degli altri
Ero morta, della morte più sottile,
avevo spiato la presa del tuo respiro
fuori, fuori, fuori
Spinta a nord, sono stata portata via
mentre tu salivi sul tuo treno
e andavi a sud, a sud, a sud…
Come una piuma rapita dal vento che soffia
sono afflitta dal non sapere più niente, quindi…
Londra, Vigilia di Natale 1843
Caro fratello,
quanto vorrei che tu mi potessi sentire!
Quando ho saputo che prima il buon Marley, e poi altri tre colleghi spiriti sarebbero venuti da te, ho fatto il possibile – anzi, visto ciò di cui stiamo parlando, l’impossibile – per presentarmi a te insieme a loro. La decisione, però, non spettava a me: era destino che loro, e loro soltanto, venissero in tuo soccorso, a salvare il tuo Natale e la tua anima. L’idea di non poterti rivedere da vivo è stato come separarmi di nuovo da te; poi però ho visto che lo Spirito del passato ti ha mostrato i nostri ricordi felici e mi sono consolata.
Quanti bei momenti abbiamo passato insieme! Per te ero la piccola Fan, la donnina che veniva a prenderti a Natale per portarti via da quel triste e lugubre collegio. Ricordo tutto di quei giorni: le vacanze invernali che erano appena iniziate, io che correvo lungo assi di legno sgangherate e ti abbracciavo fuori dalla porta della tua camera, il gelido studio del direttore, quei mappamondi che avrei voluto ruotare ma non erano palloni da gioco (come ti affannavi a ricordarmi). La merenda che ci offriva il preside: una torta che faceva tossire e un vinello che tutti gli ospiti adulti avevano già rifiutato. Nonostante tutto, l’umore mi faceva sembrare quelle "delizie" le migliori vivande del mondo.
E poi la corsa in carrozza verso casa, per un altro Natale insieme, almeno finché non ho convinto nostro padre a farti terminare gli studi in città. Ti guardavo respirare, osservavo le calde nuvolette che uscivano dalla tua bocca in quei gelidi pomeriggi di dicembre. Cercavo di leggere le tue emozioni, convinta di trovare la gioia nei tuoi occhi, trovando un entusiasmo trattenuto che era curiosamente complementare alla mia felicità senza freni. In qualche modo ci siamo sempre completati.
Questo è quello che hai sempre saputo, anche se a quanto pare negli ultimi anni te n’eri dimenticato. Quello che non sai è che avrei dato una gamba, un braccio, la mia stessa anima per essere dov’eri tu. Non ho pregato mio padre soltanto di riportarti a casa: cento, mille volte gli ho chiesto di portarmi lì da te e lasciarmi in collegio, anche se si trattava di un istituto per soli uomini, anche se la vita di noi donne segue sempre altre regole. Alla fine tutto è andato diversamente da quello che aspettavo, ma non lo rimpiango.
Più ripenso ai miei anni sulla Terra, e più la mia vita mi è sembrata un bel sogno. Mi dispiace soltanto di essermene andata troppo presto: io e mio marito avremmo potuto avere davanti ancora altri anni felici, ed il piccolo Fred aveva ancora bisogno di me. E presto me ne sono fuggita da questo mondo: sono stata portata via come una piuma, ed in pochi secondi ho macinato una distanza immensa, perché – così mi hanno detto – la mia anima era pura, e meritavo di stare tra i giusti ed i beati.
Ma ultimamente, fratello mio, ho la sensazione che la vita per te sia diventata un incubo. E gli incubi non fanno volare. Ti fanno prendere un treno nella direzione opposta alla felicità, ti fanno percorrere pochi metri in anni, ti fanno trasportare catene pesantissime anche da morto, ti incarcerano alla dannazione che ti sei costruito.
Se solo gli spiriti mi portassero buone notizie.
Se solo tu e Fred riusciste a passare un Natale insieme, una volta tanto.
* * *
Guardo nelle finestre della gente
trafitto dai bagliori rosa e oro;
hanno invitato i loro amici a bere un buon vino;
guardo nelle finestre della gente
in caso tu sia alla loro tavola
...e se i tuoi occhi si alzassero e incontrassero i miei
ancora una volta?
Londra, Notte di Natale 1843
Caro nipote,
se in questo momento avessi carta e calamaio per scriverti una lettera, metterei per iscritto questi miei pensieri.
Sono nell’ultimo posto in cui mi cercheresti: di fronte a casa tua. La compagnia di stasera non è niente male: un bel gruppo di spiriti. Uomini senza viscere, proprio come me, direbbe qualcuno se volesse fare una battuta di spirito.
Quello che mi è a fianco in questo momento, però, è tutt’altro che inquietante, anzi, forse piacerebbe anche a te: è un allegro gigante che si trasporta dietro una grande quantità di vivande ed una torcia piena di fiammeggiante spirito natalizio. Ti assomiglia un po’.
Quante Vigilie hai passato intabarrandoti quando già alle tre non c’era più luce, attraversando la nebbia sulla tua carrozza con il rischio di ammalarti, varcando la porta del mio studio – che era più freddo dell’esterno – ed invitandomi a cena, con la conseguenza di subire ogni singola volta una mia sfuriata.
Ed è vero quello che mi hai detto poche ore fa, è verissimo: tu non hai mai voluto niente da me – a differenza di tanti altri -, quindi perché non essere amici? Non ci ho mai davvero pensato fino ad ora. Mi ripetevo soltanto che le feste erano scempiaggini per le quali non avevo tempo.
È stato solo poche ore fa – o la notte scorsa? Il tempo è così strano, in questo momento – che, grazie allo spirito dei Natali passati, mi sono reso conto della verità: assomigli così tanto a tua madre, la piccola Fan. E se c’è qualcosa che non riesco a perdonarmi è di essere passato subito oltre la sua prematura scomparsa. Mi ero semplicemente allontanato dal funerale pochi minuti dopo la conclusione, lasciando una numerosa e contrita folla in nero che ricordava la sua bontà ed allegria, tuo padre in stato di prostrazione ed un bimbo – tu – che si guardava intorno e piangeva solo perché vedeva altre persone piangere, senza capire che cosa fosse davvero successo.
Quanti momenti importanti della vita non ho voluto affrontare solo perché il lavoro ed il dovere chiamavano. Eppure ora, nelle luci oro e rosa che gettano ampi bagliori fuori dalle tue finestre, è tutto talmente chiaro!
Tu sei molto migliore di me. Anche se eri un bambino, hai trovato dentro di te la forza di elaborare quella perdita, di ricominciare a vivere.
Tu sorridi alla vita, e tutto in questa sala lo testimonia. Le molte portate sulla tavola, che fanno l’invidia del mio amico spirito. La tua simpatica e graziosa moglie, che ho sempre mal giudicato senza nemmeno averla mai vista. I tuoi amici, che ridono di cuore e rendono speciale la serata. Hai pure ordinato un ottimo vino! Io e tua madre, in un’altra circostanza, ne bevevamo uno davvero da dimenticare…
So che il mio viaggio con lo spirito del Natale presente non si fermerà qui. Chissà dove mi porterà. Forse a vedere altri festeggiamenti di Natale, dal più tradizionale al più stravagante, dal più semplice e povero al più opulento. Eppure nemmeno il banchetto di un re potrebbe competere con la gioia della tua tavola.
Se solo potessi fermarmi qui.
Se solo avessi l’opportunità di farmi perdonare sedendomi alla tua tavola.
* * *
Tu ti eri fermato ed avevi scosso la testa
mi interrogo ancora su che cosa significasse
ora, ora, ora
ho provato a cercare facce per le strade
quali sono le opportunità che tu adesso sia
qui in giro, qui in giro?
Ti sembra giusto non conoscermi?
Sono assuefatto all’idea del “Se solo...”
Londra, Natale 1843
Caro zio,
anche quest’anno hai passato il Natale da solo? Anche questa volta sei rimasto in quel tuo buio e triste appartamento con la compagnia dei tuoi soli pensieri e di un pentolino di brodo?
La casa è piena di gente, eppure io mi affaccio ogni mezz’ora ai finestroni del salotto. Non so cosa spero di trovare, anzi, lo so, ma so anche che inseguo un sogno impossibile.
Dico sempre che il tentativo che faccio ogni Vigilia è “in onore del Natale”, ma solo io e mia moglie sappiamo che non è così. Se ti invito ogni anno e subisco i tuoi rifiuti e le tue considerazioni sarcastiche con un sorriso, è soprattutto in onore di mia madre.
Sono stato con lei così poco, eppure so tutto della “piccola Fan”, com’era chiamata da tutti. Mio padre diceva che c’è moltissimo di lei in me. E dunque se c’è riuscita lei anni fa a tirarti fuori da un postaccio per costringerti a festeggiare il Natale con lei, perché io non ci riesco?
Tutti pensano di conoscermi. Fred il burlone, il simpaticone, l’uomo più gentile e di compagnia che si possa incontrare a Londra. Ma tu sei l’unico oltre a mia moglie che potrebbe conoscermi un po’ più a fondo, vedere il lato malinconico di me: quello di un bimbo che ha perso troppo presto la sua luce e che da allora ha giurato di lottare un pochino ogni giorno per accendere una fiammella di felicità.
Ma tu, caro zio, hai messo un cappello alla fiammella del tuo passato. E così facendo hai spento anche il tuo presente.
E quindi va bene, pazienza se non verrai, anche questa volta ingaggerò la mia lotta quotidiana e sarò felice e grato del moltissimo che già ho. Godrò della compagnia di amici e persone amate e passerò il migliore dei Natali possibili, perché non c’è giorno più gaio sulla terra. Anche se dei passi pesanti all’ingresso mi fanno pensare che forse questa volta non mi sono illuso…
Sei arrivato, finalmente.
Se solo fosse così tutti gli anni.
Se solo avessimo ancora tanti Natali da trascorrere insieme e non solo una sparuta manciata.
* * *
Così guardo nelle finestre degli altri
come se fossi una matta stravagante
partecipo a feste di Natale dall’esterno
guardo nelle finestre degli altri
in caso tu sia alla loro tavola
… e se i tuoi occhi si alzassero ed incontrassero i miei
ancora una volta?
Londra, 10 dicembre 2023
Cara zia,
cinque Natali senza di te sono davvero troppi. Da quando non ci sei più tu è come se qualcuno avesse portato via lo spirito del Natale.
Ci siamo impegnati per reinventarci. Per creare nuove tradizioni, studiare i menù senza di te, rendere accogliente la casa, includere nuovi ospiti perché la famiglia si allarga sempre di più. Ci riusciamo, quasi sempre anche senza fatica, anzi, con grande gioia. Siamo felici e grati del presente e della meraviglia che si rinnova ad ogni Natale.
Ma una parte di me è ancora là, a festeggiare a casa tua. Con quel piccolo alberello sulla mensola che quando ero piccola mi finiva in testa perché correvo e urtavo da tutte le parti, quell’angioletto sopra la tv, quel ragù forse un po’ troppo piccante ma sempre buono, quella mostarda di frutta che ho imparato ad apprezzare solo dopo che te ne sei andata, quel carrello per portare i dolci che ho voluto a tutti i costi tenere a casa mia e soprattutto quel tavolo rettangolare dove si riuniva la nostra famiglia di una volta, una parte della quale si è trasformata in un bel – per me bellissimo – gruppo di spiriti. Te compresa.
Per il ponte di Sant’Ambrogio, così caro a noi lombardi, mi sono regalata un viaggetto a Londra insieme ad un’amica. Da quando sono qui non faccio che cercare nei volti, nei luoghi, persino nel cielo delle tracce dell’opera natalizia di Dickens, Un canto di Natale. Certo è difficile, percorrendo Camden Town, che ora è un quartiere di artisti e di negozi stravaganti, pensare al misero uscio di Bob Cratchit e del povero Tiny Tim, il bimbo che ha fatto commuovere qualcosa come otto generazioni. Così come, osservando i palazzi sfavillanti della City, risulta veramente strano immaginare l’ufficetto di Scrooge.
Più facile è invece sbirciare negli androni degli hotel, nelle finestre dei palazzi signorili, nelle vetrine dei negozi, ed osservare il Natale che sta arrivando: i grandi alberi nei salotti, le cucine a festa, i clienti indaffarati e pieni di pacchi che scansano addobbi giganti, le persone che si affrettano con le valigie per andare in un luogo più lieto.
Mi sento un’impicciona a curiosare tra una finestra e l’altra, eppure è lì che ritrovo la magia che ogni anno riporta con sé questa festa. Ed ogni volta mi chiedo se assomiglio più all’allegro e festaiolo Fred, alla buona e cara Fan o al disilluso Scrooge che cerca di ricominciare a sorridere. Forse ho qualcosa in comune con tutti e tre. Forse ormai sono parte di me, così come te e le altre persone che mi hanno lasciato.
Se solo ci fosse un modo di far tornare indietro il tempo, anche solo per un giorno.
Se solo attraverso una di queste tante finestre potessi vedere ancora la me e la te del passato, prima della nostra separazione.
Ma ora so che quando mi mancherai, in qualche modo, ti ritroverò sempre.
E quindi posso ritornare a casa.
FINE
Eccoci giunti alla fine!
La canzone che ci accompagna è I look in people’s windows, forse la meno conosciuta ed apprezzata di tutte le 31 tracce dell’edizione estesa di The tortured poets department di Taylor Swift (la potete trovare a questo link).
All’inizio non ci avevo fatto troppo caso, poi però sentendo il verso "I attend Christmas parties from outside" mi è venuta in mente questa immagine di Scrooge che osserva non visto il salotto di Fred e non sono più riuscita a fermarmi.
Il brano è in realtà una metafora per i social network, le “finestre sulle vite degli altri”, che sembrano sprizzare solo gioia e felicità i giorni di Natale. A quasi tutti noi, credo, capita di prendere in mano il telefono e guardare regolarmente nelle “finestre degli altri” e, non si sa come, queste finestre finiscono per diventare le nostre. Il passato che non può più tornare indietro, le persone che ci hanno lasciato, i rimpianti che possono farsi più acuti man mano che il clima di festa si fa più rumoroso, i “se solo” che ci tormentano costantemente. Tutto questo fa parte dell’atmosfera natalizia, anche se non ci piace ricordarcelo. Ma ci sono anche la gioia e la gratitudine per quello che continuiamo ad avere, la speranza che con l’anno nuovo un po’ di cose andranno meglio, la consapevolezza di essere comunque cresciuti ed aver imparato qualcosa.
Vi lascio i link anche ai miei racconti natalizi precedenti:
- La libreria di Matteo (qui ritroverete il caro Scrooge)
Come al solito vi ringrazio moltissimo per aver letto fin qui! Lasciatemi un commento, se vi va…
Grazie per la lettura, al prossimo post :-)
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