lunedì 31 agosto 2015

LA MUSICA PROVATA

Quando non si ascolta soltanto con l'udito

 





Durante questo recentissimo periodo di ferie, mi sono dedicata, come mio solito, a qualche nuova lettura. Uno dei libri più leggeri per numero di pagine ma non certo per contenuto è uno degli ultimi lavori di Erri De Luca, La musica provata. Si tratta di una sorta di piccola autobiografia in chiave musicale. Pagina dopo pagina, infatti, lo scrittore richiama alla mente pensieri e ricordi, guidato dal suono delle sue musiche preferite. 
 

Mentre leggevo mi sono chiesta più volte: quali potrebbero essere, per ognuno di noi, le musiche provate? Quali sono i brani, di qualunque genere, che non abbiamo soltanto ascoltato più volte, ma che abbiamo pienamente vissuto, per i più svariati motivi?

Essendo un'appassionata di musica, se dovessi rispondere per intero, probabilmente avrei bisogno di un mese di tempo e scriverei un post lungo cento volte questo. Quello che segue è semplicemente un campionario delle mie scelte, in ordine assolutamente casuale.





La musica del déja-vu.


Nel 2006, dopo quasi quattro anni di danza moderno-jazz, la mia insegnante ha deciso che era giunto per me il momento di cimentarmi non soltanto nei balletti di gruppo, bensì in una mia prima variazione, non da sola, ovviamente, ma a tre. Sempre su consiglio della mia insegnante, mi sono ritrovata ad eseguire un brano tratto dal musical Cats. Il costume da gatto fatto con l'aiuto della zia era molto carino, la musica era splendida e la variazione era riuscita bene; io però ero pur sempre un'adolescente che aveva finito il terzo anno di superiori ed una parte di me avrebbe tanto voluto esibirmi in shorts e top su una canzone dance tanto di moda quell'estate. 
Ho rifatto Cats due anni fa come finale del primo tempo, quando le uniche cose rimaste invariate erano l'insegnante ed il costume: nel frattempo, il gruppo era del tutto cambiato ed io ero alle prese con gli ultimi esami della Laurea Specialistica. Forse è stato l'insieme di questi elementi, ma ho visto Cats sotto una luce del tutto nuova: mi sono divertita dall'inizio alla fine, dal progetto all'esecuzione del balletto. A Cats ricollegherò sempre il rumore delle nostre risate. È stato uno di quei casi che mi ha insegnato che, in definitiva, repetita iuvant.





La musica suonata.


Per diversi anni ho preso lezioni di chitarra classica. Ho sperimentato diversi generi: la musica classica, i pezzi scritti appositamente per la chitarra, gli accordi e le melodie della musica leggera. Durante gli anni della mia adolescenza, però, uno spartito mi è rimasto particolarmente impresso: Se io non avessi te di Nek. Filippo Neviani è sempre stato il mio cantante preferito, fin da quando ero una bambina di sette/otto anni. Potete quindi immaginare la mia emozione quando il mio insegnante mi ha portato una musica che avevo aspettato con ansia (anche se, ripensandoci, forse io gliel'avevo chiesta così tante volte che si è dovuto rassegnare). 
Se mi concentro, riesco ancora a rievocare l'impegno che avevo messo nell'imparare quella melodia, tanto che, senza nemmeno chiudere gli occhi, rivedo persino lo spartito. Dal mio punto di vista, Se io non avessi te è “La canzone di Nek con tante note di un quarto allungate da un punto”. Ho ricordi simili anche di altri brani di musica leggera, ma, per ovvi motivi, questo è quello che ricordo con maggiore affetto.





La musica sempre sfiorata.


Nel 2003, nel corso del mio primo saggio di danza, ho assistito con stupore all'esecuzione, da parte delle allieve grandi di danza classica, della Danza dei cigni, brano tratto dal celeberrimo balletto Il lago dei cigni. Si tratta di una danza particolarissima: la durata è quella di una canzone di musica leggera, le ballerine danzano tenendosi abbracciate dietro la schiena e compiono una serie di piccoli ma complessi movimenti coordinati con i piedi e con le caviglie. Io ero soltanto una principiante, ma probabilmente avrei dato un braccio pur di essere così brava.

Nel 2009, abbiamo allestito un medley tratto da Il lago dei cigni, e, ancora una volta, è stata riproposta questa danza. Questa volta io facevo parte della coreografia, ma non ho fatto né il cigno né la dama, bensì il giullare di corte, e mi sono stati assegnati altri pezzi.

Quando ho visto di recente il film Scoop, ho capito subito che per me esso non sarebbe mai stato “Il film di Woody Allen”, o “Il film con Scarlett Johansson”, e nemmeno “Il film con Hugh Jackman” (anche se è stato difficile mettere lui in secondo piano, lo ammetto). Per me Scoop sarebbe stato sempre e solo “Il film con la Danza dei cigni come colonna sonora”. Ascoltando questa musica a me arcinota, mi è sembrato strano non assistere ad un balletto, ed è curioso, dal momento che questo è uno dei brani che in effetti io non ho mai eseguito. Si tratta di una musica che ho sempre rincorso, sempre sfiorato, ma mai, in un certo senso, afferrato.





La musica di un film e di un'epoca.


Leggendo l'introduzione di un romanzo rosa ancora sulla mia wishlist, “Innamorarsi a Notting Hill” di Ali McNamara, mi ha immediatamente colpito una considerazione dell'autrice, la quale afferma di aver sempre adorato il film Notting Hill e di ritenere gli anni delle commedie di Hugh Grant e Julia Roberts “i migliori della sua vita”. 
Anche se nella seconda metà degli anni '90 io ero decisamente troppo piccola per apprezzare le commedie romantiche, film come Notting Hill sono i primi che ho visto crescendo e, con il passare del tempo, mi sono resa conto che hanno contribuito non poco a far nascere la mia passione per i romanzi rosa. La mia canzone preferita è da sempre When you say nothing at all, colonna sonora portante del film e, a mio parere, simbolo di quella fortunata serie di commedie.

Mi è capitato, dando ripetizioni a ragazze delle superiori, di sentirmi chiedere quale fosse la mia canzone preferita. Più di una volta, la reazione alla mia risposta è stata: “Ma dai, una canzone del '99? è il mio anno di nascita!” A volte basta poco per capire che certe epoche sono irrimediabilmente concluse.





La musica che si traveste da silenzio.


Uno dei balletti che ricordo con particolare piacere è il Coro a bocca chiusa, appartenente all'opera Madama Butterfly. È un brano straordinario, unico nel suo genere: la melodia è lenta, quasi ipnotica, e non è presente il testo, ma soltanto un accompagnamento vocale, eseguito, appunto, a bocca chiusa.

Una simile musica richiede un ascolto attento e, se danzata, movimenti precisi e trattenuti; ciò nonostante, è sorprendente il senso di tranquillità e quasi di libertà che essa riesce a trasmettere.

Il Coro a bocca chiusa è la musica più vicina al silenzio che noi possiamo immaginare, eppure risulta molto più emozionante di tanti brani “urlati”.





La musica che ispira un nuovo stile di vita.


Nel corso della vita, specie se si è piuttosto giovani, può accadere di ritrovarsi al termine di un'esperienza che è stata a lungo il centro della propria esistenza. Che cosa si prova quando le circostanze ci spingono a cambiare?

Anche quando una determinata fase della propria vita si avvia verso il naturale termine, spesso la nostalgia è fortissima e, in molti casi, non è mai del tutto sopita.


Personalmente, mi è venuto in aiuto lo splendido testo della canzone dei Negramaro e di Jovanotti Cade la pioggia, e, in modo particolare, i seguenti versi:



Dimmi che serve restare lontano in silenzio a guardare

la nostra passione non muore ma cambia colore

tu fammi sperare

ché piove e senti pure l'odore

di questa mia pelle che è bianca e non vuole il colore



Queste parole mi hanno insegnato che, come saggiamente dice la scienza, nulla si crea e nulla si distrugge, ma qualsiasi cosa cambia semplicemente aspetto.

Se davvero amiamo qualcosa (nel mio caso, le Lettere) il nostro stesso modo di essere ci porterà a non abbandonarla mai; la vita ci può costringere a toglierle un determinato colore, ma noi, ben presto, gliene daremo un altro. Inoltre, qualunque cosa ci succeda, abbiamo sempre la possibilità di diventare una pagina bianca e ricominciare.


Quest'idea mi è piaciuta così tanto che ho intitolato il blog come uno di questi versi.




Grazie di cuore per tutte le letture ed i commenti sui social! Aspetto i vostri commenti su quali siano le vostre musiche provate. A presto!

martedì 25 agosto 2015

CONSIGLI IN ROSA

I romanzi al femminile davvero da non perdere


I mesi estivi e le immancabili rubriche di “consigli per letture sotto l'ombrellone” riportano alle luci della ribalta il romanzo rosa. Si tratta di un genere molto amato, e per svariati motivi.


Innanzitutto, il romanzo rosa permette di trattare in maniera leggera e spesso ironica tanti problemi personali e relazionali che smettono di essere qualcosa che affligge soltanto noi per diventare invece oggetto di discussione o addirittura fonte di una risata liberatoria.


Inoltre, molti di questi romanzi presentano situazioni come feste, vacanze ed appuntamenti che nella vita di tutti i giorni capita di vivere di rado ed in forma molto più ridotta. Proprio per questo motivo, che c'è di male nel sognare un po'?


Tuttavia, il motivo di successo principale di questa tipologia di romanzi risiede nel fatto che, come anche molte autrici hanno sottolineato, il numero delle lettrici supera di molto quello dei lettori. Non solo, infatti, gli uomini che leggono sono in minoranza, ma molti di loro prediligono letture non-fiction, come raccolte di articoli di giornale, saggi o biografie di personaggi famosi.

Può darsi che sia questa componente ad avere spesso e volentieri relegato in un angolo i romanzi rosa, accusati di essere un genere minore e poco impegnativo.


Dal momento che questo cosiddetto “genere minore” sta però vivendo un momento d'oro, anche grazie alle numerose fanfiction sdoganate di recente dalle piattaforme on-line per diventare libri a tutti gli effetti, mi sembra giusto dedicargli un piccolo spazio. 
 

Chi mi conosce sa che ho sempre divorato moltissimi romanzi rosa, e che li ho (quasi) tutti apprezzati.

In questo post, però, mi piacerebbe indicare quelli che, a buon diritto, posso ritenere i miei preferiti. Consiglio i libri di cui a breve parlerò non soltanto agli amanti del genere, ma anche (e soprattutto) agli scettici.





- Innamorarsi a New York, di Melissa Hill.  


 
La prima osservazione da fare a proposito di questo romanzo è questa: il titolo non mi convince affatto. Come ho detto più di una volta ai miei (spero non troppo annoiati) amici, il vero titolo di questo romanzo dovrebbe essere Innamorarsi nuovamente della vita. Forse, però, andrebbe bene anche il titolo originale, che è Before I forget, ovvero Prima che io dimentichi. Memoria e voglia di vivere sono, infatti, il cuore del romanzo.


Abby, ragazza irlandese, a quasi trent'anni non si è resa conto di aver dedicato troppo tempo a due cose che la rendono infelice: un lavoro che è più un'abitudine ossessiva che un reale interesse ed un ragazzo metodico, pedante e paternalista che le ha condizionato la vita e poi l'ha abbandonata. Abby non fa che restare chiusa tra casa ed ufficio, concede poco tempo alla famiglia ed agli amici ed ha paura di qualsiasi nuova esperienza, compreso assaggiare qualche nuovo tipo di cibo.

Un importante incidente, però, causa in lei un trauma cranico, con un conseguente danneggiamento della sua memoria a lungo termine. Costretta dalle circostanze a non lavorare ed a stare vicino ai suoi cari, Abby si lascia convincere a costruirsi una nuova vita, fatta di ricordi così belli da restare impressi per sempre nella sua memoria. In questo modo la ragazza riscopre tutti i piaceri dell'esistenza che, troppo presa dai suoi doveri, aveva dimenticato: le amicizie, le nuove esperienze, una ritrovata leggerezza… e forse la capacità di svoltare in amore.


Non so ancora se si tratti del mio romanzo rosa preferito in assoluto, anche se è un ottimo candidato. Ciò che è certo è che è la storia in cui mi sono rivista di più.





- La compagna di scuola, di Madeleine Wickham (meglio nota come Sophie Kinsella). 



L'autrice è nota a tutti, così come i romanzi della serie I love shopping. Meno conosciuti sono forse i romanzi che riportano sulla copertina il suo vero nome, appartenenti ad un periodo anteriore al suo successo. 

La compagna di scuola narra la vita di tre grandi amiche che lavorano allo stesso giornale e sono solite confidarsi davanti ad un cocktail nel loro bar preferito, ostentando una sicurezza ed una serenità che non possiedono affatto. Maggie, la direttrice, sta per avere un figlio, ma è terrorizzata dall'idea di abbandonare il lavoro per dei mesi per restare da sola con il bambino in un'enorme casa di campagna. Suzanne, giornalista freelance, apparentemente libera sotto ogni punto di vista, ha un unico grande amore: il suo redattore… ahimé sposato.

Candice, infine, la vera protagonista del romanzo, conduce un'esistenza apparentemente tranquilla, ma tutto quello che fa è dettato dal suo profondo senso di colpa e di inferiorità, sia sul lavoro che nella vita privata.

La comparsa di Heather, una ex compagna di scuola di Candice, ribalterà tutti gli equilibri costruiti e costringerà le tre donne a buttare le loro maschere. 
 

Una storia che fa riflettere molto sul senso della famiglia, dell'amicizia, dell'amore. Questo romanzo ci insegna che esistono più sfumature di un unico sentimento, e che non ci si deve mai vergognare nel cercare la felicità.




- La trilogia di Monica (Mi piaci da morire; L'amore non fa per me; L'amore mi perseguita) di Federica Bosco.





Monica, trentenne italiana, vive e lavora a New York. È fuggita da Roma e dalla sua giovinezza tutt'altro che esemplare e divide un appartamento con due amici. È stanca della sua vita: il suo sogno di diventare scrittrice sembra irrealizzabile, e le sue vicende sentimentali sono una collezione di disastri. Un giorno, nel negozio in cui lavora entra una persona speciale... E questo è solo l'inizio delle sue avventure! 

In tre libri, Monica trova e perde lavori, si sente tra le stelle e poi nel baratro della disperazione, viene delusa da persone in cui crede ed accolta da altre che non si sarebbe aspettata, si fa carico del dolore altrui per poi imparare a mettersi al primo posto, rischia di vedere distrutto il suo mondo e poi ricomincia in modo del tutto sorprendente. La sua ironia e la sua capacità di non arrendersi fanno sì che lei riesca ad imparare ad amare, ad abbandonare le sue insicurezze, a trasformarsi in una persona matura e consapevole. 
 

Questa trilogia di romanzi è terapeutica. Non c'è davvero un'altra parola che possa descriverla con altrettanta efficacia.





- Al diavolo piace dolce, di Lauren Weisberger.




L'autrice è conosciutissima per via del libro Il diavolo veste Prada, diventato poi un film. Il titolo italiano di questo romanzo potrebbe far pensare alla continuazione della medesima storia, ma quello originale (Everyone worth knowing, cioè “Vale la pena che ognuno sappia”) rivela un contenuto differente. 

La domanda che potrebbe porsi il lettore è: che cosa vale la pena che ognuno sappia? La risposta è: quello che Bette, la protagonista, giovane ragazza residente a New York, ignora all'inizio del romanzo. Quest'ultima, infatti, si è appena licenziata dall'ufficio nel quale lavora come impiegata, perché si ritiene logorata dalla vita monotona che conduce. Tramite un ricco e mondano zio conosce poi un'organizzatrice di eventi, una donna carismatica e piena d'energia che le offre subito un posto all'interno della sua azienda. Bette viene catapultata in un vortice di feste, capi firmati, viaggi e vita notturna, ma ben presto si accorgerà di essere stata troppo ottimista e di aver iniziato a perdere di vista quello a cui tiene davvero.


Questo romanzo è, a mio parere, una lettura molto più interessante di Il diavolo veste Prada. Quest'ultimo, infatti, presenta un “cattivo” assolutamente individuabile: la temutissima Miranda, capo della protagonista. Di conseguenza, è molto semplice, per il lettore, associare ogni sentimento negativo a quel personaggio e quindi intuire qual è la scelta che l'eroina del romanzo dovrebbe compiere. In Al diavolo piace dolce, invece, non c'è nulla di tutto questo, perché la nuova vita di Bette è in apparenza straordinaria, quasi la realizzazione di un sogno. Non ci sono né buoni né cattivi, ma soltanto persone che compiono delle scelte e, di conseguenza, ne gioiscono o ne soffrono. Per questo motivo è compito della protagonista scegliere la sua personalissima strada. 
 

Ultimo ma non meno importante: la lettura è agevolata dallo stile di scrittura della Weisberger, graffiante, scorrevole ed in assoluto tra i miei preferiti.





- AAA Cercasi disperatamente un lieto fine, di Ariel. 



Per gli amanti del romanzo rosa meno conosciuto e degli e-book online, mi sento di consigliare questa piacevolissima lettura. Il romanzo non è particolarmente voluminoso, quindi bastano un paio di serate di relax per poterselo gustare appieno. 

Al centro della storia c'è Jennifer, ragazza povera, abbandonata da famiglia ed amici, costretta dalle circostanze alle convivenza con una coinquilina antipatica ed a un poco simpatico impiego alle pompe funebri. Erroneamente convinta di aver vinto la lotteria, si accorge troppo tardi del suo sbaglio: si ritrova senza lavoro, in un immenso attico che non è in grado di pagare ed ancora più piena di guai. È solo l'inizio di una serie di godibilissimi colpi di scena, alcuni dei quali davvero inaspettati.


Lo stile è fresco e leggero, e l'ambientazione milanese – lo ammetto – non poteva non sedurmi.






Con l'augurio che questa piccola top five vi sia interessata e, perché no, vi sia stata di aiuto, resto in attesa di un vostro parere.

Avete letto uno dei libri che ho citato? Che cosa ne pensate?

Avete altri romanzi da consigliare (se la risposta è sì, fatelo senza indugi!)?

Grazie mille, come sempre, a tutti coloro che leggono questo blog o che lo stanno visitando in questo momento.

Auguro un buon rientro dalle vacanze a chi, come me, è appena tornato, ed una buona continuazione ai fortunati che si stanno ancora godendo le ferie!