giovedì 29 novembre 2018

I PREFERITI DI NOVEMBRE 2018

Tutto quello che mi è piaciuto in questo mese




Cari lettori,
siamo già arrivati alla fine del mese di Novembre!
Com’è ormai abitudine, ecco i miei preferiti, dai libri ai film, dalla musica alla poesia!



Il libro del mese



La lettura migliore di questo mese non poteva non essere Sono sempre io, di JoJo Moyes. 

Immagino che moltissimi di voi abbiano letto Io prima di te e si siano commossi, sia terminando il libro, sia vedendo il film con Emilia Clarke e Sam Claflin. Personalmente non ho potuto fare a meno di proseguire nella lettura della trilogia, prima con Io dopo di te e poi con questo romanzo.


Per chi fosse rimasto alla tragica morte di Will Traynor: il primo impulso di Louisa è stato quello di andare a vivere in un appartamento in periferia, accettare un impiego al bar dell’aeroporto e cercare di dimenticare.

All’improvviso, però, due persone sono entrate nella sua vita in modo repentino ed inaspettato. La prima è Lily, un’adolescente in difficoltà in cerca del suo vero padre, che è proprio Will; Louisa la accoglie come l’ultimo dono dell’uomo che ama e cerca di farle da matrigna, ma non è sempre facile.
La seconda è Sam, un paramedico che ha sofferto a sua volta per una grave perdita e che, a poco a poco, la fa nuovamente innamorare.


All’inizio del romanzo Sono sempre io, Louisa Clark è in partenza per New York: ella, infatti, ha accettato la proposta di Nathan, ex infermiere e fisioterapista di Will, ed ha deciso di lavorare insieme a lui per una ricca famiglia americana.

È così che ella si ritrova in un lussuoso palazzo della città, con il compito di fare da assistente personale alla seconda moglie del padrone di casa, una donna tanto giovane e bella quanto fragile ed affetta da depressione.
Il senso di spaesamento è forte, così come la nostalgia di Lily e Sam, ma Louisa, sostenuta anche da alcune lettere che Will aveva scritto a sua madre nel corso di un viaggio in America, tenta comunque di fare al meglio il suo dovere. 

Ella conosce anche un’anziana signora che vive nel palazzo, con un carlino rabbioso come unica compagnia, ed intuisce che ella nasconde un segreto…


Sono sempre io conclude la trilogia di Louisa Clark e mostra una protagonista finalmente desiderosa di scoprire la sua vera identità e di prendere delle importanti decisioni sul suo futuro, perché, come ella stessa dice:


Esistono tantissime versioni di noi stessi, e tra queste possiamo decidere quale fare nostra. Io avevo una scelta… L’importante era fare in modo che nessuno fra coloro ai quali permettevi di camminare al tuo fianco potesse decidere quale di queste versioni tu fossi e ti inchiodasse come una farfalla in una teca.
L’importante era sapere che potevi sempre trovare il modo di reinventarti.



Il film del mese



Finalmente è uscito nelle sale l’atteso secondo capitolo della saga Animali fantastici, dal titolo I crimini di Grindelwald.


Due anni fa avevo visto senza particolari aspettative il primo dei cinque film che comporranno la storia, e ne ero uscita davvero entusiasta. 
La storia dell’eroe per caso Newt Scamander, studioso di Animali Fantastici che porta tutte le sue creature in una valigia magica ed accetta di aiutare il giovane Silente a ricercare ed a sconfiggere Grindelwald, mago oscuro precursore di Voldemort, mi aveva conquistato.

Al centro della scena, oltre a Newt, c’erano il suo amico No-Mag (o Babbano che dir si voglia) Jacob, panettiere coinvolto suo malgrado in avventure più grandi di lui, e le due sorelle americane che avevano conquistato il loro cuore: la mora e seriosa Tina, aspirante Auror, e la dolce e un po’ svampita Queenie, esperta telepatica.


All’inizio di questo film, invece, Newt vive da solo in una casa londinese insieme a tutte le sue stravaganti creature, ed è lì che incontra nuovamente Silente. 
Il professore gli confida che Credence, il ragazzo in grado di trasformarsi in una creatura chiamata Obscuriale, è ancora vivo ed in cerca delle sue origini familiari. Purtroppo, egli è anche finito nel mirino di Grindelwald, che vorrebbe utilizzare il potere della sua rabbia come un’arma distruttiva. 

Silente non è in grado di lottare contro il mago oscuro (per motivi che non sono solo quello che immaginiamo) e tenta di convincere Newt a compiere una missione a Parigi. Egli non vorrebbe schierarsi, ma, quando si riunisce a Queenie e Jacob, e questi ultimi gli rivelano che Tina, ormai diventata Auror, è nella capitale francese, decide di partire. 
A Parigi ci sono anche Grindelwald, Credence e Leta Lestrange, un vecchio amore di Newt, ormai promessa sposa di suo fratello...


La pellicola ha causato un dibattito molto, molto acceso sul web. 
Per quanto mi riguarda, al di là delle scene spettacolari e dei molteplici omaggi alla saga di Harry Potter, ho apprezzato molto anche la storia raccontata, che si fa sempre più avvincente e ricca di misteri.
Mi è spiaciuto solo che, rispetto al primo film, sia stato dato meno spazio alla caratterizzazione di Newt e dei suoi amici, e che le atmosfere fossero un po’ più cupe.
Sono d’accordo con i detrattori su alcune incongruenze di tipo narrativo e sull’inspiegabilità del colpo di scena finale, ma preferisco sospendere il giudizio e vedere come proseguirà la storia.



Infine, condivido con voi le riflessioni che abbiamo fatto io e l’amica che mi ha fatto compagnia al cinema: secondo voi chi è più temibile fra Grindelwald e Voldemort?

La mia amica è a favore di Grindelwald, e devo dire che le sue argomentazioni sono molto valide. 
Infatti, se Voldemort tiene legati a sé i suoi seguaci con la paura, Grindelwald riesce a far credere ad ogni mago di essere il suo migliore amico, facendo leva ogni volta sul suo punto debole. Inoltre l’idea di proteggere i maghi dalle Guerre Mondiali dei non maghi è un asso nella manica che lo ha aiutato non poco nella scalata al potere, così come la capacità di far passare gli Auror come “i cattivi” e di imporre se stesso come padrone di una giustizia alternativa.

Personalmente, però, credo che il "premio come miglior cattivo” vada ancora a Voldemort, e per due motivi. 
Il primo è che tra un sociopatico che crede veramente in una sua idea e che la trasforma in piano criminale ed un lucido statista che sfrutta un’ideologia altrui per ottenere il potere il più crudele è sempre quest’ultimo. 
Il secondo è che Grindelwald è ancora in qualche modo geloso di Silente: può essere anche solo una goccia di debolezza e di emozione in un mare di crudeltà, ma Voldemort, che è solo e non ama, non ha nemmeno questa. 

Voi che ne dite?!? Di sicuro è un dibattito interessante… 


Vi lascio qui il link ad un mio post dedicato al mondo di Harry Potter.



La musica del mese



Come nel caso del libro e del film del mese, la scelta del disco da consigliarvi questo mese è stata piuttosto facile: è dalla fine di settembre, cioè dall’uscita del suo singolo When I fall in love, che aspetto il nuovo cd di Michael Bublé, dal titolo Love. 


Ho potuto ascoltarlo dal 16 di questo mese e devo dire che nemmeno stavolta sono rimasta delusa. Michael Bublé è uno dei miei cantanti preferiti e sinceramente mi dispiace che tante persone si limitino a considerarlo un cantante “natalizio” e che facciano battute su di lui e sulla stagione festiva che forse facevano ridere nel 2011.

Verissimo che il suo album di successi natalizi Christmas è diventato un classico che rientra in classifica ogni Dicembre. 
Vero anche che tante sue canzoni di altri dischi evocano un’atmosfera che si potrebbe definire natalizia. 
È però decisamente riduttivo classificare Michael Bublé come un cantante da “scongelare” durante le feste…


In questo nuovo disco non mancano le sorprese, e due, in particolare, sono le vere chicche che i fan non possono perdersi.
La prima è una bellissima versione, insieme ad una cantante francese, de La vie en rose, un grande classico che non ha davvero bisogno di presentazioni.
La seconda è un altro duetto, Help me make it through the night, con la cantante Loren Allred. Nel caso il nome non vi dicesse nulla, vi ricordo che è colei che ha prestato la voce ad una delle attrici del musical The greatest showman per brani come Never enough. In questo post vi parlo meglio della colonna sonora di questo bellissimo film.


Qui vi lascio invece le parole di Love you anymore, il singolo di Michael Bublé che in questo periodo stanno trasmettendo le radio:


Solo perché giro intorno ai luoghi dove andavamo
sperando di incontrarti per un’ultima volta
solo perché non ho tolto la tua foto dal mio telefono
non significa che tu sei ancora nella mia mente...

Solo perché per caso sono inciampato ed ho detto il tuo nome
beh, ho sentito la tua canzone, mi rende insicuro
solo perché so che non proverò mai più gli stessi sentimenti
non significa che ti amo ancora...



La poesia del mese



Novembre inizia con la Festività di Ognissanti e con la commemorazione dei defunti.
Per questo motivo ho scelto come poesia del mese questa composizione di Costantino Kavafis, dal titolo Voci.


Ideali amate voci
di coloro che sono morti o come i morti
sono per noi perduti.

A volte ci parlano in sogno
a volte esse vibrano dentro.

E con il suono, per un istante l’eco fa ritorno
della prima poesia di nostra vita-
come lontana nella notte una musica che dilegua.



Le foto del mese


Credo che ormai molti di voi sappiano qual è stato l’avvenimento clou del mese di novembre. 
La sera di venerdì 9 ho infatti partecipato ad una premiazione del concorso letterario “Narrativa e poesia a tema libero” della BCC di Milano. 

Sapevo di essere tra i tre finalisti, ma non mi aspettavo che il mio racconto “Una lettrice ante litteram” avesse vinto il primo premio! 

È stata una serata incredibile, ricca di sorprese e soddisfazioni!




Durante il ponte di Ognissanti abbiamo fatto una gita di famiglia in città: visita alla Villa Necchi - Campiglio, pranzo in un’osteria romana e mostra di Tex Willer

Eccomi insieme al cowboy…



Ormai l’autunno sta lasciando posto all’inverno, ma si possono ancora ammirare dei rampicanti con foglie dai bellissimi colori!




Questo è stato il mio mese di novembre, che, al di là di quello che vi ho raccontato oggi, mi ha portato tantissime novità ed imprevisti ed ai miei occhi è durato, sì e no… una settimana?!? 
Diciamo che al momento questo mese e giugno sono stati i più impegnativi del 2018.

Dicembre sarà un mese particolare per il blog: il clima festivo contagerà anche questo spazio e ci saranno tante sorprese, collaborazioni e post a tema.
Nel frattempo fatemi sapere com’è stato il vostro mese di Novembre!
Grazie per la lettura ed al prossimo post :-)

lunedì 26 novembre 2018

LIBRI DA ARDERE

Il dramma di Amélie Nothomb in scena al Teatro Elfo Puccini




Cari lettori,
terzo appuntamento con i “Consigli teatrali” del mese di novembre! 
Ogni anno il periodo autunnale uno dei più ricchi per le stagioni di prosa dei vari teatri, ed il 2018 non ha fatto eccezione.


Oggi vi racconto nei dettagli uno spettacolo che ho visto la scorsa settimana al Teatro Elfo Puccini di Milano, e che mi ha molto colpito per la sua drammaticità ed il suo significato profondo: Libri da ardere.

Si tratta dell’unico testo teatrale di Amélie Nothomb, un’autrice contemporanea che ha scritto molti romanzi di successo, dai quali sono stati tratti film e spettacoli.
Esso è già stato portato in scena dalla regista Cristina Crippa nel 2006 ed è stato nuovamente presentato quest’autunno per una replica con due nuovi giovani attori, Angelo Di Genio e Carolina Cametti, che hanno affiancato il protagonista Elio De Capitani.

Ecco tutto quello che ho apprezzato di questo spettacolo!



La guerra, il freddo e una disperata necessità



La storia raccontata non ha un’ambientazione geografica precisa, ma i vaghi riferimenti ad un generico Occidente, che viene visto come qualcosa di lontano e difficilmente raggiungibile, fanno pensare ad un paese dell’Europa dell’Est.

Ciò che è certo è che questa nazione è già al suo secondo inverno di guerra: dei non meglio identificati “barbari” stanno devastando la città, bombardando i pochi depositi alimentari che ancora contengono qualcosa, distruggendo tutti i simboli di civiltà che sono rimasti.

Un professore universitario, docente di letteratura, è ormai da tempo rifugiato a casa sua insieme al suo assistente Daniel. Egli va sempre meno in Università per via dei continui bombardamenti, mentre il suo vice la frequenta esclusivamente perché essa è riscaldata e perché lì può incontrare una studentessa che è la sua fiamma del momento, Marina.


È proprio lei, un giorno, a passare a casa del professore ed a fargli notare, scherzosamente ma non troppo, che con quel terribile freddo tutti i romanzi della sua biblioteca creerebbero una bella fiammata. 
La proposta viene accolta con ilarità e sdegno: c’è ancora qualche mobile da bruciare, dar fuoco ai libri è impensabile, se si ha davvero freddo ci si può riscaldare in Università.

Non sono passate che poche ore da questa discussione quando un terribile bombardamento rade al suolo completamente la città universitaria. Marina, che ha perduto il suo piccolo appartamento all’interno del campus, viene accolta dai due uomini in quella casa che ormai è diventata un rifugio di guerra.


È allora che il problema del freddo inizia a dominare la scena e ad annullare ogni capacità razionale dei tre protagonisti: i luoghi istituzionali riscaldati sono stati distrutti, i mobili da bruciare sono finiti e la proposta di Marina sembra l’unica via di scampo…



La perdita dei libri e di ogni punto di riferimento



Man mano che i tre protagonisti bruciano i volumi dell’immensa biblioteca del professore, essi si rendono conto che si tratta di un sollievo temporaneo, destinato a durare sempre meno ed a dare meno conforto ogni giorno che passa.

In compenso, tutti e tre sentono affiorare dentro di loro degli impulsi primordiali ed autodistruttivi che li rendono, scena dopo scena, più simili a delle bestie che a degli uomini.


Marina, una ragazza dall’aspetto spregiudicato e seducente, rivela agli spettatori la propria fragilità ed insicurezza: per lei, infatti, “l’inferno è il freddo”, e senza un po’ di calore non riesce più a ragionare. Dentro di lei inizia a germogliare un pensiero suicida e, ora dopo ora, ella si fa più certa che, quando sarà bruciato l’ultimo libro, ella farà una passeggiata in città, alla ricerca della pallottola del cecchino che porrà fine alla sua esistenza.


Daniel, apparentemente cinico e disincantato, così ironico nelle sue dissertazioni con il professore, rivela la sua paura più grande: quella di perdere la donna amata.
Durante l’estate appena trascorsa, infatti, egli ha perduto la sua ex amante, Sonia, sotto un bombardamento, e vive nel terrore che possa succedere qualcosa a Marina. Egli, inoltre, si sente costantemente in posizione subordinata rispetto al professore, ed impazzisce nel rendersi conto che quest’ultimo inizia a nutrire un interesse nei confronti della sua ragazza.


L’uomo, infatti, nel vedere a poco a poco la sua preziosa collezione che brucia, perde completamente il senno e, da ironico e brillante, inizia a trasformarsi in una persona violenta e pericolosa, e si sfoga con le uniche due persone che interagiscono con lui, ovvero con i suoi coinquilini fortuiti.



L’ultimo libro e la sua importanza



Molti romanzi vengono bruciati nella stufetta del professore, ma egli si rifiuta categoricamente di darne alle fiamme uno, Il ballo dell’osservatorio.

Conoscendo il personaggio, lo spettatore potrebbe pensare ad un’opera importante per i suoi studi, oggetto di qualche tesi… invece non è nulla di tutto questo. Si tratta semplicemente di una storia d’amore fra adolescenti, piuttosto banale ed intrisa di cliché, che però il professore non può fare a meno di leggere e rileggere, e che piace molto anche a Marina.


Ai tre protagonisti, inaspettatamente, piange il cuore all’idea di buttare nella stufa una storia che prima della guerra, del freddo e della disperazione era stata semplicemente catalogata come brutta letteratura. 

In quel momento, quel libricino di narrativa diventa un simbolo di tutto ciò che i tre hanno perduto: la leggerezza, la capacità di amare, la voglia di raccontare e di stupirsi di fronte ad una storia. 

Come fare a meno di tutto questo?



Il messaggio finale



Come ha giustamente sottolineato l’attore protagonista alla fine della rappresentazione, la visione di questo spettacolo è più che mai necessaria ai nostri giorni, in un momento storico in cui troppe persone tentano di sminuire l’importanza della lettura, della cultura e dell’istruzione.

Alcune discipline, come le mie amate Lettere, sono ormai denigrate da tempo perché non dant panem, ma negli ultimi anni ho l’impressione che anche altri campi del sapere vengano attaccati pesantemente, come la scienza, la medicina, la legge...

Questo spettacolo mette in luce, in modo forse un po’ spietato, che cosa effettivamente accade all’essere umano, anche al più colto ed istruito, quando è costretto a rinunciare al sapere. Per non perdere la propria umanità e non diventare simili a bestie occorre dunque far tesoro di ogni singolo libro, anche di quelli che io stessa inserirei tra gli "sconsigli libreschi" e che ironicamente tanti definiscono “da lanciare nel caminetto”.

Come fa notare lo scrittore James Patterson, Che cosa siamo, noi, se non le nostre storie?




Lo spettacolo è rimasto al Teatro Elfo Puccini di Milano fino al 21 novembre, ed io stessa, purtroppo, sono riuscita a vedere soltanto una delle ultime repliche.
Visto il successo, tuttavia, non è escluso che esso venga replicato… magari in altre città d’Italia, visto che gli attori, alla fine della rappresentazione, hanno raccontato al pubblico di essersi esibiti persino in Spagna ed in altre nazioni.
Spero di avervi incuriosito e soprattutto mi auguro che condividiate con me l’importanza del messaggio che Libri da ardere vuole trasmettere.
Come sempre, aspetto la vostra opinione!
Grazie per la lettura, al prossimo post :-)

giovedì 22 novembre 2018

IL COMMISSARIO RICCIARDI - PARTE 2

La Napoli del passato di Maurizio De Giovanni




Cari lettori,
per la nostra rubrica “Letture: per autori”, oggi torno a parlare di Maurizio De Giovanni e dei suoi romanzi che hanno per protagonista il solitario e tormentato commissario Ricciardi.

In un primo post di inizio mese vi avevo parlato di alcuni libri appartenenti a questa serie; in questo periodo, tuttavia, ho completato la serie, e, ancora una volta, mi sento di consigliarvela. 


Ciò che più mi piace di questi libri è che, pur presentando delle vicende in progressione orizzontale che riguardano i singoli personaggi, pongono al centro dell’attenzione, di volta in volta, un nuovo tema, che non riguarda soltanto l’immagine, ma anche personaggi secondari e storie parallele. 

La scrittura di De Giovanni, inoltre, è davvero magistrale: tra le più poetiche e suggestive che io abbia mai letto.
Sono riuscita a completare la serie. Ecco a voi la seconda parte!



IN FONDO AL TUO CUORE
L’inferno del commissario Ricciardi



Il romanzo ha inizio in pieno luglio: Napoli sta affrontando le due settimane più calde dell’anno e perfino il pensiero del lavoro diventa faticoso. 

Nel corso di una di queste notti torride, un rispettato medico, preside della Facoltà di Ginecologia, precipita dal suo studio all’ultimo piano della clinica e muore.
Ricciardi e Maione si trovano di fronte ad un vero e proprio rompicapo, perché la vittima non aveva certamente pochi nemici, sia dal punto di vista professionale che da quello privato. Tra vecchi rivali desiderosi di vendetta, famiglie di pazienti che non sono state assistite a dovere, relazioni extraconiugali e dissapori familiari, la soluzione al caso appare tutt’altro che facile.


Maione e Ricciardi, tuttavia, stanno vivendo un inferno personale che non hanno il coraggio di confessarsi l’un l’altro.

Il primo teme che Lucia lo tradisca: ad insospettirlo, l’improvvisa frequentazione quotidiana, da parte della donna, di un palazzo signorile nel quale, tra gli altri, abita un donnaiolo molto conosciuto.

Il secondo, invece, soffre per l’assenza di Enrica, che è misteriosamente scomparsa da Napoli. La ragazza, in realtà, sta lavorando come maestra in una colonia a Ischia, ed ha conosciuto un maggiore tedesco che potrebbe mettere seriamente alla prova i suoi sentimenti per il commissario. Quest’ultimo, inoltre, è molto preoccupato anche per la salute della sua tata Rosa, che per lui è tutto quello che resta della sua famiglia…


In fondo al tuo cuore è uno dei capitoli più amari e più intensi della storia di Ricciardi. Si è abituati a pensare all’estate come alla stagione dello svago e del relax, ma, per chi resta in città, il caldo è così atroce da rendere spesso più acuta la disperazione. 
Anche per chi riesce ad andare in vacanza al mare, inoltre, il pensiero di avere il cuore spezzato è insopportabile. 
Una storia malinconica che resta davvero in fondo al cuore.



ANIME DI VETRO
Falene per il commissario Ricciardi



L’estate è finita, anche se settembre sembra promettere più una nuova primavera che l’arrivo dell’autunno. Maione e Ricciardi si ritrovano ad affrontare un’insolita situazione di tranquillità: nessun delitto di particolare rilevanza è stato infatti compiuto nelle ultime settimane. 

Una mattina, però, una giovane donna di nome Bianca, una nobildonna in evidenti difficoltà economiche, si presenta in questura. Ella chiede al commissario Ricciardi di riaprire un caso già archiviato in estate. 
Si tratta dell’uccisione di un ambiguo personaggio, un avvocato che si era infiltrato nell’alta società per poter meglio prestare denaro a strozzo, concludere affari sottobanco e compiere altre azioni illecite. Il marito di Bianca, un nobile decaduto e rovinato dal vizio del gioco, si è autoaccusato del delitto, ma la moglie è certa della sua innocenza.

Con estrema cautela, Ricciardi inizia ad indagare, avvalendosi soltanto dell’aiuto di Maione e del dottor Modo. L’uomo è stato assassinato nel suo studio, ma sono passati ormai dei mesi ed il commissario non riesce più a vedere il suo fantasma, come solitamente gli capita. 
Le indagini, inoltre, si rivelano particolarmente gravose, perché lo costringono a passare molto tempo tra la nobiltà di Napoli, un mondo al quale lui appartiene per diritto di nascita ma che ha voluto da tempo rinnegare.


Mentre l’amata Enrica è sempre più lontana (e forse innamorata del maggiore tedesco Manfred), l’amica Livia cerca in ogni modo di avvicinarsi a lui, ma non si rende conto che la sua amicizia con la figlia del Duce ed i suoi contatti con alcune spie fasciste potrebbero mettere in serio pericolo la vita del commissario.


Anime di vetro è un romanzo basato sulla potenza delle illusioni, su quanto sia fragile la vita reale nei confronti di tante attrattive che, come le falene, luccicano nella notte, ma poi si rivelano ben diverse da quello che sembravano.
Il commissario Ricciardi ed i suoi fedeli compagni si ritrovano, una volta di più, a dover camminare sulle uova, cercando la verità nel buio.



SERENATA SENZA NOME
Notturno per il commissario Ricciardi



Settembre ha lasciato il posto ad Ottobre e la pioggia scrosciante non dà alcuna tregua agli abitanti di Napoli. 

In una fredda notte d’autunno, l’ex pugile Vinnie Sannino, appena tornato dall’America, dove ha conosciuto la fama e poco dopo l’ha persa, canta una famosissima canzone d’amore, Serenata senza nome, sotto la finestra di Cettina, la ragazza di cui era innamorato sedici anni prima, ormai diventata donna.

Pochi giorni dopo, il marito di Cettina, un commerciante di tessuti, viene ammazzato di botte in un vicolo dietro il porto. Sarebbe fin troppo facile dare la colpa a Sannino, ed il Duce, che non ha in simpatia il “pugile vigliacco” che ha voluto ritirarsi e tornare in Italia, fa pressione sui superiori di Ricciardi affinché l’uomo sia arrestato al più presto.

Tuttavia, il commissario comprende che il commerciante Costantino Irace non è esattamente l’uomo rispettabile che tutti credono, ed è consapevole che l’uomo è oggetto di un odio che non ha (soltanto) a che fare con una rivalità amorosa.


Nel frattempo, il brigadiere Maione riceve un appello accorato da parte di Bambinella, il suo amico transessuale, che ha smesso di prostituirsi ed ha una relazione con un uomo che però rischia di essere ucciso dalla criminalità organizzata.

Per quanto riguarda la vita privata di Ricciardi, il punto di svolta sembra essere vicino: Enrica sa che le intenzioni che ha nei suoi confronti Manfred, il maggiore tedesco, sono molto serie, e, sconvolta da mille dubbi, non può fare a meno di cercare un confronto risolutivo con il commissario.


Serenata senza nome è una storia autunnale, tra un vecchio amore mai dimenticato, la malinconia della pioggia ed un delitto che nasconde un vero abisso di disperazione. Una storia raccontata non solo attraverso la scrittura poetica di De Giovanni, ma anche tramite la bellissima tradizione della canzone napoletana.



RONDINI D’INVERNO
Sipario per il commissario Ricciardi



Natale è passato, ed un clima insolitamente mite spinge i napoletani a fare una passeggiata fino ai tanti teatri della città, che, nei giorni che precedono il Capodanno, propongono continuamente nuovi spettacoli.

La sera del 28 dicembre, una coppia sul palcoscenico e nella vita sta interpretando per l’ennesima volta una “canzone recitata” in cui si narra una vicenda di amore e gelosia. Inaspettatamente, però, la pistola dell’attore non è caricata a salve, e la prima attrice cade a terra morta.

Tutta la compagnia conosceva i problemi della coppia (vecchio, geloso e bevitore accanito lui, giovane e famosissima lei) ed immaginano l’ultimo atto di un disperato che non aveva più niente da perdere. 
Il commissario Ricciardi, però, dubita dell’evidenza e crede che la mano dell’attore sia stata armata da qualcun altro, che, con ogni probabilità, ha ordito un piano complesso.

Nel frattempo, il dottor Modo, amico di Ricciardi e Maione e, quando serve, medico legale al servizio della polizia, si ritrova in ospedale una vecchia amica, una prostituta di nome Lina, che è stata selvaggiamente picchiata. Furibondo per il modo in cui è stata trattata la donna, decide a sua volta di indagare sul perché del pestaggio.


In questi giorni di festa, la vita sentimentale del commissario Ricciardi non potrebbe essere più complessa: Enrica ha sempre a che fare con lo spasimante tedesco e la madre di lei insiste affinché ella lo sposi. 
Ricciardi ha paura di legarsi e costruire una famiglia a causa delle sue capacità sovrannaturali, ma non riesce ad immaginare di vivere senza la ragazza. Come finirà?

Un romanzo davvero intenso, ricco di riflessioni sul mondo della musica, del teatro, dell’arte. Una storia in cui realtà e finzione si confondono continuamente, che coinvolge e sorprende il lettore.



IL PURGATORIO DELL’ANGELO
Confessioni per il commissario Ricciardi



A Napoli la primavera è ormai inoltrata e bellissima. 

Una mattina, un povero pescatore appena tornato dalla sua fatica notturna scorge un’ombra nera su un bianchissimo promontorio. Egli sta per procedere, ma uno dei primi raggi di sole del giorno illumina la zona ed egli si rende conto con raccapriccio che si tratta del corpo di un prete.

La polizia arriva in zona poche ore dopo e viene a sapere che il morto è Padre Angelo, uno dei pilastri di una comunità religiosa poco distante, professore e uomo di Chiesa. L’uomo non solo era molto amato e ritenuto da tutti addirittura un “santo”, ma rivestiva un ruolo chiave all’interno dell’alta società napoletana.
Egli, infatti, era il confessore privato di signore della nobiltà, politici, ricchi possidenti, ed era perciò a conoscenza di moltissimi segreti pericolosi.

La frase che il fantasma del morto ripete ossessivamente, ovvero “Io ti confesso”, ed il fatto che padre Angelo sia stato colpito mentre era in ginocchio, portano il commissario Ricciardi a pensare che l’assassino sia uno dei suoi fedeli.


Proprio il tema della confessione è centrale all’interno del romanzo. Per il commissario, infatti, è giunto il momento di rivelare ad Enrica il suo segreto, il suo terribile dono che grava su di lui come una maledizione. 
Egli è ostacolato non solo dalla difficoltà del discorso, ma anche dalla madre della ragazza, che non lo vede di buon occhio e non crede che egli abbia intenzioni serie nei confronti della figlia.

Anche il brigadiere Maione si ritrova a confessare a se stesso ed alla moglie Lucia l’inspiegabile affetto che prova per un giovane appuntato, che gli ricorda dolorosamente il figlio Luca…


Lo dico con una certa malinconia: Il purgatorio dell’angelo è, a detta di Maurizio De Giovanni, il penultimo capitolo della serie. Con un ultimo romanzo, che probabilmente uscirà nel corso del 2019, la storia del commissario Ricciardi si concluderà.

Questa scelta dell’autore suscita in me sentimenti contrastanti. 
Da un lato sono ovviamente dispiaciuta, perché credo che avrei potuto andare avanti ancora per anni a leggere queste meravigliose storie. 
Dall’altra, però, comprendo anche il desiderio dell’autore di concludere per bene le singole vicende dei personaggi senza snaturarli o inventare colpi di scena all’infinito.




Ovviamente non mancherò di recensire anche l’ultimo capitolo della serie, quando uscirà!
Non posso davvero nascondere l’amore che ho per questi romanzi e la mia impazienza nello scoprire come finirà la vicenda. Sapete che quando qualcosa mi piace davvero devo almeno provare a contagiarvi con il mio entusiasmo!

Fatemi sapere se avete letto questi romanzi, che cosa ne pensate, se i miei post vi hanno incuriosito.
Grazie per la lettura, al prossimo post :-)