lunedì 29 aprile 2024

I PREFERITI DI APRILE 2024

 Tutto quello che mi è piaciuto in questo mese




Cari lettori,

ultimo lunedì di aprile ed appuntamento con i “Preferiti del mese”!

Questo mese è stato molto ricco. Anche se – come vedrete – le prime foto del mese riguardano le vacanze di Pasqua, che sono state a cavallo tra i due mesi, aprile stesso è proseguito comunque con tante belle novità, che oggi vi racconto.

Vediamo un po’ insieme com’è andato il mese!



Il libro del mese


Carlo Monterossi, autore televisivo da tutti ritenuto geniale, nonché creatore del grandissimo successo Crazy love, è da tempo schifato dalla sua creatura. Così, invece che andare negli studi televisivi, da lui rinominati “La grande fabbrica della merda”, passa sempre più tempo con l’amico detective Oscar Falcone alla Sistemi Integrati, l’agenzia investigativa che l’uomo ha fondato con la socia Agatina Cirrielli.


Questa volta, però, la richiestissima ed amatissima Flora De Pisis, conduttrice del suo programma, ha proprio bisogno di lui e delle sue indiscusse capacità di mediazione. A Zelo Surrigone, paese appena fuori da Milano dove già sembra di sprofondare nella campagna, il parroco “ufficiale” è stato di fatto spodestato da un giovane Don, che ha creato una sua parrocchia nel cortile di una villetta. Un posto come mille altri, se non fosse per una particolarità: un crocifisso che si illumina da solo. Miracolo o truffa? Il Monterossi si lascia convincere a partecipare ad una delle loro cosiddette messe e di sicuro non è disposto a credere alle presenze divine, ma non riesce nemmeno a trovare indizi truffaldini. E forse per questo tante persone comuni finiscono per crederci e fare generose donazioni al giovane prete ed alla sua assistente.


Nel frattempo Oscar ed Agatina, alla Sistemi Integrati, ricevono la visita dell’amministratore delegato di una grande azienda di costruzioni nel mondo, la Italiana Grandi Opere. Nella sede centrale si è verificato uno stranissimo furto, probabilmente commesso da qualcuno che conosceva l’ubicazione delle telecamere, perché non si è fatto riprendere in volto. Quel che è ancora più strano è che proprio il denunziante del furto non vuole sentir parlare di forze dell’ordine ed è piuttosto evasivo.


Quello che nessuno sa è che una donna delle pulizie, Teresa, ha intascato il malloppo che è sfuggito al ladro. E che lei, la guardia giurata ed altri due poveracci senza niente da perdere stanno orchestrando il ricatto più disorganizzato della storia.


Sulle tracce di loro e di altri colpevoli di reati minori ci sono anche un rassegnato Ghezzi ed un sempre più arrabbiato Carella, che vorrebbe occuparsi di una banda di trafficanti di droga ma è ostacolato dai suoi superiori. A trovarli, prima, è proprio il Monterossi, che aiuta Teresa dopo uno scippo. E da quel giorno le loro strade si incroceranno ancora molte volte.



Pesci piccoli è un romanzo in cui, dopo la parentesi quasi favolistica di Flora, la vita di Carlo Monterossi inizia a cambiare davvero. Il nostro protagonista è un privilegiato assoluto, che è riuscito ad ottenere una posizione di prestigio in un ambito in cui è già difficile entrare come stagisti, che è così richiesto che può permettersi praticamente di non lavorare, di fare delle visite in ufficio qualche ora qua e là. Un uomo che si sveglia alle dieci del mattino e che trova pronto un enorme tavolo da colazione grazie alle premure della sua governante.


Carlo è un uomo intelligente, anche se nasconde la sua sensibilità dietro all’ironia, quindi è consapevole della sua fortuna, ma è solo quando incontra qualcuno che se la passa diversamente che lo comprende davvero. Altre volte, però, si era trattato solo di incontri fortuiti dovuti alle sue indagini non ufficiali. In questo romanzo, invece, tra lui e Teresa nasce un sentimento vero, qualcosa che li unisce al punto da sancire l’allontanamento, forse definitivo, dalla fidanzata Bianca Ballesi, che è anche collega e forse troppo legata a quel mondo di cui lui non vuole più sapere niente.


Se Carlo affronta la questione dei “pesci piccoli” dal punto di vista sentimentale, conoscendo una donna di tutt’altro ambiente rispetto al suo, il duo Ghezzi-Carella lo affronta da quello legale. Entrambi, loro malgrado, sono costretti a chiudere una serie di piccole pratiche che cadrebbero in prescrizione, così si ritrovano ad inseguire tipografi senza licenza, ladri di galline, truffatori per pochi euro, in pratica gente che non ha alternative per mangiare, mentre i veri criminali, per tanti motivi, non vengono incastrati.


Alessandro Robecchi è sempre lucidissimo e, a volte, amaramente sarcastico nel mettere a nudo le macroscopiche differenze che caratterizzano Milano (e l’Italia in generale). Come penso sappiate, io ho ormai letto quasi tutte le disavventure del Monterossi… e sicuramente continuerò la serie, visto che sembra che il protagonista sia arrivato ad un momento di svolta!



Il film del mese


Un altro Ferragosto è il sequel, a grande distanza di tempo e di atmosfere, di Ferie d’agosto, film del 1996 di Paolo Virzì.


Protagoniste della pellicola degli anni ‘90 erano state due famiglie arrivate sull’isola di Ventotene per trascorrere le ferie estive: da una parte il giornalista Sandro Molino ed il suo clan, dall’altro la famiglia Mezzalupi.


Sono passati trent’anni, ma non è cambiato poi molto nello stile di vita e nelle ideologie delle due famiglie (spiccatamente di sinistra la prima, nettamente di destra la seconda).


Sandro è ormai in fin di vita, in stato del tutto confusionale e perso tra i ricordi e le fantasie dei tempi in cui Ventotene era un luogo di confino. Invece che parlare con la sua famiglia, egli si immagina a dialogare con il presidente Pertini da giovane e con tutti gli oppositori politici che il regime fascista aveva confinato sull’isola. Non si accorge così dei tanti problemi che affliggono la sua famiglia allargata: la moglie Cecilia, che cerca ancora disperatamente le sue attenzioni; il figlio Andrea, giovanissimo e già così ricco e potente (forse per motivi loschi), eppure mai soddisfatto; i guai degli amici più stretti, dall’anziana coppia di donne che litiga costantemente allo spiantato che fa lo sciocco con la moglie, dal padre single in difficoltà a chi fa passare soldi sottobanco in modi poco chiari. Tutti, però, sono lì per rendere felice Sandro nell’ultimo periodo della sua vita, e così a tavola e sulla spiaggia si parla di storia, politica ed altri argomenti che lui ama.


Tutt’altra atmosfera si respira nella villetta dei Mezzalupi: le due sorelle, Marisa e Luciana, sono rimaste vedove. La prima è presa dal matrimonio della figlia Sabrina, ragazza di paese diventata youtuber e influencer, con Cesare, il classico sedicente manager che ha già un’ex moglie e un figlio e punta a campare sulle spalle della celebrità di turno. La seconda ha iniziato una relazione con Pierluigi, un ingegnere vedovo che sembra tanto a modo ma forse nasconde qualcosa. Il gruppo, con l’eccezione di Marisa che è del tutto sulle nuvole, è caciarone, piuttosto ignorante e teso solo ai soldi ed all’apparenza.


Lo scontro tra le due realtà, sullo sfondo della bellissima località di villeggiatura, è pressoché inevitabile. Ma forse, alla fine della fiera, non ha neanche più senso di esistere.



Un altro Ferragosto è una sorta di commedia drammatica, una storia che in apparenza potrebbe andare bene per una sera d’estate senza troppe pretese e che poi, ad un certo punto, si rivela molto più pungente del previsto.


I Molino ed i Mezzalupi, anche se non lo ammetterebbero mai, sono molto simili: due famiglie allargate, con tanto di amici al seguito, che cercano di godersi quello che potrebbe essere un momento felice o comunque dolceamaro, ed invece sono costantemente inseguite dai problemi e dai fantasmi del passato.


All’inizio si può avere l’impressione che una delle due parti, quella dei Mezzalupi, sia criticata più ferocemente dell’altra: certo la costante ricerca di fama, denaro e successo fini a se stessi porta i personaggi a vivere una vita spesso vuota, senza coscienza critica, per esempio buttandosi in politica senza sapere niente nemmeno del passato di Ventotene. Anche Sandro Molino ed i suoi, però, ricevono la loro dose di critiche: i discorsi di stampo più elevato rischiano di diventare una scusa per evitare di parlare di sé o delle relazioni con altri, e sono proprio i “fantasmi” dei confinati a dire in sogno a Sandro di smetterla di occuparsi di loro e di pensare alla sua famiglia.


I film di Virzì solitamente mi piacciono e devo dire che anche questo non ha fatto eccezione. Certo è un affresco corale, e ci si mette un po’ a comprendere tutta la composizione delle famiglie: forse, rivedendolo, scaturirebbero riflessioni più profonde sui singoli personaggi. Ognuno di loro, in qualche modo, incarna un modo di essere, strizzando l’occhio ai cliché, ma senza incarnarli pienamente.


In definitiva possiamo considerarlo un buon sequel, anche se, quasi trent’anni dopo, si presentava sicuramente come un’impresa azzardata.



La musica del mese


Continuiamo il nostro percorso alla ri-scoperta dei pezzi che ho portato sul palcoscenico in questi oltre vent’anni di danza.


Visto che la primavera è la stagione dei fiori, non posso non parlarvi di quando ho fatto… il fiore! Il 2019 è stato l’ultimo anno prima del Covid, l’ultimo saggio con tante alunne iscritte – poi abbiamo ripreso in formazione ben più ridotta -, e purtroppo anche l’ultimo in cui siamo riuscite a fare il “tema” dell’anno, un medley che occupava la seconda metà del primo tempo. Nel 2019 è toccato ad Alice nel paese delle meraviglie ed io ho interpretato due ruoli: guardia della Regina di Cuori e “mamma” dei piccoli fiorellini che hanno interpretato Nel meriggio d’or (Link). Avevo anche una dondolibellula!



Un colore primaverile che si vede un po’ ovunque in questo periodo è il lilla. Per la mia variazione del 2016, A thousand miles (Link), ho indossato top di paillettes e leggings, tutto lilla, ed una mantellina bianca che avevo già indossato in una coreografia di gruppo ed ho voluto rimettere da sola.



La poesia del mese


Per il mese di aprile ho pensato ad un classico di uno dei miei autori preferiti, Corrispondenze di Baudelaire. Non è esattamente una poesia dalle atmosfere primaverili, ma a me fa sempre pensare al risveglio della natura.


La Natura è un tempio ove incerte parole

mormorano pilastri che sono vivi,

una foresta di simboli che l’uomo

attraversa nei raggi dei loro sguardi familiari.


Come echi che a lungo e da lontano

tendono a un’unità profonda e buia

grande come le tenebre o la luce

i suoni rispondono ai colori, i colori ai profumi.


Profumi freschi come la pelle d’un bambino

vellutati come l’oboe e verdi come i prati,

altri d’una corrotta, trionfante ricchezza


che tende a propagarsi senza fine – così

l’ambra e il muschio, l’incenso e il benzoino

a commentare le dolcezze estreme dello spirito e dei sensi.



Le foto del mese


A cavallo tra marzo e aprile ci sono state le vacanze di Pasqua! Sono stata a Varazze con la mia famiglia per quasi sei giorni e meglio di così non poteva andare… a parte il tempo! Questa mia foto testimonia il mood della vacanza: vento pazzesco, gelo, pioggia che andava e veniva, ma anche sorrisoni!



Il venerdì di Pasqua abbiamo preso il treno e siamo andati a spasso per Genova: prima Boccadasse (in foto), poi il centro, infine una mostra di cui spero di riuscire a parlarvi presto!



In questo mese di aprile ci sono state un po’ di occasioni per uscire la sera ed andare o a teatro o ad eventi organizzati dal Comune. Il 5 sera sono andata a vedere Il lago dei cigni, di cui vi ho parlato qui. È venuto anche un gruppone della mia scuola di danza e sono stata molto contenta di questo, perché difficilmente riusciamo a vederci al di fuori della palestra (siamo anche di età diverse). Questo era il mio look!



Il 16 aprile io e mio fratello siamo finalmente riusciti ad usufruire del suo regalo di Natale: una serata insieme al Laboratorio Cingoli di Milano per un mini corso – con cena – sulla lavorazione della pasta fresca! Ci siamo dedicati tutta la sera alla produzione di tortelli di tre tipi (magro, zucca e carne) ed è stato davvero divertente e soddisfacente! Eccomi tra gli impasti, in versione chef :-)



La sera del 20 aprile ero alla Casa delle Arti di Cernusco, il mio paese, per un concerto di Paolo Jannacci. Devo dire che il repertorio è stato vasto, dalle canzoni del padre alla musica classica a brani che ha composto lui…



Domenica 21 invece sono andata a Monza con la mia famiglia, dopo un po’ di mesi che non facevo un giretto lì, ed abbiamo fatto un buon pranzetto in un posto dove non eravamo mai stati, ma che ci è proprio piaciuto…




Questo è stato il mio aprile, fatemi sapere com'è stato il vostro! 

Credo che maggio e giugno, in quanto ad impegni, non saranno da meno... ma si vedrà! 

Nel frattempo raccontatemi qualcosa del vostro mese, se vi va... 

Grazie per la lettura, al prossimo post :-)


venerdì 26 aprile 2024

POESIE TRA CIELO E MARE

 Spazio Scrittura Creativa: aprile 2024



Cari lettori,

benvenuti all’appuntamento di aprile con la rubrica Spazio Scrittura Creativa!



Prima di entrare in tema, una necessaria precisazione. Penso che ormai tutti sappiate che generalmente pubblico il lunedì e il giovedì. Se pubblico oggi invece di ieri non è perché il 25 aprile è un festivo – come avevo fatto a Pasquetta, per esempio – ma perché, vista l’importanza della ricorrenza (soprattutto di questi tempi…), non mi sembrava rispettoso postare qualcosa che non c’entrasse niente, e non avevo nuovo materiale a disposizione.


Ci tengo comunque a lasciarvi tre link a post proprio sul 25 aprile:

- Il racconto del 2020, La staffetta (Link)

- Qualche consiglio di lettura (Link)

- L’analisi di una poesia di Alfonso Gatto (Link).



Per oggi ho deciso invece di onorare l’appuntamento con la scrittura creativa. Non pensavo che ad aprile ci sarei riuscita, tra eventi da recensire, il compliblog e ricorrenze, ma alla fine ho pensato di proporvi qualcosa comunque!


Torniamo a rileggere insieme le mie poesie. Inizialmente avevo pensato di proporvi alcuni dei miei componimenti a tema primavera, così come avevo fatto a gennaio con l'inverno. Sfogliando qua e là tra quello che avevo scritto, però, mi ha stuzzicato di più un altro tema, comunque legato alla natura: il cielo ed il mare. Oggi vi lascio quattro mie poesie – come sempre un po’ datate, ma spero ancora piacevoli da leggere – delle quali una è proprio dedicata al mare, una tra cielo ed oceano, una basata su una metafora piena di luce e l’ultima che è la mia versione della classica metafora classica/dantesca/letteraria della vita come barca in tempesta.


Quanto alle poesie dedicate alla bella stagione, magari vi sorprenderò verso l’estate!

Per il momento spero che apprezzerete queste…



Il mare


Il mare,

calmo o mosso,

pulito o sporco,

ma sempre, sempre blu…

Se t’immergi noti

pesci e sassi,

conchiglie ed alghe,

ed è come entrare

in un secondo mondo misterioso.



Volo bianco


Su una tavola azzurra,

dipinta con i colori dell’aria,

gli angeli del destino

spiegano le loro ali bianche e grigie

e planano sullo sporco condotto,

diretti verso la voragine blu.

Bassi, sempre più bassi,

corrono al gran raduno

e i loro calzari alati sono lambiti

dalla schiuma fresca.

Si consultano: no,

il messaggio non è dei migliori.

Cupi risalgono; e girano sulla voragine,

poi via sulle onde del vento.

A spezzare quel funesto incanto

ci pensa il fragore d’un tuono,

in lontananza.



Come una pianta


Case e alberi di luce sono;

luce vera e brillante, non ricordo quando

il ciel si tinse di tale tono

azzurro intenso, libero, e mai affranto.


Mille scintille di puro bianco

filtrano fasci di grandi emozioni

come intonando un melodico canto

che d’acqua prende altrettante direzioni.


Oggidì d’altro il cor mio

non necessita: luce e acqua, fonte pura

di gioia e vita per una pianta… e per me.


Perché come una pianta oggi è il mio spirito

che si rinnova, esplodendo nei ricordi

di un’epoca felice in cui la pianta ero io.



Quale conforto?


Una piccola barca solo con buoni propositi costruita

che rimedio alla tempesta in cui è caduta

spinta da polemici venti trovare vuole,

ed insegue gli azzurrini sprazzi d’incanto

per raggiungere il tanto cercato sole:

ecco dell’animo mio il più efficace ritratto.


In questi brillanti giorni che d’aria pura si riempiono,

se non in tali immagini quale conforto v’è?

Inutili sono i miei saldi principi,

se essi da rabbiosi sentimenti, come spazzatura,

sono gettati alla deriva, ed a me

consolazione non rimane che nell’andare avanti.


Ma

in queste cupe sere che di rosei rimpianti si nutrono,

se non nel ricordo quale conforto v’è?

Inutili sono le mie ormai antiche convinzioni

se esse da dolci rivelazioni come ruggine

sono rimosse e gettate in oblio, ed a me

non rimane consolazione che nel fingere.


Ma

quale conforto in tutto ciò?

Forse solo il sentirsi viva,

ancora, sorprendentemente.




Sapete che vi dico? Ogni volta che tiro fuori dal mio cassettino qualche mio lavoro creativo vecchiotto mi dico sempre: certo che ero una ragazza pesantella, eh… ed ho la sensazione di non essere granché migliorata. 

Ultimamente tanti fattori mi hanno riflettere parecchio sul mio essere stata una bambina/ragazzina “dotata”, sul senso del dovere che non mi molla mai anche adesso che non sono più una studentessa impeccabile bensì un’adulta precaria ed incasinata come mille altre, su come abbia imparato anche a godermi la vita un po’ troppo tardi (e forse sto ancora imparando), sull’overthinking senza il quale evidentemente non riesco a campare. 

Forse per questo ho sempre avuto bisogno di scrivere qualcosa, prima il diario e le poesie, poi le fanfiction e le prime storie originali, infine tutto l’universo del blog.

Danzare libera il mio corpo e scrivere libera il mio spirito.

Scusate lo stream of consciousness, ogni tanto ci vuole evidentemente!

Fatemi sapere i vostri pensieri. Grazie per la lettura, al prossimo post :-)


lunedì 22 aprile 2024

FIOR DI PASSIONE

 Recensioni classiche 2024



Cari lettori,

bentornati all’appuntamento con “Il momento dei classici”!

Se ben ricordate, a febbraio vi avevo annunciato la mia intenzione di provare a leggere, nel corso del 2024, almeno un classico ogni due mesi, scegliendolo tra i tanti titoli di letteratura italiana che ho scaricato sul Kindle nei periodi di promozione.


Vi confesso che, come mio solito, non nutrivo troppa autostima. Pensavo che, dopo aver scelto "Con gli occhi chiusi" di Federigo Tozzi per il primo bimestre, avrei finito per accantonare il proposito di leggere i classici, come già mi era accaduto altre volte. Un po’ di miei autori ed autrici del cuore stanno annunciando novità importanti (un paio usciranno proprio domani) e non è sempre facile far quadrare tutto… così tanti libri, così poco tempo, come si suol dire!


Invece questo marzo ed aprile hanno sorpreso anche me stessa: non solo ho letto la raccolta di racconti che oggi vi presenterò, ma anche un altro titolo che può essere valido per il prossimo bimestre.


Oggi è il turno di Fior di passione di Matilde Serao, una raccolta di racconti che, dopo le prime tre storie (che mi sono servite per entrare un po’ nel suo “mondo”), è scorsa via in un lampo. Vediamola meglio insieme!



Un insolito stile cronachistico


Matilde Serao è una di quelle autrici che secondo me andrebbe davvero studiata nelle scuole e che invece, ahinoi, ha pagato lo scotto di essere donna. Personalmente, pur avendo fatto il liceo classico, non ho sentito parlare di lei fino all’esame di letteratura italiana contemporanea del terzo anno, ed anche allora era solo un nome nel bel mezzo dello sterminato manuale della parte generale.


Eppure Matilde Serao è stata importantissima, soprattutto per la sua regione, la Campania. Non ha solo scritto romanzi e racconti, ma è stata anche una delle primissime giornaliste d’Italia, ha fondato dei quotidiani, ed è stata anche candidata più volte al premio Nobel per la letteratura, senza mai vincere (piuttosto ingiustamente, direi).


Ecco, io credo che la sua vocazione come giornalista traspaia anche leggendo i suoi racconti. Fior di passione è una raccolta di racconti che hanno come tema dominante il romanticismo, eppure non hanno niente di propriamente romance: né descrizioni dettagliate, né spazio per l’erotismo, né lunghe riflessioni sui sentimenti dei protagonisti. Questi racconti sono trattati come casi di cronaca, lasciando che dalla nuda descrizione dei fatti, o da un colloquio che fa emergere solo l’essenziale, il lettore possa comprendere il dramma sotteso.


Molto spesso queste storie hanno una fine infelice, oppure un “accontentarsi” del protagonista, che rinuncia al romanticismo con la R maiuscola per una felicità più pragmatica. L’idealismo e la passione si scontrano con la vita vera, e quasi sempre ne escono sconfitti, ma io ho avuto la sensazione che la maggior parte di questi protagonisti non rinunciasse comunque a sognare, fino all’ultimo respiro.



I tormenti dell’artista e del poeta


Alcuni di questi racconti hanno per protagonisti uomini e donne che svolgono mestieri o comunque attività propriamente creative.


C’è uno scrittore che non ha nessuno dei cliché che spesso e volentieri caratterizzano i suoi colleghi, eppure è il più valido di tutti quelli del suo giro.


C'è un pittore che sposa la donna sbagliata, una persona non in grado di comprendere la sua sensibilità, e si lascia consumare dalla sensazione di non essere accolto ed amato.


Ci sono due persone che stanno preparando una commedia teatrale con tanto di costumi, e sembra che essi stessi stiano recitando una parte quando si ritrovano a parlare dei loro sentimenti.


C’è persino un inventore di giocattoli che dovrebbe rientrare di diritto tra gli scienziati per le sue capacità ingegneristiche, e che invece Matilde Serao descrive come drammaticamente vicino ad artisti ed umanisti.



Questi soggetti sembrano essere particolarmente cari all’autrice, forse perché sono afflitti da una doppia passione: quella per il loro mestiere/vocazione, e quella che si ritrovano a vivere nella vita privata. Quando non si pensa alla prima, sopravviene l’altra, e viceversa.


Sembra non esserci scampo per queste persone, che forse non vivranno mai una vita serena come quella di altri che riescono a prendere tutto più alla leggera, eppure la loro natura è sempre in qualche modo benedetta dall’autrice. Sono uomini e donne che hanno vissuto molto intensamente e che proprio per questo hanno lasciato un segno, anzi, hanno proprio dedicato una parte della loro vita per lasciarlo.


So che questo è un commento personale, ma… chi ha fatto studi come i miei sa bene che ribadire l’importanza delle attività umanistiche ed artistiche, insistere affinché esse siano affrancate dall’etichetta di “ricreative” e siano considerate come veri e propri pezzi di vita di una persona, spesso fondamentali… insomma, è difficile anche per chi è di sesso maschile ed ha avuto, per certi versi, la strada più spianata. Per dirne uno su tutti, Leopardi è quasi morto per questo suo attaccamento, e comunque ha lasciato i suoi contemporanei troppo presto. Figurarsi cosa poteva significare insistere su questi concetti un secolo e mezzo fa da donna, e proveniente dal Sud, per di più. Matilde Serao è stata rivoluzionaria e ancora in pochi lo sanno… io sapevo ben poco fino a un paio di mesi fa, e credo che sia giunto il momento di recuperare.



Mille e più forme d’amore


L’amore clandestino di Fulvio e Paola, ostacolato dalla presenza del marito di lei e da un intero gruppo di amici in comune, in un contesto in cui anche i muri hanno orecchie.


L’attesa dell’amore di Cecilia, che sta per sposarsi, e prepara valigie e corredo sotto gli occhi amorevoli di sua zia Angiolina.


Il “tira e molla” di Alfonsina e Giovanni, che rimandano sempre la loro felicità attendendo un momento in cui il loro amore sarà perfetto, e non si rendono conto che la vita passa in fretta.


Il corteggiamento nobiliare d’altri tempi tra la contessa Laura ed il duca Sanseverino, spia d’un amore che ormai è morto nella forma ma forse non nella sostanza.


L’illusione e la delusione del protagonista che passa giornate intere aspettando, come dice il titolo, che una donna che per lui rappresenta l’amore lo raggiunga in una città lontana dalla casa di entrambi.


La duchessa Adriana che ha perduto l’amore ed è convinta che mai più lo ritroverà, e invece…



La raccolta si intitola Fior di passione, e viene da pensare che forse il fiore della passione sia proprio la purezza dei sentimenti. Questi personaggi sono umani, sbagliano, fanno sciocchezze e capricci e prendono decisioni d’impulso, ma le loro intenzioni sono, in fin dei conti, buone.


In un’epoca come la nostra, nella quale si scrivono e si pubblicano romance in cui è normalizzata non solo la presenza, ma spesso anche la giustificazione e la “redenzione” di personaggi (solitamente maschili) che sono avvezzi a prendere, usare e buttare le persone come più piace loro in nome di una non meglio identificata “passione”, leggere questa storia è come tornare alle origini.


Matilde Serao nobilita il concetto di passione: non è una parola da utilizzare per giustificare la cieca ricerca di una soddisfazione personale, o, peggio mi sento, un atteggiamento opportunista. È una spinta potente che rivela a ognuno di noi che cosa ci sta davvero a cuore, per che cosa, se proprio dovessimo, supereremmo i nostri limiti e saremmo disposti a dare una svolta alla nostra vita.



Racconti al femminile


Non si può non notare, infine, come alcune di queste storie indaghino soprattutto la psiche femminile.


La donna dall’abito nero e dal ramo di corallo rosso è forse la più rappresentativa, la storia di una spaccatura dell’Io femminile: la protagonista e voce narrante dice di essere tormentata da una misteriosa persecutrice, che poi si rivela essere l’immagine di se stessa allo specchio. Fuor di metafora, è evidente che questa giovane donna, pur di essere accettata dalla società e dai suoi stessi cari, si sforzi di adeguarsi a dei modelli femminili un po’ predefiniti, ma non riesce a scappare dal suo vero io, che continua a rincorrerla. Che dirvi, forse una coltellata avrebbe fatto meno male della lettura di questo racconto.


Anche Giuoco di pazienza ricostruisce pian piano la figura di una donna ricca nel suo salotto, con tanto di scimmia da compagnia (e qui, per l’unica volta in tutto il romanzo, sono in disaccordo con l’autrice: Tecla non è un nome duro e schioccante, è un bel nome della tradizione milanese ed a me piace molto), che sembra avere tutto, ed invece sta vivendo un dramma.


È infine molto particolare Sconosciuto: tre donne diverse tra loro dicono di aver trovato l’amore in tre uomini che le completano perfettamente. Ma sarà davvero così?




come al solito, ho proprio poco da dire, eh?

Immagino che ormai sappiate che certi temi mi toccano e che finisco sempre per scrivere tanto. Così come ero stata soddisfatta della lettura di Federigo Tozzi, anche questa volta sono rimasta profondamente colpita. Sono piuttosto sicura di avere nel Kindle un altro titolo di Matilde Serao, se non due, e vorrei leggerli, anche se non so se a breve o più avanti.

Intanto fatemi sapere se avete letto qualcosa di questa autrice e che cosa ne pensate. Scrivetemi anche se avete dei suggerimenti per i prossimi “momenti dei classici”.

Grazie per la lettura, al prossimo post :-)