sabato 3 dicembre 2016

10 INDIMENTICABILI "FIORI DEL MALE"

Una selezione dalla raccolta poetica di Baudelaire

Letteratura francese #1


Cari lettori,
inauguriamo Dicembre con la rubrica “L'angolo della poesia”!
Oggi vi propongo alcuni estratti di quella che, forse, è la mia raccolta poetica preferita: I fiori del male di Charles Baudelaire.




Così come ho fatto nel mio post "Per 10 classici, 10 citazioni" , non ho intenzione di fare una classifica, anche perché, come ben immaginate, le preferenze, in caso di poesia, sono tutt'altro che oggettive.


Ho semplicemente pensato di condividere con voi degli estratti che mi hanno colpito e di indicarvi brevemente il perché.

Ecco dunque a voi i miei fiori del male preferiti.






1) n°100: il fiore dell'elaborazione del lutto






Una delle mie poesie preferite in assoluto. 
In questo componimento, Baudelaire ricorda con affetto la governante che ha aiutato la madre a crescerlo e ne piange la morte. Grazie alle parole ed alle immagini che il poeta utilizza, il lettore ha l'impressione che si parli quasi di una premurosa nonna.





Se una sera, quando il ceppo sibila e canta,

se, calma, la vedessi sedersi sulla poltrona,

se, in una notte buia e fredda di Dicembre,

la trovassi rincantucciata in un angolo della mia camera

e, seria, venuta dal suo letto eterno

la vedessi cullare il bambino ormai cresciuto col suo occhio materno,

che cosa potrei rispondere io a quell'anima pietosa,

vedendo scendere delle lacrime dalle sue palpebre vuote?





2) “Il cigno” (n°89): il fiore dello straniamento a casa propria






Nel corso del 1800, la città di Parigi cambia. 
Per ordine di Napoleone, l'architetto urbanista Haussmann tramuta quello che era un grande borgo tentacolare e dalle caratteristiche ancora rinascimentali in una metropoli moderna, fatta di grandiosi monumenti e vialoni squadrati. Baudelaire non vede più in Parigi quella che è stata la sua casa e afferma di sentirsi come un cigno che cerca l'acqua nella polvere di una pozza ormai vuota.





Un cigno evaso dalla sua gabbia:

con i piedi palmati fregava il selciato arido,

trascinando il bianco piumaggio sul terreno accidentato.

Presso un ruscello secco, l'animale, aprendo il becco



immergeva nervosamente le ali nella polvere,

e diceva, il cuore tutto memore del suo bel luogo natale:

Quando scenderai, acqua? Quando esploderai, fulmine?”




3) “L'uomo ed il mare” (n°14): il fiore della libertà e del mistero umano






In questo breve componimento, Baudelaire paragona la libertà del mare a quella di un uomo solo, probabilmente in fuga. Tra i due, egli immagina un'affinità di animi ed intenti, quasi fossero fratelli.




Uomo libero, tu per sempre amerai il mare!

Il mare è il tuo specchio: tu contempli la tua anima

nello svolgersi infinito delle sue onde.

Ed il tuo animo non è un abisso meno amaro. […]



E tuttavia sono innumerevoli secoli

che vi combattete senza pietà né rimorsi,

talmente amate la carneficina e la morte,

o lottatori eterni, o fratelli implacabili!
 




4) “L'albatro” (n°2): il fiore dell'essenza del Poeta





Baudelaire, nel corso della sua raccolta poetica, utilizza moltissime immagini per spiegare, secondo lui, chi è davvero un Poeta e com'è la vita di chi ha questa vocazione. La più famosa ed efficace, però, è quella che paragona chi scrive versi ad un albatro:





Sovente, per diletto, i marinai

catturano degli albatri, vasti uccelli di mare,

che seguono, indolenti compagni di viaggio,

il bastimento scivolante sugli abissi amari.



Appena li hanno deposti sulle tavole,

questi re dell'azzurro, goffi e vergognosi,

lasciano pietosamente che le loro grandi ali bianche

si trascinino di fianco a loro, come dei remi.



Com'è goffo ed incapace questo viaggiatore alato!

Lui, poco prima così bello, com'è goffo e ridicolo!

Qualcuno irrita il suo becco con una pipa,

l'altro mima, zoppicando, l'infermo che prima volava!



Il Poeta assomiglia al principe delle nubi

che è avvezzo alla tempesta ed irride l'arciere:

esiliato sul suolo, tra gli scherni,

le sue ali da gigante gli impediscono di camminare.





5) “I fari” (n°6): il fiore dell'ammirazione per gli artisti





Baudelaire nutre una grandissima stima per molti artisti che lo hanno preceduto, che indica come dei fari nella notte, delle guide per la sua ispirazione. In questa poesia, egli descrive, a suo modo, i suoi preferiti.




Rubens, fiume d'oblio, giardino della pigrizia,

cuscino di carne fresca su cui non si può amare,

ma in cui la vita fluisce e di continuo s'agita,

come l'aria nel cielo ed il mare dentro il mare;



Leonardo da Vinci, specchio oscuro e profondo

in cui angeli affascinanti, con un dolce sorriso

pieno di mistero, appaiono all'ombra

dei ghiacciai e dei pini che chiudono il loro paesaggio…





6) “A una passante” (n°93): il fiore dell'amore vagheggiato e mai vissuto




Il poeta vede una giovane donna per strada e subito, nella sua mente, moltissime fantasie prendono vita. In pochi minuti egli immagina un amore travolgente; inevitabilmente, però, la passante si allontana e porta con sé tutti questi pensieri.

Al poeta non rimane altro da fare se non domandarsi che cosa sarebbe potuto succedere con questa donna che non ha avuto il coraggio di avvicinare.




Un lampo...poi la notte! - Fuggitiva bellezza,

il cui sguardo mi ha improvvisamente ridato la vita,

non ti vedrò più, se non nell'eternità?



Altrove, ben lontano da qui! Troppo tardi! Forse mai!

Perché ignoro dove tu fuggi e tu non sai dove io vada.

O te che avrei amato, o te che lo sapevi!





7) n°24: il fiore dell'amore vissuto ma mai soddisfatto





Per questo autore le donne sono tanto affascinanti ed amate quanto misteriose e malvagie. Baudelaire avrà sempre un rapporto di odio ed amore con l'altro sesso, del quale sembra sfuggirgli la vera essenza.

Questo suo conflitto è spiegato in modo molto evocativo in questa breve poesia.




T'adoro al pari della volta notturna,

o vaso di tristezza, o grande taciturna,

e tanto ti amo di più, o bella, quanto tu mi fuggi,

e che sembri, ornamento delle mie notti,

più ironicamente accumulare la distanza

che separa le mie braccia dalle azzurrità infinite.



Mi porto all'attacco, mi arrampico all'assalto

come fa una fila di vermi presso un cadavere

e ti amo, bestia implacabile e cruda!

Fino alla freddezza che ti fa per me più bella!





8) “Invito al viaggio” (n°53): il fiore della fuga verso l'ignoto





Un'altra tematica ricorrente ne I fiori del male è il desiderio di fuggire da una Parigi sempre più estranea all'autore (vedi punto 2) e di raggiungere qualche luogo fantastico. In molti componimenti il poeta immagina luoghi caldi ed esotici, mentre, in questa famosa poesia, prova a descrivere una città che potrebbe sembrare Amsterdam, evocando un'atmosfera quasi decadente.




Guarda sui canali

dormire questi vascelli

dall'umore vagabondo:

è per esaudire

ogni tuo desiderio

che sono venuti dall'altra parte del mondo.

I soli declinanti

rivestono i campi,

i canali, tutta la città,

di giacinto e d'oro;

il mondo si addormenta

in una luce calda.



Laggiù tutto è ordine e bellezza,

lusso, calma e voluttà.





9) “Il vino degli amanti” (n°108): il fiore dell'ebbrezza




Un'intera sezione de I fiori del male è dedicata al vino. Il poeta prova ad immaginare che importanza possa avere questa bevanda da lui amatissima per i poveri, per un solitario, per un assassino. 
Nell'ultima poesia di questa sezione, invece, egli descrive l'ebbrezza di due innamorati, i sentimenti dei quali sembrano essere amplificati proprio dal vino.




Oggi lo spazio è splendido!

Senza morsi, senza speroni, senza briglie

partiamo a cavallo sul vino

per un cielo divino ed incantato!



Come due angeli che tortura

un implacabile rovello,

nel cristallo azzurro del mattino

seguiamo il miraggio lontano!



Mollemente cullati sull'ala

del turbine intelligente,

in un delirio parallelo,



sorella mia, navigando fianco a fianco,

fuggiremo senza riposo né tregue

verso il paradiso dei miei sogni!





10) “Raccoglimento” (poesie escluse): il fiore del testamento spirituale





In questa poesia, rimasta al di fuori della raccolta ma inserita in un supplemento, il poeta descrive i suoi sentimenti nel momento in cui cala la sera ed egli resta solo con i suoi pensieri. Ci potrebbero essere diverse interpretazioni di questo componimento, ma a me piace considerarlo una sorta di “testamento spirituale” dell'autore: egli, infatti, affronta il Dolore, il Rimorso ed il Rimpianto come se fossero vecchi amici, guardandoli dall'alto e con una nuova consapevolezza di sé.




Sii saggio, mio Dolore, e calmati!

Volevi la sera? Eccola, scende!

Un'atmosfera oscura avvolge la città:

ad alcuni porta la pace, ad altri l'affanno.



Mentre la moltitudine dei mortali,

sotto la frusta del Piacere, quel boia senza pietà,

va a cogliere rimorsi nella festa servile,

mio Dolore, donami la mano, vieni qui,



lontano da loro! Ecco affacciarsi gli Anni defunti,

sui balconi del cielo, in vestiti antiquati;

e sorge dal loro fondo il Rimpianto sorridente;



il sole moribondo si addormenta sotto un ponte,

e, come un lungo lenzuolo strisciante ad Oriente,

ascolta, mio caro, ascolta la dolce Notte che avanza.








Con questi dieci poesie (o estratti di esse), mi piacerebbe molto avervi fatto conoscere meglio Charles Baudelaire, un poeta che è stato molto importante per i miei studi ed anche per me stessa. 
 

Se invece si tratta di un autore che conoscevate già, vorrei sapere se i vostri Fiori del male preferiti corrispondono ai miei o se avreste fatto una scelta differente.


Quale di questi 10 componimenti vi ha colpito di più?

Aspetto, come sempre, i vostri commenti.

Grazie per la lettura ed al prossimo post :-)

8 commenti :

  1. Ciao Silvia, conosco poco Baudelaire, ho solo qualche vaghissimo ricordo delle medie, perchè studiai francese al posto dell'inglese e quella dell'albatro mi ricorda qualcosa. Grazie al tuo post ho imparato qualcosa in più su questo poeta: i passi che hai citato sono molto belli ma, tra tutti, mi hanno colpito di più quello del mare e quello della passante! Buona serata :-)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ciao!! Io avevo studiato bene Baudelaire grazie al corso di letteratura francese, ricordi?
      La poesia dell'albatro è in effetti una delle più gettonate :-)

      Elimina
  2. Ciao!Non sono un'esperta della poesia (e la amo il giusto, purtroppo), ma chi non conosce Baudelaire? Amo molto L'uomo e il mare e L'albatros, di quelle da te elencate, perchè mi ci sono sempre un po' ritrovata. Detto questo, non sento di aver le competenze o l'amore per mettermi a parlare con cognizione di causa di poesiaxD

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ciao Virginia! Anche io conosco alcuni poeti meglio di altri...L'albatro è un perfetto ritratto degli artisti, mentre L'uomo e il mare forse riguarda un po' tutti noi!!

      Elimina
  3. amo le poesie e queste che hai postato sono una più bella dell'altra!!!!

    RispondiElimina
  4. E' da una vita che voglio leggere questo libro... probabilmente è arrivato il momento!!! Complimenti per il post e per il blog.. mi sono appena iscritta ai lettori fissi..
    Se ti va, ti aspetto da me!
    Ilaria

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ciao!! Grazie mille per l'iscrizione, corro subito a visitarti!! :-)

      Elimina