lunedì 24 luglio 2023

LA VITA VA AVANTI

 Spazio Scrittura Creativa: luglio 2023




Cari lettori,

ultimo appuntamento con lo Spazio Scrittura Creativa prima della pausa di agosto!

Con il racconto di oggi termina la prima “annata” (sapete che ragiono per anni scolastici…) di questa nuova rubrica e mi sento di fare un bilancio positivo.


In circa dieci mesi si sono alternati su questi schermi:


- la commedia rosa, tra vigne in Provenza (Quando eravamo giovani) e mondo della scuola in Italia (La casa stregata);

- la storia, tra gli anni ‘40 in Italia (Una bambola rotta), la Venezia del ‘700 (Il ventaglio di Carnovale) e l’Irlanda di W.B.Yeats (Un pensiero per le tue orecchie);

- la fanfiction (Natale ad Hogwarts) e l’omaggio ai classici (Sono il numero nove);

- la poesia, a marzo ed a giugno.


Sommando questi post a quelli dei due anni e mezzo precedenti, svolti in collaborazione con la rubrica Storytelling Chronicles (li trovate qui) ho accumulato un po’ di appuntamenti creativi e devo dire che questo mi stimola molto e mi spinge a proseguire.



Questo mese non sapevo bene che cosa fare… ma sapevo a che cosa ispirarmi. Sapete che scelgo sempre una canzone o un brano classico che possano accompagnare il racconto. Questa volta – come già successo in passato – c’è stato il procedimento inverso: volevo proprio scrivere qualcosa su Life goes on di Ed Sheeran, ma non sapevo bene che cosa raccontare. Alla fine ho trovato una soluzione che mi piace e spero potrà interessare anche voi!



La vita va avanti



Mi ha colpito come un treno, non avevo parole

Non ho niente da dire, tutto fa male

e so che l’amore conduce al dolore

ma i ricordi ci portano il più dolce sollievo


Io e lei ci siamo conosciuti grazie alla musica.


Non è semplice essere un musicista di grande fama. Erano anni che viaggiavo costantemente per il paese, percorrendolo così tante volte da conoscere le strade a memoria, e le voci sulla mia musica si erano ormai sparse anche oltre i confini dello Stato, arrivando alle orecchie di personaggi che contano. Quelli che avrebbero potuto farmi fare il salto di qualità, per intenderci.


Ho sempre amato quel che faccio e sarei un ingrato a non rendermi conto che la mia vita è il sogno di tanti, ma quando ho incontrato lei avevo iniziato ad essere stufo di tutto e tutti. Sì, continuavo a viaggiare, ma non vedevo niente del mondo intorno a me, quello che al tempo io vedevo come un universo fatto di natura ancora da esplorare, di cose e persone meravigliose, di creature sorprendenti, forse davvero create da qualcuno lassù.


Invece il mondo per me si riduceva ad una distesa di visi che mi scrutavano, mani che mi applaudivano, gambe che scappavano via lasciandomi di nuovo solo. A volte osservavo il mio pubblico e mi sembrava di leggere i loro pensieri. C’era chi non vedeva l’ora di avvicinarmi e di stringermi la mano per poter dire di essere mio amico, per fregiarsi di conoscere il grande musicista del momento, per ottenere qualche scatto di carriera grazie a me. C’erano i miei detrattori, che non vedevano l’ora di andarsene e parlar male di me con le loro donne, dicendo “Mi hai portato a vedere quello lì, non dirmi che ti piace davvero uno del genere” e cercando di fugare il timore che la risposta si rivelasse affermativa. C’erano poi tante, tantissime ragazze e donne, nei cui occhi leggevo un sentimento che spesso mi commuoveva ma mi faceva anche sentire vuoto: non che il loro amore non mi facesse piacere, ma era rivolto ad un’immagine di me, non certo a me in carne ed ossa.


Lei era un’amante degli animali e della natura, di tutte quelle meraviglie che io attraversavo viaggiando senza nemmeno riuscire a vederle bene per via del mio lavoro.


Conoscerci per davvero era stato semplice, innamorarci un attimo.


Per questo, forse, ora la separazione da lei, avvenuta come un fulmine in un cielo sereno, mi sembra non solo un dolore impossibile da dimenticare, ma anche uno strazio destinato a ripetersi.


* * *


Mi mancano le fiamme, la riserva di calore

ricordo il modo in cui tu mi mettevi in primo piano

che vergogna tremenda per il cuore, tu non lo saprai mai

proprio come delle lacrime nella pioggia


Un costante grigio nelle nuvole

quando sento il tuo nome, penso all’amore


Stasera sembravi davvero ispirato, sei stato così bravo!”

Lo dici ogni volta.”

Davvero, questa volta di più!”

Ah sì? E come mai?”

Perché avevi qualcosa di… magnetico. Sì, lo definirei così. Quando ti esibisci è come se attirassi tutti. Con la musica, con le emozioni che trasmetti. Anche solo con i tuoi occhi.”

Con i miei occhi? E come mai?”

È con loro che è iniziato tutto. Quella sera io non potevo credere che tra tutti tu stessi guardando proprio me. Mi sono chiesta se fosse un caso, se dietro di me ci fosse qualcuna più bella, se mi stessi sbagliando. E poi ho capito che ti interessava parlare con me tanto quanto interessava a me. È cominciato tutto così.”


Quanto può fare uno sguardo? Due persone avvinte da qualcosa di inspiegabile, come quello che ha sconvolto me e lei, possono comunicare anche soltanto con i loro occhi. Ci sono intere conversazioni che le orecchie di tutti gli altri non sentiranno mai, eppure sono avvenute, e solo i due interessati lo sanno.


Talvolta accade solo separatamente, e si resta lì a pensare: e se anche lui…? E se anche lei…? Poi però il destino non si muove, forse il fato è avverso, forse semplicemente al di là di quegli sguardi ci sono vite separate che sembrano, o sono, più importanti. Così non accade nulla, ed a volte ci si ritroverà a pensare a quel che sarebbe potuto essere, che poi, come direbbe qualche vecchio saggio, non sarebbe potuto essere nient’altro, altrimenti lo sarebbe stato.


Poi ci sono quelle volte in cui la cortina trasparente che divide gli sguardi interconnessi di due persone viene improvvisamente squarciata. Dal coraggio di uno dei due, da un’occasione che li avvicina, dall’importanza che entrambi stanno cominciando a dare a questo gesto. Come tra me e lei.


Ci eravamo sposati con semplicità, in mezzo alla campagna, come aveva voluto lei. La felicità, a volte, è non farsi trovare da nessuno e coronare i propri sogni senza che nessuno ti insegua, ti chieda conto, pretenda spiegazioni in base a non si sa quale diritto.


Dopo tanto viaggiare, quella vita bucolica era rigenerante. Avevo iniziato a comporre un brano pensando a tutte le riflessioni sull’importanza degli sguardi che mi aveva suggerito proprio lei. Sarebbe stato un brano a quattro mani, con il suo aiuto nello scrivere il testo.



Il destino, tuttavia, ha deciso per noi. Da un giorno all’altro lei non c’era più. Ed io mi sono ritrovato a fissare le nuvole basse che portavano la tempesta tra un albero e l’altro del bosco che lei amava tanto. Mi sono incamminato pensando che forse non le avevo sempre dimostrato il mio amore come avrei voluto. Che presto l’avrei riportata a casa.



* * *


Ho visto il sole tramontare

Ho così paura, ho bisogno di te adesso


Ripenso alla nostra storia di continuo, e mi rendo conto che ho sempre lottato per lei.


Ho voluto stare con lei nonostante il mio ingombrante mestiere, la sua vocazione ad una vita più libera, gli altri uomini – forse più degni di me – che l’avrebbero voluta. Ci siamo scelti e non abbiamo mai smesso di farlo.


Ecco perché, ancora una volta, mi sono ritrovato a viaggiare, diretto verso un luogo che non avevo mai visto e che per uno come me è più che sconsigliato. Per questo ho di nuovo lottato per riaverla con me, per riportarla a casa.


Il mio errore è stato desiderare troppo uno sguardo. Uno dei tanti che ci eravamo scambiati da quando eravamo ancora sconosciuti a quando ormai eravamo marito e moglie da un po’. Sapevo di non doverlo fare e di dovermi accontentare della tua presenza dietro di me, ma in qualche modo non mi bastava. Avevo bisogno di incrociare i tuoi occhi per dire a me stesso che era tutto vero, che tu mi stavi davvero seguendo, che presto saremmo tornati nella nostra amata campagna. E così mi sono voltato troppo presto.



Orfeo”. Hai detto il mio nome, uno sbuffo in una nuvola color panna. Ma già non c’eri più, trafitta da un raggio di sole che ti stava attraversando quando ancora non avevi recuperato la tua forma umana. Ed io ti ho perso per la seconda volta.



Cara Euridice, non temere. Un giorno ci rivedremo.

Anche se nel frattempo non so come reinventare ogni alba senza di te. Anche se affonderò come una pietra, non vorrò mangiare perché non condividere con te il pasto mi provocherà un groppo alla gola, non potrò dormire perché le notti saranno troppo limpide e stellate per qualcuno che è rimasto solo, non riuscirò a suonare perché l’ultima volta che l’ho fatto mi sono inutilmente cullato nell’illusione di averti riavuta indietro.


Addio boschi e campagne, per me ci sarà solo un mare grigio, una tempesta senza fine. E, come cantano gli aedi, io sarò sulla piccola e fragile barca che è diventata la mia vita, sperando di affrontare i marosi, superare i venti avversi… e compiere lo stesso un viaggio memorabile, per potertelo raccontare.


Cercherò di mettere in pratica quello che mi hai insegnato: scegliere la vita nonostante tutto. La vita che va avanti.



E dimmi come

come la vita va avanti con te che non ci sei più

suppongo che affonderò come una pietra

se mi lasci adesso

oh, le tempeste si susseguiranno

sei arrivata nel modo più facile

e te ne sei andata in quello più duro

e poi la vita va avanti


FINE



...ed eccoci qua! A sorpresa, ho pensato di proporvi un altro retelling mitologico!

Ne avevo scritto un altro proprio nel mese di luglio di tre anni fa, una storia dal titolo Lo sconosciuto: la trovate a questo link.


Questa volta mi sono discostata dai poemi epici per raccontarvi a modo mio la storia di Orfeo ed Euridice. Le leggende che circondano Orfeo, leggendario musico che ammansiva gli animali, figlio di una Musa e di un re, sono moltissime, ma quella che lo lega alla ninfa Euridice è la più famosa. Il matrimonio dei due, molto felice, viene brutalmente spezzato per colpa del pastore Aristeo, un uomo infido che molesta ed insegue Euridice (secondo alcune versioni, figlio di Apollo, a richiamo del mito del dio e di Dafne). Tentando di sfuggire ad Aristeo, Euridice calpesta inavvertitamente un serpente velenoso, che la uccide.


Disperato, Orfeo scende negli Inferi ancora vivo, dove fa commuovere il dio Ade e la regina Persefone con la sua straordinaria musica. Egli ottiene il permesso di riavere indietro Euridice, ma disobbedisce all’unico ordine che i sovrani dell’Oltretomba gli hanno dato: quello di non guardare in faccia la moglie prima che entrambi ritornino nel regno dei vivi.


Non appena Orfeo posa lo sguardo su di lei, Euridice scompare in uno sbuffo di fumo, ed al povero musico non resta che condurre un’esistenza solitaria. Da questo punto in avanti, le leggende si moltiplicano: c’è chi dice che si avvicinò al culto di Bacco rinunciando per sempre all’amore eterosessuale e trovando un amante, chi sostiene che egli fece una gran brutta fine subendo l’ira delle Menadi (le donne dedite al culto di Dioniso) e chi invece sostiene che egli si lasciò morire di stenti per ricongiungersi al più presto all’amata Euridice.


Forse perché la nostra sensibilità del XXI secolo di fronte al lutto è cambiata, ma a me piace pensare che Orfeo si sia sforzato, in un certo modo, di vivere per entrambi, perché, come lui, anche Euridice, ninfa degli alberi appartenente alla famiglia delle Driadi, amava l’arte e la natura.


So che la storia all’inizio sembra tutt’altro, ma è voluto, noi aspiranti scrittori siamo dei simpatici burloni per certi versi Orfeo può essere considerato un antenato di quei musicisti che oggi fanno impazzire le masse, o no?



Spero davvero che la storia vi sia piaciuta. Fatemi sapere che cosa ne pensate!

Trovate Life goes on di Ed Sheeran a questo link.

Grazie per la lettura, al prossimo post :-)


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