giovedì 27 luglio 2023

MISTERI NEL NORD ITALIA

 Due romanzi di Cristina Rava




Cari lettori,

ultimo appuntamento con le nostre “Letture… per autori” prima di concludere il mese di luglio ed avviarci verso la pausa estiva del blog!


Come ormai penso quasi tutti voi sappiate, le mie vacanze estive sono principalmente liguri, e mi sono resa conto che, un po’ volendolo ed un po’ inconsciamente, ultimamente le mie scelte di lettura sono state abbastanza incentrate sull’ambientazione ligure… e mi sa che non ho ancora finito di recensirle tutte.


Oggi vi racconto due romanzi di un’autrice che fa parte della collana Nero Rizzoli, Cristina Rava. I suoi libri non sono liguri al 100%, ma i due protagonisti vanno avanti ed indietro tra Albenga e le Langhe e spesso (e volentieri) esplorano i dintorni di questo percorso. Vediamoli meglio insieme!



Il pozzo della discordia


Il commissario in pensione Bartolomeo Rebaudengo vive tranquillo in una bella casa nelle Langhe, insieme alla governante Nora (una generalessa che lo coccola con tajarin in brodo e torta alle nocciole) ed alla sospirata pace che non si è sempre potuto godere in tanti anni di servizio. Il suo carattere placido ed affabile è l’esatto opposto di quello dell’unica donna che sente di aver davvero amato, Ardelia Spinola, un medico legale dai modi un po’ spinosi e con una propensione per le avventure.


I due si sono lasciati quando Bartolomeo si è reso conto di non essere abbastanza forte da stare dietro alle tante pazzie che Ardelia si andava a cercare, ma sono rimasti ottimi amici e non è raro che la dottoressa approfitti della buona cucina di Nora e dell’ospitalità del commissario.


Proprio una di queste mattine, mentre i due amici stanno per fare colazione insieme, arriva una telefonata. Costanza Alfieri, una chirurga affermata, è l’ultima rimasta della sua ricca e stimata famiglia: l’anziana madre ha avuto un colpo apoplettico di fronte al cancelletto del giardino dopo una delle sue tante cene esagerate con le amiche. Una ferita alla testa, però, ha fatto sospettare agli inquirenti un omicidio, o perlomeno un tentativo, dal momento che sembra che la donna abbia ricevuto un colpo dopo essere caduta morta sul marciapiede.


Costanza Alfieri chiede al commissario Rebaudengo di informarsi con discrezione e di cercare di saperne di più. Per Ardelia è inevitabile intromettersi, come suo solito e non sempre con il tatto che contraddistingue l’amico.


Tra un giro per agriturismi nelle Langhe e molti viaggi tra la casa di Rebaudengo e quella della dottoressa Spinola ad Albenga, i due ricostruiscono una complessa storia familiare. Costanza Alfieri è figlia della vittima e del suo primo marito, un veterinario rimasto fulminato durante un temporale. Dopo la morte dell’uomo, la madre si è risposata con un industriale che non ha mai voluto bene alla figliastra e che è stato misteriosamente ritrovato in un pozzo per un sospetto “suicidio”. Questa tragica morte è stata preceduta da quella della sua ex amante, trovata in un fosso, e seguita da quella del figlio per un incidente d’auto.


Una vera e propria catena di morti, tutte legate a due villette in un paesino nelle Langhe (una è casa di famiglia della dottoressa Alfieri, l’altra è stata trasformata in un agriturismo) ed al cortile con pozzo situato in mezzo alle due.


Mentre Bartolomeo ricostruisce questa vecchia vicenda, Ardelia, sul lavoro, si deve occupare del ritrovamento di un uomo, forse legato alla criminalità organizzata, a cui sono stati cancellati i connotati. Più procede con l’autopsia, però, più segni particolari e tatuaggi le fanno pensare ad un legame con il delitto di casa Alfieri.


Nel frattempo, due personaggi girano intorno alla coppia: il primo è Gabriele Innocenti, uomo che svolge misteriose mansioni di “mercenario” e sembra deciso ad aiutare Costanza per un motivo non chiaro; la seconda è Norma Picolit, una donna che è legata ad Ardelia da alcuni eventi terribili del passato e, dopo un lungo distacco, forse vorrebbe ricominciare a vederla.



Il pozzo della discordia è un giallo che sembra parecchio intricato, ma poi, alla fine, si rivela abbastanza semplice: tutte le piste, ad un certo punto del romanzo, convergono in un’unica direzione. Devo dire che mi sarei aspettata un intreccio un po’ più complicato e che avevo già previsto qualcosa, però la risoluzione proposta alla fine è coerente con il resto della storia e non posso negare che un paio di colpi di scena di tutto rispetto ci siano.


Quella di Cristina Rava e di altri autori è la dimensione del giallo che mi convince di più. Senza nulla togliere agli scrittori dalle sfumature più thriller, o d’inchiesta, questi gialli piacevoli con detective per caso che sanno anche godersi la vita per me sono confortanti. Mi sono divertita a scoprire le Langhe in autunno insieme ai protagonisti, ho conosciuto dei piatti tipici, ho raggiunto la mia cara Liguria ed i suoi carruggi insieme ad Ardelia. Non so bene cosa ci sia che mi metta a mio agio, forse il mistery mescolato alla commedia all’italiana è semplicemente il sottogenere di giallo che preferisco.


Ardelia è un personaggio originalissimo: libera e decisa, piena di rimpianti e pensieri sul passato ma allo stesso tempo piena di grinta nell’andare davanti giorno dopo giorno, sempre pronta a cacciarsi nei guai ma, sotto sotto, desiderosa di tranquillità. Bartolomeo Rebaudengo resta un pochino in secondo piano, ma ci vuole una spalla tranquilla per una personalità così scintillante.


L’unico personaggio che sinceramente non mi ha convinto è Norma Picolit. È giusto, non bisognerebbe avere pregiudizi, le persone meritano una seconda possibilità… in teoria. In pratica, in alcuni casi è quanto meno comprensibile che la gente abbia ancora paura di una persona. E nel caso di Norma non stiamo parlando (faccio degli esempi, eh) di qualcuno che è stato in ospedale psichiatrico per una grave depressione o un disturbo alimentare. O di qualcuno il cui precedente penale è una fantasiosa operazione finanziaria. Il precedente di Norma è aver ucciso due innocenti ed aver legato ed imprigionato la stessa Ardelia, che diceva di amare, finché non è arrivata la polizia, che l'ha costretta ad un ricovero per conclamate patologie psichiatriche. In tutta onestà mi ha stupito vedere tutta questa gente che nel romanzo la riaccoglie dopo l’ospedale psichiatrico, come lo stesso Rebaudengo che la invita a cena con gioia come se fosse, che ne so, una rimpatriata dopo tre anni di lavoro in America. A parte il fatto che se fosse stata una mia amica io sinceramente avrei continuato ad avere paura, proprio per la mia incolumità… sono umana anche io.

E poi, il fatto che Norma ricominci subito la sua carriera di pianista di successo… nel paese dove basta che una donna si sia dedicata alla famiglia per qualche anno per essere guardata male ai colloqui di lavoro, figurarsi un piccolissimo precedente penale? Nel mondo dei musicisti famosi, poi, dove ti assenti per qualche mese e un neodiplomato al Conservatorio ti bagna il naso? Mah… forse poco verosimile, no?



A parte questa critica che mi sento di fare, però, devo dire che il romanzo mi è piaciuto da molti punti di vista, tanto che avevo a disposizione anche un altro volume e l’ho preso subito!



Il tessitore


Ardelia Spinola sta andando verso una nuova vita. Dopo aver concluso la relazione (un po’ a distanza) con il fidanzato Arturo, che non le ha mai dato un senso di affidabilità e le ha sempre detto troppe bugie per i suoi gusti, ella è pronta a vivere una nuova fase, finalmente sola… o almeno così si racconta.


Il commissario Bartolomeo Rebaudengo continua a volerle molto bene ed a trascorrere con lei buona parte del tempo libero. Norma Picolit, di ritorno da una tournée in Russia ed invischiata in una relazione con una donna che non ama, vorrebbe riavvicinarsi ad Ardelia, ma non sa come, visto che è stata lei stessa ad allontanarla.


Il lavoro tiene molto impegnata la dottoressa: l’ultimo caso è quello di una ragazza trovata morta nel bagagliaio del camioncino di un idraulico, con segni di strangolamento. L’uomo viene presto rilasciato, perché è evidente che è stato qualcun altro a disfarsi del cadavere ed a tentare di addossare le colpe a lui, che incautamente aveva parcheggiato nella boscaglia per incontrare la sua amante. Pochi giorni dopo, un evento imprevisto sconvolge Ardelia: il vecchio amico Augusto, ricco architetto, le telefona dicendo di essere stato lui a mettere il corpo della donna (che si rivela essere una segretaria di nome Carla) nell’auto.


A quanto pare, Augusto e Carla stavano facendo un gioco a luci rosse nella casa di campagna dell’uomo, dopo essersi imbottiti di alcool e droga, ed Augusto, dopo aver perso di vista la donna per pochi minuti, l’ha ritrovata in fondo alla scala. I segni di strangolamento, però, non sono compatibili con le impronte digitali di Augusto, e nella casa ci sono solo un anziano zio affetto da demenza ed un badante straniero che non dice una parola, e nessuno dei due sembra avere un movente.


Mentre Ardelia tenta di risolvere il mistero per evitare all’amico – che già ha perso tutto con lo scandalo – ulteriori imputazioni, un nuovo delitto viene commesso in una casa popolare. Una vecchia madre invalida, morta probabilmente di spavento per un colpo apoplettico, ed un figlio di 40 anni, meccanico, ucciso a mazzate. La scena del delitto sembra ricostruita: è come se gli assassini volessero far credere che l’uomo era nel giro della droga, ma né Ardelia né Rebaudengo ci credono.


Pian piano, i due casi si rivelano collegati, ed il vero nemico sembra essere una cellula di nostalgici del fascismo, una sorta di società segreta impossibile da individuare, così come imprendibile è il suo capo.


Ardelia non lo sa, ma lei stessa è sotto osservazione della società, perché conosciuta come una grande impicciona. E frequentare alcuni luoghi la mette in grande pericolo…



Il tessitore, dal punto di vista dell’intreccio, mi è piaciuto decisamente di più de Il pozzo della discordia. Penso che siano stati inseriti più personaggi, più filoni narrativi, ed in generale ho trovato più intrigante e misterioso il fatto che tutto convergesse verso un misterioso capo, “Il tessitore” appunto, la cui identità è rimasta davvero una sorpresa fino alla fine.


Se pensavate che Ardelia si fosse cacciata nei guai nel romanzo precedente, dovreste vedere che cosa fa in questo! Se la va ripetutamente a cercare, con grande costernazione di Bartolomeo, che, avrete capito, è un fan delle indagini più discrete.


Insieme alla coppia protagonista, anche in questo volume ritornano gli altri personaggi della serie: la pianista Norma, che torna pienamente nella vita di Ardelia; la governante Nora, in versione detective; Gabriele Innocenti, che ha una nuova missione da compiere in Russia ma continua a farsi sentire con Ardelia.


Nel complesso un buon proseguimento: tanti aspetti sono stati perfezionati rispetto a prima.


Ho visto che ci sono altri romanzi di questa serie… e credo che quando avrò occasione li leggerò!





Questo è il mio parere sui due romanzi di Cristina Rava!

Conoscete quest’autrice o è una nuova scoperta anche per voi?

Avete letto qualcosa? Che ne pensate?

Aspetto i vostri pareri!

Grazie per la lettura, al prossimo post :-)


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