giovedì 13 luglio 2023

LA BELLA STAGIONE... PER I LIRICI GRECI

 Poesie classiche su primavera, estate ed amore




Cari lettori,

nuovo appuntamento con “L’angolo della poesia”!

Oggi torniamo a parlare di lirici greci, già protagonisti di un mio progetto letterario qualche anno fa (a questo link il post che riepiloga gli altri).


Ho pensato di raccogliere in questo post quei componimenti che, in un modo o nell’altro, ricordano la bella stagione: le fioriture della primavera, la calura dell’estate, il ritorno della vita sociale e degli amori dopo un lungo inverno chiusi nelle proprie case.


L’arrivo della primavera è quasi sempre una metafora della giovinezza, così fragile e fuggevole: la porta dell’Ade era una minaccia concreta anche in tenera età, a quei tempi di carestie, guerre e mali incurabili. I mesi più belli dell’anno nascondono un invito all’amore, alla gioia, a vivere nel presente.


Anche in questo caso si può dire che i classici siano più che mai attuali!



Mimnermo, 1


Che vita mai, che gioia senza Afrodite d’Oro?

Ch’io sia morto quando più non mi stiano a cuore

l’amore segreto, i dolci doni e il letto:

questi sono i fiori della giovinezza, desiderabili

per gli uomini e le donne. Quando poi dolorosa sopravviene

la vecchiaia, che rende l’uomo turpe e cattivo,

sempre nell’animo lo corrodono tristi pensieri;

e di vedere i raggi del sole non gioisce,

ma è odioso ai ragazzi e in dispregio alle donne:

così penosa fece il dio la vecchiaia.



Mimnermo, 2


Come le foglie che fa germogliare la stagione di primavera

ricca di fiori, appena cominciano a crescere ai raggi del sole,

noi, simili ad esse, per un tempo brevissimo godiamo

i fiori della giovinezza, né il bene né il male conoscendo

dagli dèi. Oscure sono già vicine le Kere,

l’una avendo il termine della penosa vecchiaia,

l’altra della morte. Breve vita ha il frutto

della giovinezza, come la luce del sole che si irradia sulla terra.

E quando questa stagione è trascorsa,

subito allora è meglio la morte che vivere.

Molti mali giungono nell’animo: a volte, il patrimonio

si consuma, e seguono i dolorosi effetti della povertà;

sente un altro la mancanza di figli,

e con questo rimpianto scende nell’Ade sotterra;

un altro ha una malattia che spezza l’animo. Non v’è

un uomo al quale Zeus non dia molti mali.



Mimnermo, 4


Ebbe in sorte il Sole una fatica tutti i giorni,

e non c’è mai riposo

per i cavalli e per lui, poi che l’Aurora dita di rosa

lascia l’Oceano e sale su nel cielo.

Il concavo letto, molto desiderato, opera

delle mani d’Efesto, di oro prezioso, alato,

velocemente, sfiorando le onde, trasporta sul mare

lui, che dorme, dalla regione delle Esperidi

alla terra degli Etiopi, dove il carro veloce e i cavalli

attendono, finché giunga l’Aurora mattutina.

Qui, monta sul suo carro il figlio di Iperione.



Archiloco, 6


Ella aveva un ramo di mirto, e un bel fiore

di rosa, e ne gioiva.


La chioma a lei

ombrava le spalle e la schiena.



Saffo, 4


Le stelle intorno alla luna bella

nascondono di nuovo l’aspetto luminoso,

quando essa, piena, di più risplende

sulla terra…



Saffo, 9


Esser morta vorrei veramente.

Mi lasciava piangendo,


e tra molte cose mi disse:

Ahimé, è terribile ciò che proviamo,

o Saffo: ti lascio, non per mio volere”.


E a lei io rispondevo:

Va’ pure contenta, e di me

serba il ricordo: tu sai quanto t’amavo.


Se non lo sai, ti voglio

ricordare…

cose belle noi godevamo.


Molte corone di viole,

di rose e di crochi insieme

cingevi al capo, accanto a me,


e intorno al collo morbido

molte collane intrecciate,

fatte di fiori.


E tutto il corpo ti ungevi

di unguento profumato…

e di quello regale.


E su soffici letti

saziavi il desiderio…


E non vi era danza

né sacra festa…

da cui noi fossimo assenti


né bosco sacro…



Saffo, 10


...da Sardi

volgendo spesso qui la mente


...simile a una dea, che ben si distingue,

ti (considerava), e godeva molto del tuo canto.


Tra le donne lidie, ora,

ella spicca, come la luna dita di rosa

quando il sole è tramontato


vince tutte le stelle. E la luce si posa

sul mare salato

e sui campi pieni di fiori;


e la rugiada bella è sparsa:

son germogliate le rose e i cerfogli

teneri e il meliloto fiorito.


Aggirandosi spesso, e ricordando

la bella Attis, ella opprime

per il desiderio l’animo sottile.


E andare lì…



Alceo, 12


Inumidisci i polmoni di vino. La Costellazione compie il suo giro.

La stagione è soffocante. Tutto ha sete per la calura.

Dai rami echeggia dolce la cicala.

Fiorisce il cardo. Ora, le donne sono più impure,

e i maschi smunti: la testa e le ginocchia

Sirio brucia…



Alceo, 13


Intorno al collo qualcuno ci ponga

corone intrecciate di aneto,

e sul petto a noi versi

dolce profumo.



Anacreonte, 2


O signore, col quale Eros giovenco

e le ninfe occhi azzurri

e Afrodite purpurea giocano, per le balze

alte dei monti ti aggiri:

vieni – ti supplico -

a noi, e gradita

ascolta la mia preghiera:

a Clobulo dà buoni

consigli; egli accetti,

o Dioniso, il mio amore.



Stesicoro, 1


Molte mele cidonie lanciavano verso il carro, al signore,

e molti ramoscelli di mirto,

e corone di rose, e morbidi serti di viole.



Ibico, 2


In primavera, i meli cidoni

irrorati dalle correnti dei fiumi,

- là dov’è il giardino incontaminato

delle Vergini – e i fiori della vite,

che crescono sotto i tralci ombrosi,

ricchi di gemme, germogliano. Per me Eros

in nessuna stagione si posa:

ma come il tracio Borea,

avvampante di folgore,

balza dal fianco di Cipride con brucianti

follie e tenebroso, intrepido,

custodisce con forza, saldamente,

il mio cuore.



Ibico, 4


Germoglio delle glauche Grazie, Eurialo, cura

amorosa delle Ore dalle chiome belle, Cipride

e Peito dalle ciglia morbide

ti allevarono tra fiori di rosa.




Eccoci giunti al termine di questo viaggio!

Spero che questo excursus poetico, unito a dipinti e sculture celebri, vi abbia aiutato ad entrare nel mood giusto… per un’estate letteraria!

Fatemi sapere quale poesia vi è piaciuta di più!

Grazie per la lettura, al prossimo post :-)


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