giovedì 9 ottobre 2025

LE ALLEGRE MADAME DI WINDSOR

 Recensioni classiche 2025: Shakespeare #5




Cari lettori,

il post di oggi è dedicato al nostro “Momento dei classici” e con l’opera di Shakespeare che ho scelto per il bimestre settembre/ottobre.


Prima di parlarvi dell’argomento di oggi, un breve recap delle puntate precedenti!

In gennaio e febbraio, mese dell’amore, non potevo che partire da "Romeo e Giuletta".

In marzo ed aprile abbiamo assistito insieme alla "Tempesta", il vero e proprio testamento morale di Shakespeare.

In maggio e giugno abbiamo cercato il lieto fine ed un po’ di allegria con "Molto rumore per nulla".

In luglio ed agosto vi ho portato con me alla scoperta della tragedia storica con "Re Lear".



Oggi ci alleggeriamo un po’ con una commedia degli equivoci, una storia divertente e beffarda che forse non tutti conoscono o hanno visto rappresentata: Le allegre madame di Windsor.


A quanto pare quest’opera ha avuto una genesi imprevista: nemmeno lo stesso Shakespeare pensava di scriverla. Falstaff, il buffo protagonista di quest’opera, aveva già recitato la sua parte nell’Enrico IV, portando leggerezza in una pièce teatrale molto più seriosa di quella che ci accingiamo a leggere insieme. Eppure, a quanto narra la leggenda, la regina Elisabetta non era soddisfatta… e chiedeva in continuazione di poter risentire o rivedere qualche avventura di Falstaff, magari in un ruolo più centrale. E non si può non accontentare una cliente così importante…


Vediamo insieme che cosa si inventò Shakespeare per l’occasione!



Due mogli allegre ed un corteggiatore attento al portafoglio


La storia raccontata si svolge a Windsor, cittadina di provincia che, per certi versi, assomiglia alle nostre odierne. Lì un’ampia fascia di popolazione forse non proprio ricca, ma comunque benestante, conduce una vita tranquilla, cercando di tenere in piedi matrimoni dettati più dalla convenienza che dall’amore, di combinare unioni vantaggiose per i figli e di conservare un nome ed una reputazione.


Proprio lì, da un po’ di tempo, ha preso residenza Sir John Falstaff, che un tempo era addirittura superiore a quella schiera di alto borghesi rispettabili (non a caso possiede il titolo di Sir), ma è decaduto da anni, soprattutto dal punto di vista economico. In più, il suo carattere impulsivo e la sua tendenza a mettersi nei guai lo rendono lo zimbello di tutti. Ormai anche i suoi paggi, che da tempo non ricevono la paga, stanno iniziando ad abbandonarlo.


Falstaff, che non sa più come pagare né i dipendenti rimasti né il proprietario dell’osteria dove si ritrova sempre ad esagerare con cibo ed alcool (ed anche la sua obesità è motivo di ilarità), decide che la scelta migliore – e meno faticosa – potrebbe essere diventare l’amante mantenuto di qualche ricca donna di Windsor.


Egli scrive due lettere d’amore identiche e convince i suoi paggi a recapitarle a Margaret Page, moglie di George, e ad Alice Ford, moglie di Frank. Ignorando però che le due sono in stretta amicizia, che si leggeranno a vicenda le improbabili lettere ricevute e che decideranno insieme di farla pagare allo stravagante corteggiatore.


Le due signore sono “madame”, perché, come osserva la traduttrice in una nota all’inizio del testo, il termine più utilizzato nelle vecchie traduzioni di quest’opera è “comari”, ma questa parola, specie nell’Italia meridionale, ha delle connotazioni di parentela o di compartecipazione alle cerimonie che qui non hanno attinenza.


Già solo avendovi raccontato questo pezzetto di trama, secondo me, si può notare il chiaro intento satirico di Shakespeare nello scrivere quest’opera. 

Margaret ed Alice sono amiche e ridono insieme dello sciocco tentativo di corte di Falstaff, ma se si fosse trattato di un buon partito (magari anche per la figlia di Margaret), siamo sicuri che nessuna delle due sarebbe stata interessata e che ci sarebbe stata una reciproca confidenza? Falstaff è ridicolo perché è caduto in disgrazia, ma se fosse stato un personaggio ancora importante – e utile per la posizione sociale dei mariti -, l’atteggiamento non sarebbe stato forse diverso? 

E, ultimo ma non meno importante… Falstaff è ridicolizzato perché è obeso, ma a quei tempi l’obeso più celebre era il defunto padre della Regina Elisabetta, Re Enrico VIII, e non credo che nessun burlone di Windsor lo abbia mai preso in giro, a meno di non voler andare incontro ad una fine molto brutta…


In breve, fin dall’inizio è chiaro che Falstaff è il buffone della situazione, ma Shakespeare, scrivendo quest’opera, non vuole certo beffare solo lui.



Due mariti distratti ed una figlia da sistemare


Frank e George, i due mariti delle allegre madame, esattamente come le mogli, hanno anche loro dei punti deboli, che Falstaff sfrutta con un’abilità sorprendente, considerando che dovrebbe essere lo sciocco della situazione.


Frank è molto geloso di Alice, nonostante l’età non più giovanissima di entrambi ed i tanti anni di matrimonio. Falstaff si presenta a lui sotto le mentite spoglie di un amico, si fa confidare le pene della gelosia e cerca di spillare altri soldi.


Quanto a George Page, la sua preoccupazione non è tanto la moglie quanto la figlia Anne, protagonista della trama secondaria di quest’opera.


Anne è una delle fanciulle in età da marito più ambite del paese di Windsor. Il padre George vorrebbe maritarla al nipote del giudice di campagna Shallow; la madre Margaret al dottor Caius.


Anne, però, non ha interesse né per la scelta del padre, un ragazzo di poco carattere sempre alle calcagna dello zio, né per quella della madre, un medico francese che parla male la lingua inglese e si crede chissà chi. Ella è innamorata, ricambiata, di Fenton, un suo coetaneo del paese.


E sarà proprio mentre i suoi genitori, di concerto con i coniugi Ford e con la scaltra Madama Quickly (governante del dottor Caius), progettano la burla definitiva nei confronti di Falstaff, che lei e Fenton… burleranno i burloni, e troveranno un modo di sposarsi di nascosto.



Beffe… e beffati


Falstaff, nel tentativo di avvicinare Margaret, Alice o entrambe, subisce di tutto. Viene costretto a nascondersi in ceste di panni sporchi, finisce in mezzo al fango ed ai maiali, si deve vestire da donna per scappare, prende delle solenni bastonate.


Alla fine diventa oggetto di una burla notturna nel cuore del bosco accanto alla cittadina di Windsor: convinto di incontrare le sue amanti, Falstaff si ritrova vicino ad un albero dalla fama sinistra, e viene tirato al centro di quello che sembra un raduno di fate e di spiriti (in realtà sono i bambini ed i ragazzi della cittadina vestiti con costumi di Carnevale). Lo spavento memorabile è di monito per lui: non cercherà mai più di truffare i rispettabili cittadini di Windsor per denaro, dopo aver fatto una così magra figura.


Eppure, come già detto, l’impressione è che anche per altri personaggi della commedia ci sia in serbo un’altra parte di beffa.


Innanzitutto per George e Margaret Page, che volevano imporre la loro volontà su Anne e si sono ritrovati un matrimonio sotto il naso, proprio perché hanno preferito occuparsi della burla ai danni di Falstaff piuttosto che parlare insieme alla figlia e cercare di capire che cosa lei volesse davvero.


Poi per Frank ed Alice Ford, e per la gelosia eccessiva che diventa patologica.


E ancora per Madama Quickly, che si credeva al di sopra del resto della servitù perché era riuscita ad accedere al ruolo di governante, pensava di sapere tutto di tutti (in particolare a proposito di Anne e dei suoi pretendenti), e invece si rende conto di non aver capito proprio niente.


E per tutti coloro che hanno pensato che fosse divertente sfruttare la spontaneità e giocosità di bambini e ragazzi – che hanno aderito pensando ad una scampagnata notturna – per una burla che si trasforma in un grosso spavento, in qualcosa di pesante a cui sicuramente i piccoli non avevano pensato.


Non solo Falstaff è criticato, dunque, ma anche la società intorno a lui, rappresentata da ben degni esponenti…



Una sola opera...o tante?


Devo ammettere che mi sono accostata a quest’opera conoscendola poco. L’ho vista rappresentata solo una volta, talmente tanti anni fa che non ricordo nemmeno quando, e non avevo ancora mai letto il testo.


Eppure, leggendola, mi sono resa conto che è come se in quest’opera ci fossero tanti personaggi, rovesci di trama, temi… che sono già comparsi (o compariranno) altrove, in altri capolavori shakespeariani.


Falstaff dall’Enrico IV, come già detto. Il matrimonio segreto di due giovani, come in Romeo e Giulietta… solo che questa volta c’è un lieto fine. La gelosia irragionevole, come quella di Otello. L’atmosfera fiabesca in piena notte, che tanto ricorda Sogno di una notte di mezza estate. Gli equivoci amorosi che in qualche modo somigliano a quelli di Molto rumore per nulla. I personaggi secondari, appartenenti alla servitù, che si rivelano più importanti di quello che inizialmente si pensa.


Una “commedia leggera” molto più importante di quello che si potrebbe pensare all’interno del corpus shakespeariano!





Che ne dite di Falstaff e delle sue disavventure?

Conoscevate già quest’opera? L’avete vista rappresentata?

Colgo l’occasione per ringraziare quanti di voi leggono questi post letterari, anche silenziosamente. Sapete che mi piace non limitarmi alle classiche recensioni delle mie letture, ma inserire anche altro nel mio blog, come cinema, teatro, arte e anche letteratura… vi ringrazio perché apprezzate anche queste parti di me e dei miei interessi.

Grazie per la lettura, al prossimo post :-)


lunedì 6 ottobre 2025

100 ANNI (E UN MESE) DI... ANDREA CAMILLERI

 Due romanzi dell'autore



Cari lettori,

dopo un po’ di post di “Letture...a tema”, eccoci tornare alle nostre “Letture… per autori” per un’occasione speciale!


Il 6 settembre il mondo culturale italiano ha festeggiato il centenario di Andrea Camilleri, autore dalla cui penna sono nati il commissario Montalbano e tanti altri personaggi. Uno scrittore che penso non abbia bisogno di presentazioni per tanti di noi e che purtroppo ci ha lasciato nel 2019.


Non sono riuscita a “partecipare” ai festeggiamenti con il blog il mese scorso: tra i libri che ho letto quest’estate non c’erano opere di Camilleri, anche perché tanti di loro – specie i romanzi del commissario Montalbano – sono mie letture di tanto tempo fa (ho iniziato a leggerli addirittura alle superiori).


Appena tornata a casa, però, avendo saputo di questa importante ricorrenza, mi sono ricordata di avere in casa due volumetti della Sellerio, due dei romanzi storici di Camilleri tra i più noti, che non avevo ancora letto. 

Li ho recuperati nel corso di settembre e sono molto contenta di parlarvene oggi!


Tra l’altro si tratta di due romanzi arrivati tra le mie mani in modo un po’ curioso. Quando a giugno vi ho raccontato della mia gita a Soncino (trovate il mio post qua), forse non vi ho detto che al Museo della Seta, tra calamite e cartoline, c’era un banchetto di libri usati a un euro per poter così fare un’offerta. Li ho trovati lì… e sapevo che non mi sarei pentita di averli presi!



Il nipote del Negus


Vigàta, agosto 1929.


La Regia Scuola Mineraria, che educa i giovani della nobiltà e della buona borghesia siciliana, è oggetto di un’imprevista attenzione. Sulla scrivania del direttore arriva addirittura una lettera dal Ministero degli Esteri, che comunica una grossa novità.


Il principe Grhane Sollassié Mbassa, nipote di un Negus etiope, è già in Italia presso un altro istituto, e vorrebbe raggiungere Vigàta per unirsi agli studenti della Scuola Mineraria. Essendo in pieno ventennio, la questione è delicata.


Da un lato le alte sfere italiane sono sempre più tragicamente attirate dalle teorie che arrivano dalla Germania (e non solo) sulla purezza della razza, quindi l’arrivo di un giovane africano potrebbe far storcere il naso di molti personaggi importanti, primi tra tutti i genitori degli allievi della scuola. Dall’alto, però, al di là del colore della pelle, il nipote del Negus è comunque un personaggio importante, specie se si considera che Mussolini e i suoi gerarchi si sono uniti alla smania di colonizzazione dell’Africa che attraversa l’Europa e ci terrebbero ad avere buoni rapporti con l’Etiopia.


Alla fine, anche se con grande titubanza (ed in seguito ad un vivacissimo scambio di lettere), l’iscrizione del principe viene accettata.


Per il nipote del Negus viene preparata un’accoglienza istituzionale, ma, invece del personaggio ricco e distinto che tutti si aspettavano, dal treno scende un ragazzo con una fodera ripiena come unico avere, vestito di stracci, che chiede di nascosto ad uno degli agenti di portarlo in una casa chiusa.


È solo l’inizio di una lunghissima serie di guai. Il principe spende moltissimi soldi, somme a cui “ha diritto” per tanti motivi burocratici ma che prosciugano tutte le casse statali (dal piccolo Comune di Vigàta alla grande Roma), sperpera tutto in prostitute e gioco d’azzardo, seduce povere fanciulle che si illudono di sposare il principe nero, ha una pessima condotta a scuola e porta sulla cattiva strada gli alunni migliori.


Tutte le istituzioni, dal Sindaco fino ad arrivare ai Ministri, ne hanno ben presto fin sopra i capelli di questo presuntuoso principe che porta soltanto… “grane”, come curiosamente afferma il suo nome. Le alte sfere, però, premono perché il giovane venga accontentato in tutto, e per due ottimi motivi. Il primo è la possibilità di far incontrare il principe con due Ras africani a Roma, in modo che ci sia un concreto tentativo di mediazione, in vista di un accordo tra Italia ed Etiopia. Il secondo è la richiesta, sempre al principe, di scrivere una lettera per lo zio, il Negus, in cui egli dovrebbe magnificare lo spirito italiano e le virtù italiche.


Ovviamente il principe nicchia su entrambe le cose. Per quanto riguarda l’incontro a Roma, cambia idea mille volte ed ha pretese sempre più assurde. Quanto alla scrittura della lettera, invece, continua a rimandare, e poi c’è l’effettivo problema della lingua, per il quale ci vuole l’intervento di qualcuno, magari di un missionario che è stato in Africa.


Tra le tante personalità vessate da questo inarrestabile principe ci sono anche un commissario furbo ed esperto, che forse non sarà proprio nuovo ai lettori di Camilleri (non è un antenato di Montalbano, ma potrebbe esserlo nello spirito) e il questore, un amico più che un superiore. Entrambi trovano sempre più inverosimile la crescente ondata di follia che ha scatenato il nipote del Negus. Ma come fermarlo?



Il nipote del Negus… non è stata per niente una lettura come me l’aspettavo, perché è stata molto meglio.


Innanzitutto non è un tradizionale romanzo storico. L’autore alterna sezioni di lettere e carteggi (che chiama “carpette”), nelle quali la storia viene raccontata con un linguaggio burocratico che finisce per risultare tragicomico, ed altre in cui riporta dialoghi dei cittadini di Vigàta, dai quali la verità dei fatti emerge in modo imbarazzante, per non dire impietoso. 

L’italiano di registro più elevato si alterna al dialetto siciliano che tutti noi lettori di Camilleri abbiamo imparato a conoscere. Un curioso romanzo epistolare con qualche incursione nella vita vera, in breve.


La storia è una gigantesca beffa nei confronti di tutti i prepotenti che pensano di essere furbi (in quegli anni, per via del periodo storico, ce n’erano molti, ma io non credo che oggi siano scomparsi) ed invece si fanno fregare dal primo venuto. Il principe Ghrane sa benissimo di avere di fronte delle persone che, per quanto si ritengano importanti, hanno le mani legate per motivi politici e coloniali, e se ne approfitta in tutti i modi.


È un libro molto divertente, anche se l’amarezza di fondo non manca, perché è sostanzialmente la storia di una beffa, di quanti soldi statali - duramente guadagnati dai cittadini e versati in tasse che avrebbero dovuto contribuire al loro benessere – vengano spesso buttati per sciocchezze, e di quante persone siano trattate come pedine sacrificabili in nome di non si sa quale bene superiore. È una storia che si divora, perché la curiosità di scoprire quale sarà la prossima burla del principe è davvero troppa.


Un po’ mi dispiace non aver letto questa storia prima, perché tra le sue pagine c’è molto dello spirito ironico e satirico di Camilleri… ci sono molti temi che, qua e là, toccano anche il personaggio di Montalbano. L’importante, comunque, è averlo letto ora, no?



Maruzza Musumeci


Vigàta, fine ‘800.


Il bracciante e muratore Gnazio Manisco, dopo aver vissuto in America ed aver speso lì la sua giovinezza, torna a casa disilluso, ancora spaventato da un mondo che credeva diverso, e fiacco sia nel corpo che nell’anima. Più di tutto, egli odia il mare, quel mare che gli aveva promesso una nuova vita e che invece, dopo ore ed ore di attraversamento su una nave della speranza, gli ha aperto le porte di un mondo deludente.


Egli è tornato a casa con i soldi per una piccola casa – quel poco che gli basta per le sue esigenze – ma, inaspettatamente, si trova di fronte ad un buon affare: Contrada Ninfa, una lingua di terra che si allunga sul mare, e che sembra essere evitata, molto stranamente, proprio da chi ama la distesa marina. Ci sono storie sinistre che gravitano intorno a quel posto, racconti di marinai che hanno trovato lì un’infelice fine dopo essersi ritrovati tormentati da incubi e strane visioni.


Gnazio, però, non è persona che si impressiona per queste dicerie, e poi si sente in una botte di ferro, proprio perché lui odia il mare. Costruisce egli stesso una casetta al centro di Contrada Ninfa, una casa cieca da tre lati, con le finestre solo dal lato della terra, per poter guardare il bosco che c’è di fronte. Il terreno tutt’intorno diventa una distesa di campi coltivati e Gnazio, giorno dopo giorno, inizia a vivere di quello che egli stesso produce, come un uomo di altri tempi.


Col tempo, egli comincia però a sentire la solitudine, ed avverte il desiderio di una moglie. La mezzana del paese gli propone qualche scelta più convenzionale (come qualche donna rimasta vedova troppo presto), poi si ricorda di Maruzza, una ragazza che non è più in età “da marito” da qualche anno ma è ancora giovane e molto bella. Maruzza ha allontanato tutti i suoi corteggiatori per via di tante strane abitudini, prima tra tutte il rapporto strettissimo con la sua bisnonna, con la quale parla fitto fitto una lingua che nessuno conosce (che poi si rivelerà essere il greco antico).


Maruzza e la sua bisnonna sono favorevoli alla proposta di un matrimonio con Gnazio, ma hanno delle curiose richieste. L’uomo capisce che la sua futura moglie voglia una camera vista mare – non tutti la pensano come lui -, ma non comprende la necessità di due vasche, una esterna e l’altra interna, quando la distesa marina è a pochi passi, e non sa proprio spiegarsi perché periodicamente Maruzza ci debba restare immersa in orario notturno. Per non parlare degli stravaganti riti a cui la bisnonna di Maruzza sottopone i due futuri coniugi prima del matrimonio ufficiale: momenti quasi magici, ai quali le donne sembrano dare maggiore importanza rispetto al giorno ufficiale delle nozze.


Maruzza e la sua bisnonna appartengono alla mitica specie delle Sirene, ed hanno scelto di vivere sulla Terra, anche se in un luogo che ha un legame speciale con il mare. Hanno i loro riti, i loro amici e soprattutto i loro nemici (i discendenti di Ulisse).


Ma Gnazio è un anti-Odisseo che odia il mare, non chiede e non sa, o forse non vuole sapere. Così, giorno dopo giorno, tra lui e Maruzza, nonostante le tante differenze, nasce un vero sentimento, e da questo inaspettato amore, tanto atteso da entrambi i protagonisti, vengono alla luce due figli: Cola, un aspirante astronomo, e Resina, la Sirenetta…



Dimenticate i toni ironici e scanzonati de Il nipote del Negus. Maruzza Musumeci è quello che oggi verrebbe considerato retelling mitologico, in questo caso dell’Odissea, anche se, per così dire, “rovesciata”. 

Non si narra la storia di un eroe che percorre i sette mari affrontando mille avventure e pericoli, ma il ritorno a casa di un anti-eroe che non ha compiuto nessuna grande impresa, è tornato in patria più povero, stanco ed anziano di prima, e non vuole sentir mai più parlare di mare. E le Sirene, che attirano gli eroi solo per umiliarli, di fronte ad un personaggio così si affidano con amore.


I riferimenti all’epica greca ed al mondo classico sono continui (qualcuno più noto, altri meno): questo romanzo è una vera chicca per chi, come me, ha fatto studi di questo tipo e li ha amati.


La lingua, però, è sempre quel mix di italiano e siciliano che contraddistingue Camilleri (greco antico a parte…): la Sicilia è scelta ancora una volta come terra d’elezione, sia come Magna Grecia, sia perché Vigàta è la casa immaginaria che l’autore ha scelto per se stesso.


Anche questo – per ragioni diverse rispetto a Il nipote del Negus – è un romanzo da leggere se siete appassionate delle storie di Camilleri. È una favola mitica che vi porterà in un altro mondo!




Due letture bellissime, come immagino avrete capito! La prova che il maestro Camilleri, anche se ci manca sempre un po', è ancora con noi... 

Fatemi sapere se avete letto questi due romanzi e che cosa ne pensate! 

Grazie per la lettura, al prossimo post :-)


giovedì 2 ottobre 2025

AUTUNNO CON TAYLOR

 Le sue canzoni dalle vibes più autunnali




Cari lettori,

iniziamo ottobre con i nostri “Consigli musicali”!

In luglio vi avevo proposto una carrellata di canzoni di Taylor Swift dalle vibes estive (trovate il post a questo link) ed oggi vorrei fare la stessa cosa con le canzoni dalle sue atmosfere più autunnali, in modo da entrare ancora meglio nello spirito della stagione!


Una piccola precisazione. Come in luglio, ho scelto una canzone da ogni album (due dall’ultimo, The tortured poets department, che è doppio). Proprio domani uscirà nuovo disco di Taylor, The life of a showgirl.


Non so ancora dirvi se preparerò un post solo su questo disco, se inserirò qualche canzone nuova in altri post stagionali o altro ancora, per il semplice motivo… che non so ancora se mi piacerà!


Non vi nego che in questo momento ho il “timore” che, proprio come Midnights, nei primi tempi, era piaciuto solo a pochi di noi, me compresa (trovate il mio post su questo disco a questo link), questa volta potrei trovarmi invece ad essere parte una minoranza che non gradirà molto. 

Più che altro non sono una fan delle continue incursioni nel mondo del football americano – stavo bene anche senza - o delle canzoni a tema “mi sento di nuovo alle superiori” che ultimamente sono stati i suoi cavalli di battaglia. Comprendo le motivazioni personali – e mando tantissimi auguri per l’imminente matrimonio -, ma so che, musicalmente e soprattutto testualmente, lei può dare molto di più. Lo so, amici, sono vecchia dentro. Ma per ora coltivo la speranza che nel disco di domani si parlerà di temi più adulti e che potrò parlarvene con il mio solito entusiasmo. Vi farò sapere.


Nel frattempo, godiamoci insieme un po’ di vibes autunnali!



Da Taylor Swift: A place in this world


Non so quello che voglio, quindi non chiedermelo

perché sto ancora cercando di capirlo

non so che c'è in fondo a questa strada, so solo camminando

cercando di vedere attraverso la pioggia che viene giù

anche se sono l'unica a sentirmi in questo modo


Sono sola, per conto mio, ed è tutto quello che so

sarò forte, mi sbaglierò, oh, ma la vita va avanti

oh, sono solo una ragazza che sta cercando

di trovare un posto in questo mondo


Link per l'ascolto



Da Fearless: Fifteen


Fai un bel respiro e attraversi le porte

è la mattina del tuo primo giorno

dici ciao ai tuoi amici, che non hai visto per un po’,

e cerchi di schivare la strada di tutti gli altri


È il tuo primo anno di superiori

e starai qui per i prossimi quattro anni,

in questa città


[...]


Nella tua vita farai cose più grandi

che uscire con il ragazzo della squadra di calcio

ma io non lo sapevo a 15 anni


Quando tutto quel che volevi era essere voluta

vorrei che tu tornassi indietro

e ti dicessi quello che sai adesso.

[…]


Perché quando hai 15 anni

e qualcuno ti dice che ti ama

tu gli crederai

e quando hai 15 anni

non dimenticare di guardare prima di cadere

ho capito che il tempo può guarire quasi tutto

e tu troverai quello che è giusto che tu sia

...io non sapevo chi sarei diventata, a 15 anni.


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Link al racconto che ho scritto sulle note della canzone



Da Speak Now: Haunted


Sono stata qui e ti ho visto camminare

lontano da tutto quello che abbiamo avuto

ma intendo ancora ogni parola che ti ho detto

lui proverà a portare via il mio dolore

e potrebbe anche farmi sorridere

ma io per tutto il tempo desidererò che lui sia te

ooh, trattenendo il mio respiro, non ti rivedrò

qualcosa continua a trattenermi nel nulla


Vieni qui, vieni qui, non lasciarmi così

pensavo di averti capito

qualcosa è andato terribilmente sbagliato

tu sei tutto quello che voglio

vieni qui, vieni qui, non lasciarmi così

pensavo di averti capito

non posso respirare ogni volta che sei intorno

non posso voltarmi indietro ora, sono ossessionata


Io e te camminiamo su una linea fragile

l'ho saputo tutto questo tempo

e non avrei mai pensato di vederla rompersi

non l'avrei mai pensato


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Da Red: All too well


Stiamo cantando nella macchina,

perdendoci da qualche parte fuori città

le foglie d’autunno cadono come pezzetti al loro posto

e posso ricordarmelo ancora, dopo tutti questi giorni…


[...]


E forse ci siamo persi nel viaggio, forse ho chiesto troppo

o forse questo era un capolavoro prima che tu strappassi tutto

correndo via spaventata, c'ero, mi ricordo tutto troppo bene


E mi chiami di nuovo, per spezzarmi come si fa con una promessa

così disinvolto e crudele, nel nome dell'essere onesti

ed io sono un pezzetto di carta accartocciato

perché ricordo tutto, tutto troppo bene


Il tempo non volerà, è come se fossi paralizzata

mi piacerebbe essere ancora la vecchia me stessa,

ma sto ancora cercando di trovarla

dopo giorni sotto il plaid e notti in cui mi hai fatta tua

ora tu rimandi indietro le mie cose e vado a casa da sola

ma tu hai tenuto la mia vecchia sciarpa da quella primissima settimana

perché ti ricorda l'innocenza, e sente di me

non puoi sbarazzartene, perché ti ricordi tutto troppo bene


Perché eccoci, siamo qui di nuovo, quando ti amavo così tanto

prima che tu perdessi l'unica cosa che hai davvero conosciuto

era una cosa preziosa, io c'ero, ricordo tutto troppo bene


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Da 1989: Suburban legends


Avevo la fantasia che forse i nostri segni zodiacali mal associati

avrebbero sorpreso l’intera scuola.

Quando sono entrata alla nostra riunione di classe

attraversando l’ingresso con te

tu saresti stata più di un capitolo nei miei vecchi diari

con le pagine strappate.

Sono qui ferma in una palestra degli anni ‘50

e posso ancora vederti ora


Non sono venuta qui per fare amicizia

siamo nati per essere leggende suburbane

quando mi abbracci, mi tieni insieme

e mi baci in un modo che mi rovinerà per sempreverde


So che te lo ricordi ancora

siamo nati per essere tesori nazionali

quando mi hai detto che prima o poi saremmo tornati insieme

e mi hai baciato in un modo che mi rovinerà per sempre…


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Da Reputation: Call it what you want


E so che faccio gli stessi errori ogni volta,

brucio i ponti, non imparo mai, almeno

ho fatto una cosa giusta,

ci sono occhi stellati che illuminano le mie notti più scure


[…]


Voglio indossare il suo nome su una catenina

intorno al collo, non perché gli appartengo,

ma perché mi conosce davvero, che è più di quello che loro possono dire,

mi ricordo novembre inoltrato, mentre trattenevo il fiato,

lentamente ho detto: “Non hai bisogno di salvarmi,

ma fuggiresti con me? Sì?”


Il mio tesoro è perfetto come un sogno ad occhi aperti,

cammina a testa bassa, sono io quella da cui sta andando,

quindi chiamatelo come volete, chiamatelo come volete,

il mio tesoro è in alto come la scia di un jet,

al di là di tutta la scena, mi ama come se fossi nuova di zecca,

quindi chiamatelo come volete, chiamatelo come volete


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Da Lover: Cornelia Street


Finestre lasciate aperte, aria d’autunno,

la giacca intorno alle mie spalle è la tua,

abbiamo benedetto le piogge in Cornelia Street,

abbiamo memorizzato i segni sul pavimento,

ripensando a quando eravamo carte da gioco

e facevamo giochi, pensavo che tu mi stessi ingannando,

ho fatto le valigie e lasciato Cornelia Street

prima che tu sapessi che me n’ero andata


Ma poi tu hai chiamato, hai mostrato la tua mano,

mi sono girata prima di entrare nel tunnel

e ci siamo seduti sul tetto, io e te


E spero di non perderti mai, spero che non finirà mai,

io non percorrerò mai più Cornelia Street di nuovo,

questo è il genere di cuore spezzato che il tempo non curerà,

io non percorrerò mai più Cornelia Street di nuovo,

e, tesoro, sono meravigliata da come questa città urli il tuo nome,

e sono così terrorizzata dall’idea che se mai te ne andrai via

io non percorrerò mai più Cornelia Street


Tu mi tieni per mano per strada, e mi conduci

in quell’appartamento, anni fa eravamo proprio lì dentro,

a piedi nudi in cucina, con dei sacri nuovi inizi,

che sono diventati la mia religione, ascolta...


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Da Folklore: My tears ricochet


Ci ritroviamo qui, ci disponiamo in fila,

e piangiamo in una stanza illuminata dal sole

e se io sono in fiamme, anche tu sarai fatto di cenere.

Anche nel mio giorno peggiore, tesoro,

ho forse meritato tutto l’Inferno che mi hai fatto vivere?

Perché ti amo, giuro che ti ho amato

fino al giorno della morte...


Non sono riuscita ad andarmene con grazia

e tu sei l’eroe che va in giro salvandosi la faccia

e se sono morta per te, perché sei alla veglia?

Maledicendo il mio nome, desiderando che io fossi rimasta

guardando come le mie lacrime rimbalzano


[...]


E posso andare ovunque io voglia,

ovunque io voglia, solo, non a casa

e potrai volere il mio cuore, prenderti il mio sangue,

ma sentiresti sempre la nostalgia di me nelle ossa,

e parlo ancora con te… quando sto urlando al cielo,

e quando non riesci a dormire la notte… senti le mie ninne nanne rubate


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Da Evermore: Evermore


Grigio Novembre, sono stata giù fin da Luglio

la tecnologia mi ha messo in cattiva luce.

Ripeto i miei passi ad ogni pietra che mi fa inciampare

provando a trovare quello che mi ha fatto sbagliare,

e scrivendo lettere destinate al caminetto…


Ehi Dicembre, credo di sentirmi instabile

non riesco a ricordare per cosa ero solita combattere

rimando indietro la registrazione nella mia testa

ma tutto quello che fa è fermarsi

a quel momento in cui tutto è stato perduto

e mi manda segnali sul fatto che sono stata ingannata


[…]


E cercavo di recuperare il mio respiro

i pavimenti della baita scricchiolavano sotto il mio passo

e non potevo esserne sicura, ma avevo la peculiare sensazione

che questo dolore non sarebbe stato per sempre.


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Da Midnights: Maroon


Quando il silenzio è arrivato,

noi stavamo tremando, ciechi e nella nebbia

Come diavolo abbiamo potuto perderci di vista di nuovo?

Singhiozzando con la tua testa tra le mani,

non è forse in questo modo che finiscono sempre le cose?

Tu stavi lì, con lo sguardo vuoto, nel corridoio

Garofani che avevi pensato fossero rose, questi siamo noi,

eppure io ti sento in ogni caso

sento i rubini ai quali ho rinunciato


Ed ho perso te, colui con cui stavo danzando

a New York, senza scarpe,

ho guardato in alto nel cielo ed era marrone


Il borgogna sulla mia maglietta quando mi hai versato addosso il tuo vino

e come il sangue è salito fino alle mie guance

così scarlatto, era marrone

Il segno che hai visto sul mio colletto, la ruggine che è cresciuta tra i telefoni

le labbra che ero solita chiamare “casa”,

così scarlatte, erano marroni


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Da The tortured poets department: So long, London


E tu mi hai detto che ho abbandonato la nave

ma stavo affondando con lei

con le nocche delle mani bianche e la presa morente

mi tenevo stretta al tuo quieto risentimento

ed i miei amici dicono che non è giusto essere spaventati

ogni giorno in una relazione

ogni respiro sembra l’aria più preziosa

quando non sei sicura che lui voglia stare qui


Quindi quanta tristezza pensavi che io avessi in me?

Quanta tragedia?

Quanto in basso pensavi che sarei scesa?

Quanto a lungo pensavi che sarei andata avanti?

Prima di implodere

Prima di dovermene andare, libera


Hai giurato che mi amavi, ma dov’erano gli indizi?

Sono morta sull’altare aspettando la prova

ci hai sacrificato agli dèi dei tuoi giorni più cupi

e mi sta tornando proprio ora il colore sulla faccia

e sono arrabbiatissima perché amavo questo posto


Addio, Londra

abbiamo fatto una bella corsa

un momento di sole caldo

ma non sono quella giusta…


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Da TTPD – The Anthology: The Black Dog


Sono qualcuno con cui, fino ad eventi recenti,

hai condiviso i tuoi segreti e la tua localizzazione

che hai dimenticato di spegnere

e così ti sbircio mentre entri in qualche bar chiamato “Il cane nero”

e fai dei nuovi buchi nel mio cuore

che hai dimenticato di spegnere

e mi colpisce, perché proprio non capisco […]


Sei settimane che respiro aria pulita, mi manca ancora il fumo

stavi per caso prendendomi in giro con qualche gioco esoterico?

Ora voglio vendere la mia casa, bruciare tutti i miei vestiti,

ed affittare un prete che venga ad esorcizzare i miei demoni

anche se muoio urlando

e spero che tu lo senta


E spero che sia una serataccia al “Cane nero”

quando qualcuno suona “The starting line” e tu salti su

ma lei è troppo giovane per conoscere questa canzone

che era intrecciata alla tragica fabbrica dei nostri sogni

perché, con la coda tra le gambe, te ne stai andando

non posso ancora crederci

perché le vecchie abitudini muoiono urlando


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Eccoci arrivati alla fine!

Spero di avervi fatto vedere, leggere ed ascoltare un po’ di autunno. Sapete che non è proprio la mia stagione preferita, ma tanto vale vederne il lato positivo, no?

Fatemi sapere quale canzone vi è piaciuta di più!

Grazie per la lettura, al prossimo post :-)