lunedì 1 dicembre 2025

APPIANI: NEOCLASSICISMO A MILANO

 Un tour della mostra di Palazzo Reale




Cari lettori,

diamo il benvenuto a dicembre con i nostri “Consigli artistici”!


Come già vi anticipavo nei Preferiti di novembre, questo mese, com’è ormai tradizione, sarà speciale. Questa settimana ci saranno ancora post ordinari (oggi questo percorso artistico, giovedì l’ultima tappa del progetto su Shakespeare); dall’8 al 22 dicembre avremo cinque post del nostro tradizionale "Christmas Countdown"… e poi ci daremo appuntamento a dopo Natale per la solita classifica di fine anno ed i preferiti di dicembre.


Nonostante un po’ di stanchezza dovuta al periodo prefestivo ed ai tanti impegni, creare contenuti in questo periodo mi diverte particolarmente e non vedo l’ora di condividerli con voi!


Tornando a oggi, in questo autunno sono riuscita a ritagliarmi dei pomeriggi liberi per andare nella mia sempre amata Milano e vedere qualche mostra a Palazzo Reale.


In ottobre vi ho parlato dell’esposizione monografica su Leonora Carrington a questo link e della mostra gratuita a tema arte e informatica qui.


Oggi invece vi porto in una bellissima sezione del Palazzo per la mostra monografica su Andrea Appiani, uno dei nomi più importanti del neoclassicismo italiano, diventato persino il “pittore di Napoleone”.


Facciamo una gita insieme!



Il ritratto ed i soggetti sacri


Il primo amore di Andrea Appiani è il ritratto, sia degli altri che di se stesso. 

Una sua opera giovanile lo ritrae in scala di grigi, con pochi tratti essenziali e le parti del corpo inferiori e superiori che sembrano quasi scomparire. Anche se egli è passato alla storia come pittore, questo ritratto, considerato l’aspetto, i modi e l’atteggiamento pensoso, sembra collocarlo tra i pensatori illuministi del suo tempo.



Uno dei suoi maestri, fonte anche di un fidato confronto nel corso dell’età adulta, è stato proprio Giuseppe Parini, letterato di punta del Secolo dei Lumi. Appiani lo ritrae sia in veste tradizionale…



che in versione allegorica. In questa tela Atena, dea della razionalità, ed Apollo, patrono delle Arti e delle Muse, lo incoronano insieme ad un angelo alato. Il Pegaso in secondo piano è simbolo di uno spirito libero e creativo, di un genio che non si può controllare. È curioso che una simbologia molto simile (il cavallo selvaggio) sia presente anche in tante opere di Leonora Carrington, artista che, per tanti motivi, non potrebbe essere più diversa da Appiani, ma che per puro caso si ritrova a “condividere” con lui Palazzo Reale e, a quanto pare, non solo…



Altri soggetti per lui importanti nel primo periodo della sua formazione artistica sono quelli di carattere religioso. Infatti, anche se la mostra propone moltissime tele di Appiani, è necessario precisare che egli è stato un artista stimatissimo anche per i suoi affreschi. 

Ho scoperto, con mia grande sorpresa, che ci sono resti di sue opere di genere religioso in molte chiese e ville della mia zona, da Monza a Cinisello. Altri suoi affreschi sono stati purtroppo distrutti dai bombardamenti che Milano ha subito negli anni ‘40, ma la mostra conserva molti schizzi preparatori. Angeli e santi sembrano essere il soggetto più gettonato.



Tra le tele di carattere religioso, invece, mi ha colpito molto questa Madonna con Bambino. Fin qui abbiamo parlato di Illuminismo, ma la delicatezza di questi volti mi fa quasi pensare ad un anticipo di Romanticismo (che comunque, come vedremo, ci sarà, dal momento che l’artista è vissuto tra Settecento e Ottocento).



Mitologia e letteratura greca


Da buon artista neoclassico, Appiani considera come soggetto privilegiato le storie della mitologia e della letteratura greca e latina. Anche se negli ultimi anni egli si dedicherà molto di più a ritrarre persone importanti per la storia e per la politica, egli non abbandonerà mai del tutto la sua passione per il mondo classico. L’esposizione mette in luce il suo grande amore per le storie dei grandi protagonisti della mitologia.


In una bellissima sala della mostra ci sono quattro dipinti che ritraggono dei momenti della vita di Ares e Afrodite, da quelli più importanti e drammatici, dal tradimento con Adone alla rabbia del dio tradito…



a quelli più quotidiani, come la toeletta della dea della bellezza, attorniata dalle sue ancelle ed amiche.



Quattro (per me splendidi) dipinti rettangolari hanno per protagonista Europa, la principessa di Tiro e regina di Creta per la quale Zeus si tramutò in un toro.



La coppia composta da Apollo e Artemide, fratello e sorella, sole e luna, è sempre fonte d’ispirazione per Appiani, anche se, nei dipinti che li vedono protagonisti, spessi essi cedono ai loro istinti peggiori e non danno certo il buon esempio. Mentre Artemide punisce Atteone, cacciatore reo di averla osservata mentre faceva il bagno…



Apollo cerca di catturare la povera Dafne, che di lì a poco verrà tramutata in una pianta dal padre.



Appiani ama riprodurre su tela soprattutto le dee, e proprio per questo motivo, in età più matura, non può mancare la più importante di tutte: Era/Giunone, la regina, moglie di Zeus/Giove.



Napoleone ed altri notabili dell’epoca


Come già detto, la maturità dell’artista è caratterizzata da un sostanziale cambio di soggetto: dalla materia religiosa e classica alle figure di potere. 

Ci sono alcuni quadri in cui personaggi militari, come, ad esempio, questo generale, vengono ritratti con delle fattezze che sembrano quelle degli antichi condottieri greci, dalla postura al naso importante.



La figura che più affascina Appiani, quella a cui si dedicherà con passione, è quella di Napoleone… e forse non dovrebbe sorprenderci! L’ambizione e il desiderio di conquista di questo generale arrivato dalla periferia della Francia, che in pochi decenni diventa imperatore e padrone di mezza Europa, lo avvicinano molto a figure di rilievo dell’antichità, come i re di Atene o di Sparta, o Alessandro Magno. 

Questi due ritratti giovanili di Napoleone e della sua prima moglie Giuseppina sono diventati così celebri che io stessa sono sicura di averli visti su diversi libri di scuola…



...così come di sicuro tutti voi avete visto questo ritratto di “Napoleone Re d’Italia”. 

Forse, però, non sapete che Appiani ha dipinto questo quadro come parte di una coppia. Accanto a Napoleone prende posto Francesco Melzi d’Eril, viceré d’Italia. Ora che ho visto entrambi i dipinti dal vivo, posso dirvi che secondo me Appiani ha colto perfettamente lo spirito dei due personaggi. 

Con tutto il rispetto per il viceré Melzi, è evidente che si tratti di un solerte funzionario, e niente di più. Un uomo certamente stimato da alcuni suoi contemporanei, ma non destinato a passare alla storia. Nello sguardo di Napoleone, invece, c’è proprio la furia di chi ha un disegno di potere e non ha nessuna intenzione di fermarsi… nel bene e nel male. E infatti, tra i due, noi studiamo il secondo…



Oltre a generali e politici, Appiani ritrae molti nobili di epoca napoleonica. Personalmente mi sono piaciuti molto i ritratti femminili, tra vesti delicate e preziosi gioielli.



Appiani a Palazzo Reale


Come già vi dicevo, la mostra ha luogo in un’ala di Palazzo Reale che forse non avevo mai visto e che mi ha stupito moltissimo, tra le ricchissime tappezzerie…



e i soffitti da lasciare senza fiato!



Non poteva esserci luogo migliore per ospitare un’esposizione di Andrea Appiani, che ha lavorato anche a Palazzo Reale. Egli, infatti, ha creato degli affreschi a mo’ di arazzo che possiamo ammirare ancora oggi...



ed altre opere che purtroppo sono state distrutte da un bombardamento a Milano nel ‘43. Sfortunatamente sono rimasti solo disegni preparatori di questo grande affresco di “Napoleone in trono”, con l’imperatore assiso sul trono, ritratto con l’iconografia solitamente utilizzata per Zeus/Giove. I suoi due grandi amori (l’epoca classica e quella napoleonica) in un’opera sola… e possiamo solo immaginarla.



Non c’è più traccia nemmeno dei “Trionfi di Napoleone”, che un tempo ornavano la Sala delle Cariatidi. Gli allestitori della mostra, però, li hanno riprodotti su dei pannelli con retroilluminazione, così, per chi visita la mostra, è possibile almeno farsi un’idea di com’era la sala prima del ‘43.





Avete tempo fino all’11 gennaio per visitare la mostra!

Ci sono ancora tutte le vacanze di Natale, se pensate di fare un salto a Milano… spero proprio di avervi incuriosito!

Sono molto contenta di questa “stagione di mostre” autunnale e spero che anche l’inverno e la primavera mi porteranno dei bei pomeriggi a tu per tu con l’arte.

Fatemi sapere se siete stati alla mostra o se vi piacerebbe andare!

Grazie per la lettura, al prossimo post :-)


giovedì 27 novembre 2025

I PREFERITI DI NOVEMBRE 2025

 Tutto quello che mi è piaciuto in questo mese




Cari lettori, 

siamo agli ultimi giorni di novembre e come al solito ecco il recap del mese, fra libri e film, musica, poesia e foto! 

Si è trattato di un mese molto pieno: un po' di extra lavorativi (pure nel weekend), novità a scuola di danza (stiamo iniziando ad impostare la prima musica dello spettacolo di quest'anno), qualche impegno fuori casa anche per staccare, il freddo improvviso che ha colto di sorpresa tutti. 

Ma vediamo insieme com'è andata!



Il libro del mese


Domenica 29 ottobre 1922, il giorno dopo l’inizio della marcia su Roma. 

Benito Mussolini ha rischiato di finire in carcere, invece quei giorni hanno definitivamente sancito la sua salita al potere. Tutti si fanno da parte per far sì che egli diventi il Duce, persino un re troppo fragile per esercitare il suo ruolo. 

C’è una sola persona che continua ad esercitare una strenua opposizione: Giacomo Matteotti, importante esponente del partito socialista. Un uomo che proviene dal paesino di Fratta Polesine, ha dalla sua parte una grande fetta della popolazione più umile, è integerrimo e non ha mai mancato alla parola data. Un leader, in tutto e per tutto opposto a Mussolini. Una persona che il Duce considera un ostacolo pericoloso alla sua scalata al successo.


2022, Mosano sul Naviglio, Milano. Al Liceo Classico Torquato Tasso il professor Panzeri sta tenendo una lezione sull’importanza dell’imminente ricorrenza del 25 Aprile, quando qualcuno lo interrompe con fastidio, anzi, con rabbia. 

Il professore è senza parole: a parlare è stato Massimo, detto Mas, uno dei migliori studenti della classe. Un ragazzo che spesso sta in disparte, forse per il carattere introverso, forse per la prematura scomparsa della madre, un’amatissima maestra che è stata portata via troppo presto da un brutto male.


L’intervento di Mas viene contenuto dal pronto intervento della rappresentante di classe, ma lascia attoniti i compagni di classe. Uno in particolare, detto Mago, si scusa con Mas, dicendogli che gli dispiace di non averlo mai considerato e che non sapeva che egli “fosse dei loro”. Mas non comprende; all’intervallo, però, Mago gli presenta Rubo, un ragazzo delle classi alte, e Talia, una bella ragazza bruna di cui Mas si innamora subito. I due fanno parte di un gruppo di giovanissimi di estrema destra e hanno contatti con altri giovani della provincia (e anche di altre province, grazie a internet).


Mas è felice di aver trovato dei nuovi amici ed un possibile amore, e si sente rassicurato riconoscendo in loro le stesse idee di nonno Italo, mancato subito dopo mamma Velia, così si unisce al gruppo. 

Ben presto Mas e i suoi amici iniziano a compiere degli atti di vandalismo in giro per Mosano sul Naviglio, appendendo striscioni, strappando bandiere, distruggendo le corone in onore dei partigiani. Qualche volta i quattro riescono a fuggire: altre volte, però, le forze dell’ordine li individuano.


A nulla serve la preoccupazione del padre, che già soffre molto per la vedovanza, così come non sortisce nessun effetto l’indignazione pubblica per la presenza sul territorio di neofascisti minorenni: al contrario, Mas si esalta e si sente finalmente importante.


Dopo qualche mese, però, l’ingranaggio inizia a rompersi. 

Mas viene beccato da solo e la sindaca pensa ad una pena esemplare: alcune domeniche di lavoro e pulizia della città insieme ad un gruppo locale di ecologisti. Mas si trova faccia a faccia con tutte le persone che ha sempre disprezzato, prime tra tutte Sere e Vale, una coppia lesbica di attiviste… eppure, inaspettatamente, si trova bene, e capisce di averle odiate per partito preso.


A questi incontri, poi, egli ritrova lo zio Giacomo, fratello della defunta mamma Velia, con il quale aveva perso i contatti dopo il funerale. L’uomo è professore di storia ed invita il nipote ad un ciclo di conferenze su Matteotti, dicendogli che non ha niente in contrario nel sentire anche il suo parere, sicuramente diverso dalla maggior parte degli altri partecipanti all’evento.


Pian piano Mas si rende conto che le persone da lui ritenute “diverse” e “odiate” sono in realtà tolleranti nei suoi confronti, non lo giudicano per le sue idee differenti, anzi, riescono pure a farci dell’ironia sopra. Al contrario, non appena egli prova a mettere in dubbio qualcosa con Mago e Rubo, il rapporto d’amicizia sembra incrinarsi, ed anche la neonata storia d’amore con Talia traballa…



Amore nero è stata per me una lettura speciale, per molti motivi differenti. Mauro Raimondi e Marco Erba, entrambi scrittori e professori, sono due miei concittadini che conosco di persona da anni. Ho partecipato più volte alle conferenze ed alle “passeggiate storiche” per Cernusco di Mauro Raimondi (e così ho scoperto che viviamo in un paese pieno di storia), così come ho preso parte alle presentazioni dei libri di Marco Erba ed ai festival letterari che egli ha organizzato proprio qui negli ultimi anni.


Vi lascio a questo link le recensioni dei libri di Mauro Raimondi sulla storia di Cernusco, e a questo link la recensione di Quando mi riconoscerai, uno dei primi romanzi di Marco Erba.


Amore nero alterna dei capitoli storici che raccontano la storia di Giacomo Matteotti ad altri contemporanei che hanno per protagonista il giovanissimo Mas. Conoscendo le competenze e gli stili di scrittura di entrambi, suppongo che i primi siano opera di Mauro Raimondi ed i secondi di Marco Erba. L’intreccio tra le due storie risulta sempre più importante man mano che il romanzo va avanti: esattamente come Mussolini mostra il suo volto feroce prima perseguitando e poi facendo uccidere Matteotti, così Mas si rende conto della vera faccia delle ideologie che ha abbracciato.


Il sottotitolo del romanzo, “Sei fascista o sei solo arrabbiato?”, è la domanda chiave che a un certo punto si deve fare il protagonista.


Mas è un ragazzo che è stato costretto a diventare grande troppo presto: ha perduto prima la madre, che si è spenta giorno dopo giorno, e poi nonno Italo, che, essendo già anziano, non ha retto alla perdita dell’amata nuora. La rabbia per le grandi ingiustizie che la vita gli ha riservato si è trasformata in un desiderio di restituire il male agli altri, nel bisogno di un capo forte che gli indichi la via, nella necessità di essere incluso in un gruppo – qualunque gruppo – per non sentirsi mai più solo.


Questa è una storia di formazione ed è giusto che, come target, sia consigliata ai ragazzi, ma… credetemi, di questi tempi è una lettura importantissima anche per gli adulti.


È una lettura che consiglio anche ai miei cittadini cernuschesi: riconoscerete benissimo le strade, le piazze, i luoghi della nostra Cernusco! “Mosano sul Naviglio” è casa nostra…



Il film del mese


Francia, XVIII secolo. Marie – Jeanne Bécu, figlia ribelle di una serva, intelligente e studiosa ma intollerante all’autorità, riesce con molta fatica a completare gli studi nel collegio di suore dove è stata iscritta dal padrone della madre.


Nei primi tempi anch’ella va a servizio, poi, sfruttando il suo carattere forte, la sua conversazione brillante e l’ascendente che ha sugli uomini, riesce a diventare in pochi anni una delle cortigiane più note di Francia.


All’inizio della storia, ella è molto conosciuta tra gli uomini più importanti del paese, ed ha una sorta di famiglia: convive con il suo protettore, il conte Jean-Baptiste Du Barry. La relazione tra i due è ovviamente molto infelice: lui la fa prostituire e non manca di alzare le mani su di lei. Tuttavia Jeanne resiste, non solo perché non sa in che altro modo vivere e procurarsi del denaro, ma soprattutto perché lo scopo della sua vita è diventato essere una buona madre per Adolphe, un ragazzo di cui sarebbe solo la matrigna, ma che lei considera come il figlio che non ha avuto.


Un giorno, il maresciallo De Richelieu, un anziano libertino che vive a Versailles, la nota e ha un’idea: la donna potrebbe la candidata ideale per diventare la nuova amante di Re Luigi XV. La regina, che fa una vita ritirata, è molto malata, e l’uomo in grado di trovare una nuova compagnia femminile ad un re di fatto rimasto solo potrebbe guadagnare moltissimo in quanto a onori e carriera.


Il conte Du Barry, desideroso a sua volta di guadagnare i favori del re, accetta. Luigi XV, appena vede Jeanne, e soprattutto la sente parlare, se ne innamora. L’uomo ha trent’anni in più di lei, è famoso per aver avuto molte amanti, ha delle figlie femmine che disapprovano la sua condotta e un unico nipote (il futuro Luigi XVI) che è l’unica sua speranza di avere un erede legittimo, eppure nulla costituisce un vero ostacolo al sentimento che nasce tra i due protagonisti.


Quando la regina consorte muore, Luigi XV propone a Jeanne di sposare Du Barry, in modo da poter restare a Versailles senza che nessuno opponga questioni morali, e di diventare la sua favorita. Jeanne è a sua volta innamorata del re ed accetta.


Tanti ostacoli però sbarreranno il loro cammino, dalla morte prematura di Adolphe all’ostilità della giovanissima Maria Antonietta, dagli intrighi di corte agli ultimi difficili anni del re…



Jeanne Du Barry – La favorita del re è uno degli ultimi film che ha fatto Johnny Depp, uno dei pochissimi per i quali è stato selezionato dopo la brutta vicenda giudiziaria che l’ha visto protagonista insieme all’ex moglie. E devo confessarvi che, guardando il film, ho pensato che è davvero un peccato che non sempre i grandi artisti siano anche grandi persone. Perché le interpretazioni sue e dell’attrice (e regista del film) Maïwann sono state eccezionali. C’era grande chimica tra i protagonisti, e l’ultima parte del film mi ha proprio commosso.


È un film a metà strada tra lo storico e il romantico, la storia di un uomo che ha tutto tranne che la libertà e di una donna che ha avuto una vita difficilissima, eppure ha sempre dichiarato di amare tanto la sua esistenza (persino, si dice, sul patibolo, dov’è finita durante la Rivoluzione Francese, in quanto simbolo di libertinaggio e di lusso regale). Due esistenze in gabbia che, nonostante tutto, si sono riconosciute e trovate.


Due ore di film sono volate. Se siete amanti del genere storico, o delle storie romantiche, ve lo consiglio!



La musica del mese


Mi sono accorta che sono arrivata quasi in fondo al nostro “viaggio in macchina” alla scoperta della musica italiana un po’ più vecchiotta… e non vi ho parlato di una delle mie canzoni preferite dei primi anni 2000, Lo zingaro felice di Alex Britti! Potete ascoltarla a questo link.


Oggi è un giorno nuovo, dice la televisione

Il futuro è un mistero tranne qualche previsione

E se è vero che il passato fa lo scemo e s’è nascosto

Io lo cercherò per dirgli “Sei passato troppo presto”


C’è uno zingaro felice dentro il cuore di ogni donna

Quando la natura esplode e ti chiameranno mamma

C’è uno zingaro nascosto dentro un cane senza razza

Se lo incontrerai per strada non negargli una carezza


Così, come viene,

Tanto per dire che ho un amico in più

Così, ci conviene

Per sopportare un boccone che non va giù

Così che tutto il resto non c’è più



La poesia del mese


Novembre è un mese dedicato ai nostri cari defunti, che porta sempre con sé un po’ di malinconia (e forse l’anticipazione del periodo natalizio serve a molti per scacciare proprio questa tristezza). Nel corso degli anni vi ho proposto varie poesie su questo tema, ma mi pare di non aver ancora messo tra i preferiti uno dei componimenti che amo di più in assoluto, la N°100 di Charles Baudelaire:


Alla serva dal gran cuore che t’ingelosiva,

e che dorme il suo sonno sotto un’umile aiuola,

dovremmo qualche volta portare un po’ di fiori.

I morti, i poveri morti hanno grandi dolori;

e quando, potatore di vecchi alberi,

Ottobre soffia il suo malinconico vento attorno ai loro marmi,

essi devono trovare i vivi ben ingrati,

a dormire, come fanno, al caldo, sotto le coperte,

mentre che essi, divorati da neri incubi,

senza compagni di letto, senza poter chiacchierare,

vecchi scheletri gelati rosi dai vermi,

sentono sgocciolare la neve dell’inverno,

il secolo andar via, senza che amici o familiari

pensino a rimpiazzare i brandelli che pendono dalla loro grata.


Se una sera, quando il ceppo sibila e canta,

tranquilla io la vedessi sedersi nella sua poltrona;

se una notte azzurra e fredda di Dicembre

la trovassi rannicchiata in un angolo della mia stanza

e, seria, venuta dal suo letto eterno,

covare il ragazzo fattosi grande col suo occhio materno:

che cosa potrei rispondere a quest’anima pia,

vedendole cadere lacrime dalle palpebre vuote?



Le foto del mese


I primi giorni di novembre sono riuscita a ritagliarmi un pomeriggio per tornare a Milano dopo qualche settimana ed andare a Palazzo Reale per vedere la mostra di Appiani! Ve ne parlerò sicuramente settimana prossima, prima di passare ai post prenatalizi. 



Ne ho approfittato anche per fare due passi in via Torino, fare una merenda e guardare le vetrine… e ho rivisto anche la chiesetta di Santa Maria presso San Satiro! 



In ottobre vi mostravo uno scatto di un servizio fotografico del nostro saggio dello scorso giugno. In queste settimane, invece, sono arrivate le foto scattate in scuola qualche settimana prima dello spettacolo. Questa foto, con il gruppo classico e quello moderno riuniti per Footloose, è già incorniciata! Sembra di aver appena concluso, e invece siamo già in pista per ricominciare... 



Come dicevo, novembre mi ha portato anche qualche impegno piacevole: una serata a teatro con Neri Marcoré e le sue cover di cantautorato, qualche pranzo fuori, i primi mercatini prenatalizi, domani sera una cena con letture di Stefano Benni. Non sono stata con la videocamera puntata tutto il tempo, ma sono comunque felice e grata di aver avuto un autunno molto ricco.

 


Eccomi qui, nel cuore di un novembre sempre piuttosto intenso, e anche in uno dei posti più belli di Milano. Sono contenta di aver ritagliato degli spazi per me e sono pronta per un Dicembre (spero) più soft.



Per ora ci salutiamo... e salutiamo anche novembre! Si avvicina Dicembre, uno dei miei mesi preferiti da vivere qui sul blog. La prima settimana vi recensirò la mostra di Appiani e concluderò il progetto su Shakespeare. Poi, a partire dall'Immacolata, inizierà il Christmas Countdown, tra booktag a tema, recensioni di letture prenatalizie e racconti; e poi ancora ci daremo appuntamento dopo Natale per il recap del 2025 e i preferiti di Dicembre...


Ci sarà tanto da raccontarci, insomma! Per ora godetevi l'ultimo weekend di novembre...

Grazie per la lettura, ci rileggiamo in Dicembre :-)


lunedì 24 novembre 2025

TUTTO BRUCIA

 Spazio Scrittura Creativa: novembre 2025




Cari lettori,

benvenuti all’appuntamento di novembre con la rubrica “Spazio Scrittura Creativa”!


Sono solita variare maggiormente tra poesie, prosa e fanfiction, ma, come vi dicevo già in ottobre, l’autunno è la stagione che mi sembra si addica di più al mondo di Harry Potter. 

Così ho deciso di proporvi anche oggi una delle sette mini fanfiction ambientate nell’universo potteriano e dedicate ai sette peccati capitali. Faremo ovviamente una pausa a dicembre perché ci terrei a proporvi qualcosa di tipicamente prenatalizio, e poi ci daremo appuntamento nel 2026 per gli ultimi due capitoli della serie.


Già, perché siamo arrivati al quinto dei sette capitoletti!


Prima di passare all’argomento odierno, vi lascio un breve recap delle puntate precedenti:


1) “Ho visto gli occhi tuoi”, il capitolo dell’Invidia, con la voce narrante di Ninfadora Tonks, a questo link;


2) “Sentiva la neve cadere”, il capitolo dell’Accidia, con la voce narrante di Horace Lumacorno, a questo link;


3) “I gialli dei limoni”, il capitolo della Gola, con la voce narrante di Albus Silente, a questo link;


4) “La festa di Halloween”, il capitolo della Superbia, con la voce narrante di Pansy Parkinson, a questo link.



Oggi parliamo di Ira, e...mi sembra che il titolo dica già abbastanza, no? 

Fin da quando ho pensato a questo capitolo, sapevo già che la protagonista non poteva che essere lei: Molly Prewett in Weasley. La maggior parte di noi, soprattutto chi ha visto solo i film, la conosce come una moglie e una madre casalinga, costantemente presa a rimproverare i suoi sette figli (più Harry e Hermione) con burbera benevolenza. Questa pare essere la dimensione della “rabbia” per Molly Weasley: parte del lavoro di cura. 

Sembra una contraddizione il fatto che Molly entri subito a far parte dell’Ordine della Fenice, e quindi non ci si stupisce del fatto che, nei libri, ella pianga al pensiero che qualcuno della famiglia potrebbe non sopravvivere.


Io credo che Molly rivesta un ruolo importante nella Battaglia finale del settimo libro perché forse la Rowling ha voluto ridare giustizia al suo personaggio. In pochi, secondo me, ricordano il fatto che Molly aveva due fratelli maggiori, gemelli, entrambi Auror (una sorta di poliziotti), rimasti entrambi uccisi da giovani in quello che oggi definiremmo un “agguato da parte della criminalità organizzata”. E, per quante volte abbiamo visto Molly Weasley innervosita o proprio arrabbiata con l’imprudente marito o con gli scapestrati figli, io penso che ella si sia lasciata guidare dall’ira una volta soltanto. Quella che vi racconto oggi.


Vi anticipo che, più che una fanfiction creativa (come quella del mese scorso, in cui mi sono addirittura inventata una coppia), ho voluto raccontare un episodio arcinoto da un punto di vista personale invece che con il narratore onnisciente, come nel libro. Ho immaginato come si sia potuta sentire Molly… quando sappiamo. Non so se ci sono riuscita.


In ogni caso, buona lettura!



Tutto brucia

(Capitolo dell’Ira

Voce narrante: Molly Weasley)


Lei si siede nel suo angolo

si consola, e prova a calmarsi

intrappolata in tutte le promesse

che nessuno sembra voler mantenere


Lei non piange più in solitudine

non sono rimaste più lacrime da lavar via

solo diari di pagine vuote

sensazioni di smarrimento

ma lei canterà ...”


Sono nascosta in uno dei bui corridoi del castello.


Urla, porte sbattute, tavoli rovesciati. Il clangore entra nelle mie orecchie e mi dilaniano il cuore.


Se mi concentro, riesco ancora a ricordare quando ho messo piede in questa scuola per la prima volta. Non avrei mai immaginato che un giorno mi sarei trovata qui di nuovo, allalba dei cinquantanni, con mio marito ed i nostri sette figli. Mi sarebbe piaciuto entrare con tutti loro, mostrare ai ragazzi la Sala Comune io e il loro papà ci siamo conosciuti, l’angolo vicino al Lago Nero dove mi ha chiesto di sposarlo, il prato dove ho corso per l’ultima volta con i miei fratelli.


Ma questo non è un sogno, tantomeno una rimpatriata. E no, non sono qui per rievocare i miei undici anni.


Siamo qui perché la nostra realtà, costruita con tanta fatica ma anche moltissima gioia, è diventata un nero incubo. Siamo qui per combattere contro Lord Voldemort. La bramosia di quelluomo, la sua sete di potere, la sua tremenda follia non hanno limiti: non si preoccupa nemmeno di uccidere decine di ragazzini innocenti.


Il cuore mi sta esplodendo contro il petto, con una mano tengo salda la bacchetta, con laltra mi reggo al muro, come se me lo volessi tirare addosso.


Un solo pensiero ovatta ogni rumore, ogni lampo, ogni gemito sordo: ho perso Fred. Il più scapestrato dei miei figli. Proprio lui che era così allegro, che si divertiva sempre, che fuggiva ad ogni punizione, è rimasto coinvolto in unesplosione. È morto con il sorriso sulle labbra, proprio lui che non ha fatto altro che ridere e far ridere gli altri per tutta la vita.


Non posso raccontare il dolore che sto provando, almeno non in questo momento. So solo che lo conosco già.

Il mio cuore è già corso ad altri due gemelli, altrettanto scanzonati e coraggiosi. I miei fratelli maggiori, assassinati in uno scontro diretto con cinque Mangiamorte, ventanni fa.


E non è tutto: Lord Voldemort ci ha appena annunciato, con tono trionfante, che Harry Potter, il salvatore del mondo magico, la speranza di tutti, ci ha lasciato. Si è sacrificato per noi. Ma io non posso crederci. Non voglio crederci. Harry è il mio ottavo figlio. Noi siamo la sua famiglia. Se lui non c’è più, forse è tutto finito davvero.


Ma adesso basta. Adesso chi ci ha fatto del male la pagherà.


Se davvero tutto è perduto, se davvero Harry non ce lha fatta, allora lunica speranza che ci è rimasta è quella di vendicarlo. Anche se dovessi morire stanotte, gli assassini della mia famiglia non resteranno impuniti.


Cè della lucidità e della follia nel mio sguardo, ne sono consapevole, anche se non mi vedo. E forse è meglio così. Quando si esce da se stessi, è meglio non guardarsi allo specchio, non comprendere fino a che punto ci siamo persi. E fino a che punto ci vogliamo perdere.


* * *


Attraversando la vita senza essere notata

sapendo che a nessuno importa;

sono tutti troppo presi dalla loro mascherata

e nessuno la vede lì

e lei ancora canta...”


Con la forza della disperazione mi stacco dal muro e con rinnovata energia corro verso il centro della battaglia. Odo subito un grido, poi voci di persone che si rincorrono, si chiamano, si fronteggiano.


Al centro della sala scorgo un enorme cerchio di fiamme, e non mi ci vuole molto per capire che c’è un duello in corso.


Vedo subito lei: Bellatrix, la Mangiamorte più spietata, lamante di Lord Voldemort. Ha ucciso Sirius, il padrino di Harry. Ha torturato fino alla pazzia Frank e Alice, due miei carissimi amici che ora sono in ospedale. Ha ucciso la povera Dora, che aveva appena avuto un figlio dal suo Remus. E poco prima lho vista ridere sprezzante della disperazione della professoressa McGranitt, mia guida da sempre.

Decisamente unavversaria troppo pericolosa.


Faccio per allontanarmi, quando scorgo le persone con cui sta duellando: Hermione, Luna eGinny. La mia Ginny!

Adesso basta. Non mia figlia. Non lei.


Mi sento diventare una furia, non mi controllo più. Salto nel cerchio delle fiamme, grido alle ragazze di andare via e urlo che nessuno, nessuno, si azzardi a toccarla tranne me.


Lei ride, presa dalla sua ben nota follia, e mi guarda come se fossi un moscerino particolarmente fastidioso.

Scuote la testa agitando sul petto marmoreo i suoi ricci neri e sputa veleno ad ogni parola:Che ci fai qui? Vuoi morire anche tu?

Taci!Non rispondo. Non mi interessa.

Nulla ha più importanza ormai.

Tutto quello che vedo è solo fuoco.


Il fuoco che ci circonda.

I tizzoni ardenti al posto degli occhi della mia avversaria.

Le fiamme che lambiscono il castello, ormai prostrato dalla battaglia.

E la collera che divampa in me, che mi provoca un incendio allaltezza del cuore ed annebbia qualsiasi pensiero razionale.


Colpi su colpi, maledizioni ed anatemi si susseguono.

Lei è davvero un’avversaria fenomenale, ma non mi importa.

Io posso essere più forte di lei. Fosse anche lultima cosa che faccio.


* * *


“…finché tutto brucia

Mentre ognuno grida

Bruciando le loro bugie, bruciando i miei sogni

Tutto quest’odio, e tutto questo dolore

Farò bruciare tutto

Mentre piove giù la mia rabbia…”


Intuisco con la coda dellocchio che qualcuno sta cercando di aiutarmi, ma li allontano bruscamente. Lei è mia.

Perché non può vincere lei. Non può vincere la Morte.


Mi accorgo che si è distratta e recupero un barlume di lucidità mentale. Sta pensando ad innervosirmi con altre parole al veleno, me lo sento. Ma io sono più veloce di lei, e so cosa devo fare.


Non voglio, non ho mai voluto.

Ma la mia Ira sceglie per me.

Scaglio lAnatema che Uccide.


Il lampo verde la colpisce in pieno petto.

Sto uccidendo la Morte?


Bellatrix si accascia al suolo senza alcun lamento, e solo in quel momento comincio a capire davvero che cosa ho fatto. Le fiamme scompaiono, era un incantesimo legato a lei.


Proprio al mio fianco, unaltra ira divampa. Lord Voldemort ha perso la ragione ed è desideroso di sfogare la sua rabbia per la morte della sua migliore allieva ed unica amante. Non mi aspettavo che sarebbe successo, ma lo accetto. Ho ucciso e sarò uccisa. Forse rivedrò Fred e i miei fratelli.


Proprio mentre il mago oscuro più potente di ogni tempo sta per avanzare verso di me, una voce lo ferma.


Non cè bisogno che io mi giri per sapere chi è.

Harry Potter è dietro di noi.

Sopravvissuto, per la seconda volta, e pronto a combattere.



E dalle ceneri della mia ira è nata una nuova speranza.



FINE


La canzone che ci accompagna è Everything burns, di Anastacia e Ben Moody, che troviamo a questo link.

Che dirvi… come vi raccontavo già nelle puntate precedenti, questa serie è un vecchio progetto che sto rieditando. Non pensavo che sarebbe stato così emotivamente complesso ripercorrere questo capitolo, ma lo è stato. Forse l’Ira è ancora il peccato capitale con cui faccio più fatica a venire a patti, non solo nella scrittura, ma proprio nella vita.

Ci tengo a ripetere che, come sempre quando scrivo una fanfiction o un omaggio letterario/cinematografico, si tratta di un divertimento senza alcuno scopo di lucro.

Come al solito, ho scritto fin troppo, quindi mi fermo ed aspetto i vostri pareri! Grazie a tutti voi che assecondate sempre ogni mia idea creativa!

Grazie ancora per la lettura, al prossimo post :-)