giovedì 29 maggio 2025

I PREFERITI DI MAGGIO 2025

 Tutto quello che mi è piaciuto in questo mese



Cari lettori,

come va? Io… stancamente bene, dai!

Sapete che per me, tra lavoro e scuola di danza, questo mese (come spesso anche giugno) è una bella mattonata. E dico “bella” perché, nonostante le giornate che talvolta hanno programmi un po’ da delirio, spesso finisco pure per trovarmi contenta.


Questo maggio, poi, è stato all’insegna dell’imprevisto, e quel che vi racconterò è stato frutto anche di decisioni last minute e di settimane riorganizzate completamente con poco preavviso. Insomma, il corpo non si ferma tra le tante cose da fare, ma neanche la mente… comunque, l’estate ed il tempo più lento sono ormai vicini.


Nel frattempo, mi siedo un attimo e, come al solito, vi faccio il punto della situazione di questo mese, dai libri ai film, dalla musica alla poesia alle foto del periodo!



Il libro del mese


In un’epoca antica a metà strada tra storia e mito, un ragazzo approda su una terra controllata dai Fenici e dai loro commerci.


Si chiama Euplio e non conosce le sue origini. È il “figlio del mare”, come ama definirsi e come tutti lo chiamano, perché la distesa marina è l’unica realtà che conosce veramente. La terra, per lui, nonostante tutto, è ancora aliena.


Ed è per questo che egli rischia di pagare amaramente il semplice gesto di pescare un pesce ed arrostirlo sulla spiaggia. Egli viene subito catturato da un gruppo di soldati prepotenti che, su ordine del loro comandante, lo picchiano a sangue.


Euplio viene lasciato lì, creduto morto dai suoi aggressori, e non sa quante ore siano passate, finché mani gentili non lo raccolgono ed una voce gentile non lo riscuote.


Si tratta di Phlebas, un mercante fenicio. L’uomo salva il ragazzo da morte certa e lo porta con sé nell’entroterra. Per la prima volta, Euplio si allontana dal mare, ma sente di potersi fidare dell’uomo. Ancora incosciente, egli viene raccolto e curato dalla moglie di Phlebas, Elena.


Passano pochi giorni ed Euplio si è quasi completamente rimesso. Egli ha bisogno però di far trascorrere ancora un periodo prima di riprendere la via del mare, perché è convalescente, e, in realtà, egli sente anche che è il momento di esplorare altro oltre alla distesa marina. Elena gli propone di lavorare per lei e Phlebas a casa sua, come giardiniere nel “Giardino delle Esperidi”, come ella stessa l’ha battezzato.


Settimana dopo settimana, Euplio diventa per la coppia un sostituto del figlio che non hanno mai avuto. Il ragazzo riscopre anche la passione per la musica, un talento che per troppo tempo aveva messo in un angolo.


Ci sono però due problemi che, di giorno in giorno, si fanno più pressanti. Il primo è che Euplio sente crescere in lui un’attrazione per Elena che ha ben poco di filiale. Il secondo è che la donna stessa è ambigua, e spesso ha delle conversazioni segrete con Phlebas che sembrano avere proprio lui come argomento.



Il figlio del mare, romanzo breve (circa 80 pagine) edito da una piccola CE che non conoscevo, è stata una vera e propria sorpresa per me nel banco delle novità. L’autrice, Paola Butori, è stata la mia professoressa di inglese alle superiori (ho frequentato il Liceo Classico al Machiavelli di Pioltello – Segrate) e quando ho visto il romanzo ho pensato si trattasse di un’omonimia… invece leggendo la biografia mi sono resa conto che è proprio lei!


Già quando era nostra insegnante era appassionata di viaggi ed alpinismo, ma non pensavo che si fosse addirittura cimentata in scalate sull’Himalaya ed in Etiopia (forse sono state imprese post – pensione, perché credo ce l’avrebbe detto, era molto interessata a questo sport).


Questa storia coniuga la sua passione per i viaggi al suo insegnamento della lingua e letteratura inglese. Il personaggio di Phlebas “Il fenicio” è presente in un’opera di T.S.Eliot, e c’è anche una citazione di Shakespeare. Invece Elena (la donna il cui rapimento ha causato la guerra di Troia) e il Giardino delle Esperidi (luogo di una delle fatiche di Ercole) provengono dalla letteratura greca.


In generale, tutta la storia si basa su una simbologia derivante dal mito e dall’epica: Euplio “nasce dal mare” come Afrodite, ed il suo nome, di origine greca, significa “ricolmo di doti” (ed infatti egli sa fare sia il giardiniere che il musicista). La sua parabola assomiglia a quella di un eroe che, come Eracle, deve abbandonare il grembo materno (in questo caso, la distesa marittima) per conoscere la crudeltà degli umani e compiere delle fatiche che dimostrino l’effettivo passaggio dallo status di ragazzo a quello di uomo. 

Egli vive una paternità ed una maternità che sono tragiche ed ambigue, perché Phlebas è a modo suo affezionato ma non riesce a non mettere il denaro sopra ogni cosa, ed Elena, come la sua omonima, è simbolo di un’attrazione che diventa pericolo (qui, per me, soprattutto manipolazione). 

Il Giardino delle Esperidi ha i suoi frutti d’oro ma anche il suo drago, che non ha l’aspetto che tutti si aspetterebbero. 

La sua avventura è quella di un anti – Odisseo che non ha il mare come nemico bensì come unico amico, ma anche quella di un novello Enea che ha una terra promessa che lo attende.


Di certo tanto su cui riflettere in poche pagine. Vi consiglio di dare un’occhiata. 

Comunque spero di re-incontrare la prof, così glielo dirò di persona!



Il film del mese


Visto che ormai è maggio e dopo i vari ponti si inizia ad intravedere l’estate, restiamo al mare con il live action de La Sirenetta del 2023.


Conosciamo – penso – tutti la storia, che è proprio quella del classico del 1989.


La protagonista Ariel, ultima figlia di Tritone (Il re degli abissi), non è soddisfatta della sua vita “in fondo al mar” ed è molto attratta da quella degli umani. Un giorno, tra una tempesta marittima ed una barca che va a fuoco, ella salva un ragazzo, che scopre essere il Principe Eric, futuro sovrano di un regno sulla costa.


Ariel riempie la grotta (contenente la sua già ricca collezione di oggetti degli umani) con i soprammobili presenti sulla nave di Eric, ma Tritone la scopre e, furibondo, distrugge tutto. La fanciulla, convinta di non avere più nessun sostegno (a parte quello dell’amico pesciolino Flounder e del granchio Sebastian) si decide ad andare dove non avrebbe mai pensato: dalla ex nobildonna Ursula, ora acerrima rivale di Tritone e famosa “usuraia”.


Ariel ottiene da Ursula il dono di poter diventare umana per soli tre giorni, ma è costretta a lasciare una caparra molto pesante: la sua bellissima voce, che Eric ha sentito cantare durante il naufragio. Inoltre, se in tre giorni ella non riuscirà a conquistare il principe, la sua anima diventerà di proprietà di Ursula.


La nostra protagonista non si perde d’animo e, con le sue gambe nuove di zecca, riesce a nuotare ed a presentarsi sulla spiaggia, dove viene trovata da persone della corte. Esprimendosi a gesti, ella fa capire di essere una nobildonna sopravvissuta ad un naufragio, ed il Principe si dichiara disponibile a darle una stanza nel castello ed a farle visitare il regno. Meglio di così non potrebbe andare, ma Ursula trama nell’ombra.


Ovviamente la strega del mare non ha nessun reale interesse nei confronti dell’anima della ragazzina, ma spera che il Re Tritone, pur di salvare la figlia, accetterà uno scambio e si sacrificherà al posto suo. Così, la perfida Ursula potrà diventare regina…



Questo live action, che – se non ricordo male – è stato abbastanza poco nelle sale cinematografiche, anche perché era quasi estate, è finito ben presto su Disney Plus, ed io ho aspettato a vederlo, un po’ perché ho avuto disponibilità della piattaforma solo di recente, un po’ perché avevo letto e sentito dei commenti non proprio lusinghieri. 

Posso dire? Non sono d’accordo.


Più passa il tempo e più mi capita sempre più spesso di non vedere il quid di alcuni film osannati anche dalla critica (ogni tanto mi viene in mente Licorice Pizza, film che non mi vedrete mai raccontare su questo blog perché non ci ho capito un accidente, anche perché non l'ho finito... e mamma mia!), e invece di ritrovarmi a dire “Ma che c’è che non va in questo film così vituperato?” in altri casi. Non è per passare da bastian contraria, ma fatto sta che è così.


A me sembra un buon live action, fedele all’originale, con qualche piccola aggiunta qua e là giusto per rendere la storia più interessante e credibile, con delle belle canzoni (la maggior parte già ampiamente conosciute, più qualcuna nuova) ed una bellissima animazione. Per una serata di relax e intrattenimento mi sembra una bella pellicola, e sono sicura che, sullo schermo grande del cinema, alcune scene sarebbero state spettacolari.


Io ve lo consiglio, se non l’avete ancora visto!



La musica del mese


Continuiamo con il nostro viaggio in macchina con un po’ di musica italiana di qualche anno fa!


Proprio del mese di maggio si parla in una delle mie canzoni preferite, Dimenticarti è poco. Nonostante non sia proprio un pezzo recente, quante volte mi è capitato di riascoltarlo, e quante volte ho pensato che alcune frasi di questo testo… fossero molto vere, ed in vari ambiti della vita, da quelli pubblici a quelli più intimi. 

Potete ascoltare la canzone a questo link.


Vieni a galla nei ricordi nel mezzo dell’oceano

spunti come un ramo secco nel verde immenso a maggio

nelle cose che ho preso e che ho cambiato

ci sei e ci resterai

un “ti amo” salvato andrebbe invece

sempre cancellato…


Dimenticarti

è poco e non ha senso

niente mi sposta dal punto che mi hai dato

sono troppe le cose a cui di colpo

hai tolto luce e fiato

sono pezzi di vita che a fatica

avevo costruito


Grazie di tutto

eternamente grazie

meglio aver male che essere un fantasma

grazie per i tuoi giorni giovani che a me hai dedicato

grazie per i tuoi “fronte contro fronte”

dimenticarti è poco



La poesia del mese


Per questo mese ho pensato ad un componimento molto suggestivo di Vivian Lamarque dal titolo La signora dell’ultima volta.


L’ultima volta che la vide

non sapeva che era l’ultima volta che la vedeva.

Perché?

Perché queste cose non si sanno mai.

Allora non fu gentile quell’ultima volta?

Sì, ma non a sufficienza

per l’eternità.



Le foto del mese


Durante il Ponte del Primo maggio non sono ripartita, essendo appena tornata da quasi 10 giorni a Varazze (quest’anno i ponti sono andati tutti in fila). Ho deciso però, insieme alla mia famiglia, di visitare qualche chicca della Lombardia. Così venerdì 2 siamo stati prima a Melegnano, che è molto carina con il suo centro storico ed il Castello Mediceo…



...e poi abbiamo fatto pranzo e pomeriggio a Lodi, una cittadina che ha delle meraviglie nascoste (quasi tutta arte sacra) davvero meritevoli!



Sabato 3 invece abbiamo fatto una gita a Soncino, una cittadella immersa ancora nell’atmosfera medioevale. Con un piccolo biglietto cumulativo si possono visitare il castello, il Museo della Seta, quello della Stampa, un piccolo Chiostro con tanti manufatti di origine medioevale e delle chiese molto belle. Vorrei parlarvi di queste mie gite in modo più approfondito, ma vi rimando (spero) al 9 e 12 giugno per il nostro “Countdown estivo”!



Sabato 10 abbiamo festeggiato i 70 anni di mia zia Anna, ed è stata una bella occasione per rivederci tra noi “cugini Bragalini”: un tempo era scontato incontrarsi più spesso, ora non è sempre così facile. Abbiamo mangiato un ottimo menù di pesce (più qualche vassoio di pietanze vegetariane che in teoria sarebbe stato per 3 di noi ma in pratica ha consentito assaggi a tutti) e abbiamo potuto chiacchierare con un po’ di calma. Questo era il mio outfit, ancora primaverile e non estivo perché c’era un vento piuttosto freddo!



Maggio è il mese in cui, come amo dire, si “piantano le tende” a scuola di danza, compresa qualche domenica mattina che all’inizio ci costa un po’, ma poi ci dà grande soddisfazione. Il 18 abbiamo fatto le nostre tradizionali foto con i costumi. È sempre bello essere “modella per un giorno”, e… incrociamo le dita per il saggio! 

In foto, il mio personale programma di quest'anno. Come sempre, ci auguriamo di aver pensato ad una serata per tutti i gusti!



C’è stata anche una settimana di metà maggio in cui parte della mia famiglia è andata via, così ho fatto la contadina nell’orto di papà. Amo le fragole, non hanno niente a che spartire con quelle acquistate!




Ed ora... si vola verso giugno, con una prima decade che sarà ricca di momenti importanti... e un altro mese pieno! Comunque, maggio non è andato per niente male... raccontatemi un po' com'è stato il vostro! 

Grazie per la lettura, ci risentiamo in giugno :-)



lunedì 26 maggio 2025

POESIE... IN GIRO PER IL MONDO

 Spazio Scrittura Creativa: maggio 2025




Cari lettori,

dopo una pausa ad aprile – dovuta ai consigli di lettura per le varie festività tra Pasqua, Liberazione e 1 maggio – bentornati all’appuntamento mensile con lo “Spazio Scrittura Creativa”!


Oggi torno a condividere con voi le mie poesie, ma con una piccola novità. Se avete letto i miei post “poetici” sapete che si tratta di miei lavori di tanto tempo fa, spesso antecedenti al blog (ebbene sì) che ho un po’ rimaneggiato (a questo link trovate le prime poesie che ho condiviso con voi, e a questo link ci sono tre componimenti “tra primavera ed estate” che potrebbero farvi entrare nel mood stagionale).


Stavolta, dando un’occhiata ai miei archivi, ho trovato sì tre poesie che mi convincevano perché, come vedrete, parlano di luoghi del cuore, un tema che si allinea perfettamente con la bella stagione… però mi piacevano fino ad un certo punto. Le apprezzavo, ma leggevo i pensieri e le paure della “appena ventenne” che sono stata ormai tempo fa. 

Così ho conservato solo gli incipit, di fatto; per il resto, ho provato ad attualizzarle.


Vi lascio alla lettura!



La mia Varazze


Puntuale è arrivato l’ultimo, grigio mese invernale,

ed ormai si parla di bella stagione.

Eppure io non riconosco più

la mia felice, incantata città dei sogni.


Non avrei mai pensato di dire queste parole;

da sempre nel mio cuore il pensiero

della mia Varazze è stato più che gioioso;

troppo, però, è cambiato sotto questo cielo.


Non è più estate com’era un tempo,

il passato è un salvagente di ferro che può farti affondare,

il futuro è più incerto della caligine sopra il mare,

non resta che cogliere al volo una serenità breve e turbata da nuvole

facendosi forza quando dovresti fare festa.


Ma percorrere le strette vie attraversando il paese,

giungere al vecchio molo quando d’oro e fuoco si tinge il cielo,

sedermi laggiù e non pensare più a nulla,

è ancora il mio desiderio più grande

quando riuscirò finalmente a ritornare

nella mia Varazze.



L’eterna città


Brilla alto il sole sull’eterna città,

e tutto il bianco colora di una forte luce:

sembrano in movimento le antiche rovine,

ogni fregio emana tutta la sua fierezza.


Cara Roma, sei tu l’eterna città:

fra le tue strade mille racconti si sono intrecciati,

e quanti si sono incantati ed innamorati

osservando insieme la tua luna lucente!


Così, guardando queste foto

di quella ragazzina che un tempo ero io,

di un’estate che ormai ha vent’anni,

ricordo una sola promessa:

Qui un giorno tornerò”.


Quanto è lontano ormai

anche quel ritorno realizzato.

Un’altra volta ancora vorrei rivederti,

perdermi di nuovo tra le tue strade,

essere di nuovo felice con te,

eterna città.



Proprio come vorrei…


Oggi è una giornata piena di luce

eppure qualcosa manca.

Chiudo gli occhi e vedo…


Vedo distese di azzurri cieli e prati di fiori candidi,

e tutto è illuminato da un forte sole,

il mondo sembra essersi perso in un’eterna primavera,

proprio come vorrei…


Vedo quel peso sul cuore che si tramuta in una libellula

e vola lontano da me, finalmente libera,

ad esplorare quei luoghi che forse io non vedrò mai,

regalandomi la sua stessa leggerezza,

proprio come vorrei... 


Vedo la gioia che risale dal mio petto

come una colata di lava da un vulcano,

e scalda il mio cuore deluso

e scioglie i miei pensieri confusi,

proprio come vorrei…


Sogni, speranze, forse qualcosa in più.

E se non dovessi fare altro che seguirle,

per trascorrere la vita proprio come vorrei?




È la prima volta che scrivo qualcosa di poetico dopo tantissimo tempo, senza limitarmi ad un “editing” come negli altri casi, ed ho paura che il mood sia un pochino malinconico, ma spero anche di aver lasciato, in fondo, un messaggio ottimista. 

Ditemi un po’ voi che cosa ne pensate!

Grazie per la lettura, al prossimo post :-)


giovedì 22 maggio 2025

MOLTO RUMORE PER NULLA

 Recensioni classiche 2025: Shakespeare #3




Cari lettori,

benvenuti all’appuntamento di maggio/giugno con “Il momento dei classici”!


Se l’anno scorso abbiamo cercato di leggere “un classico per ogni bimestre” ispirandoci alla letteratura italiana e spaziando tra prosa, poesia, saggistica e biografie (a questo link trovate il post che ricapitola il percorso), quest’anno, come promesso, ci stiamo dedicando a Shakespeare.


Non sembra, ma siamo già a metà del nostro viaggio, che sarà composto, se tutto va come spero, da sei letture, sei ri-scoperte dei classici shakespeariani.


Per il bimestre gennaio/febbraio vi ho proposto Romeo e Giulietta (a questo link); a marzo/aprile, invece, ci siamo occupati de La tempesta (qui).


Oggi sono davvero contenta di potervi parlare del mio preferito di sempre, l’opera che ha ispirato uno dei miei film del cuore: Molto rumore per nulla.


La pellicola a cui mi riferisco è quella del 1993, con la regia di Kenneth Branagh. Era da tanto tempo che mi ripromettevo di leggere l’opera teatrale, dopo averla vista rappresentata un po’ qua e là negli anni e nei vari teatri di Milano, e finalmente ci sono riuscita. Devo ammettere che si è trattata di una lettura piuttosto veloce, perché mi sono resa conto che ricordavo un sacco di battute… ma andiamo per ordine!



Un intreccio sentimentale a Messina


Molto rumore per nulla è sostanzialmente uno degli antenati più celebri di tutte le rom-com di oggi, anche se, come vedremo, in certi momenti non manca il dramma.


La storia si svolge in Sicilia, dove Leonato, governatore di Messina, attende l’arrivo di Don Pedro, principe di Aragona, e dei suoi valorosi uomini, che hanno appena vinto una pericolosa guerra.


Tra di loro c’è il giovane e nobile Claudio, che è da poco entrato a far parte della cerchia degli intimi del principe, e che da tempo corteggia Ero, unica giovane figlia di Leonato. C’è anche Benedetto, un guerriero più maturo, che è diventato una sorta di fratello maggiore per Claudio: tutti lo trovano arguto e spiritoso… tutti tranne Beatrice, cugina di Ero, che, pur essendo a sua volta di animo allegro, non riesce a sopportare Benedetto. In realtà tra i due c’è stato un breve trascorso amoroso, finito male, ed essi non sono ancora riusciti a dimenticarsi l’uno dell’altra.


Insieme ai tre gentiluomini ed alla loro scorta arriva anche Don John, il fratellastro di Don Pedro. I due fratelli hanno litigato e si sono riappacificati, ma se per Don Pedro, che ha un carattere malinconico ma è buono d’animo, la questione è finita, non può dirsi altrettanto per Don John, che cova rancore nei confronti del fratellastro e vorrebbe il suo potere.


In onore dell’arrivo del Principe e dei suoi uomini, quella stessa sera il palazzo di Leonato ospita un ballo in maschera. Durante la serata, Don Pedro avvicina Ero e le chiede la sua mano per conto di Claudio. La ragazza, innamorata da sempre del giovane soldato, acconsente, ed il matrimonio viene programmato per la settimana successiva.


Mentre fervono i preparativi per il matrimonio di Claudio ed Ero, nessuno resta con le mani in mano: c’ in atto un tentativo di avvicinamento tra Beatrice e Benedetto. Da una parte il promesso sposo con Don Pedro fanno credere a Benedetto che la nipote di Leonato sia innamorata di lui; dall’altra la sposa con le sue damigelle Margherita e Ursula convincono Beatrice che Benedetto stia languendo per lei.


I due, che quando si incontrano non fanno altro che litigare – in modo estremamente forbito e divertente, tra l’altro – iniziano a riconsiderare i sentimenti che provano l’una verso l’altra.


Tutto sembrerebbe procedere per il meglio, ma Don John trama nell’ombra.



Un inganno quasi mortale...risolto da due signori “noiosi”


Don John, con l’aiuto dei suoi servi Borraccio e Corrado, il primo dei quali ha da tempo una storia con Margherita, approfitta del buio e della confusione notturna per far credere che Ero sia infedele a Claudio. In realtà è Margherita, del tutto ignara del complotto, alla finestra, a chiamare Borraccio ed a dichiarargli il suo amore.


Le conseguenze sono altamente drammatiche: Claudio ripudia Ero il giorno del matrimonio; Beatrice chiede a Benedetto di affrontare Claudio in duello; su consiglio del frate che avrebbe dovuto sposarli, Ero si finge morta finché la questione non si chiarisce.


Questa è la parte drammatica della nostra rom-com, quello che oggi gli appassionati di romance chiamano il third act breakup, e forse non a caso, visto che la scena dell’inganno di Don John avviene proprio nel terzo atto.


La materia narrativa, però, è sviluppata in maniera sorprendente dall’autore. Già, perché i protagonisti, ricchi e concentrati su se stessi, si lasciano trascinare da quel che è successo senza un particolare approfondimento o introspezione.


Ero, da timida e pudica fanciulla, di fronte ad accuse che per i tempi erano gravissime, non trova di meglio da fare se non svenire. Il buon Leonato perde la testa ed il primo impulso è quello di accoltellare la figlia innocente. Claudio, come diceva il professore di un mio laboratorio su Shakespeare all’Università, “non capisce niente dall’inizio alla fine”: è chiaro che in questa commedia egli rivesta l’archetipo del giovane romantico e valoroso che però ha ancora bisogno di essere guidato da adulti più maturi di lui. Don Pedro è accecato da quella che crede essere un’armonia ritrovata con il fratellastro.


Persino Beatrice e Benedetto, che pure fanno la figura migliore tra tutti i personaggi principali, perché conoscono Ero e si fidano della sua bontà, e riescono a tranquillizzare anche gli altri, non trovano però soluzione migliore di un duello ai danni di Claudio.


Chi indaga, allora? Chi cerca di capire davvero perché è successo quello che è successo?


Saranno i più improbabili tra i personaggi secondari a risolvere il mistero. Dogberry, l’ufficiale incaricato dalla ronda di guardia, e Verges, il capodistretto, collega di Dogberry. Leggendo le pagine che li vedono protagonisti, la sensazione è quella di ritrovarsi davanti agli antenati di Stanlio e Ollio: i due si credono geniali ma finiscono per combinare solo guai; danno istruzioni alle loro guardie usando dei paroloni, ma non ne conoscono il significato, così pronunciano frasi senza senso, e talvolta si auto-insultano; hanno persino la medesima corporatura del duo americano, visto che Dogberry è quasi rotondo e Verges è alto e secco.


Due personaggi che potrebbero sembrare del tutto inaffidabili, dunque.


Eppure sono loro ad intercettare e catturare Borraccio e Corrado; loro a cercare di parlare con Leonato prima che avvenga lo sfortunato tentativo di matrimonio, anche se non riescono a spiegarsi ed il padre della sposa, che ha ben altro per la testa, li liquida dicendo che sono “noiosi”; loro, infine, a portare Borraccio al cospetto di Don Pedro ed a far sì che l’inganno venga rivelato.


Non è la prima volta, nelle opere shakespeariane, in cui il modus operandi poco “elevato” ma molto pratico e utile delle persone comuni si contrappone alle azioni nobili ma un po’ distaccate dal mondo dei ricchi protagonisti. La balia di Giulietta ne è un altro esempio, così come Calibano e l’equipaggio della nave ne La tempesta.


Quasi come se l’autore ci volesse dire che, sì, le vicende degli eroici protagonisti sono quelle che passeranno alla storia (o faranno parte per secoli dell’immaginario letterario), ma senza il supporto in secondo piano di chi davvero deve lottare per vivere ogni giorno, probabilmente sarebbe andato tutto a rotoli, e addio sogni di gloria…



I veri protagonisti


Torniamo a parlare d’amore, e non giriamo troppo intorno a quello che credo tutti abbiano pensato leggendo quest’opera o vedendola rappresentata: i veri protagonisti, quelli che vivono la storia d’amore più bella, non sono Claudio ed Ero, ma Beatrice e Benedetto. Tra l’altro, se qualcuno dei soliti detrattori di romance vi accuserà mai di leggere i libri con il trope enemies to lovers perché “adesso sono tanto di moda”, rispondete pure che non è affatto una moda passeggera, e se c’è qualcuno che ha inventato questo sottogenere sono stati proprio Beatrice e Benedetto. Ne ho letti tanti, di romanzi con battibecchi d’amore, e credo che quello del primo atto tra il Signor Stoccata e Madama Sdegno sia ancora imbattibile, nonostante i secoli trascorsi.


Gusti personali a parte, è come se la storia di Claudio ed Ero rappresentasse quel che “dovrebbe essere”, quel che la società voleva al tempo per le classi sociali abbienti: un corteggiamento galante e discreto, la protezione di un amico potente, un matrimonio organizzato in fretta, senza che quasi gli sposi possano davvero interagire. Un amore idealizzato, che basta poco a far affondare nel dubbio, e che rinasce più potente solo se l’ostacolo si rimuove completamente (e quindi torna l’idealizzazione).


Invece l’amore tra Beatrice e Benedetto è un sentimento travagliato e vero, ed è per questo che ci parla ancora oggi. Gli scontri, la conoscenza dei reciproci difetti, la scelta di allontanarsi, l’incontro quando si è più maturi e meglio disposti a venirsi incontro (anche se si dice tutt’altro), il rovescio della sorte che consente ai due protagonisti di ritrovarsi – in modo inaspettato – nella medesima squadra.


Oggi una vicenda come quella di Beatrice e Benedetto è abbastanza ordinaria, e anzi, pure le nostre nonne ci scherzavano sopra dicendo che “l’amore non è bello se non è litigarello”. Ma ai tempi di Shakespeare, che qualcuno criticasse la gestione delle relazioni e del matrimonio, e si azzardasse a proporre come esempio una coppia che si prende del tempo per conoscersi ed a lungo si crede in amicizia (in qualche momento persino in inimicizia) era notevole, per non dire rivoluzionario.



Un lieto fine?


Il paragone con le commedie romantiche ci ha accompagnato fin qui, e possiamo dire che non ci lascia, dal momento che un lieto fine c’è. La storia si conclude con un doppio matrimonio (Claudio con Ero e Beatrice con Benedetto) e con una festa che segna la riconciliazione di tutti.


Ci sono però due questioni in sospeso che gettano un’ombra sulla fine di Molto rumore per nulla.


La prima è la cattura di Don John, che stava scappando. Don Pedro vorrebbe interrogarlo e punirlo subito; è Benedetto a fermarlo, chiedendo a tutti di “non pensare più a lui”, almeno per oggi che è un giorno di festa, e che il giusto castigo si troverà, ma in un altro momento. Quindi romanticismo sì, festa sì, ma senza dimenticare che la totale allegria, purtroppo, dura solo un giorno, quello dei matrimoni e della riconciliazione: già il giorno dopo la vita vera bussa alla porta di nuovo, sotto forma di una persona invidiosa e crudele alla quale si dovrà chiedere conto di quel che ha fatto.


La seconda è la malinconia del Principe d’Aragona. Don Pedro, esattamente come il protagonista de Il mercante di Venezia, riveste i panni del “Malinconico”, e tale resta anche alla fine dell’opera, mentre tutti festeggiano. 

Benedetto, pensando che Don Pedro sia inquieto perché ha nuovamente perduto il fratello, lo invita a non essere triste e a pensare anch’egli di prendere moglie. Ma qualcuno potrebbe dire che è proprio questo il guaio.


Tra gli archetipi teatrali ai quali si ispira Shakespeare, il “Malinconico” è tale proprio perché è innamorato e non ricambiato. E, incantata com’ero ogni volta che riguardavo Kenneth Branagh ed Emma Thompson interpretare Beatrice e Benedetto, ci ho messo anni per comprendere che Don Pedro ha rinunciato a Beatrice.


C’è un momento dell’opera in cui egli fa intuire con molta diplomazia a Beatrice che ella non gli è indifferente, e che la sua perenne allegria rischiara il suo carattere ombroso. Beatrice ribatte con (apparente?) tranquillità che “vostra grazia è un abito troppo impegnativo da indossare tutti i giorni”. Così, tra la differenza di classe sociale ed il fatto che ci sia un legame sentimentale con un caro amico, Don Pedro accetta che Beatrice non è destinata a lui, ma di certo non riesce a fingere guardandola mentre si sposa con un altro.


Quindi lieto fine sì, ma senza dimenticare che i problemi della vita di tutti i giorni tornano sempre a farsi vivi. Anche se a volte creano un po’ troppo rumore per nulla…




Grazie se avete letto fin qui!

So che questi post letterari possono essere un po’ più impegnativi, ma ad essere sincera io per prima ogni volta mi stupisco di come spesso riesca a scriverli di getto. Evidentemente, una volta che sei stata studentessa di Lettere/Filologia moderna/dintorni, lo sei per sempre. O almeno mi piace pensarlo.

Fatemi sapere se vi piace questo classico, o se l’avete letto o visto rappresentato da qualche parte!

Grazie per la lettura, al prossimo post :-)