Due romanzi di Cristina Cassar Scalia
Cari lettori,
nuova settimana, nuovo appuntamento con le nostre “Letture...per autori”!
Sapete che ho ancora qualche lettura dell’estate da raccontarvi e qualche recensione arretrata, ma in questo mese di novembre cercherò di proporvene il più possibile, concentrandomi soprattutto sui generi che per me sono più coerenti con le atmosfere autunnali – gialli, noir, thriller – prima che arrivi il periodo prenatalizio con le sue favole e le sue storie d’amore.
Dei due romanzi che vi propongo oggi, il primo è proprio una mia lettura di quest’estate, il secondo è invece appena concluso. Ho aspettato di poter avere una coppia di libri da recensirvi perché è una serie che vorrei completare e della quale vi ho parlato più volte: quella di Vanina Guarrasi, poliziotta nata dalla penna di Cristina Cassar Scalia.
Vi lascio i link alle “puntate precedenti”:
I due libri che vi racconto oggi non sono entrambi immediatamente successivi: il primo è un prequel, Il re del gelato. L’altro è effettivamente il settimo volume della serie, La banda dei carusi. Mi mancherebbe solo l’ottavo, Il castagno dei cento acri, e – almeno per ora – avrei completato la serie.
Ma vediamo meglio insieme questi due romanzi!
Il re del gelato
Vanina Guarrasi, palermitana per nascita, è in forze alla sezione Reati contro la persona di Catania da pochi mesi. Non ha ancora affrontato il complesso delitto raccontato in Sabbia nera – che darà il via alla sua popolarità catanese -, non ha ancora incontrato il suo mentore (il commissario in pensione Patané), non si è ancora del tutto ambientata.
Solo da poco ha iniziato a conoscere quella che poi sarà la sua squadra, tra il “Grande Capo” napoletano Tito Macchia, i veterani fidati come Spanò e Fragapane ed i carusi come Nunnari e Marta Bonazzoli.
Un giorno come tanti altri arriva una segnalazione davvero insolita: qualcuno ha messo delle pillole dentro alle vaschette di gelato di una gelateria molto nota, ed alcuni clienti si sono sentiti male. Dopo una prima indagine, emerge che nessuno è in pericolo di vita, chi si è sentito male aveva già problemi di salute e le pillole sono principalmente tranquillanti di origine naturale.
Uno scherzo di cattivo gusto che assume ben presto i contorni del sabotaggio: la gelateria colpita è il principale punto vendita di una catena molto rinomata, al punto che il proprietario è definito da tutti “Il Re del gelato”.
Mentre Vanina cerca di comprendere chi abbia potuto architettare questo brutto tiro e concentra le sue ricerche su un ex dipendente scontento, qualcuno uccide “il Re del gelato” proprio nel magazzino del punto vendita incriminato.
Il caso diventa così un omicidio in piena regola, e di un personaggio molto in vista. La famiglia dell’uomo era composta da moglie e due figli adulti, che sembrano nascondere più di un segreto. Quanto alla vittima, di là di una carriera ineccepibile, c’era una sola macchia nel suo passato: una rivalità storica con l’anziano proprietario di un carretto di gelati, un suo vecchio amico che non aveva avuto la sua stessa fortuna ed aveva finito per accontentarsi di un’attività più piccola. La rivalità tra i due forse non era soltanto professionale…
Il re del gelato è un “mezzo libro”, un prequel lungo circa la metà delle altre storie di Vanina. Ammetto che conoscevo già la storia perché in aprile ho visto la fiction, ed il primo dei quattro episodi era proprio incentrato su questa indagine. È una cosa che di base sconsiglio, perché a me si è ovviamente rovinata la sorpresa, però, leggendo bene nel romanzo ogni dettaglio, sono riuscita a ricostruire alcuni punti che nella fiction (che secondo me comunque è carina) erano stati o frettolosi o un po’ troppo drammatizzati. Se avete visto la serie, vi anticipo che un paio di momenti di super tensione non sono presenti nel romanzo. È un pochino quello che è successo – per me troppo – con Lolita Lobosco, la fiction tratta dai romanzi di Gabriella Genisi (che vi racconto qui). In ogni caso qui si è verificato in misura molto minore e secondo me gli altri tre gialli portati sul piccolo schermo sono stati ancora meglio.
È un prequel e come tale va preso: siccome è stato pubblicato dopo i primi e più celebri casi di Vanina, qui si sente che manca qualcosa, prima tra tutti la presenza rassicurante ma anche divertente dell’inarrestabile commissario Patané. E poi, nonostante la mia simpatia per un altro personaggio maschile della serie – Vanina non sarebbe molto d’accordo con me, o forse sì, sotto sotto – manca anche Paolo, il magistrato che la nostra protagonista ha lasciato precipitosamente dopo avergli salvato la vita, presa dalla paura di rimanere “vedova” prima ancora di sposarlo (e di rivivere quel che è successo al padre). Volume dopo volume, i due si avvicineranno, ma al momento la protagonista è appena arrivata a Catania e non ne vuole proprio sapere.
Diciamo che questo volume è qualcosa “in più”, che comunque consiglio se avete già letto qualche libro della serie di Vanina e vi è piaciuto.
La banda dei carusi
Catania, aprile. Emanuela Greco, ragazza di buona famiglia, esce dalla casa dove vive con il padre Vincenzo e la matrigna Rosi (ex moglie dell’ispettore Spanò) e si dirige a scuola, ma… non riesce ad entrare. È troppo sconvolta dopo che la sera prima il fidanzato, Thomas Ruscica, uno dei ragazzi salvati dalla droga da Don Rosario Limola, l’ha lasciata. La notte in bianco ha portato una mattina di angosce, e così Emanuela decide di fuggire dalla scuola per la prima volta in vita sua e di andare allo stabilimento balneare dove Thomas lavora. La ragazza sospetta che il suo fidanzato non abbia voluto lasciarla perché non la ama più, ma per un suo tormento interiore di altro genere. Ed in un certo senso ha ragione.
Poche ore dopo, Vanina ed i suoi corrono affannati sulla scena del delitto. Emanuela ha trovato Thomas in una cabina marittima adibita a ripostiglio, morto dopo aver subito dei colpi di rastrello in testa. La ragazza è sotto shock ed ha imprudentemente toccato sia il corpo che l’arma del delitto, ma Vanina è convinta che ella sia estranea a quanto è successo.
L’omicidio di Thomas ha scosso la poliziotta molto più profondamente del solito: guardando Emanuela, una liceale che di certo non meritava di ritrovarsi di fronte al cadavere di una persona amata e spirata per una morte violenta, non può fare a meno di ripensare al suo primo giorno di superiori ed al brutale assassinio del padre.
Anche Spanò è agitato quanto lei: i rapporti con la ex moglie ed il nuovo compagno, padre di Emanuela, si erano distesi da poco dopo dei trascorsi difficili, ed egli farebbe di tutto pur di scagionare la ragazza.
Il più sconvolto di tutti, però, è padre Rosario Limoli, che nella sua parrocchia aveva creato una comunità di recupero che accoglieva adolescenti e ventenni in crisi per vari motivi: tossicodipendenti che si volevano riabilitare, ragazzine costrette a prostituirsi e, come nel caso di Thomas, figli di boss della malavita che non volevano avere più a che fare con la famiglia e relativi affari. Per questo motivo il primo dubbio che si affaccia alla mente degli inquirenti è il fatto che la vittima potesse essere considerato in qualche modo un “traditore”. La dinamica del delitto, però, non è compatibile con le modalità di assassinio della malavita organizzata, non certo improvvisate.
In questo senso, il supporto del commissario Patané si rivela questa volta non solo investigativo, ma anche morale. Insieme a lui, Vanina conosce meglio la comunità di Don Rosario, che era già stata toccata dalla perdita di un professore che lì faceva il volontario (vicenda raccontata ne L'uomo del porto). I Carusi che ne fanno parte sono una vera e propria banda, comprensiva di aspirante poliziotta: insieme essi si aiutano, si spalleggiano e forniscono preziose indicazioni agli inquirenti.
Da qualche tempo Thomas aveva iniziato a collaborare con Don Rosario ed a salvare altre persone in difficoltà, portandole in parrocchia. Questi interventi generosi, manco a dirlo, non piacevano certo a tutti. Anche se il dubbio che Emanuela fosse stata tradita e ci fosse di mezzo un’altra ragazza purtroppo permane.
La banda dei Carusi riprende dove La carrozza della Santa si era interrotta. Qualcuno potrebbe dire che Catania non è molto cambiata: prima c’era la festa patronale di Sant’Agata, ora c’è Pasqua, ma non manca la voglia di divertirsi – e di mangiare – nonostante le difficoltà di ogni giorno.
Quella che a me sembra piuttosto cambiata è Vanina. Leggendo tutti i volumi della serie di fila si nota come il personaggio che all’inizio si presenta come estremamente dedito al lavoro, schivo e solitario, a volte persino un po’ anaffettivo… si sia pian piano perso. Solo la vocazione per il mestiere da poliziotta è rimasta. Per il resto, Vanina ha pian piano accettato l’ondata di affetto che ha trovato a Catania, tra mentori e vicine di casa, amici e colleghi.
Persino il mondo palermitano dal quale è sfuggita si fa di giorno in giorno più vicino, soprattutto perché pian piano Vanina riconosce il suo dolore ed il suo trauma passato e si rende conto di essersela presa con chi non ha colpe (il nuovo marito della madre e la sorellastra Costanza) e di aver allontanato l’uomo che ama. Mi dispiace soltanto per il pediatra Manfredi, inevitabilmente relegato al ruolo di amico – ma chissà che non ci sia qualche sorpresa anche per lui – e per Giuli, l’amica avvocato, che si porta dietro un segreto enorme ed il dolore dell’aborto spontaneo.
Vediamo se Il castagno dei cento acri porterà qualcosa di positivo anche a questi personaggi!
Ecco la mia recensione delle “penultime” indagini di Vanina!
Fatemi sapere se avete letto i romanzi, se vi sono piaciuti, che cosa ne pensate :-)
Ditemi anche se per caso avete visto la serie su Canale 5!
Grazie per la lettura, al prossimo post :-)