Un romanzo e un film adatti a questa ricorrenza
Cari lettori,
questa domenica è… la Festa della Mamma! Auguri a tutte… ma soprattutto alla mia!
Se la Festa del Papà è arrivata in coincidenza con l’Equinozio della Primavera e quindi vi ho proposto la consueta Tbr stagionale, che trovate a questo link (con un consiglio per i papà, però), per la Festa della Mamma ho pensato di proporre qualcosa di più specifico.
Di recente, infatti, ho letto un breve romanzo (o novella, chiamatela come preferite) e visto un film che secondo me sono in tema con questa domenica.
Il libro è di Sophie Kinsella, che, come sapete, è una delle mie scrittrici preferite, ma si tratta di qualcosa di diverso dalle sue solite commedie romantiche. Il film, invece, appartiene all’universo Disney ed è per tutta la famiglia.
Parliamone meglio insieme!
Cosa si prova
Eve Monroe è una scrittrice di romanzi storici che da qualche tempo sta attraversando un momento di crisi. Ne ha abbastanza della saga familiare che sta tentando di scrivere e che sembra noiosa persino a lei. Convinta di ritrovare l’ispirazione con una bella passeggiata, ella si ritrova nel quartiere dello shopping, con una busta contenente bellissimo abito di Jenny Packham fatto di stoffa argento e paillettes ed un premuroso messaggio del marito che la fa sentire tremendamente in colpa.
Come gestire la sua crisi lavorativa con la famiglia ed i cinque figli? E soprattutto perché sul suo conto online figurano delle spese che ella non ricorda? Mentre sta tornando a casa ella scrive sul cellulare una lettera a se stessa, dal titolo Ehi spendacciona. Una sorta di invito per la se stessa futura a… spendere meno.
Un paio di anni dopo, Ehi spendacciona è un best seller, la crisi creativa è nel dimenticatoio, il romanzo è diventato un film ed Eve indossa il suo splendido abito argento sul red carpet, insieme al marito ed ai cinque figli, tutti tirati a lucido. Eve si sente super fortunata e felice.
Pochi giorni dopo, però, si risveglia in ospedale, con gli arti intorpiditi, quasi zero mobilità ed una grossa fasciatura in testa. Il marito Nick le spiega che è stata operata per otto ore e che le è stata tolta una massa che dev’essere ancora identificata.
Per Eve è l’inizio di un incubo, intervallato da lunghi sogni. Si riaddormenta e si sveglia con il girello ed un’infermiera che le insegna a camminare di nuovo. Si addormenta ancora ed è a passeggio con il marito, ma davvero non riesce a ricordare come mai ci siano già le luminarie in giro e, quel che è peggio, non ricorda nemmeno un verso della sua carola natalizia preferita. Fa un altro lungo sonno e si risveglia con accanto una signora che dice di essere la sua badante, eppure non capisce, lei non è una vecchia invalida, lei è una madre lavoratrice con giornate super piene.
La verità è che Eve ha un glioblastoma, un rarissimo ed incurabile tumore al cervello. Non ci sono cure specifiche, si può solo seguire il percorso di radioterapia e chemioterapia adatto agli altri tumori, sperando che basti, ed ovviamente incrociare le dita e sperare che la massa asportata non si ripresenti.
La vita di Eve e Nick, un tempo piena e faticosa ma “divertente”, come essi stessi amavano definirla, viene capovolta.
E quel che è peggio è che Eve sente di non avere il controllo della situazione: lei che lavorava con le parole ed era stata definita dalla critica come arguta ed ironica, ora non ricorda nemmeno come si mette insieme una semplice frase; lei che gestiva la famiglia in squadra perfetta con Nick, ora si ritrova costretta a delegare tutto a lui, che è già travolto dal dolore per la sua malattia; lei che scriveva con gioia tanti lieti finali, ora non sa se la sua storia personale si concluderà in modo felice.
Quel che più pesa sul cuore di Eve è il senso di colpa, anche se lei ovviamente non ha alcuna responsabilità. Che ne sarà della sua numerosa famiglia se la madre non ci sarà più?
La storia di Eve Monroe è la storia della stessa Sophie Kinsella. Nell’autunno del 2022 la scrittrice ha iniziato ad accusare alcuni dei sintomi che racconta in questa storia, e ben presto si è ritrovata sul lettino della sala operatoria. Attraverso pochi ma toccanti post sui suoi canali social, ella ha raccontato il suo percorso, che in questo breve romanzo è ricostruito per filo e per segno, tra chat di supporto e momenti di disperazione, moduli da compilare e sedie di plastica su cui aspettare, vicinanza di parenti ed amici e giorni in cui tra lei ed i suoi figli il dolore ha creato una voragine.
Non è il solito romanzo di Sophie Kinsella, e non solo perché si tratta di una novella autobiografica e non di un romance divertente. Per la prima volta, l’autrice si racconta apertamente e non “narra la sua vita tramite romanzi”, come ella stessa afferma di aver fatto più volte in passato.
Inoltre lo stile non è lineare: ci sono capitoli raccontati in terza persona, altri che riportano dei dialoghi, altri ancora che sono un lungo elenco di messaggi o di email… una storia frammentata proprio come la memoria dell’autrice, che non nasconde di dover fare ancora un lavoro di recupero.
Eppure, in qualche modo, è ancora la solita Sophie Kinsella che ci parla. Quella alla quale basta una passeggiata in centro con un caffè per ritrovare ottimismo, proprio come fa la nostra amatissima Becky Bloomwood, regina dello shopping. Quella che riesce ad essere autoironica persino quando tutto va storto (ed inaspettatamente qui scopriamo che anche il marito, Nick nel libro/Henry nella vita, ha questa stessa caratteristica). Quella che scrive di protagoniste che cercano di vedere il lato positivo della situazione, anche se qui il “nemico” non è un fidanzato che ti ha lasciato, il burnout o il conto in banca in rosso, bensì qualcosa che potrebbe davvero ucciderti da un momento all’altro.
Per chi conosce ed apprezza l’autrice, una lettura davvero da non perdere. Per chi sa bene che cos’è il senso di colpa da madre/caregiver/lavoratrice nel mondo dell’educazione, è ancora più consigliato.
Con tanti auguri di buona guarigione all’autrice, sperando che il mostro sia definitivamente alle spalle!
Come per disincanto
Sono passati dieci anni da quando Giselle, ex fanciulla che viveva nei boschi nel regno magico di Andalasia, ex aspirante principessa, ha lasciato perdere tutto per vivere a New York, nel mondo reale, con Robert, avvocato vedovo, e con la figlia di lui, Morgan.
Ora Giselle e Robert sono sposati ed hanno avuto un’altra piccola, Sofia. La vita nella grande città è sempre più difficile: la piccola toglie il sonno ad entrambi i genitori, la routine cittadina schiaccia Robert che sogna una vita in campagna, Giselle e Morgan hanno problemi perché la ragazza ora è un’adolescente ed a Giselle sembra di non comprendere più quel che vuole e pensa la figliastra.
Finché un giorno Giselle non vede un manifesto che pubblicizza il quartiere di Monroeville, fuori città. Un luogo “da favola”, a quanto pare. Dopo tanti anni di dura realtà, Giselle è nostalgica delle atmosfere fiabesche, così convince tutta la famiglia a trasferirsi e ad iniziare una nuova avventura.
Nonostante l’ottimismo di Giselle, che ricomincia a cantare ed a ballare proprio come faceva un tempo, Monroeville non è come la famigliola si immaginava. Robert deve alzarsi ogni mattina alle 5 e prendere il treno per raggiungere il suo vecchio ufficio; la villetta è da ristrutturare e cade a pezzi; Morgan è a disagio nella sua nuova scuola, anche perché Giselle tenta di starle accanto in modo un po’ invadente, regalandole vestiti a fiori per il suo primo giorno e cantando canzoni d’incoraggiamento all’ingresso; la presidente del comitato genitori della scuola, Malvina Monroe, tratta Giselle con distacco perché ha manie da “reginetta”.
Un giorno, direttamente da Andalasia, il principe Edward e Nancy, sovrani del regno nonché ex fidanzati di Giselle e Robert, vengono in visita, portando un dono speciale a Sofia: una bacchetta magica che può realizzare tutto, ma solo se utilizzata da “una vera figlia di Andalasia”.
Morgan, che si sente messa da parte, ha un ennesimo litigio con Giselle e la accusa di non essere la sua vera mamma, ma di essere soltanto una matrigna, e di non volerle davvero bene. Giselle, ferita, prende la bacchetta e, durante la notte, esprime il desiderio di una “vita da fiaba”, perché la realtà l’ha definitivamente stufata.
Al suo risveglio, tutto è diverso: Monroeville è diventato un regno incantato; gli elettrodomestici cantano e si puliscono da soli; Robert è convinto di essere un paladino della giustizia e di dover uccidere draghi; Morgan è vestita come Cenerentola ed afferma di dover fare delle “faccende”; nessuno litiga o si preoccupa più, anzi, tutti sono felici.
Sarebbe tutto perfetto se non ci fosse un problema, anzi, due.
Il primo è che Malvina Monroe è diventata a tutti gli effetti la regina cattiva di quel regno, e non vede di buon occhio Giselle.
Il secondo è che Giselle stessa, in quel mondo che segue le regole delle fiabe, è una matrigna, e le matrigne… possono solo essere cattive. Inoltre Monroeville sta risucchiando tutta l’energia fiabesca di Andalasia: presto il regno che ha dato i natali a Giselle sparirà per sempre.
La nostra protagonista stavolta è nei guai: come può salvare il mondo ed annullare l’incantesimo, se lei stessa, ora dopo ora, diventa… cattiva?
Avevo sentito molti pareri negativi su questo film, e invece devo dire che mi è piaciuto. Sono passati più di quindici anni da Come d’incanto e Amy Adams non sembra affatto una cinquantenne: canta e balla come una libellula, e incanta ancora tutti col suo sogno fiabesco. Anche Patrick Dempsey non è poi invecchiato male, si può dire? :-)
La vera protagonista della storia, tuttavia, è Morgan, che pian piano, anche se il suo carattere e le sue inclinazioni sono state parzialmente cambiate dall’incantesimo, si rende conto che Giselle è sempre stata la sua vera madre, perché l’ha sempre amata. È proprio l’imprevedibilità della vita reale che fa la differenza rispetto alle fiabe, a volte nel male (come pensa Giselle a inizio film), ma altre volte nel bene.
Nelle fiabe le vere madri sono angeli che indicano sempre la retta via o che lasciano i protagonisti troppo presto, e le matrigne sono invariabilmente cattive. Invece nella vita reale sappiamo che purtroppo ci sono madri biologiche che poi non sono presenti nelle vite dei figli, così come esistono tante mamme “trovate” (per mezzo di adozioni, affidi, divorzi, vedovanze) che ci mettono tutto il cuore.
Sconsiglierei un terzo film, anche se le trilogie vanno molto di moda, per non “spezzare l’incantesimo” della fine di questa seconda pellicola. Però, come sequel, secondo me è riuscito!
Che ne dite? Avete letto questo libro o visto questo film?
Vi sono piaciuti?
Fatemi sapere che ne pensate!
Nel frattempo auguri a tutte le mamme, grazie per la lettura e al prossimo post :-)
La kinsella Mi piace molto, anche se è passato un po' di tempo dall' ultimo suo romanzo letto.
RispondiEliminaInteressante che questo non sia come gli altri suoi ma più personale. Non lo conoscevo.
Buon fine settimana ( ◜‿◝ )♡
Ciao Angela! Sì, è una storia diversa dalle sue solite, e più che un romanzo è una sorta di novella autobiografica. A me è piaciuto. Buon weekend anche a te!
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