venerdì 20 luglio 2018

MEDEA: IL MOSTRO GENERATO DALLA CIVILTÀ GRECA

Le donne di Euripide   #5




Cari lettori,
nuovo post dedicato alle “Donne straordinarie” raccontate dal drammaturgo Euripide.

Abbiamo già parlato quattro volte di eroine tragiche greche su questo blog (sei, se si considerano anche Ifigenia ed Elettra). Tutte le protagoniste dei post precedenti, nonostante qualche ombra ed incertezza, sono figure sostanzialmente positive.


Andromaca è una vedova che ha sopportato dolori grandissimi, subisce un ennesimo torto anche dopo la fine della guerra e nonostante tutto comprende che non è mai una buona idea rispondere al male con altro male.

Ecuba è una regina detronizzata ed in rovina che assiste impotente al crollo del suo mondo ma cerca comunque di essere una figura materna per chi ha bisogno di lei.

Elena è vittima di un grave pregiudizio per una colpa che non ha commesso e cerca in ogni modo di riscattarsi, riuscendoci grazie alla sua astuzia ed alla sua perseveranza.

Alcesti, infine, è un’ “eroina per caso” che si sacrifica in nome della sua famiglia.



Il post di oggi è stato di stesura molto più complessa, dal momento che mi sono finalmente decisa ad affrontare una figura tra le più difficili da analizzare: Medea.
La tragedia dedicata a questa donna è tra le più famose e, allo stesso tempo, tra le più discusse. Credo che anche chi non è appassionato di letteratura classica e/o di teatro abbia sentito nominare almeno una volta la storia di colei che, tradita dal marito, ha ucciso i figli di entrambi per vendicarsi.


Gli studi di epica del biennio delle superiori mi avevano condotto a considerare Medea come la donna crudele per antonomasia. Per questo motivo, quando, al triennio, ho letto la tragedia euripidea, sono rimasta molto colpita. 
Il drammaturgo, infatti, pur riconoscendo che il gesto di Medea è un abominio senza alcuna giustificazione, compie una sorta di indagine e fa comprendere al lettore/spettatore i fattori che hanno spinto una mente già fragile a compiere una simile azione.


Abbiamo già visto in altre tragedie come Euripide racconti solo apparentemente l’età omerica e quella del mito, ma voglia in realtà denunciare alcune gravi situazioni sociali e politiche del suo tempo. 
Questa tragedia non fa eccezione, anzi, a differenza di tanti drammi euripidei “a lieto fine”, lascia dietro di sé una grande amarezza.



La straniera con una cultura diversa



Il mito della conquista del Vello d’Oro, che è l’antefatto di questa tragedia, racconta la storia di Giasone che, alla guida degli Argonauti, riesce a recuperare il mitico trofeo grazie all’aiuto di una principessa locale, Medea, che egli riporta con sé in patria.

Medea si è innamorata a tal punto di Giasone da rinnegare la sua stessa famiglia e favorire persino la morte del fratello in modo che gli Argonauti possano fuggire.
Ella ha fatto tutto questo per sentirsi accettata nel mondo occidentale che ella sta per raggiungere, ma, quando arriva a Corinto, i suoi nuovi concittadini la ignorano e sussurrano alle sue spalle frasi piene di rabbia e di pregiudizi.


Euripide è molto chiaro nei suoi intenti: la prima causa del progressivo isolamento e della rabbia di Medea è l’atteggiamento apertamente razzista dei Greci, che si ritengono tanto democratici tra di loro, ma che trattano male stranieri di passaggio, meteci e servi, e malissimo chi appartiene ad altre culture e prova ad integrarsi.

Nel caso di Medea, le malelingue sono aggravate dal fatto che molte persone la ritengano a priori una cattiva moglie e madre, solo e soltanto a causa delle sue origini.

All’inizio della tragedia, ella fa perfino fatica ad uscire di casa, e si presenta sulla porta del suo palazzo solo dopo essere stata sollecitata dalle poche donne corinzie che le sono amiche (e che costituiscono il coro della tragedia).



La moglie ripudiata e messa in secondo piano



Nonostante le offese gratuite e la poca considerazione da parte degli abitanti di Corinto, ciò che davvero ferisce Medea è constatare come Giasone, da marito inizialmente devoto (più per gratitudine che per un reale sentimento), cambi idea nei suoi confronti con grande opportunismo. 

A Giasone non basta essere diventato l’eroe della città: vuole esserne, a tutti i costi, il re. Per questo motivo, tenendo ovviamente all’oscuro la sua prima moglie, egli stringe un accordo con il sovrano Creonte, che gli promette in sposa la figlia Euridice.


Ancora una volta, quello che stupisce maggiormente il lettore/spettatore è l’incredibile prepotenza con la quale i diritti di Medea vengono calpestati: ella è la moglie legittima ed i figli di Giasone sono stati riconosciuti dal padre, e, se fosse una donna greca, l’atteggiamento del suo quasi ex marito sarebbe pubblicamente considerato un’empietà. 
Dal momento che, però, Medea è una donna straniera, e soprattutto non ha una famiglia d’origine che possa accampare diritti, la sua unione con Giasone viene immediatamente dichiarata nulla. Persino Creonte si permette di sbeffeggiarla, invitandola ad essere “umile” e ordinandole di lasciare quella che, fino al giorno prima, era casa sua.

Medea chiede ed ottiene un giorno di tempo, che sarà fatale per tanti personaggi della tragedia.



La strega pericolosa



Fin dai poemi epici dedicati agli Argonauti, Medea viene ritratta come una donna esperta di arti magiche, in grado di creare pozioni, incantare oggetti e compiere incantesimi. 

È proprio di queste armi che Medea si serve per compiere la sua vendetta. 

Ella, infatti, prepara un diadema ed un velo avvelenati e li consegna ai suoi stessi figli, affinché li portino all’inconsapevole Euridice. Quest’ultima, che viene descritta come una giovane ragazza ingenua e vanitosa (in stridente contrasto con la complessità della mente della protagonista), non considera la provenienza di un simile regalo ed indossa subito i doni. 
L’effetto, purtroppo, è immediato: sia il diadema che il velo prendono fuoco. Euridice muore tra atroci tormenti e con lei Creonte, che ha tentato in ogni modo di salvarla ma è stato avvolto dalle fiamme a sua volta.


L’espediente della magia consente ad Euripide di muovere un’altra critica nei confronti della società greca, che si sente tanto sicura di sé ma non comprende di essere ormai attorniata dai suoi nemici, che sono senz’altro diversi da lei ma non per questo da sottovalutare. 
Se erano stati i Troiani a cascare nel trucco greco del cavallo di legno, in questa tragedia sono proprio i Greci a sottovalutare l’astuzia di Medea.



La donna diventata mostro



Nel momento in cui Medea consegna ai figli i doni stregati, è consapevole del fatto che essi sono diventati pericolosi testimoni della sua vendetta. 
Ella, inoltre, sa bene, in fondo al suo cuore, che Giasone ama i ragazzi, anche se li ha ripudiati per ragioni di convenienza. 
Sono questi i motivi che la spingono alla sua terribile decisione. 

L’uccisione dei figli, come tutti i gesti “osceni” (ovvero così cruenti da non poter avvenire sul palcoscenico) viene raccontata a Giasone da un messaggero. 
Medea fugge in direzione di Atene, dove sa di avere un conoscente che le ha già offerto ospitalità. 
All’uomo non resta che constatare quanto gli sia costato caro il desiderio di essere sovrano.


Medea è un personaggio con il quale è decisamente impossibile simpatizzare: ella crede all’amore in modo astratto e piuttosto infantile (ed alcuni poemi epici latini la descrivono proprio come una ragazzina) ed è in parte artefice della sua rovina interrompendo i suoi rapporti con la famiglia d’origine e lasciando casa sua. 

Tuttavia, Euripide sembra sottintendere che, in un altro contesto, almeno l’orrendo assassinio dei figli si sarebbe potuto evitare. 
Medea è diventata un mostro, ma la città di Corinto l’ha plasmata con le sue mani, così come la società greca, al tempo del drammaturgo, sta contribuendo alla creazione dei suoi nemici.





Il personaggio di cui ho parlato oggi è piuttosto controverso, e proprio per questo motivo ci tengo moltissimo a conoscere il vostro parere!

Conoscete questa tragedia? Siete d’accordo con le mie riflessioni...o no?
Fatemi sapere!
Grazie per la lettura, al prossimo post :-)


6 commenti :

  1. Cara Silvia, leggo sempre molto volentieri i tuoi post, anzitutto perché scritti benissimo e poi perché hai il dono della sintesi e del rendere semplici storie complesse, un dono prezioso per chi insegna o vorrebbe farlo.
    Ora, venendo alla storia di Medea, che già conoscevo, ma superficialmente, è sempre molto interessante visualizzare un evento/storia dai vari punti di vista e tu lo hai fatto egregiamente e per questo ti ringrazio. Un prezioso e bel post, complimenti.
    sinforosa

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    1. Ciao Sinforosa! Grazie per le bellissime parole, mi fanno davvero piacere! Buon weekend 😀

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  2. Leggerò anch'io medea, purtroppo non conosco bene il personaggio (solo a grandi linee) quindi il tuo post è utile, in vista di una prossima lettura :)

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