giovedì 13 giugno 2019

GLI ANTIEROI DEL POETA

I PICCOLI POEMI IN PROSA   #4



Cari lettori,
per la nostra rubrica “Il momento dei classici”, quarto appuntamento con l’analisi dei Piccoli poemi in prosa. Dopo la presentazione del poeta, i pensieri su Parigi e la ricerca dell’ideale, questa quarta sezione dell’opera pone al centro dell’attenzione le persone. Nello specifico, Baudelaire indica qui i suoi “eroi”, che ovviamente sono del tutto sui generis. 

Vediamo insieme quali sono gli esseri umani che il poeta considera un esempio!



I PROGETTI


Oggi ho avuto, in sogno, tre domicili nei quali ho trovato un uguale piacere.
Perché costringere il mio corpo a cambiare luogo, dal momento che
la mia anima viaggia così velocemente? Ed a che pro mettere in atto dei progetti,
dal momento che il progetto è esso stesso una gioia sufficiente?”


Il protagonista di questo piccolo poema è un uomo che si gode una bella passeggiata per Parigi e si diverte ad immaginare il luogo ideale dove lui e la donna amata potrebbero trascorrere una vita felice. 

Egli passa davanti ad un parco ed immagina la bellezza della sua amata in un grande palazzo circondato da un giardino privato; poi ammira un’incisione in una bottega e si lancia in un sogno ad occhi aperti degno di Gauguin, tra mari tropicali, piccole case in legno e canti d’uccello; torna, infine, nel suo quartiere e si rende conto di quanto gli piacerebbe la vita semplice di una pensione a conduzione familiare.

Nessuno di questi tre progetti soddisfa pienamente l’uomo, che, razionalmente, sta bene dov’è; solo l’idea di poter sognare una vita diversa, però, sembra soddisfarlo.


Baudelaire, qui, ricorda molto Leopardi: come l’attesa del momento felice è spesso più godibile della felicità stessa, così i progetti di cambiare vita finiscono per essere più soddisfacenti di un reale mutamento. 

Personalmente, leggo anche una velata critica, forse anche autocritica, del poeta nei confronti di tutti coloro che si lamentano di frequente ripetendo di voler cambiare vita ma poi rimangono nella loro comfort zone.



LA BELLA DOROTEA


Nell’ora in cui perfino i cani gemono dal dolore sotto il sole che morde,
quale potente motivo fa dunque andare così l’affascinante Dorotea,
bella e fredda come il bronzo?”


L’ispirazione per la composizione di questo piccolo poema è venuta a Baudelaire dopo un viaggio in un’isola tropicale. Egli ha osservato la bellezza delle donne locali, i loro lunghi capelli dai toni quasi blu, la loro pelle ambrata ed il loro fascino esotico, e si è reso conto di come, spesso, esse avvicinassero i giovani francesi, meglio se ufficiali in divisa, e cercassero di sedurli, spinte dalla disperazione e dal bisogno di soldi.


Al centro di questa storia c’è la bella Dorotea, giovane donna dall’aria misteriosa, che cammina sulla spiaggia ad un’ora del giorno decisamente troppo calda da sopportare per chiunque. È facile immaginare che ella sia uscita di casa proprio per incontrare di nascosto un ufficiale francese, che cercherà di affascinarla raccontandole di Parigi e delle sue meraviglie. 
Dorotea, però, ha un unico obiettivo: ella, infatti, vuole ottenere al più presto dal suo spasimante del denaro, in modo da poter riscattare la sua sorellina, che è una bambina, ma è già costretta dalle circostanze a lavorare.


In questo piccolo poema si intrecciano curiosamente sia le atmosfere esotiche e sognanti di cui spesso Baudelaire scrive, e che ho trattato nel post relativo all'ideale, e le tematiche sociali protagoniste della seconda sezione dell'opera. 

La storia di Dorotea, infatti, sebbene sembri lontana e collocata in un leggendario “altrove”, non è poi così diversa da quella di tante prostitute parigine che il poeta frequenta abitualmente.



GLI OCCHI DEI POVERI


I canzonieri dicono che il piacere rende l’anima buona ed il cuore tenero.
La canzone aveva ragione quella sera là, per quello
che mi riguarda. Non soltanto mi ero intenerito a causa di quella
famiglia di occhi, ma mi sentivo un po’ vergognoso per i nostri bicchieri
e le nostre caraffe, più grandi della nostra sete.”


Due sono le tematiche chiave di questa storia: la pietà del poeta nei confronti dei poveri e l’incomprensione tra amanti.

Il protagonista ha appena trascorso con la donna amata una bellissima giornata, che gli è sembrata addirittura corta. I due decidono di passare la serata in un bar di lusso del centro, tra pareti decorate, camerieri in livrea che servono bevande elaborate e mobili raffinati.

Ad un certo punto, il poeta nota una famiglia di poveri, padre e figli di diverse età, che osservano con grande meraviglia il bar. Nei loro occhi egli legge lo stupore di fronte alla ricchezza che dà spettacolo di se stessa ed il desiderio di fare parte anch’essi di ciò che stanno guardando. Non c’è alcun giudizio negli occhi di queste persone, che sembrano buone di cuore, eppure il poeta immediatamente si vergogna della sua possibilità di vivere nel lusso.

Le sue riflessioni, però, vengono immediatamente stroncate dalla donna amata, che esprime il suo fastidio per i poveri, da lei ritenuti dei guardoni, e chiede che vengano allontanati.


Al poeta non resta che concludere amaramente che, nonostante la splendida giornata trascorsa, egli si sente molto più vicino a quei poveri bistrattati che alla sua donna…



UNA MORTE EROICA


La mia piuma trema, e delle lacrime di un’emozione sempre
presente mi montano agli occhi intanto che cerco di descrivervi questa indimenticabile serata. Fancioulle mi ha dimostrato, in una maniera perentoria,
irrecusabile, che l’ebbrezza dell’arte è la più adatta di tutte le altre
a sfuggire i terrori dell’abisso; che il genio può recitare la commedia
sul bordo della tomba con una gioia che gli impedisce di vederla, perduto com’è
in un paradiso che esclude ogni idea di morte e di distruzione.”


Questo piccolo poema è tra i più lunghi della raccolta e narra la storia di Fancioulle, un bravissimo mimo ed attore, alla corte di un Principe di un regno immaginario.
Egli, pur lavorando per il sovrano ed essendo da lui stimato, non può chiudere gli occhi di fronte al suo dispotismo e, per questo motivo, si unisce ad alcuni congiurati e progetta di rovesciare la monarchia.

Grazie ad una delazione, però, il Principe viene a sapere della congiura e condanna a morte tutti gli uomini coinvolti. Egli è però intimamente addolorato per Fancioulle e gli chiede di esibirsi per lui e per la corte un’ultima volta.

Pur essendo in punto di morte, Fancioulle non delude il Principe, e regala a tutti i presenti una delle sue migliori esibizioni, se non la più bella in assoluto. Egli, per pochi minuti, affascina se stesso e gli altri con la sua stessa arte, dimenticando la sua terribile condizione e facendola scordare ai suoi spettatori.

Il Principe, resosi conto di quello che sta accadendo, convoca un suo paggio e gli chiede di emettere un suono con il fischietto. L’effetto è purtroppo immediato: Fancioulle viene subito restituito alla gravità del presente e, incapace di sopportarlo, cade sul palcoscenico e muore sul colpo.


La morte eroica di Fancioulle è per il poeta una testimonianza di come l’arte possa allontanare la paura della morte e persino vincerla, anche se per poco. Quando però non c’è più spazio per l’attività artistica, quando si viene obbligati a troncarla bruscamente, è la vita stessa a venire soffocata.



LA MONETA FALSA


Gli avrei quasi perdonato il desiderio di criminalità giocosa del quale
lo ritenevo decisamente capace; avrei trovato singolare, curioso, che
egli si divertisse a mettere nei guai i poveri; ma non gli perdonerò mai
l’inettitudine del suo calcolo. Non si è mai scusati dall’essere maligni, ma c’è qualche merito nel sapere che lo si è; ed il più irreparabile dei vizi
è fare il male per stupidità.”


Come ne Gli occhi dei poveri, ancora una volta il poeta è costretto a rendersi conto che le persone intorno a lui non hanno la sua medesima sensibilità nei confronti delle classi sociali più basse.


Egli sta attraversando una piazza con un amico, che è tutto attento a controllare le sue monete, dividendole tra argento ed oro. I due sono fermati da un mendicante, e l’amico del poeta gli fa una considerevole offerta.

Il protagonista rimane interdetto e loda il suo compagno per la sua generosità, ma quest’ultimo ammette senza rimorsi di avergli dato una moneta falsa. Il poeta è sconcertato: perché fare un gesto del genere? Perché tanta cattiveria nel truffare una persona? Perché mettere nei guai un povero, che potrebbe anche finire in prigione se trovato in possesso di una falsa moneta?

Le fantasie del protagonista hanno una fine quando l’amico, senza vergogna, confessa di averlo fatto per fare bella figura e, nel contempo, per liberarsi di un oggetto pericoloso.


La stupidità e la banalità del male disgustano il poeta, che non riesce a perdonare all’amico un atto così vigliacco e gratuito.



IL GIOCATORE GENEROSO


"Nel corso del gioco, questo piacere sovrumano, avevamo interrotto
a più intervalli le nostre frequenti libagioni, e devo dire che avevo giocato
e perduto la mia anima, in parte legata a lui, con un’indifferenza
ed una leggerezza eroica. L’anima è una cosa così impalpabile,
così spesso inutile, ed a volte così fastidiosa che non provavo,
riguardo a questa perdita, che un po’ meno emozione di quanto avrei provato
perdendo la mia carta d’identità durante una passeggiata."


Questo “piccolo poema” è ispirato al Faust ed all’idea del diavolo tentatore. Quando il protagonista di questa storia incontra, quasi per caso, Satana, non è per niente spaventato, anzi, si sente stranamente attratto da lui.

Il Diavolo lo conduce in un luogo calmo e piacevole al tempo stesso e, tra cibo e bevande, i due giocano a carte. Com’è ovvio, in palio c’è l’anima del protagonista, ma quest’ultimo non è affatto turbato.

Rispetto all’Amore, alla Ricchezza ed alla Gloria, che Baudelaire personifica in un altro piccolo poema e dipinge come dei veri e propri demoni, il Diavolo sembra un Essere intelligente, colto, perfino dotato di una curiosa sensibilità: egli afferma addirittura di incontrare ogni tanto Dio e di salutarlo cordialmente “come farebbero due vecchi gentiluomini”.

Non è la prima volta che Baudelaire dimostra simpatia ed affetto per personaggi tutt’altro che raccomandabili, ma in questo caso c’è quasi una sorta di identificazione con Satana, che sembra deciso a dimostrare al protagonista della storia che tutto sommato è un buon Diavolo. Egli, infatti, promette al poeta che, in cambio della sua anima, lo solleverà dalla Noia e dal Male di Vivere che lo schiacciano e lo tormentano ogni giorno.


Inutile dire che, per quanto il protagonista desideri credere alle parole del Diavolo, non ne è pienamente convinto. Egli spera con tutto il cuore che Satana mantenga la sua parola, ma dentro di sé sa che nessuno, nemmeno un’entità divina (o diabolica), potrebbe liberarlo dallo Spleen, contro il quale è condannato a lottare ogni giorno.



LA CORDA


Le illusioni – mi diceva il mio amico – sono così tante, forse, quanti sono
i rapporti degli uomini tra di loro, o degli uomini con le cose. E quando
l’illusione svanisce, cioè quando noi vediamo l’essere o il fatto tale come esiste
di fronte a noi, noi proviamo un bizzarro sentimento, complicato a metà dal
rimorso per il fantasma scomparso, a metà per la sorpresa quasi godibile
davanti alla novità, davanti al fatto reale.”


L’amico che sta raccontando una triste storia a Baudelaire è il poeta impressionista Edouard Manet.


Egli racconta al poeta il suo incontro con un ragazzino al quale si era affezionato, che era stato per lui modello, aiutante, figlio adottivo. Crescendo, tuttavia, il ragazzo aveva mostrato un’inclinazione pericolosa per l’alcool e per la cattiva strada.

Un giorno, egli aveva commesso un piccolo furto, e Manet, molto deluso dal ragazzo, l’aveva minacciato di rimandarlo dai suoi genitori. Quella stessa sera, tornando a casa, aveva scoperto con orrore il corpo del suo giovane amico, che si era impiccato per la vergogna ed il rimorso. 


La storia sarebbe già sufficientemente triste, anche per gli standard baudelairiani, ma Manet ci tiene a sottolineare di non aver ricevuto la delusione più cocente dal ragazzo, bensì dalla madre, che a lui era parsa sconvolta da un dolore senza parole.
Quest’ultima, infatti, aveva voluto a tutti i costi impossessarsi della corda che il figlio aveva usato per uccidersi, ed il pittore, convinto che fosse la follia di una madre disperata, l’aveva accontentata. Egli, però, aveva poi scoperto con sgomento che la donna aveva deciso di “far fruttare” la morte del figlio vendendo piccoli pezzi di corda come una reliquia…


La corda è sicuramente uno dei piccoli poemi più forti da leggere, perché evoca immagini che lasciano senza parole. 
Io credo che questa storia faccia riferimento, ancora una volta, al difficile rapporto che Baudelaire aveva con la madre, la quale, ai suoi occhi, era indifferente di fronte alle sofferenze del figlio. Forse il poeta temeva che lei non avrebbe pianto nemmeno in caso di una sua prematura morte.



LE VOCAZIONI


"L’aria poco interessata degli altri tre compagni mi diede da pensare che
quel piccolo era già un incompreso. Lo guardavo attentamente; egli
aveva negli occhi e nella fronte qualcosa di precocemente fatale
che allontana generalmente la simpatia, e che, non so perché,
eccitava la mia, al punto che ebbi per un istante l’idea bizzarra
che io potessi avere un fratello che non conoscevo."


I protagonisti di questa storia sono quattro ragazzini, che, dopo aver giocato insieme, si siedono sull’erba e si mettono a chiacchierare.

Il primo, chiaramente destinato a diventare un uomo mondano e di successo, racconta di essere stato portato a teatro dai suoi genitori e di essere rimasto colpito dalla ricchezza dei palazzi signorili, dallo scintillio delle feste, dall’eleganza delle signore.

Il secondo, che coltiva già una vocazione sacerdotale, si perde a guardare le nuvole cerca di dimostrare agli altri che esse sono gli occhi di Dio che osserva la terra.

Il terzo, infine, dongiovanni in erba, narra le emozioni che ha provato nel dormire insieme alla sua tata.


L’ultimo dei quattro, che dimostra di avere una profonda sensibilità, ammette di non sapere bene che cosa lo appaga, a parte, forse, l’idea di vivere giorno per giorno, scoprendo ogni giorno persone nuove e luoghi diversi. Un’idea che, però, gli piace molto, è quella di poter vivere come i suonatori ambulanti, vivendo della propria arte e girando il mondo.


Il poeta rivede se stesso in quel ragazzino sognatore, così vicino ai suoi coetanei e, al contempo, già così diverso da loro. Il suo punto di vista coincide infatti con quello dell’autore, da sempre combattuto tra il male di vivere e la ricerca di un ideale.




Come sempre, aspetto le vostre opinioni!
Conoscevate questi piccoli poemi? Quale vi è piaciuto di più?
Che ne pensate finora di questo progetto dedicato a Baudelaire?
Fatemi sapere!
Grazie per la lettura, al prossimo post :-)

2 commenti :

  1. Cara Silvia, una bella carrellata di esempi, grazie di averceli fatte vedere.
    Ciao e buona giornata con un forte abbraccio e un sorriso:-)
    Tomaso

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    Risposte
    1. Ciao Tomaso! Sono contenta che ti siano piaciuti. Buona giornata!

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