lunedì 22 dicembre 2025

INVERNO E POESIE: LE MIE PREFERITE - CHRISTMAS COUNTDOWN 2025 #5

 Dai "Preferiti del mese", una raccolta di componimenti per la stagione



...mancano 3 giorni a Natale!



Cari lettori, 

buon inverno! Oggi, per il nostro "Angolo della poesia", proprio come ho fatto in estate e in autunno, ho pensato di raccogliere le mie poesie invernali del cuore, tra quelle che ho pubblicato man mano nei "Preferiti del mese".

Siccome siamo ancora in piena atmosfera prefestiva (anzi, siamo proprio nel clou!), ho cercato di alternare componimenti natalizi ad altri che raccontano il cuore dell'inverno. 

Spero che li apprezzerete... vi lascio alla lettura!



Natale, di Giuseppe Ungaretti


Non ho voglia

di tuffarmi

in un gomitolo

di strade


Ho tanta

stanchezza

sulle spalle


Lasciatemi così

come una

cosa

posata

in un

angolo

e dimenticata


Qui

non si sente

altro

che il caldo buono


Sto

con le quattro

capriole

di fumo

del focolare



Inverno a Roma, di Alfonso Gatto


I bambini che pensano negli occhi

hanno l’inverno, il lungo inverno. Soli

s’appoggiano ai ginocchi per vedere

dentro lo sguardo illuminarsi il sole.

Di là da sé, nel cielo, le bambine

ai fili luminosi della pioggia

si toccano i capelli, vanno sole

ridendo con le labbra screpolate.

Son passate nei secoli parole

d’amore e di pietà, ma le bambine

stringendo lo scialletto vanno sole

sole nel cielo e nella pioggia. Il tetto

gocciola sugli uccelli della gronda.



Natale, di Padre David Maria Turoldo


Ma quando facevo il pastore

allora ero certo del tuo Natale.

I campi bianchi di brina,

i campi rotti dal gracidio dei corvi

nel mio Friuli sotto la montagna,

erano il giusto spazio alla calata

delle genti favolose.

I tronchi degli alberi parevano

creature piene di ferite;

mia madre era parente

della Vergine,

tutta in faccende,

finalmente serena.

Io portavo le pecore fino al sagrato

e sapevo d’essere uomo vero

del tuo regale presepio.



Campagna d’inverno, di Attilio Bertolucci


Inverno…

Giardini lontani fra nebbie

Nella pianura che sfuma

In mezzo alle luci dell’alba…

Cacciatori che attraversano un ruscello

Mentre uno stormo d’uccelli s’alza a volo

Laggiù quella casa

Che ospitale appare

Coperta di bianco

In un silenzio di fiaba

E attraverso i vetri

Si vede la fiamma

Nel caminetto vacillare.

I treni arrivano,

È domenica, è Natale?

Più non scende lieve

Sulla terra la neve.



Lettera, di Carlos Drummond De Andrade


È molto tempo, sì, che non ti scrivo.

Sono invecchiate tutte le notizie.

Sono invecchiato anch’io: guarda, in rilievo,

questi segni su di me, non delle carezze


(così leggere) che mi facevi in viso:

sono ferite, spine, sono ricordi

lasciati dalla vita al tuo bambino, che al tramonto

perde la sapienza dei bambini.


La mancanza che ho di te non è tanto

all’ora di dormire, quando dicevi

Dio ti benedica”, e la notte si spalancava in sogno.


È quando, allo svegliarmi, vedo a un angolo

la notte accumulata dei miei giorni,

e sento che sono vivo, e che non sogno.



Voce, di Maria Luisa Spaziani


Natale è un flauto d’alba, un fervore di radici

che in nome tuo sprigionano acuti ultrasuono.

Anche le stelle ascoltano, gli azzurrognoli soli

in eterno ubriachi di pura solitudine.


Perché questo Tu sei, piccolo Dio che nasci

e muori e poi rinasci sul cielo delle foglie:

una voce che smuove e turba anche il cristallo,

il mare, il sasso, il nulla inconsapevole.



Quando sarai vecchia, di William Butler Yeats


Quando sarai vecchia e grigia e di sonno onusta,

e sonnecchierai vicino al fuoco, prendi questo libro

e lenta leggi, e sogna il dolce sguardo

che avevano un tempo i tuoi occhi,

e la loro ombra profonda.


In molti amarono i tuoi attimi di felice grazia

e amarono la tua bellezza con amore falso o vero,

ma un uomo solo amò la tua anima pellegrina,

e amò le pene del viso tuo che incessante mutava.


Piegati ora accanto all’ardente griglia del camino

e sussurra, con qualche tristezza,

come l’amore scomparve,

e vagò alto sopra le montagne,

e nascose il suo viso in uno sciame di stelle.



Antico inverno, di Salvatore Quasimodo


Desiderio delle tue mani chiare

nella penombra della fiamma:

sapevano di rovere e di rose;

di morte. Antico inverno.

Cercavano il miglio gli uccelli

ed erano subito di neve;

così le parole.

Un po’ di sole, una raggera d’angelo,

e poi la nebbia; e gli alberi,

e noi fatti d’aria al mattino.



Il cuore che ride, di Charles Bukowski


La tua vita è la tua vita.

Non lasciare che le batoste la sbattano

nella cantina dell’arrendevolezza.

Stai in guardia.

Ci sono delle uscite.

Da qualche parte c’è luce.

Forse non sarà una gran luce

ma la vince sulle tenebre.

Stai in guardia.

Gli dei ti offriranno delle occasioni.

Riconoscile, afferrale.

Non puoi sconfiggere la morte ma puoi sconfiggere

la morte in vita, qualche volta.

E più impari a farlo di frequente, più luce ci sarà.

La tua vita è la tua vita.

Sappilo finché ce l’hai.

Tu sei meraviglioso: gli dei aspettano

di compiacersi in te.



La luna, di Jorge Luis Borges


C’è tanta solitudine in quell’oro.

La luna delle notti non è la luna

che vide il primo Adamo. I lunghi secoli

della veglia umana l’hanno colmata

di antico pianto. Guardala. È il tuo specchio.



Gelo, di Mario Luzi


Il giorno schietto

d’inverno inasprisce le carraie,

aguzza il taglio della pietra, sopra i poggi pelati

brucia i pochi fili d’erba.

Chi affastella legna, chi sciorina

panni s’affretta; sgretola la crosta

con le scarpe chiodate, con gli zoccoli,

spranga l’uscio di casa.

È un tempo che fa bruschi i conciliaboli,

ruvide le parole e i commiati.

Antenne

e nervature d’alberi, di rovi

graffiano i venti del tramonto…



I vecchi hanno il pianto facile, di Leonardo Sinisgalli


I vecchi hanno il pianto facile

In pieno pomeriggio

in un nascondiglio

della casa vuota

scoppiano in lacrime seduti.

Li coglie di sorpresa

una disperazione infinita.

Portano alle labbra uno spicchio

secco di pera, la polpa

di un fico cotto sulle tegole.

Anche un sorso d’acqua

può spegnere una crisi

e la visita di una lumachina.



La credenza, di Arthur Rimbaud


È una larga credenza lavorata, la quercia

antica e scura, ha preso l’aria buona dei vecchi,

la credenza si è aperta e nell’ombra sua versa,

come un fiotto di vino, allettanti sentori.

Pienissima, è un emporio di vecchie cose vecchie:

panni odorosi e gialli, straccetti di vestiti

di donne o di fanciulli, scialli della nonna.

Qui sono i medaglioni, le bianche e bionde ciocche

di capelli, i ritratti, e quei fiori appassiti

dal profumo confuso con quello della frutta.

Quante storie conosci, antica mia credenza!

Vorresti raccontarci i tuoi racconti e gemi,

quando s’aprono piano i tuoi battenti neri.



Luna d’inverno, di Maria Luisa Spaziani


Luna d’inverno che dal melograno

per i vetri di casa filtri lenta

sui miei sonni veloci di ladro

sempre inseguito e sempre per partire.

Come un velo di lacrime t’appanna

e presto l’ora suonerà…

Lontano

oltre le nostre sponde, oltre le magre

stagioni che con moto di marea

mortalmente stancandoci ci esaltano

e ci umiliano, poi splenderai lieta

tu, insegna d’oro all’ultima locanda

lampada sopra il desco incorruttibile

al cui chiarore ad uno ad uno

i visi in cerchio rivedrò che un turbine

vuoto e crudele mi cancella.



Con questa carrellata di poesie e immagini... è terminato anche il "Christmas Countdown" di quest'anno! Anche quest'anno mi sono divertita a proporvi booktag a tema, consigli di lettura prenatalizi, location carine per le passeggiate di dicembre. 

Il blog non va propriamente in vacanza: ci saranno i soliti post festivi! Recap a tema libri del 2025, preferiti di dicembre, buoni propositi per il 2026... Ci riaggiorniamo sabato con una nuova pubblicazione. 

Nel frattempo auguro di cuore un Buon Natale a voi ed ai vostri cari!


                                                          Silvia




Nessun commento :

Posta un commento