domenica 17 ottobre 2021

L'ANGOLO VINTAGE 2.0 - OTTOBRE 2021



 

Cari lettori,

benvenuti all’appuntamento del 17 del mese con “L’angolo vintage”!

Per questo mese ho preparato un post in giallo, ed in particolare ho deciso di parlarvi di due romanzi di Maurizio De Giovanni (che, come sapete, è uno dei miei scrittori preferiti) che ho letto in primavera inoltrata e che, tra una cosa e l’altra, non ero ancora riuscita a recensire. Si tratta di due uscite piuttosto recenti, che quindi hanno ben poco di “vintage”, ma una delle tante utilità di questa rubrica è il fatto che essa possa costituire uno spazio per le recensioni arretrate, quindi oggi ne approfitto!

Vediamo meglio insieme Fiori per i Bastardi di Pizzofalcone (l’ultima uscita prima di Angeli, che sarà disponibile da dopodomani) e Troppo freddo per Settembre, il secondo romanzo che ha per protagonista l’assistente sociale Mina!



Fiori per i Bastardi di Pizzofalcone


Il romanzo ha inizio in una mattina di primavera napoletana, con il sole che finalmente fa capolino un po’ prima ed inizia a scaldare davvero. Poche persone sono in giro a quell’ora del mattino tra la notte e l’alba, ma non un anziano cittadino che ha una routine molto mattiniera e l’urgenza di procurarsi dei fiori per il cimitero. Egli è diretto al chiosco di Savio Niola, lo storico fioraio del quartiere di Pizzofalcone, che già alle prime luci dell’alba, solitamente, allestisce il suo negozio, più simile ad una casetta che ad una boutique. Quando l’uomo arriva a destinazione, però, nota subito qualcosa di strano: i vasi di fiori sono all’esterno del chiosco, ma Savio non è né al lavoro né sulla sua solita sedia. Purtroppo l’uomo si trova steso sulla pancia, in mezzo ai fiori ed agli attrezzi, con la testa piena di sangue e senza più vita.


Sul posto arrivano subito i Bastardi, ma lo sconcerto è notevole, soprattutto dopo aver sentito il parere di Pisanelli, che è ancora convalescente dopo l’operazione ma che continua ad essere la memoria storica del quartiere: Savio Niola era un punto di riferimento della zona ed un uomo di cui tutti parlavano bene.


Avendo avuto un figlio, ma non dei nipoti, egli si era occupato più volte di ragazzi difficili del quartiere, tra chi non voleva studiare, chi lo desiderava ma non aveva la possibilità economica e chi non riusciva a trovare lavoro e rischiava di prendere strade pericolose. L’unica pista possibile, almeno ad una prima impressione, sembra quella di un brutto litigio con un ragazzo più violento ed irritabile di altri, ma è un’idea piuttosto debole, considerato sia il carattere della vittima che la gratitudine che i suoi “nipoti” provavano per lui.


Nel frattempo, le vite dei Bastardi sono cambiate completamente rispetto al momento in cui essi si sono conosciuti: nel loro caso, l’unione ha fatto la forza più che mai, perché, anche se nessuno di loro è ancora dove vorrebbe essere, tutti si sono riscossi dalle situazioni di dolore e di inerzia che li avevano portati ad essere considerati “bastardi” dai loro colleghi e ad essere confinati a Pizzofalcone.


L’ispettore Lojacono, la figlia Marinella ed il magistrato Laura Piras sono riusciti ad iniziare una sorta di convivenza a tre, nonostante la paura di restare feriti; il dirigente Luigi Palma e Ottavia non riescono a rinunciare al loro amore clandestino; Romano è tornato con la moglie Giorgia nel tentativo di avere in affido la bimba che era stata protagonista dell’episodio Cuccioli, ma si è ormai innamorato della dottoressa Susy; Pisanelli e Aragona continuano a vivere insieme come padre e figlio, sorvegliati dalla materna infermiera Nadia.


Le prove più difficili però sono riservate ad Alex, che dovrà capire nel modo più duro quanto Rosaria sia importante per lei, e ad Elsa, che cerca di tenersi alla larga dal padre della figlia Viki per non far tornare il passato… ma non sa che la figlia ha già capito tutto.



Se la terza serie della fiction I Bastardi di Pizzofalcone presenta qualche pecca per me (un po’ troppo dramma forzato rispetto alle stagioni precedenti ed anche rispetto ai libri), i romanzi continuano a tenermi incollata per ore, dalla prima all’ultima pagina. Da quando la serie del commissario Ricciardi, di cui vi ho parlato in questo ed in questo post, è terminata (per ora? Per sempre? Chi può dirlo?), direi che i libri dei Bastardi restano quelli con lo stile più lirico, quello che ha fatto innamorare tanti lettori (me compresa), perché, a mio parere, i romanzi di Sara (dei quali ho scritto qui) hanno uno stile più asciutto e incisivo, vicino al noir, mentre quelli di Mina presentano una scrittura talvolta simile alla commedia e/o al romance. Credo che sia più che giusto il rinnovamento di un autore dal punto di vista stilistico, anzi, è un chiaro indizio del desiderio di sperimentarsi su nuovi generi, ma da lettrice resto sempre affezionata alle riflessioni poetiche con cui Maurizio De Giovanni ci ha conquistati più volte.


Tra tutti loro, i miei preferiti restano forse Pisanelli ed Aragona: vedovo con un figlio lontano ed indifferente il primo, figlio unico di un padre anaffettivo e truffatore il secondo, sono riusciti a creare una sorta di anomala famigliola, che strappa più di una risata. Mi sta piacendo molto anche la storyline di Elsa e Viki, ma a proposito della paternità della bambina non voglio fare spoiler (sia per i libri che per la serie)… vi dico solo che il carattere della piccola è un indizio determinante!


Come in La condanna del sangue, il romanzo di Ricciardi dedicato alla primavera, anche qui la bella stagione è sinonimo di sole e fioriture, ma anche di sangue caldo che degenera nella violenza e nella follia.



Troppo freddo per Settembre


Gelsomina Settembre, detta Mina, assistente sociale dei Quartieri Spagnoli, si è sempre occupata di famiglie povere, ragazzi difficili e situazioni economiche disperate, ma qualche mese fa, per la prima volta, si è trovata coinvolta in un giallo vero e proprio, nel corso del quale il suo intervento è andato di pari passo con le indagini coordinate dal Magistrato Claudio De Carolis, il suo ex marito.


Per Mina, anche in questo freddo gennaio, non c’è proprio pace: dopo il divorzio, ella è dovuta tornare a vivere dalla madre, una donna dal carattere impossibile, ipercritica e di una cattiveria che esaspera la protagonista e diverte da morire il lettore; il consultorio è visitato ogni giorno da persone in situazioni gravissime, tra violenza, malavita e paura; il ginecologo che lavora nell’ufficio accanto al suo, Domenico “chiamami Mimmo” Gambardella, continua a farle una discreta corte, alla quale ella risponde in modo gelido.


Una mattina fredda come le altre accade un terribile incidente domestico: un anziano professore in pensione muore nella soffitta del suo palazzo, avvelenato dal monossido di carbonio. Il dottor De Carolis e la sua squadra non possono evitare di aprire un’indagine, e, per quanto siano decisi ad archiviare l’accaduto come incidente domestico, non possono evitare di notare delle stranezze, come la grondaia otturata in modo ben poco naturale.


Nel frattempo, Mina, seguita da un fin troppo gentile e disponibile Mimmo, cerca di comprendere meglio quale fosse la situazione sociale della vittima, e quello che scopre la lascia davvero malinconica. Il professore era stato di fatto estromesso da casa sua e costretto a vivere nella soffitta in cima al palazzo, dove ormai si era preparato una sorta di rifugio. Era disprezzato dalla nuora crudele ed egoista ed evitato sia dal figlio debole ed indifferente che dai suoi due nipoti maschi, due ragazzi ignoranti e materialisti. Le uniche persone che gli davano conforto erano un vecchio amico, costretto dalle sfortune della vita a vivere in situazioni di indigenza, e la sua nipotina, una bambina molto sveglia ed affezionata al nonno.


Anziani, senzatetto e bambini stretti in un patto di solidarietà per continuare a leggere, a studiare, a coltivare rapporti umani, a sognare un mondo migliore, lontano da chi pensa solo ai propri gretti interessi e non fa altro che litigare ed approfittarsi del prossimo: ecco la nuova storia su cui deve fare luce Mina, aiutata dai due uomini che, un po’ suo malgrado, restano i più importanti della sua vita.



Troppo freddo per Settembre , così come gli altri racconti e romanzi che hanno per protagonista Mina, non è proprio un giallo canonico: la parte mystery c’è, ma c’è anche una consistente critica sociale, partendo da alcune peculiarità di Napoli per poi arrivare ad altre questioni più generali; ci sono molte scene da commedia, tra poliziotti che hanno paura delle altezze e pazienti ansiose di farsi visitare da Mimmo, il ginecologo che sembra Kevin Costner; non mancano momenti romance, tra serietà ed ironia; immancabile, infine, la tematica della solidarietà al femminile, con Mina che non può fare a meno di coinvolgere nei suoi casi le sue amiche di sempre.


Anche nel caso di Mina Settembre, trovo che la fiction sia stata ben pensata e sia stata piacevole da guardare, soprattutto nei primi episodi, ma che poi ci sia stata un po’ troppa fantasia e che la parte “drammi sentimentali” abbia preso il sopravvento rispetto agli intrecci gialli ed alle tematiche sociali. Comunque Serena Rossi è davvero perfetta per questa parte ed aspetto con curiosità la seconda serie!




Ecco il mio angolo vintage per recensioni arretrate di ottobre!

Mi piacerebbe sapere, in questi tre-quattro anni, quanti di voi ho convinto ad iniziare un romanzo di De Giovanni… so di essere un po’ innamorata dei suoi libri, ahah :-)

Vi invito a non perdere gli altri appuntamenti del mese con “L’angolo vintage”! Come sempre, trovate i nomi dei blog partecipanti nel banner in alto.

Grazie per la lettura e buona domenica, al prossimo post :-)


11 commenti :

  1. dovrei continuare con la serie dei bastardi e iniziare anche Mina, soprattutto lei che mi incuriosisce tanto

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  2. Ho alcuni titoli di De Giovanni in libreria, ma ancora non ne ho letto nessuno

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    1. Ciao Manuela! Allora spero che per te sarà una lettura piacevole :-)

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  3. Questo è un autore che mi riprometto sempre di recuperare

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  4. Non ho letto ancora nulla di questo autore, prima o poi troverò il tempo di prendere in mano un suo libro!

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    1. Ciao Erica! Per me lui è stata una scoperta, spero che piacerà anche a te!

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