giovedì 4 marzo 2021

DESIDERIO DI CIELO

 I mondi di Antonia Pozzi #6




Cari lettori,

nuovo post dedicato al nostro “Angolo della poesia” ed alla poetessa lombarda Antonia Pozzi! Nei precedenti post abbiamo visitato insieme a lei il mare, le sue amate montagne e le meraviglie della natura, e ci siamo confidati con lei a proposito della crescita e dell’amore.


Oggi torniamo a parlare di elementi naturali, ed in particolare di qualcosa che era molto caro ad Antonia Pozzi: il cielo. La volta celeste è stata descritta da lei in modi così accurati e suggestivi che il titolo del film a lei dedicato è proprio Il cielo in me, come potete vedere nell’immagine di inizio post. 

Voi avete visto questo film? Che cosa ne pensate? Io non ancora, anche se sarei curiosa!


I cieli preferiti di Antonia Pozzi sono sempre quelli di montagna, oppure quelli che incorniciano luoghi selvaggi, ma la poetessa riesce a descrivere con grande delicatezza anche i cieli tempestosi o metaforici.



Presentimenti di azzurro


(Dipinto: Studio di nuvole a cumuli, di John Constable)


Stamattina

sono rimasta tanto alla finestra

a riguardare il cielo:

non c’era nessun velo

di nebbia, ma una decisa tela grigiolina.

Le nuvole parevan ritagliate

ed ingommate

l’une sull’altre, strette;

carnose, a sfumature nette.

E mi sembrava

che a saettar là dentro a capofitto

con un bel volo dritto

non mi sarei dovuta sperdere

per strade sinuose

in nebulosità fumose,

ma che sarei dovuta riuscire

dall’altra parte, immediatamente,

in un azzurro fresco, veemente.

E poi me ne sarei tornata

con calma strascicata

palpeggiandomi guardinga e gelosa

l’anima rugiadosa.


Milano, 13 aprile 1929



Tramonto corrucciato


(Dipinto: Il seminatore, di Vincent Van Gogh)


Il sole


chino sul grembo della montagna

con tensione

grifagna

sembrava un occhio stupefatto d’arancione

cigliato

di raggi a lame vivide

sotto un sopracciglio corrucciato

di nubi livide.


Milano, 14 aprile 1929



Lampi


(Dipinto: La tempesta, di Jan van Goyen)


Stanotte un sussultante cielo

malato di nuvole nere

acuisce a sprazzi vividi

il mio desiderio insonne

e lo fa duro e lucente

come una lama d’acciaio.


S.Margherita, 23 giugno 1929



Sera d’aprile


(Dipinto: Ninfee e nuvole, di Claude Monet)


Batte la luna soavemente

di là dai vetri

sul mio vaso di primule:

senza vederla la penso

come una grande primula anch’essa,

stupita,

sola,

nel prato azzurro del cielo.


Milano, 1 aprile 1931



Notturno


(Dipinto: Chiaro di luna, di Alfons Mucha)


Curva tu suoni

ed il tuo canto è un albero d’argento

nel silenzio oscuro -


Limpido nasce

dal tuo labbro – il profilo

delle vette – nel buio -


Muoiono le tue note

come gocce assorbite dalla terra -


Le nebbie sopra gli abissi

percorse dal vento

sollevano il suono spento

nel cielo


(Breil, luglio 1933) – Pasturo, 22 agosto 1933



Ricongiungimento


(Dipinto: Panorama di mare con ampio cielo, di Eugène Boudin)


Se io capissi

quel che vuole dire

- non vederti più -

credo che la mia vita

qui – finirebbe.


Ma per me la terra

è soltanto la zolla che calpesto

e l’altra

che calpesti tu:

il resto

è aria

in cui – zattere sciolte – navighiamo

a incontrarci.


Nel cielo limpido infatti

sorgono a volte piccole nubi

fili di lana

o piume – distanti -

e chi guarda di lì a pochi istanti

vede una nuvola sola

che si allontana.



Sole d’ottobre


(Dipinto: Autunno, di Frederic Church)


Felci grandi

e garofani selvaggi

sotto i castani -


mentre il vento scioglie

l’un dopo l’altro

i nodi rossi e biondi

alla veste di foglie

del sole -


e il sole in quella

brucia

della sua bianca

bellezza

come un fragile corpo

nudo -



Riconciliazione


(Dipinto: La pergola rosa, della Blackhurst House)


La luna è vitrea e lieve

ancora, nel vasto tramonto.

Perché non uscire

di qui? Perché non portare

laggiù, nelle strade, la mia

nostalgia dei monti perduti,

tradurla in amore

pel mondo

che amai?


Già troppo soffersero

del mio rancore

le cose: e vivere non si può

a lungo

se silenziosamente piangono

le cose, su di noi.


Stasera, stasera,

quando i volti degli uomini

saran macchie d’ombra e non più -

quando le case

al sommo

sole vivranno di luce -

io troverò me stessa

nel vecchio mondo

e profondo

sarà l’abbraccio

delle cose con me.


Riconteremo i fili

che legano i miei occhi

agli occhi illuminati delle vie,

riconteremo i passi

per cui l’anima versa

la sua sete di strade

sopra la buia terra -


Forse le cose

perdoneranno ancora -

forse, facendo

delle gran braccia arco

su me,

pergolati di sogni stenderanno

domani sovra il mio

solitario meriggio.


3 novembre 1933



Il cielo in me


(Dipinto: Paesaggio con cielo tempestoso, di Vincent Van Gogh)


Io non devo scordare

che il cielo

fu in me.



Tu

eri il cielo in me,

che non parlavi

mai del mio volto, ma solo

quand’io parlavo di Dio

mi toccavi la fronte

con lievi dita e dicevi:

- Sei più bella così, quando pensi

le cose buone -


Tu

eri il cielo in me,

che non mi amavi per la mia persona

ma per quel seme

di bene

che dormiva in me.


E se l’angoscia delle cose a un lungo

pianto mi costringeva,

tu con forti dita

mi asciugavi le lacrime e dicevi:

- Come potrai domani esser la mamma

del nostro bimbo, se ora piangi così? -


Tu

eri il cielo in me,

che non mi amavi

per la mia vita

ma per l’altra vita

che poteva destarsi

in me.


Tu

eri il cielo in me

il gran sole che muta

in foglie trasparenti le zolle


e chi volle colpirti

vide uscirsi di mano

uccelli

anzi che pietre

- uccelli -

e le lor piume scrivevano in cielo

vivo il tuo nome

come nei miracoli

antichi.


Io non devo scordare

che il cielo

fu in me.


E quando per le strade – avanti

che sia sera – m’aggiro

ancora voglio

essere una finestra che cammina,

aperta, col suo lembo

di azzurro che la colma.


Ancora voglio

che s’oda a stormo battere il mio cuore

in alto

come un nido di campane.

E che le cose oscure della terra

non abbiano potere

altro – su di me,

che quello di martelli lievi

a scandere

sulla nudità cerula dell’anima

solo

il tuo nome.


11 novembre 1933




Giunti al sesto post di questo progetto, è giunto il momento di fare un piccolo bilancio. Antonia Pozzi ci accompagnerà ancora per due post (presumibilmente, uno ad aprile ed uno a maggio), e poi la dovremo salutare. Non parleremo più di osservazione della natura, ma tratteremo qualche tema più intimo e/o le relazioni della poetessa (oltre a quelle amorose). L’entusiasmo che mostrate di volta in volta per questo progetto è il “carburante” più efficace per portarlo a termine nel migliore dei modi! 

Fatemi sapere se la tematica del cielo vi è piaciuta e quali componimenti avete preferito. Grazie per la lettura, al prossimo post :-)

6 commenti :

  1. Articolo molto bello e intenso, complimenti a tutti, un saluto Angelo.

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    1. Ciao Angelo! Grazie mille, sono contenta che ti sia piaciuto il post :-)

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  2. Bellissime, malinconiche, struggenti.
    Sebbene scegliere non sia semplice, dico Riconciliazione.

    Riconteremo i fili
    che legano i miei occhi
    agli occhi illuminati delle vie,
    riconteremo i passi
    per cui l’anima versa
    la sua sete di strade
    sopra la buia terra

    Bello anche il dipinto che accosti 🙂

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    1. Ciao Angela! Anche a me piace tanto Riconciliazione 😉🤗

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  3. Risposte
    1. Ciao! Sono contenta che piaccia anche a te :-) A presto!

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