giovedì 14 novembre 2019

DE CHIRICO

Il maestro del '900 in mostra a Palazzo Reale




Cari lettori,
per la nostra rubrica “Consigli artistici”, oggi vi porto con me in una nuova visita virtuale a Palazzo Reale!

Se recentemente vi ho riportato nel Rinascimento con Leonardo e l’Arazzo del Cenacolo, oggi vi presento un nome importantissimo del XX secolo: Giorgio De Chirico.

Questa mostra si propone come affiliata a quella di Carlo Carrà che ho visitato l’anno scorso (della quale vi ho parlato qui), e che, se ricordate, mi era piaciuta davvero molto. Anche questa mostra, così ampia e ben curata, mi ha piacevolmente sorpreso. Vediamo insieme tutto quello che mi ha colpito!



La mitologia, tra le origini e la re-interpretazione ironica



Giorgio De Chirico nasce nel 1888 a Volo, città della Tessaglia, in Grecia. Sia le vicissitudini familiari che l’attività artistica lo porteranno a viaggiare molto nel corso della sua vita, ma egli resterà sempre fortemente legato all’iconografia greca.

Il visitatore ne ha un’immediata prova all’inizio della mostra: le due tele introduttive, Centauro morente e Lotta di centauri, ritraggono con uno stile fortemente realistico una delle creature più note della mitologia. “Centaura” era anche il soprannome della madre di De Chirico, una donna probabilmente volitiva e piuttosto autoritaria che, dopo aver perso la sua prima figlia in tenera età, ha allevato sia il pittore che il fratello.

Anche quest’ultimo ha un corrispettivo mitologico nella visione artistica di De Chirico: egli, infatti, paragona lui ed il fratello ai Dioscuri, Castore e Polluce, i gemelli inseparabili sia nella vita che nella morte.




Se la pittura delle origini tratta la letteratura e la religione greca con grande rispetto, una serie di opere degli anni ‘20 e ‘30 mettono invece quasi in ridicolo i simboli della grecità: Andromaca diventa una statua che nulla può contro la partenza dell’amato Ettore, Pericle un guerriero con elmo e pancia piena di trofei, i filosofi greci dei manichini di marmo seduti ed ingombri di libri e carte.

Queste opere di De Chirico, purtroppo, gli sono valse un’accusa di favoreggiamento del fascismo al termine della guerra, in quanto l’epoca classica era molto amata (e riprodotta) ai tempi del Ventennio. 

In realtà, il pittore, con quelle sue opere così ironiche, è sempre stato animato da un intento opposto a quello dei fascisti, ovvero quello di mettere in ridicolo i concetti di gloria, potere, esaltazione della guerra, che, a quel tempo, erano fin troppo enfatizzati.



L’ “enigma”



Già osservando i primissimi autoritratti dell’artista, nei quali egli si presenta di profilo ed accenna un sorriso misterioso, il visitatore può intuire con facilità l’attrazione che l’artista prova nei confronti di tutto ciò che non si può spiegare. 

Egli, infatti, a chiosa di questi dipinti, pone la frase: “Che cosa amerò di più, se non l’enigma?”

Il concetto di enigma è per lui fortemente esistenziale, e l’approfondimento degli studi di architettura fa sì che i suoi primi quadri d’ispirazione metafisica ritraggano prevalentemente piazze con colonne o statue ed un treno che sfreccia sullo sfondo (omaggio al padre che lavorava in ambito ferroviario).



Come dice il poeta Jean Cocteau, “Nei quadri di De Chirico gli oggetti non si sono dati appuntamento”: alcune volte al visitatore non resta che chiedersi, con una certa perplessità, che correlazione possano avere tra loro, per esempio, un busto greco dalla testa mozzata ed un casco di banane (in questo caso, potrebbe trattarsi di un riferimento alla questione coloniale).

Il periodo in cui De Chirico si afferma maggiormente come artista “metafisico” è quello degli anni ‘20 a Ferrara. 

I quadri di quell’epoca sono caratterizzati dai colori vivaci e da un insolito soggetto ricorrente: i biscotti, in particolare quelli finti, di metallo, che i pasticceri del tempo usavano in vetrina per invogliare la clientela.
Non so voi, ma mi è stato impossibile non ripensare a Stefano Benni, al Bar Sport ed alla mitica Luisona, il temutissimo dolcetto di ferro del banco.



Il contrasto tra metafisica ed opere figurative



Tanto De Chirico è stato amato dai suoi contemporanei quando è diventato uno dei “padri” della metafisica, quanto è stato aspramente criticato nei periodi in cui si ha sperimentato altri stili pittorici.

Come il suo contemporaneo Carlo Carrà, egli non ha mai voluto essere completamente incluso in una singola corrente artistica, ma, al contrario, non ha mai smesso di sperimentare.

Per esempio, essendo nota ai più la sua propensione per i soggetti classici, egli ha dipinto alcune tele in tema per la villa di un importante collezionista. Si tratta di quadri che riproducono principalmente armature, guerrieri, gladiatori, e, nonostante la persistenza della vena ironica, di certo non si possono definire metafisiche.

Alcune tele piuttosto tarde ritraggono la sua seconda moglie Isabella Fer, che, a detta del pittore, era il giudice più severo delle sue opere. La donna è ritratta quasi nuda ed in primo piano, e dietro di lei c’è una scena marittima con alcuni bagnanti.



Sempre in epoca piuttosto tarda, la mostra offre anche alcuni autoritratti dell’artista ormai anziano, che posa con dei costumi teatrali o quasi nudo.



Bagni misteriosi” e “Muse inquietanti”



Il riuscitissimo tentativo di De Chirico di essere eclettico non lo allontana da quello che resta comunque il suo amore più grande, quello per il “mistero”.

Una saletta della mostra è dedicata ad una serie di opere intitolata I bagni misteriosi, che, nonostante l’ambientazione marittima in comune, è ben diversa dalle tele che ritraggono Isabella Fer, perché la componente metafisica torna ad essere dominante. Il mare ritratto con tratti di colore nero, le figure umane in pose statiche, l’atmosfera piuttosto misteriosa rendono questi dipinti tra i più enigmatici del XX secolo.




Le ultime tele dell’esposizione, ovvero le tre versioni del celeberrimo Le muse inquietanti ed il grande dipinto Orfeo suonatore stanco, tra colori brillanti e l’uso dei manichini, sono un chiaro richiamo agli anni ‘20 ed al suo successo come “padre italiano della pittura metafisica”.




La mostra resterà a Palazzo Reale fino al 19 gennaio, quindi, se vi va, avete a disposizione anche il periodo delle feste per visitarla!
Spero tanto che queste mie “visite virtuali” vi piacciano!
A voi piace l’arte del ‘900? Vi piacerebbe visitare una mostra di De Chirico?
Oppure l’avete già visitata?
Grazie per la lettura, al prossimo post :-)

6 commenti :

  1. Grazie per la segnalazione e per la descrizione di queste opere così enigmatiche, per me. Quella che maggiormente "comprendo" è quel bellissimo autoritratto. Buon pomeriggio.
    sinforosa

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    1. Ciao Sinforosa! E pensare che l'amore per l'enigma nasce proprio dall'autoritratto giovanile… quello più maturo, invece, è un tentativo di fuga, anche se comunque risulta un modo originale di vedere se stessi. Buon weekend :-)

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  2. Un artista tutto da apprezzare!-sarebbe bello vedere una mostra delle sue opere!
    Ciao Silvia :)

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    1. Ciao Angela! … sono davvero tante le sorprese che riserva questa mostra! Spero che riuscirai a vedere questa o altre esposizioni dedicate a lui!

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  3. L'ho sempre adorato, anche se non ai livelli di Dalì.
    Ma lo amo. Mi piace il suo stile, e mi piace quel che dice Cocteau di lui e delle sue opere: non poteva trovare paragone migliore.

    Moz-

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    1. Ciao Moz! Anche secondo me la frase di Cocteau ci sta a pennello :-) Ci vorrebbe anche una bella mostra di Dalì a Milano, chissà se prima o poi arriverà!

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