lunedì 17 settembre 2018

FEDRA, MEGARA, ATENA E CREUSA

Le donne di Euripide   #6





Cari lettori,
nuovo post per la rubrica “Donne straordinarie”! 

Siamo quasi alla conclusione del nostro viaggio alla scoperta delle figure femminili raccontate dal drammaturgo Euripide. 


Nei post precedenti abbiamo parlato di alcune eroine tragiche greche che sono protagoniste di qualche dramma a loro dedicato. 
Euripide, com’è ormai noto, è un drammaturgo che canta storie di donne, e l’ha dimostrato ponendo al centro della scena Andromaca, EcubaElenaAlcesti e Medea


Personalmente vorrei dedicare due ultimi post ai personaggi femminili che nelle tragedie di Euripide rivestono un ruolo secondario. Credo che comunque il drammaturgo sia molto bravo nel tratteggiarle con una certa intensità e che le loro storie siano degne di essere raccontate.


In questo post parlo di quattro donne singole, mentre nel prossimo (ed ultimo) racconterò le vicende di altrettanti gruppi al femminile.
Spero che questi ulteriori approfondimenti vi piacciano!



Fedra: la fragilità di un amore senza controllo



Il personaggio femminile più rilevante della tragedia Ippolito è Fedra, la matrigna del protagonista. 

Quest’ultimo è figlio del re Teseo e della regina delle Amazzoni ed ha la colpa di onorare solo gli dei più in sintonia con le sue attitudini. Egli, infatti, è molto devoto alla dea Artemide, pensa solo a cacciare e pratica il celibato con un certo orgoglio, non esitando a parlare male di Afrodite e di chi la venera. 
La dea dell’amore, piena di rabbia e di desiderio di vendetta, fa sì che Fedra si innamori di Ippolito.


La giovane donna è protagonista di alcune scene davvero struggenti, nel corso delle quali ella confessa ad una sua nutrice l’impossibilità di liberarsi dal sentimento che prova. Quest’ultima, in buona fede, cerca un confronto con Ippolito, ma egli deride la matrigna e la caccia via a male parole.


È allora che Fedra diventa davvero un simbolo della potenza di Afrodite quando diventa crudele e di un amore che non perdona. Ella, infatti, si uccide, lasciando scritto un biglietto in cui accusa Ippolito di averla violentata. 
Quando Teseo scopre il cadavere della moglie ed il suo ultimo messaggio, il destino del protagonista è segnato.


Con questa tragedia, come con Alcesti, Euripide non vuole parlare di attualità o di politica, bensì di famiglia, invitando i suoi concittadini alla prudenza ed al rispetto di tutti gli dei, anche di quelli con i quali ci si sente meno in sintonia.



Megara: la vittima delle trame degli dei e degli eroi



Se Alcesti metteva un po’ in ridicolo l’eroe più famoso della Grecia, Eracle mostra il momento più drammatico della sua vita.

Eracle, dopo aver compiuto le sue leggendarie fatiche, riesce finalmente a tornare a casa sua, dalla moglie Megara e dai suoi figli, e proprio nel momento più pericoloso per la sua famiglia. Essi, infatti, insieme a suo padre Anfitrione, sono minacciati di morte da Lico, un tiranno che ha preso possesso della città che un tempo fu del padre di Megara.

Quest’ultima viene ritratta come una donna esemplare, considerata come una figlia dal suocero, madre affettuosa e intelligente che cerca (anche se senza successo) di trovare un compromesso con il nemico.


Quando Eracle torna a casa, sconfigge senza problemi Lico ed i suoi. Una terribile maledizione, però, incombe su di lui. 

Egli, infatti, è nel centro del mirino della dea Era, che sa bene che il suo padre biologico è Zeus e vede nella sua esistenza la prova dei ripetuti tradimenti del marito. È la dea a far calare sui suoi occhi un terribile raptus di follia: egli, infatti, scambia moglie e figli per dei soldati di Lico e li uccide proprio accanto all’altare del palazzo.


Ancora una volta gli dei capricciosi e le loro vendette sono al centro della scena. 
In questo caso, inoltre, le vittime designate sono delle persone assolutamente innocenti, che si trovano a pagare con la vita solo perché sono parte della famiglia di Eracle.



Atena: un valido aiuto in battaglia



Reso è una tragedia piuttosto tarda, considerata di scarso valore e dall’attribuzione piuttosto incerta. Probabilmente, infatti, essa è stata scritta da un imitatore di Euripide, di epoca più tarda.


Siamo in piena guerra di Troia, e l’ambientazione della tragedia è l’accampamento degli alleati dei Troiani, di notte. Ettore ha da poco ricevuto Reso, un re tanto giovane e bello quanto presuntuoso e desideroso di gloria.

Diomede ed Ulisse, intanto, si stanno muovendo per il campo, tentando un agguato notturno. È la dea Atena a correre in loro aiuto, agendo sotto mentite spoglie e facilitando loro la strada. I due non riescono a compiere l’attacco che avevano immaginato, ma se ne vanno dal campo dopo aver ucciso nel sonno l’ignaro Reso, la cui breve avventura al campo troiano si conclude drammaticamente.


L’elemento che, a mio parere, rende molto originale questa tragedia è il fatto che Atena si comporti con i suoi protetti non tanto come una dea, bensì come un comandante o addirittura un compagno d’armi. 

Euripide è il primo drammaturgo che, in alcune sue opere, inizia a “dissacrare” gli dei: se Reso è davvero una tragedia successiva, possiamo tranquillamente affermare che il suo modo di scrivere ha fatto scuola.



Creusa: la madre in lotta con sé stessa e con gli dei



Ione è una tragedia, come gli Eraclidi e le Supplici, che pone al centro della scena i fondatori della civiltà greca, venuti dopo il tempo degli eroi micenei. 

Ione, in particolare, è il capostipite della dinastia ionica, anche se all’inizio della tragedia non è che un giovane cresciuto all’interno del tempio di Delfi, che ignora il suo destino. 


Il ragazzo è un eroe, figlio del dio Apollo e di una donna mortale, Creusa, la quale, alla sua nascita, l’ha messo in una cesta e l’ha abbandonato, augurandosi che sarebbe stato il padre a proteggerlo. 
Tempo dopo, la donna ha sposato il re di Atene, Xuto, ma la loro unione non è stata benedetta dall’arrivo di un figlio.

È quando la coppia si reca a Delfi per domandare l’intercessione divina che incontra Ione, ormai diventato uomo. Creusa non riconosce in lui il neonato esposto tanti anni prima; ella è piena di rabbia e di rimpianto per l’antica violenza che il dio Apollo ha compiuto nei suoi confronti, è convinta che il suo bambino sia ormai morto anni fa e ritiene Ione una sorta di impostore. Il suo sospetto diventa certezza quando la Sibilla di Delfi riconosce il giovane come legittimo erede di Xuto.


Creusa segue il consiglio di un vecchio della sua servitù e tenta di uccidere il ragazzo, ma l’intervento della Pizia e di Atena consentono il riconoscimento tra madre e figlio. Ione viene così adottato da Xuto e diventa principe di Atene.


Creusa è una figura femminile in cerca di riscatto: non ha potuto opporsi al volere del dio Apollo e non è riuscita ad avere una famiglia con il marito. Per questo motivo ella cerca almeno di impedire che il regno cada in mano ad un malfattore, ma rischia di commettere un terribile crimine. 

Secondo me è interessante notare come, raccontando la storia di questa donna, Euripide non solo prosegua nella sua opera di “ridimensionamento degli dei”, ma mostri con chiarezza come tanti terribili fraintendimenti siano da imputare solamente al caso.




Queste sono le quattro opere che ho voluto presentarvi oggi, molto diverse tra loro ma, secondo me, meritevoli di un approfondimento.

Le conoscete? Le avete viste rappresentate?
Vi incuriosiscono queste storie? Fatemi sapere!
Grazie per la lettura, al prossimo post :-)

11 commenti :

  1. Te l'ho detto e te lo ripeto sei bravissima, hai la capacità di suscitare desiderio di conoscere, sapere, rinfrescare la memoria. Grazie per questo post, e per gli altri, che ci hai regalato. Buon pomeriggio.
    sinforosa

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    1. Ciao Sinforosa! A me fa sempre piacere sapere che c'è qualcuno che apprezza questo genere di post! I classici greci e latini non sono sempre facili da comprendere, ma secondo me meritano ancora di essere letti!

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  2. Cara Silvia, si capisce subito che tu sei una che ne conosce la storia.
    Ciao e buona serata con un forte abbraccio e un sorriso:-)
    Tomaso

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    1. Caro Tomaso, faccio del mio meglio, anche se quando leggo un nuovo classico vorrei imparare ancora di più! Comunque grazie, buona serata :-)

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  3. Eroi, miti, leggende quanto adoro questa rubrica Silvia!
    E' stata una bella rinfrescata di memoria e ci voleva, adoro immergermi in questo mondo di tanto in tanto.

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    1. Ciao Susy! Sono veramente contenta che ti piaccia questa rubrica :-) Ogni tanto, anche io devo tornare a immergermi nel mondo degli dei e degli eroi!

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  4. Euripide era un grande drammaturgo, al pari di altri suoi conterranei.
    La mie figure tragiche femminili preferite sono Elettra, Ifigenia, Clitennestra e Medea.
    A presto!

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    1. Ciao Morgana! Se scorri questa rubrica troverai articoli su 3 di queste 4 donne (in effetti Clitennestra mi manca). A presto! :-)

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  5. Ciao Silvia! Piacere di conoscerti :)
    Sono capitata qui sul tuo blog per caso e, da archeologa e amante dell'antichità non ho potuto non soffermarmi su questo tuo meraviglioso articolo! Complimenti! :) Ho studiato la letteratura greca all'università e ne sono rimasta affascinata, ho letto molto e vedere queste opere sul tuo blog mi ha fatto provare un bel po' di nostalgia! Che bellezza! Ti occupi di letteratura antica? :)
    Comunque nel mentre ti seguo molto volentieri! Spero che passerai da me, sul mio blog parlo di storia, archeologia, libri e lingue antiche e moderne! È vero, è aperto da poco, ma pian piano..! ^_^
    Un abbraccio e a presto spero!
    Diana.

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    1. Ciao Diana! Sono veramente contenta di conoscerti e vado subitissimo a dare un'occhiata al tuo blog!

      Io ho studiato prima Lettere moderne e poi Filologia moderna, quindi non mi occupo proprio di antichità… ma le mie due tesi di laurea sono state incentrate sul contatto tra teatro greco e contemporaneo: la prima su Elettra di Sofocle per la regia di Strehler, la seconda su Odyssey di Bob Wilson. Ho il pallino del teatro antico e con questa rubrica mi sono un po' "sfogata" :-)
      A presto!

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    2. Ti ringrazio per essere passata da me! ^_^
      Ahh ecco, una filologa! Che piacere! In realtà anche io ho studiato diverso tempo su antiche iscrizioni, quindi sono più filologa che archeologa di campo :P Le tue tesi devono essere davvero molto interessante, poi insomma, il teatro! Hai preso uno degli elementi fondanti della cultura greca! Che bellezza! :) Che dire, sfoghi di questo tipo sono sempre bene accetti :P
      A prestissimo! ^_^

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