lunedì 15 luglio 2024

IL SERVITORE DI DUE PADRONI

 Recensioni classiche 2024




Cari lettori,

riprendiamo il nostro filone di “recensioni classiche” ogni bimestre!

Facendo un breve riepilogo, per gennaio/febbraio e per maggio/giugno vi ho presentato più di un’opera di Federigo Tozzi, autore che ho scoperto con un certo ritardo rispetto ai miei studi umanistici, e per il bimestre marzo/aprile vi ho proposto i racconti di Matilde Serao, altra autrice che vorrei approfondire.


Per il bimestre luglio/agosto non vi nego che sono stata un po’ indecisa. La programmazione estiva del blog e la necessità di fare tutto entro la solita pausa di agosto mi hanno tolto un po’ di tempo, e la stanchezza che porta con sé il periodo maggio/giugno – per me sempre super intenso – mi ha portato a privilegiare, nelle ultime settimane, delle letture leggere.


Mi dispiaceva però saltare il nostro appuntamento classico, anche perché è un buon proposito che mi sono proposta io stessa in primis, e così ho pensato di raccontarvi un’opera breve e godibile, facilmente leggibile in ebook o in tascabile durante questo bimestre di viaggi e di cambio routine.


Ho pensato di parlarvi de Il servitore dei due padroni di Carlo Goldoni. Voi sapete che amo molto la letteratura teatrale, che è stata anche “protagonista” delle mie due tesi di laurea… però mi rendo conto di avervi spesso parlato del teatro classico, e di poco altro. Magari questa rubrica può essermi utile per presentarvi opere teatrali di altro tipo!



Una storia piena di equivoci


Siamo a Venezia, in piena epoca dei lumi, ed a casa di Pantalone, noto ed anziano avaraccio, è un insolito giorno di festa: sta per essere celebrato il matrimonio tra sua figlia Clarice ed il giovane Silvio, figlio del dottor Lombardi, da sempre innamorato della ragazza. L’unione è voluta anche dai due ragazzi, ma è frutto di un ripiego: Clarice avrebbe dovuto sposare Federigo, un “amico di penna e di affari” di Pantalone che viveva a Torino. L’uomo, però, è venuto a mancare in un duello fatale.


Sembra che niente possa turbare la romantica armonia dei due giovani – a parte le battute scherzose della serva di Clarice, Smeraldina – ma all’improvviso un personaggio si annuncia alla porta di Pantalone, turbando la quiete di tutti. Si tratta di messer Federigo in persona, seguito da un servo dall’aria simpatica, Truffaldino.


Il nuovo arrivato reclama quello che è suo, sposa e dote. Quello che nessuno sa, però, è che il vero Federigo è ormai sepolto da tempo, e che Pantalone ed i suoi cari non si trovano di fronte ad un impostore qualsiasi, bensì a Beatrice, la sorella del defunto. Ella ha un doppio obiettivo: recuperare dei crediti che Pantalone aveva promesso al fratello – e non sarebbe saggio farlo da donna senza più famiglia, considerando che l’uomo potrebbe approfittare del suo stato di debolezza per proporsi come suo tutore – e cercare il suo amato Florindo, che è fuggito da Torino perché è anche l’assassino di Federigo.


Mentre Truffaldino e Beatrice vagano per la città cercando una locanda, quest’ultimo decide che il nuovo padrone è un po’ troppo incostante e tirato con i quattrini per la sua pancia sempre vuota. Così, per caso, trova nel centro di Venezia un forestiero e, fingendosi libero, accetta di servirlo. Il forestiero non è altri che Florindo, il fuggitivo.


Così, all’oscuro di tutti e con la complicità solo parziale della simpatica Smeraldina, il buon Truffaldino diventa servitore di due padroni, ignorando la vera identità di entrambi, l’inganno di uno dei due ed il pesante passato che li lega. Nel frattempo, l’incidente diplomatico avvenuto tra la famiglia di Pantalone e quella del dottor Lombardi rischia di dividere per sempre i due giovani innamorati, Silvio e Clarice…



Una serie di protagonisti… del Carnevale



Penso sia abbastanza noto il fatto che questa commedia sia più nota nella versione che ha per protagonista il celeberrimo Arlecchino. Il personaggio di Truffaldino è, di fatto, molto simile alla maschera più conosciuta del Carnevale: un servo letteralmente vestito di stracci, sempre affamato, buffo nelle gesta di ogni giorno, ma dotato di un’astuzia che matura soltanto chi è costretto a inventarsi qualcosa di nuovo ogni giorno per sopravvivere.


Anche Smeraldina non è altri che la serva Colombina, da sempre innamorata di Arlecchino, e da lui ricambiata: qui è raccontato il loro primo incontro. La ragazza, che non ha più famiglia, è di umili origini e vive del lavoro che le danno Pantalone e la figlia, riconosce subito in Truffaldino delle somiglianze con lei: due personaggi così svegli ed attenti alla giungla in cui sono costretti a vivere ogni giorno non possono fare altro che trovarsi.


Pantalone, invece, è presentato già nella versione nota alla commedia dell’arte: un anziano attaccato al portafoglio, che ordina piatti poveri alla locanda anche quando è ospite di altre persone – forse per il timore che ci sia un cambio d’idea all’ultimo momento – e che non ci pensa due volte a mandare all’aria la felicità dell’unica figlia per un motivo di denaro. Nessuna sorpresa che Beatrice non voglia rivelarsi subito a lui ed abbia paura che un simile personaggio metta le mani sui soldi del fratello.



Un servitore “invisibile” nella società goldoniana


Leggendo quest’opera, che avevo visto in teatro tempo fa ma non ricordavo nei dettagli, mi è venuto spontaneo fare un paragone con un altro capolavoro della letteratura teatrale, il Tartufo di Molière, che avevo studiato per un corso di letteratura e teatro francese all’Università. Molière è un autore che non si può non citare quando si parla di Goldoni: i punti di contatto sono tanti, ed anche qui, secondo me, non si fa eccezione. In entrambi i casi, tanti personaggi ricchi e potenti si ritrovano ad essere poco più che burattini nelle mani di qualcuno che vorrebbe disperatamente essere come loro e che per tanti motivi non lo è ed ha dovuto imparare la furbizia per campare. Sono i molteplici intrighi messi in atto da questo personaggio ambiguo a far procedere la narrazione in entrambe le opere.


C’è però una sostanziale differenza. Nel caso di Molière, è vero che qualche personaggio non è stato propriamente una volpe ed è caduto nei tranelli, ma il protagonista è pur sempre un “Tartufo”, un ipocrita che quando viene tirato fuori dalla terra rivela il suo odore forte e sgradevole. La manipolazione è del tutto consapevole, molto perfida, ed egli stesso è parte della critica che l’autore compie.


Secondo me, invece, non è possibile leggere Il servitore di due padroni senza avere la netta sensazione che, tutto sommato, Goldoni stia dalla parte di Truffaldino. 


Il nostro servitore di due padroni, a stragrande differenza del protagonista dell’opera che vi ho citato prima, non ha intenti malevoli nei confronti di nessuno: non vuole danneggiare i ricchi, anche perché pensa che le persone in quella posizione cadano sempre in piedi (e vogliamo dargli torto?), ma vuole semplicemente trovare un mezzo per vivere meglio. In un solo giorno il povero Truffaldino viene doppiamente bastonato, fatica a pranzare, deve servire due padroni per un misero assaggino, consuma chilometri in giro per la città vestito di stracci, eppure non perde mai il sorriso e la voglia di ricominciare. L’unica che lo capisce è proprio Smeraldina, e infatti alla fine Truffaldino dirà che la sua furbizia si arresta solo dinnanzi a Cupido.


Ben diverso è il comportamento di tutti gli altri personaggi. Diciamocelo pure: se la società di cui scrive Goldoni avesse tenuto un po’ più in considerazione la servitù, se dei servi fosse stato detto anche solo il nome qualche volta, se le persone come Truffaldino non fossero state parte degli “invisibili”… forse quest’opera non avrebbe mai visto la luce. Ma non è stato così: dal più conservatore ed antipatico Pantalone alla più saggia e moderna Beatrice, nessuno si è preoccupato molto del “mio servitore”, e proprio in queste zone grigie di dimenticanza e trascuratezza si è infilato Truffaldino.


In quest’opera, Goldoni mette in allerta la società del suo tempo, li avvisa di che cosa potrebbe succedere alle classi più elevate, a furia di ignorare “gli invisibili”: oggi un raggiro di Truffaldino, domani una ribellione?


Un messaggio, secondo me, davvero molto attuale…



Un femminista “ante litteram”?



Finora vi ho scritto tutto quello che, mettendo insieme i miei studi ed altre opere di Goldoni, mi aspettavo di trovare in quest’opera. Ma concludo il post con qualcosa che davvero non mi aspettavo e che mi ha stupito.


Quando, alla fine, Pantalone ed il dottor Lombardi si riappacificano, “Federigo” rivela di essere Beatrice e Silvio implora Clarice di dimenticare l’equivoco e di sposarlo, la ragazza tentenna. Interviene allora Smeraldina, più da amica che da serva, con un commento piuttosto spiazzante.


Via, signora padrona, che cosa volete fare? Gli uomini, poco più, poco meno, con noi sono tutti crudeli. Pretendono un’esattissima fedeltà, e per ogni leggiero sospetto ci strapazzano, ci maltrattano, ci vorrebbero veder morire. Già con uno, o con l’altro avete da maritarvi; dirò, come si dice agli ammalati, giacché avete da prender la medicina, prendetela.”


Dei toni piuttosto forti, ma la verità fa male, no? Smeraldina e Truffaldino sono in mezzo a due deliri amorosi: quello di Clarice e di Silvio, che al primo equivoco si fanno trascinare, minacciano duelli e intravedono già una morte per crepacuore; e quello di Florindo e Beatrice, che passano sopra alla morte di un fratello e ad un equivoco che li ha quasi portati a duellare tra loro. Smeraldina accetta di buon grado l’unione con un servo furbo che potrebbe aiutarla a vivere meglio, ma non nasconde la triste realtà ai lettori/spettatori dell’opera: solo qualche ragazza ricca può permettersi di essere romantica fino all’esasperazione; a lei ed a tante donne del suo tempo non è permesso altro che sposare il meno peggio, perché non c’è altra scelta.


Forse quest’opera andrebbe fatta leggere ai troppi “Catone il censore” dei nostri tempi – per usare un eufemismo gentile – che lamentano l’assenza di “donne di una volta” solo perché la società è cambiata e la vita matrimoniale è diventata una delle tante scelte. Di sicuro Goldoni era molto più femminista di tanti chiacchieroni da talk show dei nostri giorni…





E questo è quanto per l’angolo classico di questa estate del 2024!

Non ho ancora deciso i prossimi, anche se, come vi dicevo, un ulteriore approfondimento su Matilde Serao mi piacerebbe. Comunque ho il Kindle molto ricco di proposte e ci penserò su!

Non mi dispiacerebbe neanche leggere qualche altra commedia di Goldoni, a dir la verità… non so, voi cosa ne dite, che cosa mi consigliate? Fatemi sapere! 

Nel frattempo, se vi piace il mondo di Goldoni, vi lascio il link anche ad un mio racconto, "Il ventaglio di Carnovale".

Grazie per la lettura, al prossimo post :-)


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