giovedì 20 novembre 2025

ART FROM INSIDE

 Un'esposizione (gratuita) da non perdere a Palazzo Reale



Cari lettori,

come vi raccontavo nei preferiti di ottobre, durante il mese scorso sono stata a Palazzo Reale non solo per vedere la mostra di Leonora Carrington (che potete visitare insieme a me a questo link), ma anche per visitare “Art from inside – Capolavori svelati tra arte e scienza”, una mostra gratuita che per me è stata una vera sorpresa.


Vi anticipo anche che durante i primi di novembre sono tornata a Milano per completare il giro di mostre con l’esposizione dedicata ad Appiani, e che ve ne parlerò presto.


Oggi, per i nostri “Consigli artistici”, vediamo insieme di che cosa parla questa mostra!



Capolavori svelati tra arte e scienza


Art from inside è una mostra multimediale che propone, come dicono i cartelloni introduttivi, “un viaggio insolito” nell’arte italiana tra Quattrocento e Settecento.


L’arte può e deve essere vista ed apprezzata dagli occhi, ed analizzata tenendo conto della corrente artistica a cui appartiene l’autore, del contesto in cui egli dipinge, del soggetto ritratto e del messaggio che l’opera vuole trasmettere. Ma, oltre al filtro della cultura, negli ultimi anni si è rivelato importante anche quello della scienza.


Grazie ad una serie di indagini diagnostiche non invasive – come le radiografie, le riflettografie, le analisi multispettrali ed altro ancora – la tela viene analizzata ben sotto la superficie e si scopre quel che non si sarebbe mai scoperto: studi preparatori e ripensamenti, restauri con una controindicazione ed atti di vandalismo, simmetrie ricercate sia nel ritrarre persone che nella creazione di strumenti musicali.



Ad esempio, analizzando un complesso di affreschi del Beato Angelico, che fa parte della prima sala dell’esposizione, sono stati messi in risalto i singoli colori: la biacca per il bianco; il misto di stagno ed altri materiali combinato insieme per creare il giallo; i differenti rossi, perché c’è una differenza fondamentale tra corallo e carminio; i composti a base di rame che creano i differenti verdi.


In ogni sala della mostra c’è la riproduzione su tela dell’opera presa in considerazione, ed un grande schermo con la sua analisi digitale, ovviamente corredata da una spiegazione a voce. Non sapevo niente di tante di queste tecniche ed è stato davvero istruttivo per me!



La simmetria: persone e violini


Una stanza dell’esposizione propone sia due ritratti, creati da una delle poche artiste di epoca barocca delle quali ci sia arrivata qualche testimonianza (in mezzo a moltissimi altri uomini probabilmente più mediocri delle poche pittrici donne del tempo), sia un Violino Piccolo “Bracco” di scuola cremonese, creato da Lorenzo Storioni.


Potrebbe sembrare un accostamento un po’ casuale, quasi si volesse mettere in una sala più piccola due opere minori. Invece c’è un significativo collegamento tra le due opere: entrambe ricercano la simmetria.


L’autrice dei due ritratti ha voluto dipingere due nobili dell’epoca, padre e figlio, esattamente con la stessa posa e le stesse esatte divisioni della tela (che emergono dall’analisi digitale). Il padre, però, risulta più formale e impettito, con lo sguardo duro e severo del patriarca, mentre il figlio è leggermente più semplice nell’abbigliamento e presenta un viso più rilassato.



Quanto alla creazione del violino, inutile dire che la simmetria è essenziale: ne va del funzionamento stesso dello strumento. Questo, poi, è stato pensato per un bambino, forse un giovanissimo talento su cui la famiglia puntava molto. 

I raggi X hanno mostrato la cura che Storioni ha messo nel calibrare ogni singola parte di questo strumento, tra pesi, volumi, legno da levigare e corde in tensione.


Ovviamente oggi è impossibile toccare – tantomeno suonare – lo strumento. Ma esso resta uno dei tesori più preziosi della tradizione cremonese.



Il genio di Caravaggio


Una sala più grande è dedicata a due opere di Caravaggio che non hanno bisogno di presentazioni: La buona ventura e Riposo durante la fuga in Egitto.


La buona ventura è stata apprezzata anche quando l’autore era ancora in vita – cosa che a Caravaggio non è successa proprio regolarmente -, al punto che ne esistono due versioni leggermente differenti.


Eppure l’analisi a raggi X ha rivelato che quella tela, opportunamente spostata in verticale, in origine avrebbe dovuto ospitare una Madonna con Bambino. La guida della mostra ipotizza un cambiamento di idea dovuto alle mode dell’epoca.


Volete un mio parere spassionato? Considerato lo stile di vita del Caravaggio, probabilmente la Madonna era un’opera ancora senza committente, mentre il giovane con la donna che gli legge la mano era una commissione sicuramente pagata… pecunia non olet, insomma. Con tutto quello che ha passato l’artista quando era in vita, non me la sento di dargli torto…



Il Riposo durante la fuga in Egitto svela meno sorprese, anzi, l’analisi digitale mostra che, a differenza de La buona ventura, si è trattato di un dipinto meditato e voluto, con gli spazi tra le figure misurati al millimetro.


Grazie all’ingrandimento digitale è stato possibile anche risalire all’identità del poemetto sacro il cui spartito è tenuto tra le mani di San Giuseppe. Si tratta di un’opera di cui noi ora non conserviamo memoria popolare: è stata identificata dagli studiosi di musica sacra. Si può immaginare, però, che al tempo fosse una melodia conosciuta: Caravaggio è noto per aver fatto quasi sempre delle scelte vicine al popolo…



Studi preparatori, restauri, vandalismo


Una Madonna con Bambino, però, c’è veramente all’interno dell’esposizione: si tratta di un’opera di Giovanni Antonio Boltraffio, allievo di Leonardo.


È una tela che, a prima vista, comunica molta serenità e dolcezza. Eppure l’analisi digitale svela una prospettiva nuova: la preoccupazione dell’artista di essere all’altezza del suo immortale maestro. Al di sotto della superficie, infatti, ci sono moltissimi disegni preparatori, curati fino al più piccolo dettaglio.



Un’altra saletta è dedicata a questa splendida nobildonna dipinta dal Pollaiolo: un tripudio di bellezza e ricchezza, tra abiti dalle spalle decorate a fiori, collane con pietre preziose ed elaborate acconciature.


Si tratta, però, di un dipinto delicato, che già in passato ha rischiato di essere perduto. Il restauro effettuato, per quanto fondamentale (forse l’opera non sarebbe neanche qui oggi senza di esso), è stato però eseguito fissando la tela a un supporto di legno, materiale che purtroppo tende a gonfiarsi. Ora il quadro, sebbene salvo nella sostanza, presenta delle sottili ma lunghe crepe dove c’è l’attaccatura dei capelli.


Ad oggi non si sa ancora quale sarà il futuro di questa tela: meglio intervenire con un altro delicatissimo restauro, in modo da colmare le crepe, oppure lasciare così l’opera, che è già in parte “miracolata”? Ad oggi sta prevalendo la seconda scelta… poi si vedrà.



In chiusura della mostra c’è il San Nicola da Tolentino di Piero della Francesca. Un’opera che sembra cesellata fin nel più piccolo dettaglio. 

Ma un’analisi digitale ha rivelato alcuni dettagli incompiuti negli angoli, e soprattutto un lavoro certosino per coprire dei segni di vandalismo. Qualche ignoto malfattore, forse secoli fa, ha riempito il volto del santo di segni casuali, sfregiandolo completamente. Per nostra fortuna il restauro è stato pronto ed efficiente, e possiamo ammirare l’opera in tutto il suo splendore.




Un percorso breve ma istruttivo!

Ammetto di non conoscere molto di quel che riguarda il lato scientifico dello studio artistico (sono pur sempre un’umanista…). Per questo sono molto contenta di aver potuto imparare qualcosa da questa mostra.

Avete tempo fino al 6 gennaio per visitarla!

Fatemi sapere se vi ho incuriosito o se qualcuno di voi è già passato da Palazzo Reale… in questo autunno ci sono mostre davvero meravigliose!

Grazie per la lettura, al prossimo post :-)


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