Spazio Scrittura Creativa: ottobre 2025
Cari lettori,
benvenuti all’appuntamento di ottobre con lo Spazio Scrittura Creativa!
Come vi dicevo in settembre, non mi sono dimenticata della nostra mini-serie di sette fanfiction di Harry Potter dedicate ai sette peccati capitali. Semplicemente trovo che i mesi più caldi non siano molto in linea con le vibes di questa saga. Così, tornato ufficialmente l’autunno, eccoci di nuovo qui!
Visto che comunque è passato un po’ di tempo, ricapitoliamo i capitoli precedenti:
- Invidia, con la voce narrante di Ninfadora Tonks, in uno dei momenti più difficili della sua vita, quando la sua proverbiale allegria viene messa in crisi da un amore difficile (a questo link);
- Accidia, insieme al professor Lumacorno, un personaggio che ama il lusso e le comodità, ma porta con sé una decadente malinconia (a questo link);
- Gola, con il preside Silente: alcuni sapori lo riportano alla sua infanzia, prima che la sua vita venisse investita da tanti drammatici avvenimenti (a questo link).
Fin qui siamo rimasti più o meno fedeli alla saga. Oggi, invece, andiamo un po’ nel fanon, ovvero il termine tecnico che indica situazioni – e soprattutto coppie – di fantasia. Può sembrare strano per chi non conosce questo mondo, ma è accostando personaggi che la Rowling non avrebbe mai e poi mai messo insieme che sono nate le fanfiction più celebri. Alcune di esse, con opportuno cambio di ambientazione e di nomi, sono diventate dei romanzi veri e propri. Il romanticismo trionfa, si potrebbe dire!
Questa storia, più che un romance, è una riflessione su quanto un vero sentimento possa farci diventare delle persone migliori, soprattutto se dopo una delusione ci siamo chiusi nel nostro guscio. Il peccato al centro della storia è la Superbia, siamo più o meno all’inizio del quinto libro, ed i protagonisti sono una ragazza Serpeverde non molto amata dal pubblico potteriano ed un inaspettato Grifondoro che la farà sorridere.
Come sempre ribadisco che questa storia è puro divertimento, è un omaggio da fan della saga e non ha alcuno scopo di lucro.
Buona lettura!
La festa di Halloween
(Capitolo della Superbia
Voce narrante: Pansy Parkinson)
Spengo la TV
e la farfalla appesa cade giù
Ah, succede anche a me
è uno dei miei limiti.
Io per un niente vado giù
se ci penso mi dà i brividi
me lo dicevi anche tu…
Dicevi tu...
La torre di Astronomia è una delle più alte del castello. Gli altri studenti trovano la (poca) voglia ed il coraggio di fare tutti questi gradini solo quando devono andare a lezione… ma è molto poco frequentata nelle ore serali, tranne quelle volte in cui la professoressa Sinistra organizza una lezione sul campo. È un rifugio perfetto per me.
Anzi, è un luogo che, almeno in parte, rispecchia un il mio animo. Io sono come lei: fredda, solitaria, innalzata al di sopra di tutti.
Sono sempre stata così. La mia educazione è stata molto rigida e basata su un solo, fondamentale principio: quelli come me, i Purosangue, la nobiltà magica, sono superiori a tutti. Noi abbiamo soldi, ricchezza, benessere, ed a noi spetta il primato della magia. Tutto il resto è feccia, e come tale va evitata.
Sono stata definita superba e altezzosa, ma non è soltanto colpa delle idee della mia famiglia, dei miei genitori troppo severi, delle persone che mi sono sempre ritrovata a frequentare… anche il mio carattere non mi ha mai aiutato.
Fin da quando ero bambina sono stata chiusa, schiva. Una ragazza all’apparenza timida, che dentro aveva una forza e una determinazione pari alla durezza dell’acciaio. O forse era soltanto la più inflessibile guardiana di se stessa.
Persino in questi anni, che dovrebbero essere i più spensierati della mia vita – almeno, così dicono dell’adolescenza – ho trovato pochi amici di cui mi possa davvero fidare. E se qualcuno mi rifiuta o mi classifica in malo modo – come quegli spocchiosi delle altre Case - io di certo non vado a elemosinare la sua compagnia. Qualche volta ho sofferto, ma non l’ho mai dato a vedere.
E quante volte mi sono consolata, facendomi forza nell’ennesima notte insonne, pensando che chi mi aveva abbandonato non era all’altezza del mio mondo così complesso, della mia sensibilità troppo spiccata. Quante volte li ho additati come “indegni, meschini, ottusi”. Incapaci di guardare al di là del proprio naso. Senza capire che anch’io, in fondo, parlando così mi chiudevo ancora di più. Ma non ho un’altra strada, non ho una soluzione alternativa. Non mi è mai stata insegnata.
Alla fine anche con Draco, la prima relazione della mia vita, non è finita bene.
Lui rappresentava tutto quello che la mia famiglia mi aveva sempre insegnato ad ammirare. Mi ero convinta di essere felice con lui, senza rendermi conto che lo stavo usando: cercavo l’approvazione di mio padre, che di sicuro avrei finalmente raggiunto, se mi fossi fidanzata ufficialmente con lui.
Anche lui forse voleva, come me, una relazione di facciata e di convenienza. In qualche modo si era avvicinato a me, mi aveva invitato al Ballo del Ceppo, diceva di essere attratto, ma… non posso fare a meno di pensare che poi mi abbia conosciuto davvero, abbia guardato dentro di me, e sia fuggito terrorizzato.
A sentire lui, tutto era troppo complicato in me: non mi lasciavo andare, non gli davo le conferme che cercava… addirittura “lo spaventavo”. Da un certo punto di vista è una sorpresa, per una ragazza che è sempre stata paragonata poco simpaticamente ad un carlino, essere associata tutt’a un tratto a un drago sputafuoco. E ne rido, perché se ci ripenso finirei per piangere nuovamente, e da quando sono qui l’ho già fatto due volte. E dire che stasera non starei nemmeno pensando a lui.
È da quando sono salita su questa maledetta torre che continuo a chiedermi: è così difficile, per me e per gli altri, avere il coraggio di uscire allo scoperto? Di farsi vedere per come si è?
* * *
Ti ho mandato via
Sento l’odore della città
Non faccio niente, resto chiusa qua
Ecco un altro dei miei limiti
Io non sapevo dirti che
Solo pensarti mi dà i brividi
Anche una stronza come me
Come me
Tu ci stavi riuscendo. Tu stavi portando fuori il meglio di me.
Ricordo ancora quel grigio e freddo pomeriggio di ottobre, con la luce che già quasi ci abbandonava. La mia migliore amica Daphne è venuta in camera mia ridendo, più stupita che arrabbiata: tu eri giù nella nostra Sala Comune, con la tua cravatta rossa e oro che stonava così tanto in mezzo al nostro verde e argento. Io ho fatto tanto d’occhi.
Che significava quell’improvvisata? Per la prima volta dopo tanto tempo, mi sono ritrovata a scendere le scale del mio dormitorio con agitazione. Non avevo mai avuto il coraggio di ammettere che mi mettevi in soggezione, che segretamente ammiravo la tua allegria.
Ti ho trovato lì, con quei capelli rossi, quel maglione sformato che aveva visto giorni migliori (forse…) e quel sorriso smagliante che ti poneva così in contrasto con i miei compagni di Casa. Quel tuo inspiegabile atto di coraggio testimoniava la tua natura Grifondoro, casomai ce ne fosse stato bisogno.
“Che diavolo vuoi?” ho detto, consapevole di essere osservata da tutti in Sala Comune.
“Invitarti alla festa di Halloween.”
Ti ho riso in faccia. Avrei accettato subito, ma ti conoscevo e non potevo non pensare a uno scherzo. Non potevo permettermi di essere presa in giro davanti a tutti, non dopo essere stata lasciata da Draco per la sorellina della mia migliore amica. Ero già abbastanza chiacchierata.
Ma tu me lo hai chiesto ancora e ancora, passando in corridoio, lanciandomi un bigliettino volante in Sala Grande mentre facevo colazione, persino lasciandomi sotto il banco uno di quegli assurdi dolcetti che tu e tuo fratello smerciate ai primini, Così, per non rendermi ancora più ridicola, ho accettato.
Mi sono detta che ero già uscita con persone della tua Casa ed ero sicura che tu saresti stato una loro banale ripetizione: troppo concentrato su te stesso ed i tuoi eroismi per badare ad una ragazza introversa come me. E già stavo mentendo a me stessa: quel tuo aspettarmi con pazienza era già un segno. Proprio come avevo fatto io, anche tu mi avevi osservato di nascosto. E mi conoscevi bene.
Così a quella serata di Halloween ne è seguita un’altra, ed un’altra ancora.
Mi sembrava un sogno.
Al punto che, giorno dopo giorno, ero sempre più arrabbiata con me stessa.
* * *
So chi sono io
anche se non ho letto Freud
so come sono fatta io
ma non riesco a sciogliermi
ed è per questo che son qui
e tu lontano dei chilometri
che dormirai con chissà chissà chi
adesso lì...
Come poteva una come me, una principessina ricca, abituata ai lussi ed alle serate chic, studentessa impeccabile, fredda come un ghiacciolo in pubblico, innamorarsi di uno come te, uno che frequentava solo gente da evitare, senza un soldo in tasca, sempre in punizione e che su metteva in ridicolo ogni giorno con stupidi scherzi?!?
Ho cominciato a pretendere che ci vedessimo di nascosto. Ti ho trattato male, ti ho allontanato ogni giorno di più.
E non ne avevi colpa! Non sai quanto mi vergogno di essermi comportata così.
Io con te ho conosciuto la dolcezza, la sincerità, la bellezza di un vero sentimento.
Anche se ieri sera ti ho insultato nel mezzo della Sala Grande, chiamandoti pezzente e inutile perdente, e ti ho gridato “È finita”.
Invece avrei voluto dirti che ti desideravo accanto per sempre. Che niente è comparabile al calore del tuo abbraccio.
Ma non avrò mai il coraggio di farlo.
“Sei qui!”. Mi volto. Non ci credo. Tu.
“George?!?” Sei venuto da me. Ancora una volta, hai fatto un passo per me.
“Sì…” Provo ancora a difendermi. Ho uno strano bisogno di allontanarti, di scappare.
“Ma perché…”
“No, per favore. Non lascerò che mi insulti ancora. Non lascerò che tu dica ancora qualcosa che non pensi.”
“E allora cosa sei venuto a fare?”
“Sono venuto a riprenderti.”
Un sorriso.
Mi basta. Corro fra le tue braccia, sentendo la mia superbia che cade giù dalle mie spalle come un vecchio mantello che non voglio più.
Tu non pensarci più
che cosa vuoi aspettare?
FINE
Un lieto fine ogni tanto ci vuole, no?
D’altra parte sappiamo bene che, siccome Fred Weasley NON è morto nella battaglia finale dopo aver riso per un’ultima battuta, e quindi ha finito per restare insieme ad Angelina Johnson, la simpatica (per quanto un po’ dittatoriale) campionessa di Quidditch con cui era andato al Ballo del Ceppo… è normale pensare che il suo gemello George sia stato abbastanza coraggioso da avvicinarsi a una Serpeverde, no? E chi meglio di Pansy, che fino al quarto anno era sempre appiccicata a Malfoy... ma poi non si è saputo più niente, e lui alla fine ha sposato una tizia mai vista?
E
vabbè, lasciatemi sognare. È quello lo scopo del fanon, a
quanto pare. Non pensare alle scelte strazianti che ha fatto ai tempi
la Rowling. Nemmeno ultimamente è una campionessa di scelte sagge, mi sa.
La canzone che ci accompagna è Spaccacuore di Samuele Bersani, che trovate a questo link.
Fatemi sapere che ne pensate di questo “più o meno romance” ambientato in zona Halloween!
Grazie per la lettura, al prossimo post :-)
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