giovedì 30 ottobre 2025

I PREFERITI DI OTTOBRE 2025

 Tutto quello che mi è piaciuto in questo mese




Cari lettori, 

eccoci arrivati al penultimo giorno di ottobre! 

Archiviati i ritorni di settembre, gli inizi graduali (per me quest'anno nemmeno tanto, in realtà) ed il mio compleanno, ottobre è stato un mese intenso dal punto di vista del lavoro e, in generale, ricco di impegni. Per fortuna i weekend, invece, sono stati piuttosto tranquilli, così c'è stato tempo per godersi il bello della stagione autunnale. 

Oggi vi racconto tutto quello che mi è piaciuto in questo mese, dai libri ai film, dalla musica alla poesia alle foto del periodo!



Il libro del mese


La storia raccontata in questo romanzo ha inizio nel 1944, A Dachau.


Johann Maria Adami, professore italo-tedesco, è stato per una vita un punto di riferimento per la Facoltà di Medicina; poi però si è rifiutato di esporre i vessilli con i simboli nazisti e da allora, per il regime di Hitler, è diventato un nemico pubblico. Da mesi è confinato dove vanno a finire tutti quelli come lui che non sono riusciti a scappare: in un campo di concentramento, un incubo ad occhi aperti di cui tante persone non conoscono ancora l’esistenza.


È proprio però in uno dei momenti più penosi, la cosiddetta “prova del brodo” (i prigionieri che lo espellono subito dopo averlo bevuto sono condannati ad un’infelice fine), che i Kapò gli dicono che qualcuno lo sta aspettando. L’ospite inatteso è Veil Seidel, suo ex alunno non proprio portato per la Medicina, che si è reinventato intraprendendo una carriera molto più redditizia: quella di gerarca nazista.


La questione è molto seria. A Kransberg, al palazzo del Führer, la situazione è tesissima dopo l’armistizio. La Germania è rimasta senza alleati e Hitler, un tempo padrone indiscusso del castello, si è nascosto in un bunker con quel che rimane della sua famiglia. Come se non bastasse, il corpo di un gerarca giovanissimo, ma già importante quasi quando Seidel, è stato trovato poche ore prima ai piedi di una torre. Si tratta chiaramente di omicidio, e chi meglio di Johann Maria Adami potrebbe svolgere al meglio sia il compito di medico legale che quello di detective? Il suo alunno ha pensato a lui, e c’è in gioco la credibilità del regime nazista.


Adami vorrebbe rifiutarsi: non vuole lasciare l’inferno di Dachau per finire direttamente nella bocca del diavolo. Ma non solo non ha scelta: il castello di Kransberg è pur sempre all’aperto e una via di fuga potrebbe esserci. Inoltre, una volta giunto lì, tra prigionieri inglesi ed infermieri non proprio devoti alla causa, si rende conto di non essere l’unico che ha in odio il dittatore e la guerra.



A molti km da Kransberg, nel cuore di Trieste, Ada, la figlia di Johann, che da tempo non ha notizie di lui, prosegue con coraggio nell’esercitare la sua professione di medico. Non lo fa solo per salvare se stessa: dal marito, anch’egli introvabile, ha avuto un figlio che non solo rischia di restare solo, ma è anche da nascondere al mondo: è nato con una zoppia alla gamba ed il regime non permette di vivere ai bambini come lui. 

La maggior parte del tempo Ada affida ad una balia il suo piccolo, e non fa che girare per Trieste raggranellando qualche soldo da chi si può ancora curare, specie da chi è ancora benestante e amico dei dittatori tedeschi. Sono essi, infatti, ad aver occupato quella porzione d’Italia… che Italia, ancora, in quel momento storico, non è, per quanto la stragrande maggioranza degli abitanti si consideri tale.


Per sua fortuna ella è ancora amica di una ricca famiglia della città, ma un giorno la figlia della coppia, Margherita, viene aggredita da un folle. Ella non subisce violenze sessuali, ma torna a casa picchiata e marchiata… quasi come se fosse stata morsa da un animale.


Purtroppo il fatto di sangue è avvenuto fin troppo vicino alla Risiera, un luogo che “ha tradito” i triestini: un tempo sembrava mantenere la promessa di portare lavoro e progresso; ora è la sede dei nazisti, ed una parte del luogo è stata riconvertita a prigione.


Ada decide comunque di fare luce sul mistero, soprattutto perché sa che il padre di Margherita è troppo debole e servile con il regime, e dunque non farà niente di davvero utile. Ma non sa che i nemici che ella dovrà affrontare vengono da due parti: i nazisti dal Nord e i titini da Est. Così come i campi di concentramento, anche l’orrore delle foibe deve essere ancora scoperto dalla storia…



Quando, in piena estate, vi ho recensito Come vento cucito alla terra di Ilaria Tuti (trovate il mio parere a questo link), vi ho detto che ero stata piuttosto indecisa sull’inserire o no quel romanzo nei preferiti del mese; poi, però, avevo pensato di abbinarlo ad un’altra bella storia di coraggio al femminile e di creare un post a parte.


In seguito è arrivato Risplendo non brucio, che mi è stato consigliato proprio sulla spiaggia nei giorni in cui ho pubblicato l’altro post, e non ho avuto più dubbi, perché se la Ilaria Tuti creatrice dei noir con Teresa Battaglia mi piace e mi convince, la Ilaria Tuti autrice di romanzi storici è davvero straordinaria.


Questo è un romanzo sull’orrore del 1944, un anno in cui la Seconda Guerra Mondiale ha vissuto i suoi momenti più feroci, un momento storico in cui l’Europa è stata devastata dal peggiore lato delle guerre: quello fratricida.


Da una parte all’altra dall’Europa i due protagonisti, padre e figlia, che in tempi di pace non andavano nemmeno tanto d’accordo ma si vogliono un bene sincero (e si assomigliano tra loro molto di più di quel che credono), lottano per ritrovarsi e per tornare a casa, cercando di sopravvivere in mezzo a tanti pericolosi nemici.


La prepotenza e la sopraffazione di tanti personaggi di questo romanzo, però, spesso non riescono ad avere la meglio contro l’integrità di un essere umano dal cuore puro, nonostante tutti i tentativi di schiacciare ed anche di spegnere una vita. Chi è in difficoltà ma si trova dalla parte giusta trova spesso un aiuto insperato, e persino chi si è sacrificato vive nel ricordo di chi mantiene viva la speranza.


Non si tratta di una lettura facile, e vi avviso che gli ultimi capitoli sono da groppo alla gola continuo. Personalmente io di fronte all’ultima pagina mi sono sfogata ben bene con il pianto, e non mi capitava da molto. È un viaggio difficile, ma, pagina dopo pagina, vi accorgerete che avete tra le mani un testo davvero prezioso.


Vi lascio una citazione:


Una pace tiepida si era posata su quel lembo di mondo. La primavera premeva in ogni stelo, in ogni nuovo getto. Ada la sentiva negli odori verdi. Il gelo inusuale degli ultimi giorni non era stato abbastanza forte da fermare la vita che era in procinto di esplodere, gloriosa.

C’è sempre speranza, sembrava insegnare.

Ignora il dolore, ignora la stanchezza, va’ avanti.

Sopravvivere è sempre un atto feroce.

Sii feroce.”



Il film del mese



Taranto, 1997.


Caterino Lamanna è un operaio che, come tantissimi altri, lavora all’Ilva.


In egli realtà egli vive in una masseria che avrebbe potuto avere un futuro, ma, da quando è stato costruito il vicino polo siderurgico, lui e tanti suoi concittadini si sono reinventati, abbandonando completamente l’agricoltura per la fabbrica. Anche perché i fumi non proprio salutari dell’Ilva non consentivano a nessuno una coltura eccellente.


Caterino non ha studiato, ma ha grande etica del lavoro e disprezza chi, secondo lui, “si fa mantenere”. Ammira molto i suoi capi e, insieme alla fidanzata Anna, coltiva il sogno di andare a vivere in città e di fare carriera, anche se non sa come.


In modo del tutto inaspettato, l’occasione gli si presenta un giorno in cui i dirigenti aziendali lo convocano nel loro ufficio. A Caterino non sembra vero, ma l’offerta è di quelle che si potrebbero paragonare alla famosa “vendita dell’anima” .


Caterino, infatti, viene assunto dalla dirigenza come spia: egli dovrà segnalare loro quali colleghi siano sindacalisti, quali agitino la folla dei dipendenti aiutandoli a far valere i loro diritti, quali addirittura parlino male dei capi.


Il nostro protagonista inizia addirittura a pedinare i colleghi, ed è così che egli fa una scoperta stupefacente. Nei mesi precedenti, infatti, egli ha notato la sparizione dal posto di lavoro di alcune persone che lavoravano con lui (sia operai che professionisti qualificati). Qualcuno era stato denunciato proprio da lui, altri no. Seguendo un collega “sospetto”, egli ritrova tutti gli scomparsi in un edificio, la cosiddetta Palazzina LAF (da “laminatura a freddo”): sono lì, a far passare le ore lavorative senza un vero scopo.


Con la scusa di un cambio mansioni, infatti, tutti coloro che hanno osato ribellarsi alla dirigenza o tentare di far valere i propri diritti sono stati chiusi lì, per le otto ore lavorative, tra uffici polverosi ormai dismessi da anni e corridoi che sono stati trasformati in bivacchi. 

C’è chi si beve un caffè dietro l’altro e chiacchiera anche se non ha molto da raccontarsi, chi inventa giochi da tavolo o di società come se fosse già in pensione, chi telefona a casa per avere un po’ di conforto. Qualcuno è già in pieno burnout (anche se negli anni ‘90 non se ne parlava ancora molto) e piange disperato, o ha crisi nervose.


La permanenza a Palazzina LAF prevede una via d’uscita, ma è un’umiliazione che pochi se la sentono di sostenere. Si può tornare al lavoro solo se si accetta il cambiamento proposto dalla dirigenza: ad ingegneri e segretarie vengono proposti impieghi come operai e manovali, ad operai con disabilità riconosciute dei lavori come uomini di fatica ai quali difficilmente essi potrebbero resistere a lungo.



Caterino, però, è troppo accecato dalle sue ambizioni e pecca di qualunquismo, così, pensando di “spassarsela a non fare niente”, chiede ai dirigenti di poter essere spedito lì alla palazzina con una scusa: da lì, sostiene, sarà molto più facile osservare le “persone sospette”.


Caterino inizia così il suo soggiorno alla Palazzina LAF: si stabilisce in uno degli uffici dismessi ed i primi giorni pensa davvero di aver fatto un grande affare. Poi, però, il malessere per essere costretti per delle ore a non fare niente (che è a tutti gli effetti una forma di mobbing) si fa strada pian piano dentro di lui. Inoltre, egli conosce gli altri inquilini della palazzina e per la prima volta non si sente servo dei potenti, ma trattato come un amico…



Palazzina LAF è un film di cui mi avevano parlato in tanti e che volevo vedere da un po’. Me lo avevano descritto come un pugno nello stomaco e… confermo, anche se a mio parere degli spiragli di luce si intravedono.


Senz’altro è un film sulla questione dell’Ilva in particolare, e sul mobbing in generale. Mi ha colpito molto vedere come sono stati tratteggiati i personaggi che subiscono abusi sul lavoro, come si tengano stretta la loro dignità, come facciano gruppo. In un certo senso, è lo stesso discorso che vi facevo recensendo il romanzo: per quanto essi siano vittime di una prepotenza inaudita, sono nella ragione, e questo non si può cancellare.


Caterino invece non riesce a trasformarsi in un personaggio positivo, e dovrà rendersi conto degli sbagli che ha fatto. Personalmente credo che la sua storia simboleggi tutte quelle dei “servi che vogliono essere amici dei padroni”, rendendosi poi conto che saranno sempre e solo servi. 

Mi ha colpito molto che Michele Riondino – che, a giudicare dalle sue interviste, su tante questioni, anche a tema lavoro, la pensa come me – abbia voluto interpretare un personaggio del genere.


Io non riesco a sopportare chi si comporta come Caterino, chi anche alle cene o agli aperitivi rimbecca le persone vittime di ingiustizia sul lavoro dicendo che “tu devi capire le ragioni dell’azienda”, o rimprovera chi si apre parlando di burnout e di una cercata e voluta pausa dal suo impiego con frasi tipo “ma un lavoro si deve avere”. 

Mi sono sempre chiesta che cosa sperino di ottenere queste persone facendo gli avvocati dei potenti. Ecco, forse questo film dà una amara risposta. Comunque lo consiglio molto!



La musica del mese


Continuiamo con il nostro viaggio in macchina “vintage” alla riscoperta di qualche brano di musica italiana non proprio nuovissimo, ma che secondo me merita un suo spazietto.


Nel corso di questo ottobre ho utilizzato parecchio la macchina, tra lavoro, sport e commissioni varie, e mi sono imbattuta in una bella cover di Elisa della splendida Almeno tu nell’Universo di Mia Martini. La potete ascoltare a questo link.


Sai, la gente è strana

prima si odia e poi si ama

cambia idea improvvisamente

prima la verità, poi mentirà lui

senza serietà, come fosse niente…


Sai, la gente è matta

forse è troppo insoddisfatta

segue il mondo ciecamente

quando la moda cambia

lei pure cambia

continuamente, scioccamente…


Tu, tu che sei diverso

almeno tu nell’Universo

un punto sei, che non ruota mai intorno a me

un sole che splende per me soltanto

come un diamante in mezzo al cuore


Tu, tu che sei diverso

almeno tu nell’Universo

non cambierai!

Dimmi che per sempre sarai sincero

e che mi amerai davvero di più…



La poesia del mese 


Per il mese di ottobre e la malinconia autunnale che talvolta porta con sé, ho pensato a Nelle tue palme dischiuse di Elio Pecora.


Nelle tue palme dischiuse

lascia ch’io posi stasera

questo mio sonno di lacrime.

Né sei più tu chi diceva

andremo...sempre...”

Tu vai

incontro ad altre parole

per strade che non conosco

ed io rimango a pensare

se tutto fu gioco.



Le foto del mese


Non è ottobre senza un must dei weekend: le passeggiate tra parco e Naviglio per fotografare il foliage! Quest’anno, a differenza dello scorso autunno (in cui le piogge sono arrivate troppo presto), è stato un ottobre ancora mite e piacevole, con tante belle giornate. L’ombra ovviamente è la mia!



Un giorno in cui lavoravo solo al mattino e danza era stata sospesa, ho deciso di approfittare del pomeriggio libero per fare una passeggiata a Milano. Sono andata a Palazzo Reale ed ho visto sia la mostra di Leonora Carrington che un’esposizione gratuita a tema “Arte e scienze informatiche”: vi parlerò di entrambe in novembre!



Questa gustosa Sacherina, bella e buona, è un mio acquisto in un sabato in cui ero da sola (tranquilli, l’ho mangiata in due volte…). Ma ne approfitto per dirvi che ho anche cucinato un po’ in queste settimane e, se riesco, in novembre vedrete anche un mio post di ricette.



Insieme al foliage, al parco c'erano ancora gli ultimi, splendidi fiori della stagione... come questa bellissima macchia lilla!



A super sorpresa è arrivato un servizio fotografico del nostro saggio di giugno. Le foto sono davvero splendide! In questo periodo abbiamo anche caricato sulle nostre chiavette il video dello spettacolo e per me è sempre una bellissima emozione rivederlo. Vi lascio uno scatto della mia variazione, sulle note di "Incanto" di Tiziano Ferro...




Ecco i miei preferiti di questo mese che sta per concludersi! 

Ne approfitto per augurare a tutti voi Happy Halloween (o una buona festività di Ognissanti, se preferite). Godetevi questo weekend, anche se purtroppo quest'anno non c'è un ponte... 

Grazie per la lettura, ci rileggiamo in novembre :-)


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