lunedì 6 febbraio 2023

DUE PROTAGONISTE DA RICORDARE

 Tra un retelling e un thriller




Cari lettori,

primo lunedì di febbraio e ritorno delle nostre “Letture a tema”!

Ho ancora qualche romanzo letto nel 2022 da recensire, e, in particolare, tra gli ultimi dell’anno ho apprezzato due storie molto diverse tra loro, ma caratterizzate dalla presenza di una protagonista femminile forte e difficile da dimenticare.


Si tratta de L’Eneide di Didone di Marilù Oliva, un retelling del celeberrimo poema virgiliano da un punto di vista per certi versi inedito, e di Un volo per Sara di Maurizio De Giovanni, l’ultima (almeno per ora) indagine sottotraccia di Sara Morozzi, agente dei Servizi in pensione.


Come vedete, si tratta di due autori che sono stati già più volte protagonisti di questi schermi (De Giovanni, poi, non manca mai), ma devo ammettere che anche questa volta mi hanno sorpreso.


Vediamoli insieme un po’ più nel dettaglio!



L’Eneide di Didone, di Marilù Oliva


Didone, regina di Cartagine, è una donna che, come tutte le figure femminili di potere, ha dovuto lottare moltissimo per arrivare dov’è.


Nata e cresciuta a Tiro, cresciuta all’ombra del prepotente fratello Pigmalione, quando ancora tutti la chiamavano Elissa ha sposato il sacerdote Sicheo. Il matrimonio non era tra i suoi desideri più profondi, ma, dal momento che il marito l’ha sempre trattata con attenzione e rispetto, ella ha imparato ad apprezzarlo con il tempo.


Da un giorno all’altro, però, tutto è andato in pezzi: Pigmalione ha ucciso Sicheo con l’inganno, ha preso il possesso di Tiro ed ha tentato di fare del male anche a lei. La povera Elissa è stata costretta a fuggire dalla sua terra natale con poche persone fidate, consapevole che non l’avrebbe rivista mai più, ed ha intrapreso un lungo viaggio fino a raggiungere le sponde dell’Africa Settentrionale.


Lì ha preso il nuovo nome di Didone, ha sottratto un ampio lembo di terra al re locale Iarba con un celebre stratagemma ed è diventata una regina sola, che si avvale di molti fidati consiglieri ma di nessun marito. Una gabbia dorata che, se non fosse per la sorella Anna, sarebbe anche teatro della sua solitudine: il suo trono, come tutti quelli di epoca antica, è particolarmente precario, e minacciato costantemente dai nomadi della zona; il re Iarba continua a chiederla in sposa, ma ella resiste perché sa che questo significherebbe regalargli la sua terra; in pochissimi possono dire di conoscerla veramente e di essere davvero suoi intimi.


Un giorno, proprio su quelle sponde dov’era arrivata lei anni prima, si presentano degli altri disperati. Si tratta di Enea e dei suoi, scampati alla fine di Troia ed a molte altre peripezie.


Didone, da sovrana generosa ed ospitale com’è, li accoglie a palazzo e dona loro sia sostentamento immediato che un rifugio per i giorni a venire; mentre Enea racconta agli ospiti la straziante storia della caduta della sua città, però, non può fare a meno di notare che è l’unica a non essersi commossa. A non convincerla non è la narrazione, che sa bene essere veritiera, bensì il cosiddetto “carisma” del figlio di Venere e Anchise. Tutti sembrano pendere dalle sue labbra, ma ella lo trova un uomo insignificante, ancora piuttosto immaturo, ed è invece affascinata dalla saggezza di uno dei suoi luogotenenti, Idomeneo.


Purtroppo gli dei non tengono in grande considerazione la volontà degli uomini: Venere, decisa a proteggere il suo amato figlio, scaglia un incantesimo su Didone, che, rimasta sola in una grotta con Enea durante una battuta di caccia, si innamora di lui.


Come ben sappiamo, la storia d’amore tra l’eroe troiano e la regina cartaginese è destinata ad avere un’infelicissima fine: quando Enea, pronto a riprendere la sua strada, va da Didone per lasciarla, ella, resa folle dall’amore che le ha infuso la dea, ha una colluttazione con l’eroe ed accidentalmente lo trafigge con la sua stessa spada.


...ve la ricordavate diversa la storia, eh? Già, Virgilio racconta il suicidio di Didone in alcuni celeberrimi versi del IV libro dell’Eneide. Ed invece qui è il corpo di Enea a sparire, è Didone che – osservando le fattezze quasi femminee dell’eroe – ha l’idea di tagliarsi i capelli, vestirsi da uomo e sostituirsi a lui, lasciando Cartagine ad Anna. Sarà l’astuta Didone, destinata ad essere donna in un mondo di uomini, ad arrivare in Italia ed a dare vita a quella che per tutti noi è la storia di Roma.



Questo non è il primo retelling di Marilù Oliva che leggo: la scorsa estate vi avevo parlato de L’Odissea raccontata da Penelope, Circe, Calipso e le altre, in questo post. Per vari motivi personali (soprattutto la mia Tesi Magistrale sullo spettacolo Odyssey di Bob Wilson) continuo a preferire leggermente il retelling dell’Odissea a quello dell’Eneide, che pure è un poema che ho studiato in lungo ed in largo e a proposito del quale ho letto un bellissimo romanzo tempo fa (Un infinito numero di Sebastiano Vassalli, a questo link). Tuttavia devo dire che, rispetto all’Odissea, questo retelling, invece di raccontare unicamente i fatti omerici da un punto di vista femminile, presenta un colpo di scena davvero ben riuscito.


In effetti, come dice Marilù Oliva stessa in coda al romanzo, sono stati in molti, tra studiosi e lettori (anzi, mi correggo: tra studiose e lettrici), a guardare con un certo scetticismo al suicidio di Didone: davvero, davvero una fine del genere per una donna così forte era possibile?


Certo, dovessimo immedesimarci in Virgilio, un letterato di epoca augustea, questa scelta ha delle motivazioni. Innanzitutto, una scena drammatica di carattere privato/amoroso era necessaria all’interno del poema per movere (fare piangere) il suo pubblico; egli era contemporaneo del grande trio di poeti elegiaci (tra cui Ovidio) e basta aspettare il passaggio all’età dei Flavi (dopo Nerone) per veder fiorire una serie di poemi infarciti di materia amorosa dall’infelice fine. Poi, Virgilio pone in contrasto la pietas di Enea, benedetto dagli dei che hanno per lui progetti di grandezza, a Didone, che invece dagli dei è stata abbandonata e manipolata (ad eccezione di Giunone, che però odia lui più di quanto ami lei). Infine, la morte di Didone funge da casus belli per le future guerre cartaginesi, dalle quali Roma uscirà vincitrice.


Osservando però il poema con gli occhi contemporanei (femminili) di chi vuole scrivere un retelling, la faccenda non ha senso da più punti di vista. Perché una donna così forte ed indipendente come Didone, che ha già visto la morte in faccia più volte e si è “fatta da sola” (come diremmo adesso), si lascia andare così tanto alla disperazione per un uomo che già sapeva sarebbe stato di passaggio? Che cosa c’è di così speciale in Enea, “uomo pio”, ovvero l’eroe più noioso della storia dei poemi, lontano anni luce dal passionale Achille e dal multiforme Odisseo?


Il cuore umano è insondabile, si sa. Ma Marilù Oliva, partendo da questo presupposto e dando voce a Didone stessa (la cui voce si alterna a quelle di Venere e Giunone), ricostruisce una versione del tutto originale del poema.

Una storia da non perdere per i classicisti!



Un volo per Sara, di Maurizio De Giovanni


Da un giorno all’altro, l’Italia viene sconvolta da un terribile incidente: un piccolo velivolo turistico, guidato da un pilota molto esperto ed inspiegabilmente entrato in avaria, è sprofondato nel Mediterraneo.


A bordo del piccolo aereo, tra i pochi occupanti, c’era un imprenditore che ultimamente era molto noto per la sua intenzione di entrare in politica e per le sue molteplici dichiarazioni che lo rendevano sempre un protagonista della cronaca. Gli inquirenti non hanno dubbi nel pensare che il velivolo sia stato sabotato e che la vittima sia proprio lui.


In una casa a misura di non vedente, però, Andrea Catapano, ex agente dei Servizi che si è dovuto progressivamente arrendere alla sua malattia, ascolta il telegiornale e capta un’altra verità, qualcosa che gli provoca un’istantanea pelle d’oca. Egli va subito ad ascoltare una tra le sue tante registrazioni, un tesoro immenso collezionato in anni di carriera dal quale non si separa mai, e confrontando la voce sentita pochi minuti prima con quella registrata anni prima non ha più dubbi. A bordo dell’aereo caduto c’era anche Biancaneve, nome in codice di una segretaria e donna di fiducia di uno degli indagati di spicco di Tangentopoli.


Sara Morozzi, ex collega di Andrea ritiratasi in pensione da tempo, vorrebbe finalmente avere un po’ di tempo in più per la sua inusuale famiglia, composta dalla nuora Viola (vedova di suo figlio), dall’amico poliziotto Davide Pardo, dall'ingombrante Bovaro del Bernese Boris e dal suo nipotino Massimiliano, che è appena guarito da un terribile male.


Alla chiamata dei suoi vecchi amici, però, non può proprio sottrarsi, e così si ritrova in uno dei soliti bar che frequentava quando era in servizio, tra Teresa Pandolfi, sua migliore amica attualmente a capo dell’Unità, ed Andrea, che ha deciso di condividere la sua storia per loro due. Dopo qualche tentennamento e molte discussioni, i tre decidono di provare ad indagare sottotraccia su questa storia, come già fatto altre volte. Andrea si sente un disabile solo ed inutile e desidera, in qualche modo, tornare in azione; Teresa, schiacciata dalle responsabilità lavorative e stufa dei metodi innovativi e basati sull’informatica dei colleghi più giovani, vuole tornare sul campo a tutti gli effetti; Sara, infine, sente di doverlo a Massimiliano, il compagno scomparso dal quale il nipotino ha preso il nome. Egli era il capo di tutti e tre, ed al tempo aveva dedicato moltissimo tempo ed energie allo scoperchiamento degli affari di Tangentopoli.


Come suo solito, Sara non sarà sola in questa impresa: oltre ai suoi due amici di vecchia data, infatti, può avvalersi dei metodi spicci di Pardo, che è un poliziotto “vecchio stampo” ma anche intuitivo e dedito al mestiere, e dell’abilità fotografica di Viola, che dagli scatti d’autore è passata a quelli proibiti.


Come se quello che l’aspetta non fosse abbastanza, poi, ella deve un favore al medico che ha operato il piccolo Massimiliano, e sta cercando una donna che teoricamente era sparita nel nulla quasi trent’anni prima, senza sapere che quest’ultima, dopo una vita in Africa, sta finalmente facendo ritorno a Napoli.



La serie di Sara, che lo stesso Maurizio De Giovanni afferma essere nata da un’ispirazione improvvisa, da esperimento narrativo dell’autore si è trasformata in una lunga storia, fatta di personaggi che restano nel cuore del lettore e di intrighi risalenti ad una vecchia Italia che non sembra mai essere scomparsa per davvero. La grande paura de Gli occhi di Sara è passata, ed ora la “famiglia per scelta” della protagonista sembra affrontare un momento di serenità.


Mi chiedo quanto ancora Maurizio De Giovanni vorrà farci penare lasciando Viola a fare la vedova di un uomo che già sapeva di non amare più, e Davide a lamentarsi della sua solitudine, quando entrambi sono già di fatto coordinati nel fare da genitori al piccolo. Va bene che l’autore è evidentemente un amante dello slow burn, passi pure che Ricciardi ed Enrica hanno passato un anno a sorridersi dalla finestra, ma questa storia è ambientata nella contemporaneità, una piccola spintarella ci vorrebbe!


Scherzi a parte, uno dei punti di forza indubbi di questo romanzo rispetto agli altri della serie è il fatto che in queste pagine venga ripercorsa, un flashback dopo l’altro, la nascita della storia d’amore tra Sara e Massimiliano. Un sentimento osteggiato dal matrimonio di lei, dal lavoro, dalla differenza d’età, eppure destinato a sbocciare nonostante tutto, una frase commovente dopo l’altra.


Volendo trovare un punto di debolezza, purtroppo mi è parso che il romanzo scorresse troppo in fretta. La mia impressione è che l’autore, per differenziare questa serie rispetto alle altre anche nello stile, abbia ricercato una certa essenzialità, ma, trattandosi di lui (ovvero di uno scrittore che si fa divorare), l’assenza di orpelli avvicina solo la fine del romanzo. Forse il suo stile migliore resta quello di Ricciardi, immaginifico e pieno di dettagli. Ma sono stata comunque ben felice di “mangiare” questo libro!





Ecco il mio parere su queste due letture così diverse, eppure caratterizzate da protagoniste così speciali!

Fatemi sapere se conoscete questi romanzi, che cosa ne pensate, se gli autori vi piacciono. Aspetto i vostri pareri!

Grazie per la lettura, al prossimo post :-)


Nessun commento :

Posta un commento