L'artista contemporaneo in mostra a Palazzo Reale
Cari lettori,
oggi tornano i nostri “Consigli artistici” dopo la pausa estiva!
L’anno scorso sono stata molto soddisfatta delle mostre che ho visto: dalle prime in ottobre fino alle ultime in maggio (che vi ho recensito all’inizio dell’estate), sono riuscita a vedere quasi tutto quello che avevo in mente.
Tra i miei buoni propositi per il 2024 c’era proprio quello di adottare un atteggiamento del genere “chi ha tempo non aspetti tempo” con le esposizioni, perché mi sono resa conto che gli anni scorsi non c’è stato comportamento più deleterio del cullarsi in un senso di calma, pensando di avere tanto tempo per vedere una mostra e rimandando. Poi purtroppo arrivano o il periodo delle vacanze di Natale, dei giorni di Capodanno al mare e del caos a Milano (nel caso del semestre autunno/inverno), o il magico momento fine scuola/saggio (quando l’esposizione è in primavera), e tanti cari saluti. Devo dire che questo atteggiamento mi ha aiutato a non perdere esposizioni importanti.
Tutto questo per dirvi che, nel caso della mostra che vi racconterò oggi, le circostanze sono state un po’ diverse.
Ogni estate Palazzo Reale ospita mostre gratuite di artisti contemporanei, spesso ancora viventi, ma di solito riesco a vederle solo in settembre. Così anche stavolta sono riuscita a visitare la mostra di Valerio Adami prima che chiudesse, ma… proprio l’ultimo weekend disponibile.
Mi spiace molto raccontarvi una mostra ormai chiusa, ma penso che comunque sia “meglio tardi che mai”, che il mio post magari consentirà un tour virtuale a chi non è riuscito ad andare e a chi non vive a Milano, e poi, considerata l’attività dell’artista, c’è sempre la possibilità di una sua personale in altre città d’Italia.
La quotidianità dell’artista
Valerio Adami è nato nel 1935 e si è occupato della sua arte per tutta la vita. Attualmente ha abbandonato la vita metropolitana e si è ritirato in quella che una volta era la sua “casa vacanze” sul Lago Maggiore. Con lui c’è la moglie Camilla, anche lei artista e persona molto colta.
Un’intera parete della mostra è dedicata alle numerose fotografie che testimoniano la vita della coppia, tra numerosi viaggi, incontri con personalità del XX secolo, giornate in studio e quotidianità. In questo scatto, Valerio Adami è proprio con Camilla e con il suo bassotto Ego.
Da amante dei bassotti (come immagino tutti saprete) mi ha fatto piacere scoprire che anche l’artista ne ha uno, ma sono rimasta un po’ perplessa per il nome. Visitando la mostra, però, ho scoperto che Valerio Adami vede il suo cane proprio come un suo “alter ego” - da qui questa scelta inusuale – e che il cagnolino è la sua ombra, lo segue ovunque va. Questa considerazione dell’animale domestico come persona di famiglia mi ha colpito, mi fa pensare che l’artista incarni bene non solo molti aspetti del XX secolo ormai concluso, ma anche di questo XXI.
Comunque, per chi come me si occupa anche di due conigliette: pure il coniglio è presente all’interno della mostra… e niente, Valerio Adami ha proprio i miei stessi gusti in fatto di animali domestici :-)
Al di là di spostamenti ed occasioni mondane, un artista passa la maggior parte del tempo nel suo studio. E proprio lo studio viene celebrato con dei dipinti che ricordano il cubismo ed il surrealismo, anche se con decenni di ritardo.
Anche se si gode della tranquillità di una casa sul lago, lo sguardo di chi crea arte è sempre inquieto. È così che nascono alcune delle opere che hanno consentito di definire Adami come un “poeta pittore”. Una tela, per esempio, raffigura una finestra aperta. Si potrebbe pensare ad un paesaggio in cui domina il blu del cielo, ma Valerio Adami rende chiaro il fatto che il protagonista del quadro sia la riflessione di chi sta spingendo lo sguardo oltre casa sua… e lo fa scrivendo dei versi proprio sul quadro. In particolare, qui egli rievoca un attentato ed il periodo delle leggi del ‘38 contro gli Ebrei, quasi ad indicare che lo sguardo può avventurarsi lontano, non solo nello spazio, ma anche nel tempo… perché certe tragedie sono impossibili da dimenticare.
In giro per il mondo
Per molti decenni Valerio Adami e la moglie Camilla sono stati una coppia di viaggiatori, ed i quadri dell’artista sono una fulgida testimonianza di questo loro peregrinare. Le tele che raccontano i loro viaggi trasmettono, secondo me, tutta la sensibilità del pittore. Non c’è una superficiale celebrazione del “quanto è bello viaggiare” nella quale a volte capita di imbattersi quando si parla di una coppia in carriera e benestante che gira il mondo. I coniugi Adami hanno dimostrato, secondo me, di essere davvero persone colte, nel senso più profondo del termine: si sono davvero accostati alle culture che hanno incontrato, cogliendone i punti deboli, le malinconie, persino i dolori. Non è un caso che talvolta l’artista riprenda soggetti che davvero a (quasi) nessuno interesserebbero, tipo i bagni pubblici.
In un quadro d’ispirazione messicana, per esempio, una madre si addormenta, e non si rende conto di star perdendo il piccolo figlio. Il bimbo viene a mancare probabilmente per motivi di salute, come una patologia non riconosciuta, ma nel quadro viene “portato via” da una Morte ritratta secondo la tradizione del Dia dos Muertos messicano – uno scheletro con un cappello -, in direzione di una collina dove c’è un cipresso, simbolo cimiteriale per noi occidentali. È così che il viaggio estremo diventa l’incontro tra due culture.
Quanti “paesi delle meraviglie” sono stati devastati da guerre assurde? Quanti luoghi apparentemente neutri, per certi versi persino sicuri, si sono invece rivelati insidiosi per donne giovani e sole? Credo che siano queste le due domande che pone la tela “Alice nel paese della violenza”. Quando la favola diventa incubo…
Un viaggio, l’incontro con altre persone, la scoperta di un nuovo pezzetto di mondo: in poche parole, un’esplosione di vita nuova. In una delle tele più grandi Valerio Adami immagina il caos che nasce da un uovo rotto, un’esistenza che scoppia all’improvviso e se ne va per il mondo.
L’artista che ritrae altri artisti
Il “poeta pittore” non si limita a raccontare se stesso ed il mondo, ma ritrae anche i suoi maestri. Ci sono gli immortali protagonisti della letteratura, come Giacomo Leopardi…
… i musicisti, come nel caso di questi due ritratti a matita di Rossini e di Verdi…
...e personaggi importantissimi della politica, come Gandhi.
Volendo trovare un filo conduttore tra tutti questi ritratti, mi verrebbe da pensare che Valerio Adami ammira molto la perseveranza: nel cercare la bellezza della vita anche se sei passato alla storia come il “depresso” della letteratura, nel creare un romanticismo musicale più coeso nel momento in quello letterario è preda di varie correnti, nel cercare una pace senza armi. Forse per questo il ritratto che mi piace di più è questo di Vittorio Alfieri – anche lui perseverante nell’anticipare sentimenti ottocenteschi in pieno secolo dei lumi – nell’atto di farsi legare alla sua sedia per non farsi distrarre da nulla e dedicarsi alla scrittura.
Un omaggio al mondo classico
Negli ultimi decenni Valerio Adami è sempre più attratto dal mondo della mitologia e della letteratura classica. L’acropoli, cuore delle antiche città greche, diventa per lui un simbolo molto pregnante: può essere l’obiettivo che il protagonista delle sue tele si porta nel cuore, o al contrario il luogo della morte e della pace eterna.
Per me è bellissimo questo quadro in cui un Enea vestito da soldato si porta sulle spalle un Anchise in abiti novecenteschi, forse a simbolo che la storia narrata nell’Eneide ha attraversato i secoli e questi personaggi sono stati immaginati in varie vesti. Completano il quadro due oche, uccelli protagonisti di molti sogni premonitori della grecità – dall’Odissea alle tragedie greche – ed un tempio greco sovrastato dalla scritta Hollywood. Anche in questo caso penso che l’artista abbia voluto dire che “Enea va verso Hollywood” perché la sua storia sarà raccontata ovunque, persino nei film.
Io però, come penso sappiate, sto ultimando la lettura della serie Percy Jackson e gli eroi dell’Olimpo e non posso fare a meno di pensare che Enea stia andando a fondare Roma e che, nella serie di Rick Riordan, “Nuova Roma” sia proprio in California. Lo so, è quasi sicuramente una coincidenza, però mi ha fatto sorridere.
In chiusura della mostra c’è la temutissima Sfinge, il mostro che divorava chi non sapeva rispondere ai suoi quesiti. Anche in età matura, l’artista è ancora pronto a rappresentare i suoi mostri, e, se possibile, ad affrontarli.
Questo è quanto per il nostro piccolo tour odierno!
Non conoscevo questo artista, ma la sua mostra mi ha sorpreso ed emozionato. Tanti aspetti della sua arte mi sono proprio piaciuti, e vi consiglio di cuore di non perdervi altre sue personali nel caso arrivassero in città diverse da Milano.
Qualcuno di voi è stato qui a Palazzo Reale come me? Conoscevate già l’artista?
Fatemi sapere se vi ho incuriosito…
Grazie per la lettura, al prossimo post :-)
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