Due romanzi di Gabriella Genisi
Cari lettori,
iniziamo insieme ottobre con un ritorno della nostra rubrica “Letture… per autori”!
Oggi vi vorrei parlare di Gabriella Genisi, un’autrice a cui finora mi ero soltanto avvicinata senza mai leggere qualcosa di suo.
Penso che un po’ di voi conoscano la fiction tratta dai suoi romanzi, che ha per protagonista Lolita Lobosco: l’ho vista anche io, e nel complesso mi è piaciuta, anche se credo che ultimamente le fiction italiane rallentino un po’ troppo l’elemento giallo a favore di intrecci rosa che forse sarebbero stati più godibili se non fossero stati resi così drammatici ed esasperanti. Parlando proprio di questo difetto del telefilm insieme a qualche amico e conoscente mi è capitato più di una volta di sentirmi dire che, come immaginavo, i romanzi sono un’altra cosa, e tra le pagine si trova persino una vena di ironia e di allegria.
In questi mesi caldi ho letto così due romanzi della Genisi: uno di quelli della serie di Lolita Lobosco, per l’appunto, ed il secondo volume delle avventure di una nuova protagonista. Devo dire che mi sono piaciuti entrambi, che ho imparato a fidarmi fino ad un certo punto delle trasposizioni televisive, e che li ho anche trovati decisamente diversi tra loro, per una serie di motivi che adesso vi spiegherò…
Gioco pericoloso
Bari, autunno 2012. Al commissario Lolita Lobosco piace molto vivere la sua città, anche se non sempre il lavoro glielo consente.
Così, una domenica, si lascia convincere dal suo fidanzato procuratore Giovanni (“Giovannimio” come lo chiama lei) ad andare allo stadio di San Nicola. Ella prova a calarsi nella parte della fidanzata del calciofilo, almeno per un pomeriggio, ma la sua deformazione professionale non la abbandona mai, e così non può fare a meno di notare che il clima nello stadio è molto teso: quell’anno, a maggio, uno dei giocatori di punta del Bari, uno sportivo giovanissimo e molto in forma, si è accasciato all’improvviso per un malore inspiegabile, e le ombre di quella tragedia sono ancora lunghe.
Pochi giorni dopo, Lolita incontra Vittorio, un suo ex compagno di classe che non vedeva da tanto tempo. Il ragazzo scherzoso che ricordava è diventato un uomo che non perde l’occasione di flirtare, ma Lolita ha in mente solo il suo fidanzato, anche se non sempre la quotidianità con lui va bene. Questi pensieri leggeri vengono però interrotti bruscamente da una disgrazia: poco dopo aver salutato Lolita, Vittorio perde la vita in uno strano incidente, sbalzato da un camioncino della nettezza urbana, uno di quei veicoli che di solito vanno più che lentamente.
Lolita è sconvolta dalla tragedia, si sente male all’idea di aver perso così un vecchio amico dell’adolescenza e comincia a sospettare che Vittorio, mentre scherzava con lei, volesse comunicarle qualcosa tra le righe. In effetti i superiori di Lolita classificano subito la morte dell’amico come “sospetta”, considerate le sue attività in vita.
A poco a poco, Lolita scopre che Vittorio era coinvolto in traffici illeciti, tra scommesse e gioco d’azzardo, che hanno come comun denominatore il calcio. In questo contesto, persino l’improvviso “infarto” avuto da quel giocatore in maggio inizia a sembrare tutto tranne che una disgrazia.
Lolita e la sua squadra lavorano duramente per smascherare gli altarini di alcune personalità intoccabili, ma si scontrano con un nemico imprevisto: una PM dura come l’acciaio e fin troppo resistente ai progressi delle forze dell’ordine… al punto da destare sospetti. Sospetti sicuramente acuiti dal fatto che quella donna affermi di essere fidanzata da mesi… proprio con “Giovannimio”.
Ferita sia dal punto di vista professionale che da quello privato, Lolita decide di andare in fondo all’inchiesta nonostante tutti gli ostacoli, decisa a fare luce sulla morte del suo vecchio amico.
Gioco pericoloso è, come dicevamo prima, il primo tra i romanzi di Lolita Lobosco che leggo ed una caratteristica che mi ha colpito parecchio è lo stile. Prima di leggere questo romanzo avevo ultimato la lettura dell’altro titolo di cui vi parlerò oggi, e, se provo a fare un confronto, mi sembra quasi che si tratti di due autrici diverse.
Gabriella Genisi ha, secondo me, il pregio di essere davvero camaleontica: per ognuna delle sue protagoniste pensa ad un tipo di narrazione e ad un modo di esprimersi differente. Qui lo stile è frizzante, un bel po’ lontano dai manierismi drammatici in cui a volte – secondo me troppo spesso – è caduta la fiction. L’intreccio giallo è alternato a scene di quotidianità rosa che a volte sono proprio esilaranti, a momenti in famiglia e con gli amici (almeno questi nel telefilm sono stati resi bene), alla descrizione dell’ambiente barese con tanto di ricette forse un po’ pesantine dal punto di vista di noi “nordici”, ma sicuramente gustose.
La narrazione è in prima persona e questo ci dà la possibilità di conoscere davvero bene Lolita, dai suoi complessi ragionamenti mentre porta avanti un’indagine alla buffa esasperazione di quando madre, sorella ed amica del cuore ce la mettono tutta per farla diventare matta. Anche la sua vita sentimentale è piuttosto affollata e complicata: si tratta sicuramente di un personaggio romantico “a modo suo”.
Nonostante ci siano tutte le premesse per una lettura leggera, devo dire che la parte gialla si rivela piuttosto complicata: è vero che è spiegata passo per passo, ma quella che era partita come un’indagine per smascherare la morte sospetta di un singolo si tramuta in un’inchiesta pericolosa. Io non so niente di calcio, ma credo proprio che l’autrice si sia ispirata alla realtà, perché la giustizia sportiva negli ultimi anni ha sempre avuto qualche grossa questione da affrontare.
Sono partita dal quarto volume unicamente per via di un’offerta che c’era alla Mondadori di Varazze, ma adesso non mi dispiacerebbe riprendere pian piano questa serie dal primo volume. Vi farò sapere!
La regola di Santa Croce
Chicca Lopez vive in Salento ed è un giovane maresciallo dei carabinieri. Fino a poco tempo prima si occupava di omicidi, ma una serie di circostanze – non ultima la sua condotta un po’ frizzante – l’ha condotta alla Tutela dei beni culturali e paesaggistici di Lecce.
La donna è una solitaria: vive in una vecchia casa di famiglia isolata, l’unico bene che le hanno lasciato i suoi parenti dopo che per anni si sono rifiutati di occuparsi di lei. I tanti anni in case famiglie e strutture dei servizi sociali le hanno trasmesso un senso di precarietà esistenziale, e così, dopo la fine infelice della sua lunga storia con Flavia, ella si sente di nuovo sola.
Da qualche tempo ha conosciuto Carmine, un uomo che non ha mai nascosto il suo interesse per lei. Chicca si sente in colpa, perché è omosessuale e non è innamorata di lui, ma il suo corteggiamento la fa sentire bene, così lo asseconda. Un giorno, Carmine la porta in visita alla chiesa di Santa Croce: una visita un po’ illecita, possibile solo per via del lavoro di entrambi, dal momento che fervono i lavori di restauro.
Proprio lì, a Santa Croce, salendo su ponteggi dove di solito passano solo gli addetti ai lavori, Chicca trova una strana iscrizione, che non è stata certo lasciata da monaci o pittori secoli prima: ci sono tre nomi di ragazzi, due maschi ed una femmina – Eva -, e la data di vent’anni prima. Questi nomi le ricordano qualcosa e, in effetti, una ricerca effettuata negli archivi il giorno dopo le conferma che Eva ed i suoi due amici sono protagonisti di un vero e proprio “cold case” mai risolto.
Vent’anni fa erano tre adolescenti invischiati nel più classico dei triangoli: due ragazzi bravi ma non molto grintosi innamorati di una ragazza carismatica che li teneva in pugno e non sceglieva di proposito. Se però i due amici sono diventati uomini e vivono ancora in zona – anche se uno dei due ha abbracciato la vita monastica – Eva è sparita all’improvviso vent’anni fa, poco dopo aver lasciato quella scritta sul muro. Sono tanti gli elementi che hanno fatto pensare agli inquirenti ad una sparizione tutt’altro che volontaria, dall’irreperibilità al ritorno mai avvenuto fino ad arrivare ad alcune frequentazioni che Eva intratteneva con grande dispiacere dei suoi due amici del cuore.
Considerate le sue due aree di competenza – tutela dei beni da una parte, omicidi dall’altra – Chicca Lopez potrebbe essere l’unica in grado di risolvere questo mistero lungo vent’anni. Ma è persino più difficile del previsto…
Dopo aver visto la bella e complicata Bari di Lolita Lobosco, restiamo pure in Puglia e scendiamo a Lecce, ma cambiamo completamente atmosfera.
Chicca Lopez non è una protagonista facile agli scherzi: il suo carattere è piuttosto chiuso ed un passato difficile non la aiuta a guardare avanti con serenità. La narrazione qui è in terza persona, lo stile molto più classico rispetto a quello di Lolita Lobosco, e molto più riflessivo.
Anche le descrizioni dell’ambiente circostante si fanno diverse: via le ricette casalinghe, le baruffe in famiglia, i battibecchi d’amore; largo spazio all’ammirazione silenziosa per quei beni culturali e paesaggistici che sono stati dati da tutelare alla nostra protagonista (anche se sappiamo che lei avrebbe preferito fare altro). Questo romanzo racconta un Salento non molto turistico, lontano da spiagge affollate e feste notturne: una serie di meraviglie tutte da scoprire, tra beni artistici dimenticati e stranezze della natura. Una cartolina autentica, raccontata attraverso gli occhi di Chicca Lopez, che tira fuori le sue intuizioni migliori proprio quando riesce a stare sola e ad ascoltare le sue emozioni.
Quanto alla sottotrama romance, che comunque non è rilevante quanto nella serie di Lolita Lobosco, personalmente la ex fidanzata Flavia non mi ha fatto una grande impressione, e posso capire perché Chicca stia bene con Carmine, ma ho l’impressione che per ovvi motivi lui sia solo un amico per lei, e lei si rifiuti di prenderne atto. In queste situazioni qualcuno finisce con il farsi male, ma vediamo che cosa ci racconterà l’autrice…
La regola di Santa Croce mi è piaciuto un po’ di più di Gioco pericoloso – per quanto abbia apprezzato entrambi -, quindi penso proprio che tra un po’ leggerò anche il primo volume che ha per protagonista Chicca Lopez!
Ecco la mia recensione del primo “assaggio” di questa autrice!
Voi la conoscete? Avete letto qualcosa di suo?
Avete visto la fiction? Che ne pensate?
Aspetto i vostri commenti!
Grazie per la lettura, al prossimo post :-)
Ciao Silvia!
RispondiEliminaDella Genisi ho letto Pizzica amara (dove compare Chicca Lopez) e
I QUATTRO CANTONI dove c è Lolita; nel complesso mi piacquero, ha una scrittura piacevole e sicuramente mi piace il contesto pugliese 😉
La fiction iniziai a guardarla ma non mi prese molto e l'abbandonai.
Ciao Angela! Penso che leggerò "Pizzica amara", e magari anche l'altro :-)
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