lunedì 24 giugno 2024

LUNGA VITA!

 Spazio Scrittura Creativa: giugno 2024




Cari lettori,

benvenuti all’appuntamento di giugno con la rubrica Spazio Scrittura Creativa!


Chi mi conosce sa bene qual è per me uno dei due appuntamenti clou di giugno (l’altro è la fine della scuola), e così questo mese parliamo ancora una volta di danza.


Questo racconto non è un inedito: è una revisione di qualcosa che avevo scritto anni fa, in un periodo in cui cercavo di scrivere delle specie di pagine di diario, ma in terza persona, in modo da trasformarli in esperimenti di narrativa.


Nella mia mente questo racconto fa parte di una mia serie dedicata al mondo della danza, insieme a I wanna dance with somebody (Link) che è un contemporary con un pizzico di romance ed alla storia del mese scorso Il padre della danza (Link), che è un historical. Lo stile diaristico mancava, e così eccolo qui!


Il testo della canzone è Long live di Taylor Swift che trovate qui.



Lunga vita!


Mi dico: “Ricorda questo momento” dentro di me

il momento in cui stavamo con le nostre mani che tremavano

e la folla da giù ci applaudiva

eravamo i re e le regine, e loro leggevano i nostri nomi

la notte in cui avete danzato

come se avessimo saputo che le nostre vite non sarebbero state più le stesse

ed eravate lì come degli eroi, su un libro di storia

era la fine di una decade...ma l'inizio di un'era


Mancava ormai poco alla fine di giugno, e per lei, come ogni anno dal 2002, stavano per richiudersi i battenti della scuola di danza. In tutto questo tempo, molti le avevano chiesto perché si ostinasse a frequentare la stessa scuola, o che cosa trovasse di così bello nella danza per aver fatto così tanti sacrifici, piccoli e grandi, durante la sua adolescenza e giovinezza. Spesso lei non sapeva rispondere a questa domanda con totale sincerità: si limitava a dire che era una sua grande passione, che aveva trascorso dei bei momenti lì, che continuava ad essere una soluzione comoda da gestire: lo era stato prima con l’Università, continuava ad esserlo con il lavoro.

Era tutto vero, ma solo con se stessa poteva ammettere che c’era molto di più.


Per lei ballare era una sorta di missione, qualcosa che la sosteneva durante il grigiore delle settimane che spesso, durante l'anno, sembravano tutte uguali. Sapere che stava lavorando a qualche pezzo, che stava imparando un balletto difficile, era una consapevolezza che la ricaricava oltre ogni misura. Anche in estate si era ritrovata, mentre faceva il bagno o prendeva il sole, a costruire coreografie nella testa o ad ascoltare con attenzione le musiche alla radio, cercando di immaginare a che cosa si sarebbe potuta dedicare prossimamente.


La sera del saggio, all’inizio di giugno, era sempre per lei qualcosa di magico, ed anche quell’anno non aveva fatto eccezione. In un certo senso, qualcosa era andato anche meglio: per lei partecipare era già una vittoria. Era ormai la più grande del gruppo ed ogni anno ci voleva un po’ di impegno in più per incastrare tutto ed onorare gli impegni. Tuttavia, ogni volta che arrivava la primavera si ritrovava ad aspettare con trepidazione quella sera… e la settimana dello spettacolo spesso non le importava nemmeno di quanto e come mangiare o dormire. Per quei giorni esistevano solo lei, le sue compagne ed il ballo.



Venire buttate sul palco provocava sempre in tutte una certa apprensione, ma, dopo aver preso sicurezza, tutte quante finivano per fare dentro e fuori scena come se fosse la cosa più naturale del mondo.


Era quello il piccolo miracolo che ogni anno si ripeteva, e che si concludeva con una miriade di applausi e grandi sorrisi di soddisfazione. Fino ad un secondo prima l’incertezza regnava sovrana; una volta messo il primo piede sul palcoscenico, però, ognuna di loro sapeva che sarebbe andato tutto bene.


Addirittura le era capitato, diverse volte, di sperare che i giorni delle prove generali non finissero mai, perché era una magia troppo bella!


* * *


Ho detto: ricorda questo modo di sentirsi,

ed ho fatto passare le fotografie

di tutti gli anni in cui ce ne siamo state in disparte

aspettando questo momento

siamo i re e le regine, hai scambiato il tuo cappello da baseball con una corona

quando ci hanno dato i nostri trofei

e li abbiamo tenuti su, per la nostra città

ed i cinici si sentivano offesi,

ed urlavano: “Questo è assurdo”

perché per un momento una banda di ladre, con i jeans strappati,

è riuscita a farsi vedere dal mondo


Aveva raccolto tutte le fotografie della danza in un album, e quando le riguardava si rendeva conto di quanto lei avesse fatto dalla terza media in avanti. Il gruppo era cambiato, tante persone erano cresciute con lei, e di sicuro si era creato qualcosa di speciale.


Tutte avevano iniziato con le stesse incertezze, in mezzo al gruppo delle principianti, più per gioco che per vera passione, aspettando il momento in cui sarebbero state più grandi e più capaci di fare variazioni singole o a coppia, oppure pezzi con altri corsi. E poi quel momento era arrivato, anche troppo presto, e nel giro di pochissimo tempo si erano ritrovate grandi e quasi pronte ad essere d'esempio per le più piccole.


Ogni anno di più, tornare a scuola dopo le vacanze, o rifugiarsi lì anche per più ore dopo una giornata di stress e freddo, significava essere a casa.


Niente le aveva arrestate, nemmeno i due anni di pandemia durante i quali le videolezioni da casa erano state l’unica loro consolazione.


Perché lei e le sue compagne erano ragazze e donne come tante altre. Ma lì, sul palco, con lo chignon tirato, il trucco, i vestiti che avevano preparato per settimane, i balletti che avevano studiato per mesi, erano delle altre. E si sentivano più che mai nel posto giusto.



* * *


Ed aspettate un momento, promettetemi questo:

che starete con me sempre.

Ma se Dio lo impedisse, il Fato si mettesse in mezzo

e ci forzasse ad un addio

se avrete bambini, quando loro guardano le foto

per favore, dite loro il mio nome!

Dite loro come la folla applaudiva!

Dite loro che spero che splendano!


Aveva appena terminato un anno entusiasmante. E non pensava solo al mese che aveva preceduto il saggio: era sempre davvero speciale, durante la stagione in cui il buio si faceva sempre più fitto, indossare leggings, maglietta e scarpette, scaldarsi, distendere i muscoli, lasciarsi alle spalle il freddo che intirizziva ed ore intere passate sulla stessa sedia.


Parevano un paio di semplici ore alla settimana, eppure, nonostante la crescita ed i dubbi che in quell'anno la stavano attanagliando su tutto, erano ancora così tenacemente importanti.


Quando tutte quante sarebbero state delle donne anziane, ormai lontane da quella scuola e proiettate verso altre esperienze, forse si sarebbero ancora ritrovate a guardare le fotografie, a ripensare a quello che erano state. Magari le altre avrebbero parlato alle loro famiglie di quando avevano imparato i balletti insieme a lei.


Avrebbero raccontato come, terminato un balletto divertente, si rotolavano a terra ridendo.

Come se ne stavano sedute in sala prove con un panino ed una bottiglietta, guardando con curiosità quello che avevano preparato gli altri gruppi.

La vivacità del buio dietro al quale si celava una platea.

La sensazione di sollievo e leggerezza quando finalmente quel passo difficile veniva.

Tutti i luoghi del mondo che avevano attraversato danzando.

Le variazioni che ogni anno avevano scelto, ogni volta con meno paura di buttarsi.

Tutti i momenti in cui, come in una vecchia canzone degli 883, si era ripetuta: “Due minuti di paura, poi pronti, via.”

E tutte quelle mattine in cui si era svegliata ed aveva avuto la sensazione di star vivendo qualcosa di magico.


Se, in un futuro che sperava ancora lontano, avesse potuto lasciare un messaggio che rappresentasse appieno il rapporto tra lei e la danza, sicuramente sarebbe stato il seguente:



Lunga, lunga vita alle mura che abbiamo abbattuto

e tutte le luci delle candele che brillavano solo per me e voi

ed io ero lì ad urlare «Lunga vita alla magia che abbiamo creato»

e portatemi qui tutti gli imitatori

non ho paura

Cantando «Lunga vita» alle montagne che abbiamo mosso

Ho trascorso la mia vita combattendo i draghi con voi

E lunga, lunga vita a quello sguardo sul tuo viso

e portatemi qui tutti gli imitatori

un giorno saremo ricordate”



FINE



Non so se ho emozionato altri appassionati di danza, ma di sicuro rileggendo queste pagine e rieditandole, aggiungendo tutti i passi in più che abbiamo fatto da allora (specie quelli accidentati della pandemia), mi sono commossa io, e tanto basta.

Fatemi sapere se vi può piacere questo stile un po’ “diario” e se vi piacerebbe qualcosa di particolare in materia di scrittura creativa!

Vi aspetto…

Grazie per la lettura, al prossimo post :-)


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