Quando il vero spettacolo è osservare il pubblico
Un
po' di tempo fa mi è capitato di pubblicare un post relativo alle
biblioteche ed alle persone che solitamente le frequentano,
suddividendole per tipologie.
Ne
è venuto fuori il ritratto di un luogo nel quale la varietà degli
usi e dei costumi delle persone che lo frequentano è davvero
affascinante e quasi surreale.
Rileggendo
il mio vecchio post, mi sono resa conto che si potrebbe fare il
medesimo discorso poco prima di uno spettacolo teatrale. Non è
necessario interagire con i frequentatori abituali della sala
d'attesa di fronte all'ingresso: spesso basta un po' di spirito di
osservazione.
Quali
sono, dunque, le tipologie di persone più diffuse tra gli
appassionati di drammaturgia?
Gli
studenti (liceali).
Esemplare
difficilissimo da trovare in solitudine. In tal caso, si tratterebbe
di un ragazzo/a straordinariamente diligente.
Nel
99% dei casi, gli studenti liceali si muovono (a fatica) come una
cosa sola. Il più delle volte trascinano i piedi e si guardano in
giro con un misto di noia e curiosità.
Alcuni
di loro si sono impegnati per presentarsi al meglio e quindi
sfoggiano giacca e cravatta (per i ragazzi) o un bel vestito (per le
ragazze). La maggioranza, però, rimane fedele ai soliti jeans
stracciati.
Si
lasciano cadere sulle poltroncine quasi in contemporanea, e non di
rado il pavimento trema.
Se
si tratta di una buona classe, molti di loro seguono lo spettacolo ed
alcuni arrivano persino a concludere che “non è così male”.
Tuttavia,
ci sarà sempre qualcuno che chiacchiera, o, peggio, che estrae il
cellulare, illuminando di azzurrino una parte della sala e suscitando
le proteste degli altri spettatori, specie di
colui-che-non-vuole-essere-disturbato (vedi sezione dedicata).
Le
persone che non sono sedute vicino a loro tirano spesso un sospiro di
sollievo.
Lo
studente (universitario).
A
differenza degli studenti liceali, quest'ultimo è abbastanza facile
da reperire da solo. In altri casi può essere accompagnato, spesso
da una persona appassionata di teatro quanto lui.
Lo
studente universitario di cui parlo difficilmente proviene da
Economia o da Ingegneria: spesso appartiene a qualcuno dei moltissimi
corsi di Laurea della Facoltà di Lettere e Filosofia, ed
ha la necessità di vedere questo spettacolo per scrivere una
relazione che completi un laboratorio o un esame di Storia del Teatro
o affini.
Sulle
prime, il nostro studente non è così entusiasta di venire a vedere
lo spettacolo, e, pensando alla bevuta con i compagni di corso che ha
dovuto disertare, potrebbe esibirsi in una vaga imitazione dello
studente liceale.
Tuttavia,
man mano che lo spettacolo va avanti egli si incuriosisce, si
interessa, si appassiona. Ricorda, minuto dopo minuto, perché ha
scelto l'esame di Storia del Teatro, perché ha voluto fare un
determinato corso di laurea e non altri, e perché, in definitiva,
andare a teatro gli piacerà sempre.
Per
questo motivo egli esce dalla sala sollevato e vagamente soddisfatto,
con la relazione già per metà in testa.
Ultimo
indizio: ero io fino a due anni fa.
La
signora elegante.
In nove casi
su dieci è accompagnata dal consorte, sul cui volto, in otto casi su
dieci, è scritto il seguente pensiero: “Ho dovuto mettermi pure un
abito da matrimonio, un po' di pietà, di mercoledì c'è la
Champions!”
Non
si siede sulle poltroncine della sala d'attesa perché sull'abito si
creerebbero delle antiestetiche piegoline. I tre must della signora
elegante sono il tubino (alternato ad un tailleur per non essere
troppo monotona), la pelliccia (vera, altrimenti che gusto c'è) ed i
tacchi (ovviamente decolleté accompagnate da calze sottili, anche in
gennaio).
Non
appena entra nella sala, chiede subito a qualche maschera di lasciare
al guardaroba il secondo dei suoi tre must (di certo non si può
tenere sulle ginocchia o dietro la schiena come un cappotto, si
rovina!).
Durante
l'intervallo, chiacchiera solo con signore eleganti quanto lei, e con
i relativi consorti (che fingono di ascoltarle ed accendono lo
smartphone in un tentativo di aggiornarsi sul risultato del primo
tempo della partita).
Inutile
dire che gli spettacoli che gradisce di più sono quelli nei quali i
costumi sono curati in modo impeccabile.
Se
c'è qualche attore vestito con abiti H&M, prende in
considerazione l'idea di cambiare teatro.
Il
gruppo di pensionati.
Innanzitutto
un consiglio: FUGGITE!
Questi
pittoreschi personaggi, il più delle volte, sono in possesso di un
abbonamento annuale, comprato
in gruppo di comune accordo.
Raggiungono
il teatro insieme. Allo stesso modo aspettano che si possa entrare
nella sala d'ingresso ed escono commentando lo spettacolo.
La
caratteristica principale di questa tipologia di spettatori è il
loro irrefrenabile desiderio di condividere quest'esperienza con il
primo malcapitato che si pari loro davanti, perché, ehi, non è
fantastico conoscere gente nuova?
In
tal senso, vi racconto la mia esperienza.
L'anno
scorso stavo incautamente mangiando un trancio di pizza su una
panchina di fronte ad un noto teatro di Milano. Avevo lavorato tutto
il giorno, non tornavo a casa dal mattino ed
aspettavo altre persone con i miei biglietti.
A
breve distanza da me c'era un gruppo degli esemplari sopra descritti.
Uno
di loro mi si è avvicinato ed ha detto “Buon appetito!” ed io ho
ingenuamente ringraziato. Risultato: avendo appurato che avrei morso
solo la pizza e nient'altro, mi si sono fatti tutti vicini,
chiedendomi in coro se aspettassi qualcuno, da che parte di Milano
venissi, che lavoro facessi e molto altro che al momento non ricordo.
È
vero che un po' di calore umano non fa mai male, e, presi in piccole
dosi, possono risultare pure simpatici.
Tuttavia, meglio non
esagerare.
Colui-che-non-deve-essere-disturbato.
Questo esemplare è vagamente
imparentato con Voldemort, l'antagonista di Harry Potter, noto anche
come Colui-che-non-deve-essere-nominato. Nel momento in cui ci si
trova ad avere a che fare con questa persona, infatti, si ha come
l'impressione di avere una Maledizione senza Perdono che pende sulla
nostra testa.
Colui-che-non-deve-essere-disturbato
incenerirebbe tutti: gli studenti liceali, che per lui sono più o
meno delle zecche fastidiose; gli studenti universitari, perché
hanno l'ingresso ridotto, e non è giusto, ed io che vengo sempre qui
chi sono?; le signore eleganti, perché la pelliccia ostacola la
visuale, e poi come si sono pettinate?; i pensionati, perché
chiacchierano all'ingresso come se si trattasse di un bar, e questo è
un posto serio!; non ultimi, i mariti delle signore eleganti, perché
questi smartphone dovrebbero essere confiscati all'ingresso, e poi,
nel 2016, ancora questa fissa del mercoledì di coppa?
È
difficile che Colui-che-non-deve-essere-disturbato resti per tutto lo
spettacolo. Il più delle volte, se ne va durante l'intervallo.
Persino la rappresentazione riesce ad offenderlo.
L'appassionato.
Quest'ultima
tipologia di persone non appartiene a nessuna categoria di quelle
sopracitate, o, a volte, ha fatto parte (o fa parte sporadicamente)
di una di esse.
L'appassionato
è la persona alla quale piace moltissimo venire a teatro… e basta.
Non
importa se all'ingresso dovrà attendere seduto di fianco a qualche
curiosa signora che le chiede dove ha comprato quella borsa tanto
carina. Se durante lo spettacolo verrà accecata da qualcuno che
proprio non riesce a mettere via il telefono. Se all'uscita dovrà
sentire i commenti sgarbati del solito criticone.
Per
lui, o per lei, è semplicemente bellissimo rilassarsi sulla
poltroncina e godersi, di volta in volta, una storia diversa.
L'appassionato
sono io, la maggior parte delle volte, e tantissime altre persone che
non vedo l'ora di conoscere (sì, anche quelle appartenenti ai gruppi
di pensionati).
Che
ne dite di questo breve ritratto del mondo teatrale e dei suoi fan?
Vi riconoscete in qualche categoria? Vi viene in mente qualche altro
interessante personaggio? Attendo vostre opinioni!
Grazie
come sempre, ed al prossimo post :-)
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