sabato 21 novembre 2015

TRA GIARDINI PERDUTI E BANCHETTI TERMINATI

Un giro alla mostra "Mito e natura"

 

 

Come avrete capito dal titolo, il post di oggi riguarda, ancora una volta, una mostra a Palazzo Reale. 
 

Sarà che spesso di giovedì ho una lunga pausa prima di consigli di classe/riunioni/colloqui, sarà che le sale ampie e silenziose del Palazzo mi conquistano ogni volta, sarà che, in definitiva, le proposte di questi mesi sono davvero eccezionali… fatto sta che mi sono ritrovata a vedere “Mito e natura”. Si tratta di una mostra piuttosto agevole da girare, e non particolarmente lunga, ma ricca di particolari e di spunti interessanti.


In particolare, mentre mi aggiravo da una stanza all'altra, ho pensato che…





...dovremmo proprio imparare dagli antichi come si organizzano le occasioni mondane!  
Piatti da pesce, anfore per l'acqua, crateri per il vino, coppe (sempre per il vino) quando gli ospiti sono un po' meno, posate, piatti da portata e tutto quello che ci può suggerire la fantasia: già nel IV- III secolo a.C. i nostri predecessori non si facevano mancare nulla. 
 

Si parla spesso di come e quanto gli antichi ci abbiano insegnato ad apprezzare il valore della parola e della scrittura, l'importanza di studiare quel che ci circonda ed alcuni valori di base della civiltà. 
Tutto verissimo e indiscutibile; perché, però, non spendere due parole in più sulla loro straordinaria ospitalità e sulla loro capacità di allestire banchetti?!?





gli antichi Greci e Romani erano così geniali da poter dare a se stessi ed agli altri l'illusione di un giardino fiorito anche in pieno Dicembre.  
Sono rimasta davvero colpita nel trovarmi di fronte, in una delle sale della mostra, alcuni resti di muri provenienti sicuramente da ricche ville. Su di essi era dipinto, con una fantasia ed un realismo impressionanti, un giardino, completo di foglie, felci, piccoli uccelli e perfino fili d'erba. 
 

È incredibile che qualcosa che è stato riprodotto più di due millenni fa possa scaldare il cuore e far immaginare la primavera anche in pieno Novembre, no?





una delle più importanti (e trascurate) lezioni che ci hanno dato gli antichi è quella di praticare un coraggio quotidiano. 
Nell'ormai lontano mondo dei Greci e dei Romani, moltissimi erano i momenti in cui si rischiava la vita.

La si poteva perdere commerciando, per terra e per mare; oppure ammalandosi mentre si stava tutto il giorno nei campi, con qualsiasi clima; o, ancora, in guerra, perché i conflitti erano continui. 
 

La mostra mette in evidenza in modo impietoso quanto il confronto tra uomo e natura, al tempo, fosse impari.

Gli antichi, come dei Giacomo Leopardi ante litteram, hanno dovuto davvero dimostrare tutto il loro eroismo per tenere testa ad una natura crudelmente matrigna.





tuttavia, non c'è da preoccuparsi, perché passare dalla vita alla morte è semplice ed indolore come un tuffo!  
Su un sarcofago di pietra è dipinta l'immagine di un uomo (probabilmente il defunto) che, staccando i piedi da una costruzione (forse la porta dell'aldilà) si tuffa con grazia in una piscina. 
 

Questa immagine mi ha colpito perché, nel momento in cui l'ho vista, non ho pensato alla simbologia che ho appena descritto, bensì a tutt'altro. Mi è venuta in mente la posizione sociale altolocata del protagonista della scena, il mite clima mediterraneo, l'estate ormai lontana… è stata la didascalia a ricordarmi che, in effetti, la scena rappresentata è l'omaggio a qualcuno che non c'è più.

Sfido chiunque a rappresentare un tema simile con tanta leggerezza…!





tra tutte le straordinarie donne del mito classico, il vero esempio da seguire è Arianna! 
Chi mi conosce bene sa che ho dedicato una grossa parte dei miei studi alle donne dell'antichità greca, a partire dal mito, passando per il poema epico, fino ad arrivare al teatro. Ho scritto un po' su Medea, un po' su Ifigenia, molto su Elettra, moltissimo sulla triade Penelope-Circe-Calipso.

Tuttavia, mentre osservavo alcune coppe dipinte, mi sono resa conto che potrei aver sbagliato tutto.

In questi anni, infatti, ho trascurato una figura di tutto rispetto: Arianna.


Questa ragazza, dopo aver aiutato Teseo, l'uomo di cui è innamorata, a sconfiggere il Minotauro ed a fuggire, si ritrova abbandonata in mezzo al nulla proprio dal suo (non così) grande amore. Che fa, allora? Piange tutte le sue lacrime attendendo il suo ritorno? Medita di incendiare il velo dell'amante del suo ex uomo? Si butta giù da una torre o sceglie qualunque altro “onorevole” suicidio? Ma quando mai!


Se la cava da sola, ecco tutto. Finché un giorno non passa di lì l'ultima persona che si sarebbe aspettata: il dio Dioniso. Completamente diverso dal suo “solito genere” di uomo (Teseo, in quanto eroe, era sicuramente un po' più composto e determinato), ma divertente e sempre pronto a fare festini a base di cibo e vino con lei dalla mattina alla sera. Ed allora, perché non ricominciare?


Ecco, io potrei sbagliarmi, ma credo che noi donne, all'occorrenza, dovremmo essere tutte un po' come Arianna.





l'epoca classica fa sempre venire nostalgia. Anche se non la si è vissuta. Conclusione forse un po' scontata, ma inevitabile. Per fortuna ci sono mostre come questa a tenere sempre aperte le porte dei sogni.




La mostra è a Milano fino al 10 gennaio. Spero che le mie riflessioni vi abbiano incuriosito ed interessato.

Altrimenti, spero che la visita della mostra susciterà in voi altre idee. 
 

Grazie, come sempre, a chi ha letto fin qui!

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