giovedì 26 settembre 2024

POESIE DI SETTEMBRE

 Spazio Scrittura Creativa: settembre 2024




Cari lettori,

bentornati all’appuntamento con la rubrica Spazio Scrittura Creativa!

Ci eravamo lasciati a giugno con una sorta di “pagina di diario” dedicata alla mia passione per la danza (la trovate qui).


In luglio ho fatto pausa, ad agosto ho chiuso proprio il blog… e così eccoci arrivati a settembre!


Come ormai saprete, ogni tanto mi piace proporvi qualcosa dall’archivio delle mie poesie. Mi sono resa conto che vi ho raccontato un po’ tutte le stagioni, tranne quella autunnale, che è appena cominciata (a questo link trovate una mia TBR ideale per questo periodo).


Così oggi ho pensato di proporvi due piccoli componimenti che per me parlano proprio di settembre. La maggior parte del tempo sono proprio come gli altri booklover: mi piacciono le atmosfere tra estate ed autunno, accolgo con piacere il ritorno alla routine, a breve festeggio pure il mio compleanno… quindi settembre è, per la maggior parte del tempo, un mese positivo.


Però ci sono anche un ricordo personale piuttosto difficile – e quest’anno un anniversario importante – e un po’ di amarezza, perché sapete che comunque la mia stagione preferita resta l’estate. Oggi vi vorrei parlare proprio di questi due aspetti, sperando di non intristire nessuno, ma solo di condividere qualche emozione con voi.

Vi lascio alla lettura!



4 settembre 1994


Piccoli passi solcano la via stretta e leggera.

Ti porto un ciclamino, d’affetto un semplice dono.

Da me forse non l’aspettavi, vero?

E chissà se da qualche parte il ricordo conservi…


Ferma, davanti a te, eccomi. Un forte vento tira:

sì, certo, questo punge gli occhi, nient’altro.

E, chissà perché, un sasso scaccio col piede;

ed esso veloce scivola via, ma non quel pensiero.


Lo so, caro zio, ero una piccola bambina

Quando tu giungevi sulla tua bianca Mercedes, lunga carrozza,

ed entravi, e il tuo cappotto posavi, e certo sapevi

ch’io presto a veder lì, tra le tasche, sarei corsa,

in attesa di dolci sorprese…


e poi più nulla; io non ricordo,

e a volte cosa darei per avere altro

che incredula rabbia e dolore inspiegabile.

Ed ancora io ti penso, e continuo a chiedermelo:

dove sei?



La stagione del pensiero


Estate, solare e frizzante, so già che

tra mille dorati guizzi ormai te ne sei andata!

Il cupo autunno, nei suoi vari colori,

è vivo e presente in ogni nostro giorno,

a ricordarci pronto quei suoi piccoli comandamenti.


Autunno, del pensiero tu sei la stagione:

d’un vellutato manto copri caldi tramonti,

verdi foglie con te in ramate lamine si tramutano,

e già l’aria tutta è pervasa da un nuovo odore.


Perché dietro ai sorrisi miei a volte un’ostinata lacrima

si nasconde, e porta il segno di tutti i miei errori?


Pur so che tu, Autunno, sei la stagione del pensiero;

ma io di star ferma ormai ho noia,

vorrei muovermi, è vero, ma come?

Consigli aspetto da te, stagione del pensiero,

per poter finalmente su quella grigia parte della mia vita

aprirmi in un sorriso.





Due “note dell’autore”.


Partiamo dalla seconda poesia, La stagione del pensiero. Ho scritto questo componimento da ragazza (e prima di proporvelo l’ho editato un po’): anche allora le mie estati – passate soprattutto a Varazze - erano molto sportive e movimentate, e tornare a casa e chiudermi sui libri non erano proprio le mie idee preferite in settembre (come per tutti i ragazzi della mia età, credo). Rileggendo questa mia poesia mi sono però stupita del fatto che avessi già colto la sensazione tipica di quasi tutti i settembri della mia vita: quella di stare in bilico tra una quiete autunnale che non mi andava tanto giù dopo i divertimenti estivi ed un desiderio di “fare qualcosa” perché il periodo di pausa mi aveva restituito energie. L’ho provato dopo la fine della scuola, con la sessione settembrina che era un ponte tra un anno accademico ed un altro, e poi durante l’autunno in cui avevo finito i corsi ma ero in Università con modalità diverse per la Tesi della Magistrale (momento di passaggio per eccellenza). Lo provo ancora adesso con la precarietà lavorativa, tra attese e ripartenze (spesso con il botto). Probabilmente da questo deriva il mio rapporto “a luci ed ombre” con questo periodo dell’anno.



La prima, 4 settembre 1994, mi rendo conto, non è di facile lettura, ma per me è stata in un certo senso necessaria. Ci sono stati quattro giorni terribili nella mia vita: quando ho perso mio nonno, le mie due nonne e la mia prozia (la moglie dello zio, appunto). Ho avuto bisogno di scriverne e l’ho fatto più volte, anche per un concorso letterario. Anche se non è piaciuto molto, è servito a me per mettere nero su bianco quel che avevo nel cuore. Però da un certo punto di vista è stato più facile, perché al tempo avevo tra i 20 e i 26 anni e ricordavo tutto. L’impresa più impegnativa è stata proprio provare a scrivere di una perdita che ho vissuto a neanche cinque anni, quando “ricordi ma non ricordi”, quando tutto ti sembra un sogno e ti rendi conto di aver rimosso la parte che per te era inspiegabile. Non sono riuscita a tirar fuori di più di questi pochi versi, ormai qualche anno fa, ma è già un successo per me.


Credo di avervi raccontato abbastanza “retroscena”, quindi, come al solito, aspetto i vostri commenti!

Grazie per la lettura, al prossimo post :-)


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