giovedì 30 ottobre 2025

I PREFERITI DI OTTOBRE 2025

 Tutto quello che mi è piaciuto in questo mese




Cari lettori, 

eccoci arrivati al penultimo giorno di ottobre! 

Archiviati i ritorni di settembre, gli inizi graduali (per me quest'anno nemmeno tanto, in realtà) ed il mio compleanno, ottobre è stato un mese intenso dal punto di vista del lavoro e, in generale, ricco di impegni. Per fortuna i weekend, invece, sono stati piuttosto tranquilli, così c'è stato tempo per godersi il bello della stagione autunnale. 

Oggi vi racconto tutto quello che mi è piaciuto in questo mese, dai libri ai film, dalla musica alla poesia alle foto del periodo!



Il libro del mese


La storia raccontata in questo romanzo ha inizio nel 1944, A Dachau.


Johann Maria Adami, professore italo-tedesco, è stato per una vita un punto di riferimento per la Facoltà di Medicina; poi però si è rifiutato di esporre i vessilli con i simboli nazisti e da allora, per il regime di Hitler, è diventato un nemico pubblico. Da mesi è confinato dove vanno a finire tutti quelli come lui che non sono riusciti a scappare: in un campo di concentramento, un incubo ad occhi aperti di cui tante persone non conoscono ancora l’esistenza.


È proprio però in uno dei momenti più penosi, la cosiddetta “prova del brodo” (i prigionieri che lo espellono subito dopo averlo bevuto sono condannati ad un’infelice fine), che i Kapò gli dicono che qualcuno lo sta aspettando. L’ospite inatteso è Veil Seidel, suo ex alunno non proprio portato per la Medicina, che si è reinventato intraprendendo una carriera molto più redditizia: quella di gerarca nazista.


La questione è molto seria. A Kransberg, al palazzo del Führer, la situazione è tesissima dopo l’armistizio. La Germania è rimasta senza alleati e Hitler, un tempo padrone indiscusso del castello, si è nascosto in un bunker con quel che rimane della sua famiglia. Come se non bastasse, il corpo di un gerarca giovanissimo, ma già importante quasi quando Seidel, è stato trovato poche ore prima ai piedi di una torre. Si tratta chiaramente di omicidio, e chi meglio di Johann Maria Adami potrebbe svolgere al meglio sia il compito di medico legale che quello di detective? Il suo alunno ha pensato a lui, e c’è in gioco la credibilità del regime nazista.


Adami vorrebbe rifiutarsi: non vuole lasciare l’inferno di Dachau per finire direttamente nella bocca del diavolo. Ma non solo non ha scelta: il castello di Kransberg è pur sempre all’aperto e una via di fuga potrebbe esserci. Inoltre, una volta giunto lì, tra prigionieri inglesi ed infermieri non proprio devoti alla causa, si rende conto di non essere l’unico che ha in odio il dittatore e la guerra.



A molti km da Kransberg, nel cuore di Trieste, Ada, la figlia di Johann, che da tempo non ha notizie di lui, prosegue con coraggio nell’esercitare la sua professione di medico. Non lo fa solo per salvare se stessa: dal marito, anch’egli introvabile, ha avuto un figlio che non solo rischia di restare solo, ma è anche da nascondere al mondo: è nato con una zoppia alla gamba ed il regime non permette di vivere ai bambini come lui. 

La maggior parte del tempo Ada affida ad una balia il suo piccolo, e non fa che girare per Trieste raggranellando qualche soldo da chi si può ancora curare, specie da chi è ancora benestante e amico dei dittatori tedeschi. Sono essi, infatti, ad aver occupato quella porzione d’Italia… che Italia, ancora, in quel momento storico, non è, per quanto la stragrande maggioranza degli abitanti si consideri tale.


Per sua fortuna ella è ancora amica di una ricca famiglia della città, ma un giorno la figlia della coppia, Margherita, viene aggredita da un folle. Ella non subisce violenze sessuali, ma torna a casa picchiata e marchiata… quasi come se fosse stata morsa da un animale.


Purtroppo il fatto di sangue è avvenuto fin troppo vicino alla Risiera, un luogo che “ha tradito” i triestini: un tempo sembrava mantenere la promessa di portare lavoro e progresso; ora è la sede dei nazisti, ed una parte del luogo è stata riconvertita a prigione.


Ada decide comunque di fare luce sul mistero, soprattutto perché sa che il padre di Margherita è troppo debole e servile con il regime, e dunque non farà niente di davvero utile. Ma non sa che i nemici che ella dovrà affrontare vengono da due parti: i nazisti dal Nord e i titini da Est. Così come i campi di concentramento, anche l’orrore delle foibe deve essere ancora scoperto dalla storia…



Quando, in piena estate, vi ho recensito Come vento cucito alla terra di Ilaria Tuti (trovate il mio parere a questo link), vi ho detto che ero stata piuttosto indecisa sull’inserire o no quel romanzo nei preferiti del mese; poi, però, avevo pensato di abbinarlo ad un’altra bella storia di coraggio al femminile e di creare un post a parte.


In seguito è arrivato Risplendo non brucio, che mi è stato consigliato proprio sulla spiaggia nei giorni in cui ho pubblicato l’altro post, e non ho avuto più dubbi, perché se la Ilaria Tuti creatrice dei noir con Teresa Battaglia mi piace e mi convince, la Ilaria Tuti autrice di romanzi storici è davvero straordinaria.


Questo è un romanzo sull’orrore del 1944, un anno in cui la Seconda Guerra Mondiale ha vissuto i suoi momenti più feroci, un momento storico in cui l’Europa è stata devastata dal peggiore lato delle guerre: quello fratricida.


Da una parte all’altra dall’Europa i due protagonisti, padre e figlia, che in tempi di pace non andavano nemmeno tanto d’accordo ma si vogliono un bene sincero (e si assomigliano tra loro molto di più di quel che credono), lottano per ritrovarsi e per tornare a casa, cercando di sopravvivere in mezzo a tanti pericolosi nemici.


La prepotenza e la sopraffazione di tanti personaggi di questo romanzo, però, spesso non riescono ad avere la meglio contro l’integrità di un essere umano dal cuore puro, nonostante tutti i tentativi di schiacciare ed anche di spegnere una vita. Chi è in difficoltà ma si trova dalla parte giusta trova spesso un aiuto insperato, e persino chi si è sacrificato vive nel ricordo di chi mantiene viva la speranza.


Non si tratta di una lettura facile, e vi avviso che gli ultimi capitoli sono da groppo alla gola continuo. Personalmente io di fronte all’ultima pagina mi sono sfogata ben bene con il pianto, e non mi capitava da molto. È un viaggio difficile, ma, pagina dopo pagina, vi accorgerete che avete tra le mani un testo davvero prezioso.


Vi lascio una citazione:


Una pace tiepida si era posata su quel lembo di mondo. La primavera premeva in ogni stelo, in ogni nuovo getto. Ada la sentiva negli odori verdi. Il gelo inusuale degli ultimi giorni non era stato abbastanza forte da fermare la vita che era in procinto di esplodere, gloriosa.

C’è sempre speranza, sembrava insegnare.

Ignora il dolore, ignora la stanchezza, va’ avanti.

Sopravvivere è sempre un atto feroce.

Sii feroce.”



Il film del mese



Taranto, 1997.


Caterino Lamanna è un operaio che, come tantissimi altri, lavora all’Ilva.


In egli realtà egli vive in una masseria che avrebbe potuto avere un futuro, ma, da quando è stato costruito il vicino polo siderurgico, lui e tanti suoi concittadini si sono reinventati, abbandonando completamente l’agricoltura per la fabbrica. Anche perché i fumi non proprio salutari dell’Ilva non consentivano a nessuno una coltura eccellente.


Caterino non ha studiato, ma ha grande etica del lavoro e disprezza chi, secondo lui, “si fa mantenere”. Ammira molto i suoi capi e, insieme alla fidanzata Anna, coltiva il sogno di andare a vivere in città e di fare carriera, anche se non sa come.


In modo del tutto inaspettato, l’occasione gli si presenta un giorno in cui i dirigenti aziendali lo convocano nel loro ufficio. A Caterino non sembra vero, ma l’offerta è di quelle che si potrebbero paragonare alla famosa “vendita dell’anima” .


Caterino, infatti, viene assunto dalla dirigenza come spia: egli dovrà segnalare loro quali colleghi siano sindacalisti, quali agitino la folla dei dipendenti aiutandoli a far valere i loro diritti, quali addirittura parlino male dei capi.


Il nostro protagonista inizia addirittura a pedinare i colleghi, ed è così che egli fa una scoperta stupefacente. Nei mesi precedenti, infatti, egli ha notato la sparizione dal posto di lavoro di alcune persone che lavoravano con lui (sia operai che professionisti qualificati). Qualcuno era stato denunciato proprio da lui, altri no. Seguendo un collega “sospetto”, egli ritrova tutti gli scomparsi in un edificio, la cosiddetta Palazzina LAF (da “laminatura a freddo”): sono lì, a far passare le ore lavorative senza un vero scopo.


Con la scusa di un cambio mansioni, infatti, tutti coloro che hanno osato ribellarsi alla dirigenza o tentare di far valere i propri diritti sono stati chiusi lì, per le otto ore lavorative, tra uffici polverosi ormai dismessi da anni e corridoi che sono stati trasformati in bivacchi. 

C’è chi si beve un caffè dietro l’altro e chiacchiera anche se non ha molto da raccontarsi, chi inventa giochi da tavolo o di società come se fosse già in pensione, chi telefona a casa per avere un po’ di conforto. Qualcuno è già in pieno burnout (anche se negli anni ‘90 non se ne parlava ancora molto) e piange disperato, o ha crisi nervose.


La permanenza a Palazzina LAF prevede una via d’uscita, ma è un’umiliazione che pochi se la sentono di sostenere. Si può tornare al lavoro solo se si accetta il cambiamento proposto dalla dirigenza: ad ingegneri e segretarie vengono proposti impieghi come operai e manovali, ad operai con disabilità riconosciute dei lavori come uomini di fatica ai quali difficilmente essi potrebbero resistere a lungo.



Caterino, però, è troppo accecato dalle sue ambizioni e pecca di qualunquismo, così, pensando di “spassarsela a non fare niente”, chiede ai dirigenti di poter essere spedito lì alla palazzina con una scusa: da lì, sostiene, sarà molto più facile osservare le “persone sospette”.


Caterino inizia così il suo soggiorno alla Palazzina LAF: si stabilisce in uno degli uffici dismessi ed i primi giorni pensa davvero di aver fatto un grande affare. Poi, però, il malessere per essere costretti per delle ore a non fare niente (che è a tutti gli effetti una forma di mobbing) si fa strada pian piano dentro di lui. Inoltre, egli conosce gli altri inquilini della palazzina e per la prima volta non si sente servo dei potenti, ma trattato come un amico…



Palazzina LAF è un film di cui mi avevano parlato in tanti e che volevo vedere da un po’. Me lo avevano descritto come un pugno nello stomaco e… confermo, anche se a mio parere degli spiragli di luce si intravedono.


Senz’altro è un film sulla questione dell’Ilva in particolare, e sul mobbing in generale. Mi ha colpito molto vedere come sono stati tratteggiati i personaggi che subiscono abusi sul lavoro, come si tengano stretta la loro dignità, come facciano gruppo. In un certo senso, è lo stesso discorso che vi facevo recensendo il romanzo: per quanto essi siano vittime di una prepotenza inaudita, sono nella ragione, e questo non si può cancellare.


Caterino invece non riesce a trasformarsi in un personaggio positivo, e dovrà rendersi conto degli sbagli che ha fatto. Personalmente credo che la sua storia simboleggi tutte quelle dei “servi che vogliono essere amici dei padroni”, rendendosi poi conto che saranno sempre e solo servi. 

Mi ha colpito molto che Michele Riondino – che, a giudicare dalle sue interviste, su tante questioni, anche a tema lavoro, la pensa come me – abbia voluto interpretare un personaggio del genere.


Io non riesco a sopportare chi si comporta come Caterino, chi anche alle cene o agli aperitivi rimbecca le persone vittime di ingiustizia sul lavoro dicendo che “tu devi capire le ragioni dell’azienda”, o rimprovera chi si apre parlando di burnout e di una cercata e voluta pausa dal suo impiego con frasi tipo “ma un lavoro si deve avere”. 

Mi sono sempre chiesta che cosa sperino di ottenere queste persone facendo gli avvocati dei potenti. Ecco, forse questo film dà una amara risposta. Comunque lo consiglio molto!



La musica del mese


Continuiamo con il nostro viaggio in macchina “vintage” alla riscoperta di qualche brano di musica italiana non proprio nuovissimo, ma che secondo me merita un suo spazietto.


Nel corso di questo ottobre ho utilizzato parecchio la macchina, tra lavoro, sport e commissioni varie, e mi sono imbattuta in una bella cover di Elisa della splendida Almeno tu nell’Universo di Mia Martini. La potete ascoltare a questo link.


Sai, la gente è strana

prima si odia e poi si ama

cambia idea improvvisamente

prima la verità, poi mentirà lui

senza serietà, come fosse niente…


Sai, la gente è matta

forse è troppo insoddisfatta

segue il mondo ciecamente

quando la moda cambia

lei pure cambia

continuamente, scioccamente…


Tu, tu che sei diverso

almeno tu nell’Universo

un punto sei, che non ruota mai intorno a me

un sole che splende per me soltanto

come un diamante in mezzo al cuore


Tu, tu che sei diverso

almeno tu nell’Universo

non cambierai!

Dimmi che per sempre sarai sincero

e che mi amerai davvero di più…



La poesia del mese 


Per il mese di ottobre e la malinconia autunnale che talvolta porta con sé, ho pensato a Nelle tue palme dischiuse di Elio Pecora.


Nelle tue palme dischiuse

lascia ch’io posi stasera

questo mio sonno di lacrime.

Né sei più tu chi diceva

andremo...sempre...”

Tu vai

incontro ad altre parole

per strade che non conosco

ed io rimango a pensare

se tutto fu gioco.



Le foto del mese


Non è ottobre senza un must dei weekend: le passeggiate tra parco e Naviglio per fotografare il foliage! Quest’anno, a differenza dello scorso autunno (in cui le piogge sono arrivate troppo presto), è stato un ottobre ancora mite e piacevole, con tante belle giornate. L’ombra ovviamente è la mia!



Un giorno in cui lavoravo solo al mattino e danza era stata sospesa, ho deciso di approfittare del pomeriggio libero per fare una passeggiata a Milano. Sono andata a Palazzo Reale ed ho visto sia la mostra di Leonora Carrington che un’esposizione gratuita a tema “Arte e scienze informatiche”: vi parlerò di entrambe in novembre!



Questa gustosa Sacherina, bella e buona, è un mio acquisto in un sabato in cui ero da sola (tranquilli, l’ho mangiata in due volte…). Ma ne approfitto per dirvi che ho anche cucinato un po’ in queste settimane e, se riesco, in novembre vedrete anche un mio post di ricette.



Insieme al foliage, al parco c'erano ancora gli ultimi, splendidi fiori della stagione... come questa bellissima macchia lilla!



A super sorpresa è arrivato un servizio fotografico del nostro saggio di giugno. Le foto sono davvero splendide! In questo periodo abbiamo anche caricato sulle nostre chiavette il video dello spettacolo e per me è sempre una bellissima emozione rivederlo. Vi lascio uno scatto della mia variazione, sulle note di "Incanto" di Tiziano Ferro...




Ecco i miei preferiti di questo mese che sta per concludersi! 

Ne approfitto per augurare a tutti voi Happy Halloween (o una buona festività di Ognissanti, se preferite). Godetevi questo weekend, anche se purtroppo quest'anno non c'è un ponte... 

Grazie per la lettura, ci rileggiamo in novembre :-)


lunedì 27 ottobre 2025

THRILLER PER LA SPOOKY SEASON

 Due romanzi di Barbara Baraldi




Cari lettori,

iniziamo la settimana di Halloween con le nostre “Letture… per autori” e qualche consiglio di lettura spooky!


Il post con le “letture stregate” è ormai un appuntamento sul blog da qualche anno (a questo link il post dell’anno scorso), ma voi sapete che non sono per niente una fan dell’horror, così ho quasi sempre scelto dei thriller.


Quest’anno non fa eccezione: ho pensato di proporvi un’autrice che ho conosciuto proprio negli ultimi due mesi, e che mi ha regalato un bel po’ di brividi. Barbara Baraldi non è solo scrittrice, ma anche autrice dei fumetti di Dylan Dog, quindi di misteri che fanno paura se ne intende!


I due titoli che vi propongo oggi sono il suo primo romanzo, scritto vent’anni fa e rimaneggiato per la Giunti, e uno dei volumi che hanno per protagonista l’ispettrice Aurora Scalviati, il personaggio seriale di sua creazione.


Penso di essere più che in tema con il mood della settimana… ma ditemi voi!



La bambola dagli occhi di cristallo


Siamo a Bologna, nei primi anni del nuovo secolo (e millennio), e la città sta vivendo un’insolita ondata di violenza.


I cittadini bolognesi si ritrovano ad avere, giorno dopo giorno, sempre più paura di un misterioso killer. Il timore, però, inizia a scemare quando ci si rende conto che il target dell’assassino è sempre lo stesso: uomini che erano stati, per qualche motivo, violenti con le donne. La persona che li uccide si accanisce su di loro, quasi a restituire loro almeno una parte della violenza che hanno messo in pratica in vita.


Il compito di trovare il serial killer viene affidato all’ispettore Marconi, un funzionario di talento ma piuttosto deluso dalla professione. Egli ogni volta si ripete che non sa ancora perché continui ad ostinarsi con la vita da poliziotto, eppure le indagini condotte da lui si sono sempre risolte. Per questo motivo gli è stato affidato un compito così difficile.


Insieme alla sua squadra, egli ricostruisce il probabile profilo dell’assassina: una donna giovane e molto bella, fredda e risoluta. Ma chi potrebbe essere?


La crisi professionale di Marconi, tra l’altro, non è l’unico motivo per cui egli tentenna nell’accettare il caso del serial killer: egli si sta anche occupando da tempo di un giro di spacciatori che gli sta dando moltissimo filo da torcere.


È nel corso di questa indagine che egli conosce Viola, una ragazza molto giovane e purtroppo sfortunata. Ella è arrivata dal Sud seguendo il suo ragazzo, Nunzio, unico punto di riferimento dopo aver tagliato i contatti con quel che restava della sua famiglia. 

Ben presto la vita a due che il ragazzo le aveva promesso si è trasformata in un incubo: Nunzio avrebbe dovuto lavorare nel negozio dello zio, ma ha iniziato a bighellonare anche la sera, tornando con cifre esorbitanti di denaro; a Viola è stato proibito di lavorare (e di avere una vita sua); le urla, le umiliazioni, persino le botte sono all’ordine del giorno. 

Forse per questo Viola ha iniziato a fare dei sogni strani, sogni pieni di sangue, che, pochi giorni dopo, puntualmente si rivelano corrispondenti ai delitti del serial killer. 

Com’è possibile che ella possa prevedere le mosse dell’assassina?


Dall’altra parte della città, la giovane Eva è stanca di mentire alla sua famiglia, che dalla Romagna l’ha spedita a Bologna piena di ottimismo, pensando che la sua vita post-laurea sarebbe stata un successo. La ragazza vive in un monolocale con l’unico affetto di una gattina che ha salvato, lavora in un’agenzia pubblicitaria dove fa fotocopie e viene scavalcata da tutti, e pian piano la solitudine ed il luogo di lavoro la stanno mandando in burnout. 

Un giorno, però, ella si ritrova sulla porta Giulia, l’unica collega che ogni tanto le ha dato retta. La ragazza, che è ricca di famiglia e forse un po’ annoiata, si è presa a cuore Eva ed ha deciso di aiutarla a godersi un po’ di più la vita. La ragazza è grata alla nuova amica, ma i trascorsi di lei con la sindrome bipolare ed alcuni suoi atteggiamenti la preoccupano…



Dicevamo che Barbara Baraldi non si occupa solo di romanzi, ma anche di fumetti. E La bambola dagli occhi di ghiaccio ha, in un certo senso, una scrittura fumettistica. È rapida e concisa: un vero e proprio “page turner”.


Ci sono molti personaggi femminili in questo romanzo, e tutti in qualche modo potrebbero essere l’assassina che l’ispettore Marconi sta cercando. L’aspetto più disturbante è che tutte queste donne, in effetti, potrebbero avere un buon motivo per prendersela con gli uomini, e, senza ovviamente mai giustificare la violenza, il lettore finisce quasi per comprenderle.


Anche l’ispettore Marconi, per quanto gli piaccia fare il cinico, si ritrova ad essere molto più empatico di quel che si aspettava, soprattutto quando scopre che cosa deve subire Viola ogni giorno.


È una storia inquietante anche se (anzi, forse proprio perché) non c’è niente di sovrannaturale: è tutto drammaticamente umano, e sappiamo bene che l’uomo può essere il peggior nemico di se stesso e degli altri.


Sono sicura che divorerete questo romanzo – non penso troverete la vecchia versione, ma sia in libreria che in biblioteca dovrebbe esserci la riedizione della Giunti – e che il finale vi lascerà senza parole!



Cambiare le ossa


L’ispettrice Aurora Scalviati, esperta di profiling criminale, ha avuto una bella carriera in polizia, e fino a qualche anno fa coltivava il sogno di una famiglia insieme al compagno e collega Filippo.


Almeno fino a qualche anno fa e ad una notte maledetta in un ex mattatoio. Aurora era arrivata fin lì seguendo le tracce di un branco di giovani di buona famiglia che praticava violenze sessuali di gruppo. Pur di salvare quella che sarebbe stata la prossima vittima, una ragazza di nome Valentina, ella aveva coinvolto anche Filippo.


Da quella notte tutti sono usciti sconfitti. Valentina non c’è più, così come Filippo ed il bambino che Aurora aspettava. La donna, ricevuto un colpo in testa, è stata a lungo ricoverata all’ospedale, ed è riuscita a salvarsi, ma una scheggia di proiettile le è rimasta nel cervello. Da allora Aurora ha bisogno di moltissimi psicofarmaci che stabilizzino il suo stato mentale e soffre di diversi disturbi.


Negli anni che precedono l’inizio di questo romanzo, ella ha tentato in ogni modo di ricostruirsi una vita: se n’è andata da Torino, dove aveva anche litigato con gli ex colleghi, che l’avevano accusata della morte di Filippo; ha ricominciato da capo nella provincia emiliana, non riuscendo a fare la medesima carriera che avrebbe fatto in città, ma comunque facendosi apprezzare; ha creato una confortevole quotidianità con Bruno, un collega con cui è nato un sentimento, anche se lei rifiuta di fidanzarsi ufficialmente, e la sua gattina T-Rex.


Quando Aurora sembra essersi assestata nella sua nuova quotidianità, però, il commissario Provera, suo ex superiore che è sempre stato dalla sua parte anche anni prima, la richiama. Egli, infatti, è riuscito a convincere la PM Orlandi, una donna rigida e piuttosto sospettosa nei suoi confronti, a richiamarla a Torino come consulente per un caso piuttosto spinoso.


Un pericoloso assassino ha già mietuto tre vittime. Un ricco commerciante d’arte dall’attività non proprio pulita e le abitudini lussuose. La cuoca di un ristorante vegano con l’hobby dell’equitazione. E infine Tito Ferretti, che era sopravvissuto da bambino al “mostro di Bologna”, un killer crudele che aveva ucciso sua madre e l’amante. Non si può trattare di quel criminale, perché sarebbe troppo anziano, quindi gli inquirenti suppongono di avere a che fare con una sorta di copycat che ha voluto “terminare il lavoro” trent’anni dopo.


Questa spiegazione, però, non convince del tutto Aurora: il killer non ha ucciso solo Tito, bensì persone che sembrano non avere niente in comune: un uomo ricco e poco onesto che viveva nel lusso, una borghese che si divideva tra maneggi e cucine ed un uomo traumatizzato che non era riuscito nemmeno a studiare e viveva in un appartamento spoglio, mantenendosi con lavori saltuari.


Eppure tutte e tre sono state uccise con uno Spaccaossa, una sorta di grande e grosso coltello che ha fatto a pezzi le loro membra e che è la firma dell’assassino. Almeno finché Aurora non si rende conto di un altro terribile particolare: sulle ossa delle vittime è stata incisa una corona di spine, simbolo del martirio di Cristo.



La donna è impaurita dall’assassino che sta cercando, eppure si ritrova ad andare avanti, convinta di non avere niente o quasi da perdere. Almeno finché la questura non viene nuovamente sconvolta da un’indifferibile emergenza: Giorgia, una ragazza di tredici anni, è stata rapita. Anche se questa indagine non sarebbe di sua competenza, Aurora non può fare a meno di ripensare alla povera Valentina e teme che il suo destino possa essere anche quello di Giorgia.


Così ella coinvolge Jérome Reno, un vecchio amico suo e di Filippo con cui c’erano state delle ruggini in passato, e lo convince a collaborare in nome del legame ritrovato. Aurora e Jérome, che sono convinti che la ragazza sia in un luogo diverso da quello che stanno raggiungendo le autorità, prendono un elicottero e si dirigono verso un casolare di montagna. Non sapendo a che cosa stanno per andare incontro…



Direi che di brividi ce ne sono a sufficienza, no?


La protagonista di Cambiare le ossa non è un’eroina convenzionale, né un’impeccabile funzionaria dello Stato. Al contrario è una donna ferita nel corpo e nell’anima, che non può fidarsi nemmeno più della propria mente, anzi, come dice l’autrice stessa, “ha la percezione di avere il controllo quando di controllo non ne può avere affatto”, e questa non è solo la situazione della nostra protagonista, ma la vita di tutti noi, no?


Proprio come l’altro romanzo, anche questo si divora: i colpi di scena sono moltissimi e già solo il prologo mette subito sull’attenti il lettore.


Non mancano, però, delle pagine interessanti di approfondimento a tema “Fede e Ragione”: Aurora, nel corso del romanzo, ha modo di confrontarsi con un personaggio importante, una professoressa universitaria di Teologia, che si occupa di collegamenti tra scienze religiose e fisica quantistica. Devo dirvi che nessuna delle due cose è il mio campo (soprattutto la fisica…), ma questa teoria, che a quanto pare è stata davvero formulata da dei teologi, è piuttosto interessante: se fosse vera darebbe una spiegazione scientifica a tanti avvenimenti dichiarati come “miracoli” (tutte questioni su cui, vi dico la verità, io sono molto scettica).


Aurora è un personaggio seriale, ed ho già visto, in fondo al libro, che ci sono altri romanzi che la vedono protagonista. Mi piacerebbe non solo leggere di altri suoi casi, ma sapere come si evolveranno sia il rapporto con Bruno che quello con Reno, due personaggi che, secondo me, hanno ancora parecchio da dirci.


Ora come ora ho una casa piena di libri (ma dai), però mi piacerebbe leggere qualcos’altro di questa serie!




Che ne dite dell’angolo spooky di quest’anno? Vi ho fatto abbastanza paura? Certo che se sono arrivata in fondo io, pur essendo una fifona…

Fatemi sapere se conoscete l’autrice, se avete letto qualcuno di questi libri, che ne pensate!

Grazie per la lettura, al prossimo post :-)


giovedì 23 ottobre 2025

LA FESTA DI HALLOWEEN

 Spazio Scrittura Creativa: ottobre 2025




Cari lettori,

benvenuti all’appuntamento di ottobre con lo Spazio Scrittura Creativa!


Come vi dicevo in settembre, non mi sono dimenticata della nostra mini-serie di sette fanfiction di Harry Potter dedicate ai sette peccati capitali. Semplicemente trovo che i mesi più caldi non siano molto in linea con le vibes di questa saga. Così, tornato ufficialmente l’autunno, eccoci di nuovo qui!


Visto che comunque è passato un po’ di tempo, ricapitoliamo i capitoli precedenti:


- Invidia, con la voce narrante di Ninfadora Tonks, in uno dei momenti più difficili della sua vita, quando la sua proverbiale allegria viene messa in crisi da un amore difficile (a questo link);


- Accidia, insieme al professor Lumacorno, un personaggio che ama il lusso e le comodità, ma porta con sé una decadente malinconia (a questo link);


- Gola, con il preside Silente: alcuni sapori lo riportano alla sua infanzia, prima che la sua vita venisse investita da tanti drammatici avvenimenti (a questo link).


Fin qui siamo rimasti più o meno fedeli alla saga. Oggi, invece, andiamo un po’ nel fanon, ovvero il termine tecnico che indica situazioni – e soprattutto coppie – di fantasia. Può sembrare strano per chi non conosce questo mondo, ma è accostando personaggi che la Rowling non avrebbe mai e poi mai messo insieme che sono nate le fanfiction più celebri. Alcune di esse, con opportuno cambio di ambientazione e di nomi, sono diventate dei romanzi veri e propri. Il romanticismo trionfa, si potrebbe dire!


Questa storia, più che un romance, è una riflessione su quanto un vero sentimento possa farci diventare delle persone migliori, soprattutto se dopo una delusione ci siamo chiusi nel nostro guscio. Il peccato al centro della storia è la Superbia, siamo più o meno all’inizio del quinto libro, ed i protagonisti sono una ragazza Serpeverde non molto amata dal pubblico potteriano ed un inaspettato Grifondoro che la farà sorridere.


Come sempre ribadisco che questa storia è puro divertimento, è un omaggio da fan della saga e non ha alcuno scopo di lucro.


Buona lettura!



La festa di Halloween

(Capitolo della Superbia

Voce narrante: Pansy Parkinson)


Spengo la TV

e la farfalla appesa cade giù

Ah, succede anche a me

è uno dei miei limiti.

Io per un niente vado giù

se ci penso mi dà i brividi

me lo dicevi anche tu…

Dicevi tu...


La torre di Astronomia è una delle più alte del castello. Gli altri studenti trovano la (poca) voglia ed il coraggio di fare tutti questi gradini solo quando devono andare a lezione… ma è molto poco frequentata nelle ore serali, tranne quelle volte in cui la professoressa Sinistra organizza una lezione sul campo. È un rifugio perfetto per me.


Anzi, è un luogo che, almeno in parte, rispecchia un il mio animo. Io sono come lei: fredda, solitaria, innalzata al di sopra di tutti.


Sono sempre stata così. La mia educazione è stata molto rigida e basata su un solo, fondamentale principio: quelli come me, i Purosangue, la nobiltà magica, sono superiori a tutti. Noi abbiamo soldi, ricchezza, benessere, ed a noi spetta il primato della magia. Tutto il resto è feccia, e come tale va evitata.



Sono stata definita superba e altezzosa, ma non è soltanto colpa delle idee della mia famiglia, dei miei genitori troppo severi, delle persone che mi sono sempre ritrovata a frequentare… anche il mio carattere non mi ha mai aiutato.



Fin da quando ero bambina sono stata chiusa, schiva. Una ragazza all’apparenza timida, che dentro aveva una forza e una determinazione pari alla durezza dell’acciaio. O forse era soltanto la più inflessibile guardiana di se stessa.


Persino in questi anni, che dovrebbero essere i più spensierati della mia vita – almeno, così dicono dell’adolescenza – ho trovato pochi amici di cui mi possa davvero fidare. E se qualcuno mi rifiuta o mi classifica in malo modo – come quegli spocchiosi delle altre Case - io di certo non vado a elemosinare la sua compagnia. Qualche volta ho sofferto, ma non l’ho mai dato a vedere.


E quante volte mi sono consolata, facendomi forza nell’ennesima notte insonne, pensando che chi mi aveva abbandonato non era all’altezza del mio mondo così complesso, della mia sensibilità troppo spiccata. Quante volte li ho additati come “indegni, meschini, ottusi”. Incapaci di guardare al di là del proprio naso. Senza capire che anch’io, in fondo, parlando così mi chiudevo ancora di più. Ma non ho un’altra strada, non ho una soluzione alternativa. Non mi è mai stata insegnata.


Alla fine anche con Draco, la prima relazione della mia vita, non è finita bene. 

Lui rappresentava tutto quello che la mia famiglia mi aveva sempre insegnato ad ammirare. Mi ero convinta di essere felice con lui, senza rendermi conto che lo stavo usando: cercavo l’approvazione di mio padre, che di sicuro avrei finalmente raggiunto, se mi fossi fidanzata ufficialmente con lui.


Anche lui forse voleva, come me, una relazione di facciata e di convenienza. In qualche modo si era avvicinato a me, mi aveva invitato al Ballo del Ceppo, diceva di essere attratto, ma… non posso fare a meno di pensare che poi mi abbia conosciuto davvero, abbia guardato dentro di me, e sia fuggito terrorizzato. 

A sentire lui, tutto era troppo complicato in me: non mi lasciavo andare, non gli davo le conferme che cercava… addirittura “lo spaventavo”. Da un certo punto di vista è una sorpresa, per una ragazza che è sempre stata paragonata poco simpaticamente ad un carlino, essere associata tutt’a un tratto a un drago sputafuoco. E ne rido, perché se ci ripenso finirei per piangere nuovamente, e da quando sono qui l’ho già fatto due volte. E dire che stasera non starei nemmeno pensando a lui.


È da quando sono salita su questa maledetta torre che continuo a chiedermi: è così difficile, per me e per gli altri, avere il coraggio di uscire allo scoperto? Di farsi vedere per come si è?


* * *


Ti ho mandato via

Sento l’odore della città

Non faccio niente, resto chiusa qua

Ecco un altro dei miei limiti

Io non sapevo dirti che

Solo pensarti mi dà i brividi

Anche una stronza come me

Come me


Tu ci stavi riuscendo. Tu stavi portando fuori il meglio di me.


Ricordo ancora quel grigio e freddo pomeriggio di ottobre, con la luce che già quasi ci abbandonava. La mia migliore amica Daphne è venuta in camera mia ridendo, più stupita che arrabbiata: tu eri giù nella nostra Sala Comune, con la tua cravatta rossa e oro che stonava così tanto in mezzo al nostro verde e argento. Io ho fatto tanto d’occhi.


Che significava quell’improvvisata? Per la prima volta dopo tanto tempo, mi sono ritrovata a scendere le scale del mio dormitorio con agitazione. Non avevo mai avuto il coraggio di ammettere che mi mettevi in soggezione, che segretamente ammiravo la tua allegria.


Ti ho trovato lì, con quei capelli rossi, quel maglione sformato che aveva visto giorni migliori (forse…) e quel sorriso smagliante che ti poneva così in contrasto con i miei compagni di Casa. Quel tuo inspiegabile atto di coraggio testimoniava la tua natura Grifondoro, casomai ce ne fosse stato bisogno.


Che diavolo vuoi?” ho detto, consapevole di essere osservata da tutti in Sala Comune.

Invitarti alla festa di Halloween.”


Ti ho riso in faccia. Avrei accettato subito, ma ti conoscevo e non potevo non pensare a uno scherzo. Non potevo permettermi di essere presa in giro davanti a tutti, non dopo essere stata lasciata da Draco per la sorellina della mia migliore amica. Ero già abbastanza chiacchierata.


Ma tu me lo hai chiesto ancora e ancora, passando in corridoio, lanciandomi un bigliettino volante in Sala Grande mentre facevo colazione, persino lasciandomi sotto il banco uno di quegli assurdi dolcetti che tu e tuo fratello smerciate ai primini, Così, per non rendermi ancora più ridicola, ho accettato.


Mi sono detta che ero già uscita con persone della tua Casa ed ero sicura che tu saresti stato una loro banale ripetizione: troppo concentrato su te stesso ed i tuoi eroismi per badare ad una ragazza introversa come me. E già stavo mentendo a me stessa: quel tuo aspettarmi con pazienza era già un segno. Proprio come avevo fatto io, anche tu mi avevi osservato di nascosto. E mi conoscevi bene.


Così a quella serata di Halloween ne è seguita un’altra, ed un’altra ancora.


Mi sembrava un sogno.


Al punto che, giorno dopo giorno, ero sempre più arrabbiata con me stessa.


* * *


So chi sono io

anche se non ho letto Freud

so come sono fatta io

ma non riesco a sciogliermi

ed è per questo che son qui

e tu lontano dei chilometri

che dormirai con chissà chissà chi

adesso lì...


Come poteva una come me, una principessina ricca, abituata ai lussi ed alle serate chic, studentessa impeccabile, fredda come un ghiacciolo in pubblico, innamorarsi di uno come te, uno che frequentava solo gente da evitare, senza un soldo in tasca, sempre in punizione e che su metteva in ridicolo ogni giorno con stupidi scherzi?!?


Ho cominciato a pretendere che ci vedessimo di nascosto. Ti ho trattato male, ti ho allontanato ogni giorno di più.


E non ne avevi colpa! Non sai quanto mi vergogno di essermi comportata così.


Io con te ho conosciuto la dolcezza, la sincerità, la bellezza di un vero sentimento.


Anche se ieri sera ti ho insultato nel mezzo della Sala Grande, chiamandoti pezzente e inutile perdente, e ti ho gridato “È finita”.


Invece avrei voluto dirti che ti desideravo accanto per sempre. Che niente è comparabile al calore del tuo abbraccio.


Ma non avrò mai il coraggio di farlo.




Sei qui!”. Mi volto. Non ci credo. Tu.

George?!?” Sei venuto da me. Ancora una volta, hai fatto un passo per me.


Sì…” Provo ancora a difendermi. Ho uno strano bisogno di allontanarti, di scappare.


Ma perché…”

No, per favore. Non lascerò che mi insulti ancora. Non lascerò che tu dica ancora qualcosa che non pensi.”

E allora cosa sei venuto a fare?”

Sono venuto a riprenderti.”


Un sorriso.

Mi basta. Corro fra le tue braccia, sentendo la mia superbia che cade giù dalle mie spalle come un vecchio mantello che non voglio più.


Tu non pensarci più

che cosa vuoi aspettare?


FINE





Un lieto fine ogni tanto ci vuole, no?

D’altra parte sappiamo bene che, siccome Fred Weasley NON è morto nella battaglia finale dopo aver riso per un’ultima battuta, e quindi ha finito per restare insieme ad Angelina Johnson, la simpatica (per quanto un po’ dittatoriale) campionessa di Quidditch con cui era andato al Ballo del Ceppo… è normale pensare che il suo gemello George sia stato abbastanza coraggioso da avvicinarsi a una Serpeverde, no? E chi meglio di Pansy, che fino al quarto anno era sempre appiccicata a Malfoy... ma poi non si è saputo più niente, e lui alla fine ha sposato una tizia mai vista?


E vabbè, lasciatemi sognare. È quello lo scopo del fanon, a quanto pare. Non pensare alle scelte strazianti che ha fatto ai tempi la Rowling. Nemmeno ultimamente è una campionessa di scelte sagge, mi sa.

La canzone che ci accompagna è Spaccacuore di Samuele Bersani, che trovate a questo link.


Fatemi sapere che ne pensate di questo “più o meno romance” ambientato in zona Halloween!

Grazie per la lettura, al prossimo post :-)