lunedì 4 aprile 2022

PERCY JACKSON E GLI DEI DELL'OLIMPO: IL LADRO DI FULMINI

 Challenge "La donna verde" : seconda tappa




Cari lettori,

il post di oggi è dedicato alla seconda tappa della challenge “La donna verde”!


Per chi si fosse perso il post di gennaio/febbraio: “La donna verde” è una challenge di lettura creata da Seli Rowan, Stefania SianoI libri di CristinaAlemagikfantasy (cliccando potete accedere ai loro profili Instagram).

Si tratta di un progetto molto semplice e libero: sei volumi da leggere nel corso del 2022, uno ogni due mesi.


Come recita la didascalia ai post di Instagram delle organizzatrici, “La Donna verde è una challenge che ruota intorno alla figura della donna, della magia e della natura. Ogni tappa proporrà un tema legato a questi argomenti, ma saranno sempre versatili, così che possiate interpretarli a modo vostro e scegliere il titolo più adatto ai vostri gusti ed interessi”.



Ho deciso di aderire a questa challenge durante le scorse vacanze di Natale, attratta dalle tematiche un po’ diverse dalle mie abituali letture (tante tappe prevedono un bel po’ di fantasia, ed io mi sono resa conto di leggere molte storie razionali, tra gialli e storici) e convinta dalle modalità non troppo impegnative, anzi, piacevoli.


Per la tappa di gennaio/febbraio, “Il realismo magico”, ho scelto Il vecchio che leggeva romanzi d’amore, di Luis Sepúlveda, un classico che mi ha davvero conquistato. Trovate la recensione in questo post.


Quale sarà stata la mia scelta per marzo ed aprile? Non vi resta che leggere!



Il tema di marzo e aprile: le creature fantastiche


Se il concetto di “realismo magico” necessitava forse di qualche spiegazione in più per chi non è proprio un amante del genere, non penso che il tema di marzo ed aprile abbia bisogno di presentazioni. Basta infatti leggere qualunque romanzo del genere fantasy perché qualsiasi genere di creatura fantastica sia presente.


Le nostre amministratrici ci hanno lasciato amplissima libertà: fate, streghe, vampiri, angeli e demoni, animali fantastici… tutto era permesso.


Tuttavia, devo ammettere che per me, stavolta, la scelta è stata più difficile. La tappa di questo mese, tra le sei, si presentava come una delle più complesse da affrontare per me, considerati i miei gusti.


Come chi segue il mio blog saprà, sono una grande lettrice di gialli, romance e storici, e sto cercando anche di leggere qualche classico in più. Il fantasy, però, per me è sempre stata una terra quasi inesplorata, con l’unica e notevole eccezione di Harry Potter, che pure adoro. Ci sono stati, durante gli anni dell’Università, momenti in cui mi sono dedicata alla saga urban fantasy di Twilight ed alle trilogie di fantascienza Hunger Games e Divergent, ma poi non ho più letto altro.


Durante il primo lockdown di due anni fa, però, ho visto i film fantasy de Il signore degli Anelli e Lo Hobbit e mi sono resa conto che ciò che dieci anni fa mi faceva addormentare (eh sì, lo ammetto) ora mi piace tantissimo. Mi sono chiesta a lungo se i miei gusti non fossero cambiati, se in questi anni difficili non fossi diventata più propensa a dei voli con la fantasia, anche con i miei amati libri.


Prima di affrontare – eventualmente – mostri sacri per i veri appassionati di fantasy, ho deciso di approfittare di questa challenge per provare ad iniziare una saga che mi aveva sempre ispirato ma che avevo sempre trovato qualche scusa per non iniziare (“Uno young adult alla mia età?” “Noo, sono minimo cinque libri, ma dai” “Sì, i film sono carini, ma davvero mi potrebbe piacere un libro?”). Posso dire che, in questo caso, buttarmi e scegliere la saga di Percy Jackson nata dalla penna di Rick Riordan è stata un’ottima scelta!



La mia scelta: “Percy Jackson e gli dei dell’Olimpo: il ladro di fulmini”


Protagonista di questa saga (che so essere di cinque volumi, più altre saghe collegate e/o spin-off) è un ragazzo di dodici anni, Perseus detto “Percy” Jackson. La sua vita non è facile: egli vive in un appartamento di una zona popolare di New York, non ha mai conosciuto il padre ed è stato cresciuto dalla madre Sally, una donna che non ha potuto studiare per problemi di famiglia e che ha sempre dovuto lavorare molto per mantenere entrambi. Di recente egli è stato costretto a convivere anche con il suo patrigno, un uomo volgare e sgradevole che tratta male sia lui che sua madre.


Come se tutto ciò non bastasse, Percy ha da sempre tanti problemi a scuola: dislessico, iperattivo, responsabile – spesso suo malgrado – di atti vandalici, egli ha cambiato sei istituti in sei anni ed ora perfino la Yancy, una scuola “per ragazzi difficili”, lo ha espulso. Il guaio è che spesso accadono avvenimenti che Percy non si sa spiegare e che non dipendono dalla sua volontà: per esempio, un giorno, durante una gita al museo, la professoressa di matematica si tramuta in un mostro molto simile alle Furie mitologiche e tenta di aggredirlo. Percy viene aiutato dal professor Drunner, un uomo che sembra tenere molto a lui, ma nel momento in cui il mostro scompare tutti quanti negano che sia anche solo esistita una professoressa Dodds di matematica.


Al termine dell’anno scolastico, Percy e la madre decidono di trascorrere qualche giorno in un modesto campeggio in riva al mare, il luogo in cui la donna dice di aver conosciuto suo padre. Una notte, però, i due vengono costretti a fuggire, perché inseguiti da un mostro che si rivela essere il Minotauro. Purtroppo Sally viene rapita dalla creatura e svanisce; Percy, grazie all’aiuto dell’unico amico che ha a scuola, Grover, riesce a raggiungere una fattoria e sviene.


Quando si risveglia, egli scopre di essere entrato in un mondo molto diverso da quello che ha sempre conosciuto. La fattoria è il Campo Mezzosangue, una sorta di rifugio estivo (e, in alcuni casi, collegio annuale) per i ragazzi che sono figli di un/a mortale e di un dio/una dea della mitologia classica. Gli dei non sono mai scomparsi: si sono semplicemente trasferiti dall’Europa, culla della civiltà antica, all’America, centro dell’Occidente odierno (ecco, ci tengo a dire che questa è l’opinione di Rick Riordan, non certo la mia. Chiamatemi campanilista, ma l’Europa è ancora la culla della cultura occidentale, con buona pace degli Stati Uniti). Il rifugio è gestito dal dio Dioniso, che è stato messo “in punizione” da Zeus per aver alzato il gomito e creato caos decisamente troppe volte. Grover è un satiro incaricato di proteggerlo; il paraplegico professor Drunner è in realtà il centauro Chirone, che non ha mai smesso di insegnare agli eroi come lui.



Una missione da portare a termine ed un viaggio in mezzo ai mostri


Percy resta al Campo Mezzosangue giusto il tempo di farsi due amici: Luke, il più grande e responsabile del gruppo di Mezzosangue, figlio di Ermes, ed Annabeth, l’intelligente ma un po’ insicura figlia di Atena e di un professore di Harvard che non si è mai occupato molto di lei.


Dopo pochi giorni, egli scopre di essere figlio di Poseidone, dio del mare, e di costituire un’eccezione, nonché una sorta di casus belli. Dopo le guerre mondiali, infatti, i tre dei re (Zeus, Poseidone, Ade) avevano stipulato un patto: niente più relazioni con mortali, in modo da non generare eroi potentissimi e molto bellicosi. Non solo l’esistenza di Percy è la prova tangibile di un patto infranto: in quei giorni è stata rubata la Folgore, il simbolo del potere di Zeus, e sull’Olimpo tutti pensano che il ladro sia lui.


Una difficile missione aspetta Percy: insieme a Grover e ad Annabeth, egli dovrà attraversare gli Stati Uniti (senza aereo, perché si ritroverebbe nel regno di Zeus), ritrovare la Folgore ed impedire che ci sia uno scontro olimpico… ed una guerra tra umani.



Dopo i primi capitoli, dunque, il libro si tramuta in una sorta di romanzo “on the road”, con elementi fantastici e mitologici inseriti nel contesto urbano degli Stati Uniti in modo davvero fantasioso, ma sorprendentemente coerente.


Arpie su un pullman appena fuori New York, il Lotus Hotel dei mangiatori di loto a Las Vegas, Medusa appostata in un chiosco di ristoro sull’autostrada per attrarre incauti viaggiatori, una chimera che tende il suo agguato nel bel mezzo di un ponte sul Mississippi: queste ed altre sono le moltissime creature fantastiche che Percy ed i suoi amici dovranno affrontare.


Impossibile non pensare al trio Harry-Ron-Hermione, che Percy, Grover e Annabeth in qualche modo richiamano, ma i due gruppetti di amici mantengono comunque distinta la loro identità.



Mitologia e fantasy: è possibile?


Veniamo alla questione spinosa, quella che, sono sicura, molti di voi si staranno facendo, e che è girata in testa più e più volte anche a me: quella compiuta da Rick Riordan è un’operazione ardita ma interessante o uno scempio senza appello della cultura classica?


Voglio essere molto sincera con voi: da persona che ha fatto studi umanistici, tra Liceo Classico, Facoltà di Lettere e due tesi su rielaborazioni dei classici greci, è molto facile pensare “buona la seconda”, ma solo ad una prima impressione.


Basta entrare anche solo un pochino nel mondo di Percy – anche solo con i film, che sono un po’ raffazzonati rispetto ai libri, ma comunque davvero piacevoli – per rivalutare in positivo il lavoro compiuto da Rick Riordan.


Quello che mi è piaciuto più di tutto è il rispetto che l’autore dimostra di avere per la materia trattata: rielabora quel che vuole con la fantasia fin dove l’intreccio mitologico lo consente, ma senza snaturare personaggi o situazioni. Per esempio, gli dei sono presentati in versione contemporanea, ma fedeli alle caratteristiche tradizionali: Ares non può che essere uno spaccone con la motocicletta, Dioniso un uomo che ama vivere in mezzo alla natura ma è tendenzialmente sfaticato, Zeus un personaggio autoreferenziale che a stento ascolta gli altri…

Ci sono persino dei piccoli dettagli, come Annabeth che ha paura dei ragni (per via del mito di Aracne) o la leziosità del tunnel dell’Amore abbandonato dove si trovano Ares e Afrodite (che dopo millenni non hanno smesso di essere amanti clandestini), che testimoniano lo studio della materia che l’autore ha compiuto.


La parte che mi è piaciuta di più, forse, è quella ambientata nel Regno di Ade: ho trovato echi dell’Odissea, dell’Eneide e persino dell’Inferno dantesco, con poche ma curiose intromissioni di fantasia (è un po’ dura immaginarsi che l’Averno sia a Los Angeles, ma sappiamo che Rick Riordan è patriottico…)



Un’ultima nota la faccio sullo stile scorrevole e molto ironico, pensato per i ragazzi ma in grado di conquistare anche gli adulti. Come Young Adult oserei dire che è un buon compromesso: è una lettura leggera che puoi affrontare anche quando sei un po’ stanca e deconcentrata, ma non è nemmeno un volumetto che finisci in un’ora. Direi che per noi adulti è l’ideale per vagare con la fantasia dopo aver terminato un “mattone” particolarmente impegnativo.


In conclusione, vi sconsiglio di fare il mio stesso errore, cioè di esitare nel leggere una saga Young Adult solo perché “ormai siamo cresciuti”, e di provare a dare una chance a Percy. Io ho chiuso il libro pensando “Beh, che mi ero persa!” Non so ancora con quale tempistica (lenta, credo), ma sicuramente proseguirò la saga.





Ecco la mia opinione sulla seconda tappa della challenge!

Per ora sono super soddisfatta: due romanzi su sei sono conclusi e mi sono ritrovata a leggere un classico indimenticabile ed il primo capitolo di una saga che promette molto bene. La tappa di maggio/giugno sarà dedicata alle “Donne coraggiose”: si tratta di un argomento molto più vicino ai miei generi di lettura di quanto non siano le creature fantastiche, ed il mio pensiero corre subito agli storici, ma aspetterò i consigli delle nostre amministratrici per scoprire, magari, qualche titolo nuovo.

In ogni caso, vi terrò aggiornati!

Intanto fatemi sapere quanti fan di Percy Jackson sono tra voi… e, mi raccomando, fatevi sentire anche se siete detrattori!

Grazie per la lettura, al prossimo post :-)


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