giovedì 20 ottobre 2022

LE TRACHINIE

 Gli eroi di Sofocle #2




Cari lettori,

bentornati all’appuntamento con “L’angolo della poesia” e con i protagonisti delle tragedie del drammaturgo Sofocle.


Abbiamo iniziato insieme questo percorso lo scorso mese ed abbiamo letto insieme Aiace, la storia del re di Salamina che decide di voler morire dopo che gli dei l’hanno fatto impazzire in seguito ad un litigio con Odisseo per le armi di Achille. Trovate il post a questo link.



Oggi, con le Trachinie, conosciamo meglio un personaggio che nella tradizione greca merita per antonomasia l’appellativo di “eroe”: Eracle, o Ercole nella versione latina. Qui non è lui il protagonista – come vedremo, la storia è raccontata dal punto di vista della moglie, Deianira – ma senz’altro le sue azioni si rivelano il motore della tragedia.


Se Aiace era stato parte integrante dei miei studi di letteratura greca al liceo, le Trachinie sono state una lettura del tutto nuova per me. Ho iniziato questo progetto anche per avere la possibilità di recuperare alcune opere di teatro greco che non avevo ancora letto, quindi sono contenta di potervi parlare oggi di questa storia!



La tragedia di Trachis


La vicenda si svolge a Trachis, in Tessaglia. Da qui prende il nome la tragedia: il coro è costituito da donne della città, per l’appunto, Trachinie.


Protagonista della storia è Deianira, la seconda moglie di Eracle, che è rimasta nella loro casa, ma soffre molto la lontananza del marito: il figlio maggiore Illo, erede dell’eroe, ormai è un uomo fatto, anche gli altri figli sono cresciuti, ed ella teme che la lontananza fisica ed il fatto che essi siano sposati da tanto tempo possano spegnere la fiamma dell’amore tra di loro. Mentre piange il suo dolore insieme alla fidata nutrice, arriva Lica, il portavoce di Eracle, con una fila di donne prigioniere che lo segue.


Le notizie sembrerebbero buone: Eracle, impegnato a combattere in Eubea, ha riportato una grande vittoria, radendo al suolo la città di Ecalia e facendo prigioniere molte donne. Deianira, però, gioisce solo brevemente per l’ennesima impresa vittoriosa del marito: tra le fanciulle in catene ce n’è una dal portamento nobile, che tutti sembrano trattare con deferenza. Non avendo avuto informazioni in proposito da Lica, che probabilmente protegge il suo signore, Deianira cerca di scoprire la verità da un messaggero di Trachis, verità che la lascia sconvolta: la donna misteriosa è Iole, la figlia del re di Ecalia, ed Eracle ha distrutto la città per poter avere lei.


Folle di gelosia, Deianira pensa di ricorrere alla magia per far sì che Eracle si innamori nuovamente di lei. Da tempo custodisce la pelle del centauro Nesso, una creatura che aveva tentato di rapirla e che il marito aveva ucciso. Il centauro, morendo, le aveva fatto dono della sua pelle, che, impregnata del suo sangue, si sarebbe rivelato, a suo dire, un potente talismano d’amore.


Deianira invia Lica ed il figlio Illo in Eubea con la pelle del centauro, sagomata a mo’ di mantello, dicendo a tutti che si tratta di un dono per il marito, per celebrare le sue vittorie. Purtroppo ella non sa di aver appena decretato la fine terrena di Eracle.



Deianira: la tragedia di una moglie


Già analizzando Aiace vi avevo detto che nelle tragedie di Sofocle ci sono degli importanti elementi di critica sociale. In particolare, nel caso dell’eroe di Salamina, la questione indagata era: che cosa rischiava di succedere, all’interno di un regno di epoca micenea, alla morte del suo capo?


Qui invece Sofocle entra un po’ più nella sfera della vita privata e si chiede: che cosa può provare realmente una donna nelle condizioni di Deianira, e quali sciocchezze potrebbe compiere se la sua posizione diventasse fragile?


Considerate le convenzioni sociali dell’epoca, Deianira è una donna più che rispettabile, in un’ottima posizione: è la moglie di un acclamato eroe, un uomo molto importante, ed ha dei figli che, per quanto cresciuti, comunque sono testimonianza del legame legittimo ed indissolubile che ha con il marito. È nella miglior condizione possibile per una donna di quel tempo… eppure il dolore la consuma ogni giorno.


Ella si domanda se i sentimenti che un tempo Eracle provava nei suoi confronti siano ancora gli stessi, e se il fatto che essi abbiano dei figli sia un motivo sufficiente per non essere buttata fuori da casa sua da un giorno all’altro. La donna, al tempo, era completamente sottomessa all’autorità maschile, e bastava una condotta poco gradita al marito perché anche una moglie legittima rischiasse di trovarsi in guai seri. Inoltre, altri due fattori aumentano la sua insicurezza. Il primo è che ella, fin da ragazza, è stata abituata ad essere vista da ogni uomo della sua vita come un trofeo da conquistare, più che una persona: Eracle l’ha letteralmente vinta in un duello con la personificazione del fiume Acheloo, il suo primo pretendente (che lei detestava con tutta se stessa). Il secondo è che Eracle ha già avuto una moglie, la sfortunata Megara, e, come ogni eroe, è molto apprezzato dalle donne.


Con premesse simili, non c’è da stupirsi se l’arrivo sulla scena di Iole, una principessa giovane e bella, che ha spinto il marito addirittura ad una guerra, spinga Deianira sull’orlo della follia.


L’espediente della pelle di centauro fa sorridere noi contemporanei, ma, a mio parere, è abbastanza insolita anche per i tempi. La magia veniva considerata un’arte maligna, indegna degli uomini razionali e delle donne rispettabili, ed estranea alla società greca in generale (non a caso, non molti anni dopo, Euripide ci racconterà l’ostracismo subito da Medea, una donna orientale considerata diversa e “strega”). E la comune prudenza, di cui – come al solito nelle tragedie – il coro si fa portatore, suggerirebbe di non fidarsi del dono di un nemico ucciso per mano del marito. Timeo Danaos et dona ferentes, avrebbe detto secoli dopo Virgilio. Eppure Deianira fa questa scelta disperata… perché questa è la tragedia di una donna terrorizzata all’idea di perdere il marito. Perché a quel tempo, per una donna, perdere il marito significava perdere tutto.



Le ultime gesta di Eracle


Come già detto, Eracle è l’eroe per definizione, uno dei semidei più celebri della mitologia greca: eppure, rispetto ad altre figure del tutto umane che Sofocle riesce a rendere eroiche soltanto con le sue parole, egli in questa tragedia non risulta un personaggio così degno di lode.


Le Trachinie, così come le altre tragedie di Sofocle, seguono le regole che poi verranno codificate da Aristotele, tra le quali l’unità di luogo e di tempo. In altre parole, l’azione si svolge solo al palazzo di Trachis, e le mirabolanti gesta di Eracle ad Eubea vengono raccontate, restano al di fuori della scena.


Questo, di per sé, è tipico della tragedia e non toglierebbe alcun pathos, ma, a differenza di altre opere (come, per l’appunto, Aiace) che ci consentono di immergerci completamente nella narrazione, qui il lettore – o lo spettatore – avverte subito una forzatura, una menzogna. Lica magnifica l’impresa di Eracle, dipingendolo come un grande guerriero, ed ha gioco facile, perché tutti hanno sempre visto l’eroe in questo modo. È il messaggero di Trachis a completare la narrazione, fornendo a Deianira un quadro veritiero: sì, Eracle è ancora imbattibile in battaglia e temuto da tutti, come al tempo delle Dodici Fatiche (che vengono rievocate più volte), ma stavolta ha agito unicamente a causa di Afrodite, senza alcuna razionalità sia dal punto di vista militare (a che pro farsi nemici in Eubea?) che da quello personale (come potrà Iole amare l’uomo che ha distrutto la sua città?).


In questo senso, come giustamente sottolinea il Coro, Eracle non ha agito da condottiero assennato, e non è stata dunque la sua parte umana a prevalere, bensì quella divina: egli si è comportato come gli instabili e capricciosi dei, ed in particolare come il padre Zeus, che ha notoriamente combinato qualsiasi cosa pur di stare con le sue amanti.


Con un inganno è iniziata la sua vita (Zeus si è sostituito all’umano Anfitrione, prendendo le sue sembianze, pur di poter stare insieme alla moglie di lui, Alcmena) e con un inganno sembra essere destinata a concludersi.



Morti reali ed apparenti


Il sangue del centauro Nesso, come molti di voi avranno già intuito, non si rivela certo un potente filtro d’amore! Al contrario, esso è un potentissimo veleno, che brucia le carni di Eracle e lo precipita in uno stato d’incoscienza.


L’eroe ritorna a Trachis morente insieme ad Illo, che non ci pensa due volte prima di accusare crudelmente la madre di essere un’assassina e di aver voluto uccidere il padre. Deianira, persa e disperata, si toglie la vita.


Eracle, nel suo delirio, si risveglia e chiede della moglie. Nel frattempo, Illo ha scoperto lo sciagurato piano della madre e si è pentito amaramente di averla accusata, così racconta tutto al padre. Eracle sente di non essere in grado di riprendersi e chiede al figlio di portarlo su uno dei monti della Tessaglia e di bruciarlo, anche se è ancora agonizzante.


La tragedia si conclude con Illo che, mestamente, acconsente al volere del padre, accettando anche di sposare Iole. La storia di Eracle, però, non finirà qua: i miti narrano che il falò, alla fine, viene acceso da un pastore di nome Filottete, perché ad Illo manca il coraggio. In quel momento, però, Zeus si ricorda del suo figlio mortale prediletto (ed anche questo avvenimento viene predetto dal Coro, che ricorda a Deianira all’inizio della tragedia che gli dei non dimenticano i loro figli) e lo porta via con sé, ponendo fine alla sua esistenza terrena e consentendogli di iniziarne un’altra divina. Eracle sposerà infatti Ebe, la coppiera degli dei.



Certo si potrebbe parlare ancora molto di questa tragedia, ma credo che il fatto che Sofocle abbia scelto di parlare di Eracle alla fine della sua storia dica molto su cosa egli pensi degli eroi. Chi è acclamato come tale spesso appartiene ad un altro mondo, metaforicamente o letteralmente, e non si cura di chi calpesta o di chi lascia indietro. Sono gli umani spinti da una motivazione profonda che finiscono per diventare veri eroi.




...per oggi ho scritto abbastanza, direi :-)

Qualcuno di voi ha studiato a scuola questa tragedia? L’ha analizzata da qualche altro punto di vista? Sono curiosa di conoscerli!

Altrimenti fatemi sapere che cosa ne pensate di questa storia, o se l’avete mai vista rappresentata.

Grazie per la lettura, al prossimo post :-)


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