Due romanzi di Maurizio De Giovanni ed Andrea Vitali
Cari lettori,
oggi, per la nostra rubrica "Letture...a tema", stiamo sul giallo e sul mistery e vi propongo due storie scritte da autori che chi segue il mio blog conoscerà molto bene. Si tratta dei capitoli più recenti, o quasi, di due serie nostrane celeberrime: quella dei Bastardi di Pizzofalcone e quella del Maresciallo Maccadò! Ecco che cosa ne penso :-)
Angeli per i Bastardi di Pizzofalcone, di Maurizio De Giovanni
Sono passati ormai molti mesi da quando la questura di Pizzofalcone, destinata a qualche tempo di ordinaria amministrazione e poi ad un’inevitabile chiusura, si è invece rivelata un importante punto di riferimento nella lotta contro la criminalità. Eppure gli elementi che ne fanno parte non sono ancora redenti agli occhi della società e continuano a comportarsi da esclusi.
L’ormai pensionato – o quasi – Pisanelli ed il giovanissimo Marco Aragona hanno risolto le loro mancanze (rispettivamente un figlio assente ed un padre con cui c’è conflitto) creando una sorta di famiglia tutta loro, con l’aiuto della gentile infermiera Nadia. Anche quest’ultima, però, in alcuni momenti è ombrosa e preoccupata.
L’ispettore Romano è ormai sempre più lontano dalla moglie e molto vicino alla dottoressa Susy ed alla piccola Giorgia, la bambina che ha salvato nel corso di un vecchio caso.
Il vicequestore Palma e l’ispettrice Ottavia proseguono la loro relazione nonostante il problema della famiglia di lei, rappresentato soprattutto dal figlio Riccardo, affetto da grave ritardo dello sviluppo.
Alex e Rosaria si sono chiuse nel loro appartamento dopo che Rosaria ha rischiato la vita in un’incidente in moto, e stanno provando a ricostruire il loro rapporto.
Viki, la figlia del sovrintendente Elsa Martini, ha capito da sola che il suo padre mai conosciuto è il PM Diego Buffardi e non si è fatta alcun problema a rivelargli la verità ed a dirgli che lo vuole conoscere.
L’ispettore Lojacono, infine, è sempre più in crisi con la PM Laura Piras, che ha già chiesto il trasferimento.
Un contesto complicato per tutti, che diventa ancora più difficile quando si verifica un caso di omicidio. In un’officina estremamente pulita ed ordinata è stato rinvenuto il cadavere del proprietario, Nando Iaccarino, un uomo in età matura, benvoluto ed apprezzato da tutti, soprattutto dagli amanti dei motori. Egli, infatti, era considerato quasi un mago, specializzato nel conservare gelosamente quei pezzi che altri meccanici avrebbero buttato e nel rimettere a nuovo gioiellini d’epoca o modelli di lusso.
Nando aveva un unico affetto al mondo, la figlia Giulia. Quest’ultima è fidanzata con un giovane imprenditore, erede di una famiglia molto ricca per la quale Nando aveva lavorato in gioventù. La pista della vita privata sembra nascondere qualcosa, ma anche dal punto di vista lavorativo Nando custodiva i suoi segreti: chi ripara macchinari di lusso e ne trae importanti guadagni può rischiare di essere invischiato in qualche traffico poco lecito di pezzi rari.
Mentre Palma e Lojacono si concentrano sul caso, i sempre concordi (per modo di dire) Aragona e Romano cercano di fare luce su un mistero di tipo familiare, aiutati dalla dottoressa Susy. Essi, infatti, sospettano che una bambina riceva percosse dal nuovo compagno della madre, ma la piccola non ha trovato il coraggio di confidarsi (anche se il linguaggio del corpo ha detto molto) e l’uomo in questione è un personaggio quantomeno ambiguo.
Le disavventure e le indagini dei Bastardi di Pizzofalcone proseguono con questo romanzo che, per molti versi, mi sembra di transizione, almeno per quanto riguarda le vicende dei protagonisti. Tutti quanti, all’inizio della serie, portavano con sé dei carichi personali molto pesanti, e per tutti le soddisfazioni lavorative e l’amicizia ritrovata grazie a dei colleghi altrettanto “ammaccati” sono stati la chiave per dare una svolta alle proprie vite. Adesso, però, sembra giunto il momento di fare un passo in più: è come se tutti avessero capito qual è la scelta di vita giusta per loro, ma esitassero ad abbracciarla completamente, oppure si vergognassero a portarla alla luce del sole. Questo vale per quasi tutti tranne che per il povero Lojacono, che invece soffre molto per il progressivo allontanamento di una donna per la quale egli prova sentimenti profondi.
Ammetto che sono stata un po’ indecisa nell’approcciarmi alla lettura di Angeli: la terza stagione dei Bastardi sul piccolo schermo è stata piuttosto deludente per me. Alcuni gialli che sulla carta mi erano piaciuti molto sono stati completamente stravolti, soprattutto Nozze, che nel libro era una storia delicata su due giovani che, pur essendo cresciuti in un contesto malavitoso, avevano deciso di allontanarsene, ed invece, inspiegabilmente, nella trasposizione televisiva si è trasformato in un episodio di Gomorra. Il personaggio di Romano, che pure nei libri fa scelte sbagliate di non poco conto, è stato dipinto come un uomo estremamente tossico che rovina la vita all’ex moglie, convincendola a ricominciare solo perché gli serve qualcuna che faccia da madre alla piccola Giorgia. L’introduzione di Elsa e Viki è interessante, ma viene tagliata completamente la parte in cui è la piccola a scoprire tutto sul padre, che secondo me era un elemento di originalità. Comunque, nulla di tutto questo è imperdonabile quanto l’aver rovinato il personaggio di Letizia. Nei libri, semplicemente l’amicizia si spegne e lei esce di scena, come talvolta purtroppo succede anche nella vita. Ora, io mi dico, perché non fare la medesima scelta anche nella fiction? Perché rovinare il personaggio di un’amica innamorata, buona e generosa, che semplicemente se ne fa una ragione e lascia perdere, in… chi ha visto lo sa?!? Taccio sul cosiddetto “colpo di scena” degli ultimi cinque minuti, poi. Ecco, sinceramente non sono sicura che seguirei una quarta stagione.
In Angeli, invece, ho trovato tutto quello che mi piace di questa serie: l’attenzione per i dettagli, l’intreccio giallo non scontato (e senza infilare per forza la criminalità organizzata perché siamo a Napoli), i piccoli grandi drammi della vita di ogni giorno, la celebrazione della felicità improvvisa e per niente scontata. Anche lo stile coinvolgente e super scorrevole dell’autore è sempre lo stesso.
Ecco, resta il dubbio del perché libri e tv abbiano preso due direzioni tanto diverse. L’ho già visto succedere con Mina Settembre, a proposito di romanzi di De Giovanni, però mi è parso qualcosa di molto più “perdonabile”, perché gli autori della fiction hanno dichiarato subito di non voler essere fedeli ai romanzi (che comunque, rispetto ad altre serie, sono anche pochi) e di voler puntare sulla commedia e sul lato sentimentale più che sul giallo, intento che comunque secondo me è riuscito. Invece, per quanto riguarda i Bastardi, il voler ricercare a tutti i costi il dramma e l’attenzione eccessiva posta sul personaggio di Lojacono/Alessandro Gassmann (sembra che succeda tutto a lui, mentre Maurizio de Giovanni ha sempre ribadito la peculiarità della squadra che vale più della somma dei singoli) non mi sono piaciute molto.
Pazienza, mi limiterò ai libri!
Nessuno scrive al Federale, di Andrea Vitali
Siamo nell’autunno del 1929 ed il maresciallo Ernesto Maccadò, arrivato non molto tempo prima a Bellano, lasciando la Calabria insieme all’amata moglie Maristella, si è ormai ambientato abbastanza bene sulle sponde del Lago di Como.
Da poco tempo è nato il suo primogenito Rocco, ed egli ha preso l’abitudine di andare in latteria ad orari antelucani per trovare il latte di qualità migliore per figlio e neo-mamma. Peccato che una di queste notti/mattine, facendo il suo abituale tragitto, gli capiti un quasi incidente: per un pelo, infatti, egli evita una gigantesca sveglia, piovuta a terra da un appartamento, probabilmente all’ultimo piano. È vero che a quell’ora non passa quasi nessuno, ma chi mai potrebbe commettere una stupidaggine del genere?
Il maresciallo Maccadò ignora che – anche se il lancio non è stata un’idea sua – la sveglia appartiene al procaccia, il postino Fracacci. Egli, infatti, è stato minacciato non troppo velatamente dal nuovo segretario del Partito Fascista, Caio Scafandro, un capomastro che preferisce le mani alle parole.
La sezione bellanese del Partito è in difficoltà da un anno e mezzo. Il primo segretario, detto “Il Tartina”, è stato obbligato a dimettersi dopo la rovinosa fuga di un toro chiamato Benito – e curiosamente senza corna -, e si è messo a lavorare nella pescheria del suocero. Il secondo, Aurelio Trovatore, ha preferito sposarsi ed andare lontano. Ora Caio Scafandro è più deciso che mai a mantenere la carica ottenuta, ma ha uno scheletro nell’armadio da non far venire a galla, e per questo ha chiesto la “collaborazione forzata” del povero Fracacci.
Egli riesce a nascondere il pericoloso segreto in cui Caio Scafandro lo ha trascinato solo perché alle Poste è arrivato un nuovo direttore, un uomo di mezza età tutt’altro che attraente o interessante, che però è scapolo ed intenzionato a maritarsi, e con poche frasi ha causato scompiglio tra le due impiegate zitelle delle poste.
Il direttore, dal canto suo, ha un occhio di riguardo per la segretaria della sezione femminile del Partito, la Fusagna Carpignati, una donna che solitamente si innamora in un attimo ma non viene mai ricambiata. Questa volta, però, ella non ha tempo per indugiare in sentimentalismi: deve organizzare la “Befana fascista”, che negli intenti di chi l’ha pensata dovrebbe sostituire la vecchina di origine cattolica. Nonostante la perplessità di genitori ed amici che trovano l’iniziativa una totale idiozia, e la delusione di prevosto e perpetua che si vedono esclusi da una festa tutta loro, ella va avanti ferma nel suo proposito, ignara di quanti ostacoli dovrà affrontare…
Andrea Vitali è uno degli autori più prolifici del panorama italiano, ed io personalmente ho letto molti suoi libri. Essi sono tutti ambientati a Bellano, sua città natale, ma in vari momenti del passato: dalla fine del 1800 agli anni ‘30, dal dopoguerra agli anni ‘60. Il maresciallo Maccadò è uno dei suoi personaggi ricorrenti, ma negli ultimi anni egli ha iniziato a scrivere una vera e propria serie, ripartendo “dalle origini” e dall’arrivo di uno spaesato ufficiale alla questura sul lago.
Tema costante di questa serie ambientata nel ventennio è la presa in giro del fascismo. Ricordo di aver parlato di questo anche con la mia amica Mara, settimane fa. Vitali non si è mai dichiarato un autore impegnato, non ha mai preso parte a manifestazioni di tipo politico ed i suoi romanzi, raccontati alle molteplici piccole presentazioni che fa in giro per l’Italia, sono scritti innanzitutto con lo scopo di intrattenere e divertire il lettore. Eppure lui, con le sue sottili prese in giro, riesce a prendere posizione ed a mettere alla berlina certi totalitarismi molto più di quanto non accada in altri contesti, in apparenza più impegnati.
Ed infatti il Partito bellanese è descritto come un vero disastro. Prima il toro scornato di nome Benito. Poi un segretario dal soprannome che fa ridere. Poi l’opera di “bonifica delle fogne”… i cessi, in pratica, come occupazione principale. Ora un misterioso segreto che, ne sono certa, non stupirà nessuno, specie visto il periodo di elezioni appena trascorso. Per non parlare della “Befana fascista”, un capolavoro di comicità.
Si tratta di una serie “comfort” per il lettore affezionato, con tutti i pro ed i contro del caso. Equivoci di paese e personaggi inverosimili restano le costanti delle tante storielle che Andrea Vitali deve aver sentito nel corso della sua carriera di medico bellanese e che poi ha riportato su carta. Sono libri da leggere forse non di fila, ma più una volta ogni tanto, per tornare a questo piccolo mondo che (forse?) non c’è più e ritrovare tutto quello che l’altra volta ci aveva fatto tanto ridere. Personalmente le risate sono state tante, anche stavolta!
Ecco il mio parere su queste due piacevoli letture!
Che ne pensate? Conoscete questi romanzi? E gli autori?
Vi sono piaciuti? Fatemi sapere!
Grazie per la lettura, al prossimo post :-)
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