Due romanzi di Valerio Massimo Manfredi e Giancarlo De Cataldo
Cari lettori,
ultimo post di luglio prima dei consueti “Preferiti”!
Oggi ho pensato di raccontarvi due romanzi appartenenti ad un genere che, come sapete, mi piace molto: lo storico. Nel caso in cui viaggiare nello spazio (al mare, in montagna, al lago…) non vi basti, e desideriate anche fare un giro con la macchina del tempo quest’estate, questi due libri potrebbero essere quelli giusti per voi.
Il primo è una delle ultime uscite del mio scrittore storico preferito di sempre, Valerio Massimo Manfredi, che però, come vedrete, mi ha convinto un po’ meno di altre sue opere. Il secondo è un romanzo di un autore del quale ormai ho letto molto, Giancarlo De Cataldo: tuttavia si tratta di una storia piuttosto diversa dai suoi soliti gialli o romanzi d’inchiesta di ambientazione contemporanea. Entrambe le storie raccontano soprattutto la nostra bellissima capitale, Roma, ma sono ambientate anche in altri luoghi.
Vi lascio alle recensioni, sperando che vi possano interessare!
Antica madre, di Valerio Massimo Manfredi
Siamo nel 62 a.C. e Nerone terrorizza l’Urbe con la sua follia. Un nutrito gruppo di soldati, guidati dal centurione Furio Voreno, ha preferito accettare di partire per una missione in Numidia piuttosto che restare a Roma, con il rischio di essere coinvolti in qualche pericoloso intrigo di palazzo.
Il terreno africano è fertile ed ancora quasi inesplorato; il compito dei legionari è quello di catturare molte bestie selvagge per le venationes, le terribili cacce delle quali si rendono protagonisti i gladiatori nell’Arena. Dopo qualche settimana di pericolosa peregrinazione, giunge il momento di tornare a Roma. Furio Voreno, oltre alle prede, ha catturato una prigioniera dall’aria pericolosa: si tratta di una giovane donna africana, che ha l’aspetto fiero di una nobile ed è molto scaltra e veloce. Nonostante i suoi ripetuti tentativi di fuga, Voreno ed i suoi riescono a portarla a Roma.
Varea, la ragazza, viene subito condotta da Nerone, che dà ordine di drogarla per potersi approfittare di lei e renderla la sua concubina. Il crudele proposito dell’imperatore, però, si scontra con la forza e la tenacia di Varea, che si ribella alla tentata violenza nonostante le droghe che ha in corpo e viene così accusata di tradimento e condannata ai giochi dell’Arena.
Il suo destino, come gladiatrice giovane ed inesperta, sembra segnato, ma Varea ha moltissime risorse, compresa un’inaspettata abilità con le armi, la capacità di comunicare con le bestie feroci tipica del suo popolo e l’aiuto di due persone. Il primo è un gigante africano, un campione dell’arena, che sembra in qualche modo legato a lei; il secondo è Furio Voreno, che si è silenziosamente innamorato di lei.
Sarà proprio quest’ultimo a sottrarla al terribile destino di gladiatrice, non senza aver subito le domande indagatrici dell’imperatore, ed a chiederle di fargli da guida in un’altra pericolosissima missione africana… nel corso della quale egli dovrà fare qualcosa di ancora più difficile che catturare belve feroci.
Ho letto tanti romanzi di Valerio Massimo Manfredi, soprattutto durante gli anni dell’Università, e lui è uno degli autori che più mi ha fatto amare il genere storico. A questo link trovate un mio vecchio post in cui vi racconto i miei “must read” dello scrittore. Non nego che, nel corso di quest’ultimo anno e mezzo in cui ci siamo trovati ad avere un po’ troppo tempo libero a disposizione, ho accarezzato più volte l’idea di rileggere la trilogia di Aléxandros, o qualche altro suo romanzo che avevo letto ben prima di aprire il blog e che vorrei riprendere e “meditare” adesso che non sono più proprio una matricola. Chissà, magari nei prossimi mesi lo farò davvero!
Perché questa premessa, mi chiederete? Risposta semplice: perché, ahimé, mi costa un po’ dire che questo romanzo non è proprio all’altezza di tanti precedenti lavori di Valerio Massimo Manfredi.
Si tratta di un libro scritto in modo molto accurato e ben documentato come tutti gli altri suoi, ma purtroppo, in questo caso, la precisione storica e didattica finisce per essere quasi eccessiva, trasformando un grande pregio in una sorta di limite: il nozionismo “schiaccia” la trama, che si rivela, rispetto ai grandi intrighi a cui l’autore ci ha abituato, un po’ esile e spesso lenta. Forse, per chi è digiuno di studi classici e preferisce un approccio per beginners al genere storico, questo romanzo è più semplice e scolastico di altri dell’autore, e può soddisfare: per gli “addetti ai lavori” del sapere umanistico e per gli affezionati allo scrittore, però, l’impressione è che il collage di informazioni storiche e letterarie abbia riempito uno slancio di creatività minore rispetto al solito.
Anche dal punto di vista dei sottogeneri dello storico il romanzo appare un po’ frammentato: le pagine d’avventura ambientate in Africa si mischiano alle disavventure nell’arena dei gladiatori, il romanticismo di una storia d’amore incipiente viene spento dai fuochi delle congiure contro Nerone. L’affresco dell’epoca è davvero affascinante ed esauriente, ma saltare da un tipo di storia ad un altro, invece che concentrare tutta l’attenzione su una determinata vicenda, distrae un po’ il lettore, che era convinto che la storia avrebbe preso una certa piega e poi all’improvviso si ritrova da tutt’altra parte.
Il mio giudizio complessivamente è positivo perché Valerio Massimo Manfredi è e sarà sempre un grande autore; se però volete innamorarvi delle sue storie come è capitato a me, vi consiglio di partire da altri titoli.
Quasi per caso, di Giancarlo De Cataldo
Questo insolito giallo storico di Giancarlo De Cataldo è il sequel di Nell’ombra e nella luce, di cui vi avevo parlato in questo post.
Avevamo lasciato i due protagonisti, il maggiore Emiliano Mercalli di Saint – Just e la sua fidanzata Naide, a dichiararsi eterno amore dopo una brutta vicenda che li aveva visti protagonisti. Quando Emiliano torna a Torino in licenza matrimoniale dopo aver compiuto una missione all’estero, però, non c’è traccia della sua futura sposa: la casa è vuota, eccezion fatta per uno stringato biglietto in cui Naide lo invita a raggiungerla a Roma, dove Mazzini sta organizzando i Moti e cercando di fare la storia.
Emiliano, sulle prime, non sa che fare, perché ha richiesto di trascorrere la licenza matrimoniale a Torino e non saprebbe come giustificare ai superiori una fuga a Roma, che è da tutti considerata teatro di azioni sovversive. Poco dopo, però, una sua vecchia conoscenza lo convoca con grande urgenza: si tratta di Cavour in persona, che questa volta, però, fa da semplice intermediario tra lui e il re Vittorio Emanuele.
Quest’ultimo è molto preoccupato per Aymone, un suo compagno di disavventure che si è trovato in una situazione incresciosa: è sfuggito ad un matrimonio combinato per accompagnare a Roma la giovanissima principessa Matilde, moglie piuttosto infelice di un nobile anziano e rozzo, e la sua intemperanza rischia di metterlo nei guai.
Ad Emiliano non sembra vero di aver finalmente trovato un pretesto per raggiungere Roma e Naide. Quando arriva nella Città Eterna, però, egli si rende conto ben presto che la situazione è complessa: l’Urbe è divisa tra cattolici conservatori e fedeli a Mazzini, che addirittura frequentano bar differenti per evitare una rissa quasi certa; una lunga serie di poveracci ed indigenti occupa le periferie e può essere utilizzata facilmente come braccio per le rivolte; Naide, infine, è piuttosto sfuggente, molto concentrata sulla situazione romana e poco propensa a tornare a casa ed a sposarsi.
Quando egli raggiunge la casa di campagna della principessa Matilde e consorte, egli è deciso a riportare Aymone a Torino, con le buone o con le cattive, ma, dopo la prima notte, si verificano ben due morti misteriose che lo costringono a rispolverare i suoi panni di investigatore.
Quasi per caso è un originale mix di giallo e romanzo storico. Se Nell’ombra e nella luce raccontava soprattutto la Torino di Cavour, tra punti di forza ed inevitabili limiti, questo romanzo, dopo le prime pagine, ci porta in una Roma che è una fucina di eventi fondamentali per la storia italiana. I moti mazziniani restano sullo sfondo, ma sono comunque un elemento importante nel romanzo, soprattutto per quanto riguarda le scelte personali di Emiliano e di Naide.
I due sono una coppia complementare: Emiliano è ligio al dovere, coraggioso e leale, ma un po’ rigido; Naide è passionale, generosa e dalla mentalità molto aperta, ma anche piuttosto impulsiva e più incline a seguire una grande passione che un progetto di vita stabile (tant’è vero che in due romanzi il lettore assiste alla sua trasformazione: da attrice a medico a militante nella politica).
Gradito ritorno è quello di Gualtiero, amico di entrambi, un personaggio tanto colto quanto stravagante, che non esita a fare la sua parte quando si tratta di aiutare gli altri e venire a capo di un mistero.
Ultima curiosità: in una pagina c’è anche una versione “poco ortodossa” della ricetta della carbonara… spero che i puristi non si offenderanno, perché non sembra niente affatto male!
Piaciuto questo viaggio nella Roma d’altri tempi (e non solo)?
Che ne pensate? Conoscete questi romanzi?
Avete già sentito parlare di questi autori? Vi piacciono?
Fatemi sapere!
Grazie per la lettura, al prossimo post :-)
Ciao silvia!
RispondiEliminaIl romanzo storico esercita sempre un certo fascino su di me, e quello di manfredi mi interessa particolarmente!!
Ciao Angela! Allora, se prossimamente riesci a leggere qualcosa di Manfredi, fammi sapere che ne pensi :-)
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